• Accueil
  • > Archives pour novembre 2014

Bruno Peres: “A gloria è de Deus”…

Posté par atempodiblog le 30 novembre 2014

“A gloria è de Deus”, la gloria è di Dio. La frase (e la storia) l’ha scritta Bruno Peres
Torino, Bruno Peres: gol alla Bale nel derby con la Juve. Arriva dal Santos e…
di Ivan Palumbo – La gazzetta dello sport

Bruno Peres: “A gloria è de Deus”... dans Articoli di Giornali e News 2eowrdl
Bruno Peres, 24 anni, esulta dopo il gol alla Juve. LaPresse
L’esterno granata sulla scelta del numero 33: “Si dice siano gli anni di Cristo. Devo tutto a Gesú, sono un giocatore devoto a Cristo. Ho scelto questo numero in suo onore”.

Lo spettacolare coast-to-coast del brasiliano ha messo fine a un digiuno di 12 anni dei granata contro i bianconeri: costato 2 milioni, è in ritiro dal primo giorno ma è stato tesserato solo l’1 settembre. Fuori dalla lista dell’Europa League, ma in A ha sempre giocato titolare da quando ha preso il posto di Molinaro.

“A gloria è de Deus”, la gloria è di Dio. La frase (e la storia) l’ha scritta Bruno Peres: l’ha mostrata al mondo dopo una corsa di 78 metri che è già nella leggenda. Juventus-Torino, minuto 22: un ragazzo di 24 anni, semisconosciuto, prende palla al limite della sua area di rigore, aggira Pogba che lo molla subito, poi parte sulla destra e affronta Evra, lo salta con facilità, Vidal prova a raddoppiare ma nel momento stesso in cui si avvicina ci ripensa, quasi magicamente sballottato dalla forza centrifuga dell’avversario. A Bruno Peres resta da firmare l’ultimo capolavoro: dopo 11 secondi col turbo azionato, entra in area e fa partire un destro pazzesco, la palla sbatte sul palo e si infila in rete. È l’1-1. È la magia del calcio. “Io ho la propensione a questo tipo di azione. Mi hanno dato spazio e ne ho approfittato, per fortuna è andata bene”, ha spiegato lui all’intervallo. “Lo dedico a mia moglie e ai tifosi del Torino, spero siano contenti”. Per un’ora e un quarto, prima della beffarda doccia gelata di Pirlo, lo sono stati senz’altro: era da 12 anni che i granata non facevano gol nel derby, forse è valso la pena aspettare.

Magie  —  Gol così ne abbiamo già visti. Nicola Berti al Bayern Monaco (1988), George Weah al Verona (1996), Gareth Bale al Barcellona (primavera 2014). Poi però lo segna Bruno Peres e l’estasi è raddoppiata dall’effetto sorpresa. Semisconosciuto, dicevamo, forse facendogli un torto. Tutto sommato giocava nel Santos, non una squadra qualsiasi e gol capolavoro ne aveva già fatti in Brasile tra un sinistro all’incrocio (sì, sa calciare con entrambi i piedi) e uno slalom da urlo. Il Toro lo voleva già a gennaio, poi non se ne fece nulla.

Tormento  —  Il destino ha vestito comunque di granata Bruno Peres. Si presenta il 30 giugno all’Hotel Boston di via Massena, a Torino, per il ritiro anticipato. C’è l’Europa League, la squadra di Ventura è la prima della A a radunarsi. Peccato che per Bruno Peres l’Europa tanto sognata resta un miraggio. Le pratiche legate allo status di comunitario di Sanchez Miño costringono il Toro a tesserare il brasiliano soltanto l’1 settembre, ultimo giorno di mercato. E il giorno dopo Ventura lo esclude dalla lista dell’Europa League. Forse non era convinto neppure lui, non avendolo mai visto in partite ufficiali. Poi, però, Peres esordisce col Verona alla terza giornata: 21 minuti, uno spezzone. Alla gara successiva è titolare e da allora lo è sempre con Molinaro in panchina e Darmian dirottato a sinistra: 10 partite consecutive, una sola sostituzione, media voto Gazzetta 6,10 destinata a impennarsi dopo il coast-to-coast. Chi è Bruno Peres? Da oggi nessuno lo chiederà più.

Publié dans Articoli di Giornali e News, Sport, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Il dono più prezioso: la pace interiore

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2014

Il dono più prezioso: la pace interiore
di padre Livio Fanzaga – Il miracolo della conversione. Ed. Piemme

 Il dono più prezioso: la pace interiore dans Citazioni, frasi e pensieri 2d793lg

Quando il perdono di Dio sovrabbonda nel tuo cuore, allora non ti darà difficile perdonare gli altri. Quando eri nelle tenebre dividevi gli uomini in amici e nemici. In realtà eri pronto a morderti con tutti,perché questa è la legge della carne, che cerca se stessa a scapito degli altri. Se qualcuno ti aveva fatto del male, lo avevi inserito nelle tue liste di proscrizione, pronto a far scattare la legge dell’occhio per occhio. In una concezione della vita senza Dio, dove l’uomo è lupo all’uomo, o si sbrana o si è sbranati. E’ il dinamismo della vita infernale, che Satana cerca di instaurare sulla terra.

Ora ne sei uscito e hai scoperto, forse per la prima volta, il sentimento della compassione per i tuoi simili. Hai sperimentato quanto Dio sia stato misericordioso con te. Il tuo cuore di pietra si è spezzato e ora guardi gli altri con occhi nuovi. Vedi la loro miseria e la loro infelicità, che erano fino a poco tempo fa anche le tue. Senti quanto sono vere le parole del Padre Nostro: “rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.

[…]

Quante volte hai sentito parlare di pace? E’ una delle parole che ricorrono più frequentemente sulla bocca degli uomini. Non ne parlano però come di una realtà che posseggono. La pace è desiderata e invocata, proprio perché se ne sente la mancanza. Ripensa alla tua vita trascorsa, quando cercavi la felicità nelle cose che passano. Hai forse conosciuto qualche momento di pace? Correvi affannosamente qua e là dietro chimere sfuggenti. Ovunque ti trovavi e qualunque cosa facevi ti sentivi inquieto e insoddisfatto. Anche quando riuscivi a raggiungere i tuoi obbiettivi non ti sentivi contento. Non avevi la pace dentro di te. Forse allora hai compreso che il luogo proprio della pace è il cuore. Come potremmo infatti essere in pace con gli altri se non siamo in pace con noi stessi?

La pace interiore è uno dei doni più preziosi della vita. Ma come conseguirlo? Nei rari momenti di calma e di silenzio, quando riuscivi a stare con te stesso, avvertivi il ribollio delle passioni, fonte di perenne agitazione. La bestia in agguato dentro di te, era sempre pronta a prendere il sopravvento e a dilaniarti con le sue fauci mai sazie.

Caro amico, le radici della guerra sono dentro l’uomo. Chi è in pace con se stesso, non aggredisce gli altri.
Ora cominci a capire che la pace che ti mancava è possibile. Anzi, è un’esperienza che già stai vivendo. Mentre accogli il perdono dei peccati, ti senti traboccare di gioia e pace.

La gioia e la pace sono frutto della conversione. In questo momento del tuo cammino le sperimenti insieme, ma non sono la medesima cosa. E’ importante che tu lo sappia. Infatti, nel doloroso percorso di purificazione che ti sta davanti, ci saranno momenti in cui Dio ti toglierà la gioia, ma mai la pace.

[…]

La pace, caro amico, sgorga dalla croce. E’ il dono per eccellenza di Gesù Risorto. Quella pace che gli angeli avevano annunciato in Cielo nella notte di Natale, viene riversata nel cuore degli uomini nel giorno di Pasqua.

[…]

La pace è un dono di colui che è la Pace. Ora che hai ricevuto il perdono dei peccati, senti la sua vicinanza, gioisci nel suo abbraccio. La pace zampilla inesauribile dal fondo del tuo cuore.

La pace è il frutto del perdono. Nel momento in cui l’Onnipotente ti ha perdonato tutti i peccati, la coscienza ha cessato come d’incanto di rimorderti. Ti senti in pace perché ti senti un figlio che il Padre celeste ha riammesso nella sua casa. Non hai più paura di Dio perché hai conosciuto il suo amore. La sua pace trabocca nel tuo cuore e tu colma di sé. Non avevi mai fatto un’esperienza come questa. Non sospettavi neppure che sulla terra l’uomo potesse godere di un tale benessere spirituale. Non esagero affermando che la pace che stai vivendo è il più grande dono che l’uomo possa avere sulla terra.

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Fede, morale e teologia, Libri, Misericordia, Padre Livio Fanzaga, Perdono, Riflessioni, Sacramento della penitenza e della riconciliazione, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Sposare la colpa degli altri

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2014

Sposare la colpa degli altri dans Citazioni, frasi e pensieri 1fu4ur

“Chi è lei per giudicare la colpa di un altro? Colui che giudica diventa una cosa sola con la colpa, la sposa”.

Georges Bernanos – Diario di un parroco di campagna

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Georges Bernanos, Riflessioni | Pas de Commentaire »

Con Maria Immacolata verso il Santo Natale

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2014

Con Maria Immacolata verso il Santo Natale dans Avvento Maria-Immacolata

O SS. Maria, con tutto il paradiso ci rallegriamo con te, benedicendo la divina Trinità per i privilegi accordati a te sola. Te beatissima, perché esente dalla legge del peccato, senza concupiscenza, senza ignoranza, senza debolezze, tutta virtù e doni, tutta unita a Dio fin dalla concezione immacolata. O Immacolata nella purità, immacolata nella verità, immacolata nella carità, tu ci riveli la santità che Dio ci aveva donato al principio. Dio mio, che tesori abbiamo perduto!

Eccoci nati nel peccato e non in grazia, inclinati al male non più al bene, per soffrire e morire, non per vivere e godere; senza scienza di verità, senza fortezza di virtù, ignorantissimi e debolissimi, nella valle delle lacrime e non nel paradiso terrestre, inclinati all’inferno non al cielo! Eppure ti ringraziamo, o divina Trinità, della santità, della integrità, della impassibilità, dell’immortalità, della scienza che ci hai donato, sebbene per la colpa umana questi tuoi doni non ci siano pervenuti! Ti ringraziamo che, con particolare provvidenza, li hai fatti alla Vergine Maria attraverso il tuo Figlio Gesù!

Beato Giustino Maria Russolillo

Botti di Capodanno, l'appello dei medici degli ospedali: “E' una tradizione negativa e pericolosa” dans Articoli di Giornali e News Santo-Natale

Oggi inizia la novena a Maria SS. Immacolata (da recitarsi dal 29 novembre al 7 dicembre)

Vi segnalo quella del Beato Giustino Maria Russolillo, per recitarla cliccare  Freccia dans Stile di vita Novena a Maria SS. Immacolata

Publié dans Avvento, Citazioni, frasi e pensieri, Don Giustino Maria Russolillo, Fede, morale e teologia | Pas de Commentaire »

Nostra Signora della Medaglia Miracolosa

Posté par atempodiblog le 27 novembre 2014

Nostra Signora della Medaglia Miracolosa
Tratto da: josemariaescriva.info

1830. Il panorama politico della Francia e soprattutto l’atteggiamento della gente erano molto cambiati a seguito della Rivoluzione del 1789. La stessa atmosfera del paese si faceva sempre più tesa. Fra tutti gli sconvolgimenti del periodo, Nostra Signora fece udire la sua voce che diceva “Venite ai piedi di questo altare. Qui saranno riversate grazie su tutti”.

Didascalia dell’immagine in francese:
Didascalia dell’immagine in francese: “Ama di essere ignorata!”. Tutta la vita, tutta l’anima di Cathetine Labouré è espressa in queste parole.

Da allora l’invito pressante fatto da nostra Madre durante la sua prima apparizione in Rue du Bac è stato accolto da milioni di persone di ogni estrazione sociale e culturale che sono venute ad inginocchiarsi ai piedi di Nostra Signora della Medaglia Miracolosa in una cappella nel cuore di Parigi.
Ma chi era la ragazza a cui nostra Signora apparve quel lontano 19 luglio 1830? E perché? Santa Caterina Labouré era allora una giovane di 24 anni che aveva appena cominciato il noviziato presso le Sorelle della Carità, un ordine religioso fondato da San Vincenzo de’ Paoli che si prendeva cura dei malati e dei vecchi.
Nel 1876, poco prima di morire, Santa Caterina mise per iscritto ciò che nostra Signora le aveva detto. “Figlia mia, Dio, nella sua benevolenza, vuole assegnarti una missione. Sarà per te causa di molte tribolazioni, ma le vincerai pensando che tutto quello che fai lo fai per dare gloria a Dio. Sarai perseguitata, ma la mia grazia non ti abbandonerà, perciò non avere paura. Vedrai le cose che è necessario tu dica alla gente, ma nella preghiera ti ispirerò io il modo per dirle. Corrono brutti tempi. Sventure di ogni tipo si abbatteranno sul mondo”.
Il messaggio di Nostra Signora indicava il rimedio: “Venite ai piedi di questo altare. Qui grazie saranno riversate su tutti quelli che le chiederanno con fede e devozione. Saranno riversate in ugual misura sui grandi e sui piccoli”.

José Escrivá, padre di San Josemaría, gli trasmise la sua profonda devozione a nostra Signora della Medaglia Miracolosa
José Escrivá, padre di San Josemaría, gli trasmise la sua profonda devozione a nostra Signora della Medaglia Miracolosa

Durante la seconda apparizione, avvenuta sabato 27 novembre 1830, la vigilia della Prima domenica di Avvento, Santa Caterina vide nostra Signora circondata da un’aureola sulla quale era scritto in lettere dorate “O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi”. Il comando di nostra Signora era: “Fai coniare una medaglia su questo modello. Quelli che la porteranno al collo riceveranno grandi grazie; le mie grazie saranno molto abbondanti per tutti quelli che confideranno in me”.
Le prime medaglie furono coniate nel Maggio del 1832 e i risultati non si fecero attendere. Da quel momento, alla Medaglia Miracolosa, come venne presto identificata dalla pietà popolare, furono attribuite molte conversioni e guarigioni. Dopo le apparizioni della Madonna, Santa Caterina visse tutta la sua vita nell’umiltà e nel nascondimento. Per i successivi quarantasei anni lavorò in un ospedale per i poveri alla periferia di Parigi, dedicandosi ai doveri più umili. Morì all’età di 70 anni, il 31 dicembre 1876. Fu canonizzata da Papa Pio XII il 27 luglio 1947. La sua festa si celebra il 28 novembre.

San Josemarίa e la Medaglia Miracolosa

Durante la sua vita San Josemarίa si recò a Parigi in molte occasioni per pregare Nostra Signora della Medaglia Miracolosa a Rue du Bac
Durante la sua vita San Josemarίa si recò a Parigi in molte occasioni per pregare Nostra Signora della Medaglia Miracolosa a Rue du Bac

Dio ispirò l’Opus Dei nel cuore di San Josemarίa durante un ritiro spirituale presso la casa dei Fratelli di San Vincenzo de’ Paoli, vicino alla chiesa dedicata a Nostra Signora della Medaglia Miracolosa, all’angolo fra Via Fernandez de la Hoz e Via Garcia de Paredes a Madrid.
Durante la sua vita San Josemarίa si recò a Parigi in molte occasioni per pregare Nostra Signora della Medaglia Miracolosa a Rue du Bac.
Nostra Signora della Medaglia Miracolosa è collegata con due avvenimenti della storia dell’Opus Dei.
Nel giorno della sua ricorrenza, il 27 novembre 1924, José Escrivá, padre di San Josemaría, morì dopo aver pregato davanti ad una statuetta della Madonna della Medaglia Miracolosa che era presente nella casa. José Escrivá nutriva una grande devozione per nostra Signora, specialmente sotto il suo titolo di Nostra Signora della Medaglia Miracolosa. Trasmise questa devozione a San Josemaría. Il 27 novembre 1982 all’Opus Dei venne definitivamente riconosciuto l’assetto giuridico di Prelatura Personale.
L’attuale prelato dell’Opus Dei, il Vescovo Javier Echevarria, si riferisce alla coincidenza di queste due date in una lettera datata 1 novembre 1995. “Fu come se nostro Signore volesse ricordarci che in tutte le nostre necessità noi dobbiamo ricorrere alla Benedetta Vergine Maria, che è onnipotente nelle sue suppliche. Perciò, trovandoci di fronte all’obiettivo apparentemente impossibile della nostra personale santificazione (non siamo niente, tu ed io: solo miseria e fango), ci rivolgiamo con tutta la nostra confidenza a nostra Madre del cielo”.

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Rue du Bac - Medaglia Miracolosa, San Josemaria Escriva' de Balaguer, Santa Caterina Labouré, Stile di vita | Pas de Commentaire »

La santità personale

Posté par atempodiblog le 27 novembre 2014

La santità personale dans Citazioni, frasi e pensieri 200znh3

“Ci sentiamo scossi, e il cuore batte più forte, quando ascoltiamo con attenzione il grido di san Paolo: Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione. Oggi, ancora una volta, lo ripropongo a me stesso, lo ricordo a voi e a tutti gli uomini: questa è la volontà di Dio, che siamo santi. Per dare la pace alle anime, ma un pace vera, per trasformare la terra, per cercare il Signore Dio nostro nel mondo e attraverso le cose del mondo, è indispensabile la santità personale”.

di San Josemaría Escrivá de Balaguer

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Fede, morale e teologia, Riflessioni, San Josemaria Escriva' de Balaguer, Stile di vita | Pas de Commentaire »

“Vedere Napoli e vivere per vederla ancora”

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2014

“Vedere Napoli e vivere per vederla ancora”
Tratto da: Il Suo ritratto sul cuore, di p. Angelo Maria Tentori

“Vedere Napoli e vivere per vederla ancora” dans Alfonso Maria Ratisbonne Vedere-Napoli-Ratisbonne

Alfonso Maria Ratisbonne […] giunge a Napoli e ne rimane impressionato per la bellezza naturale, “nessuna scena di natura mi aveva mai più vivamente abbagliato. Contemplavo estatico, bevevo avidamente quelle bellezze che artisti e poeti avevano ritratto con il pennello e con la penna, rimanendo però tanto al di sotto della verità”.

La sua fidanzata gli scrive domandandogli se anche lui era del parere di quelli che dicevano “vedi Napoli e poi muori”. Le risponde subito con questa risposta: “non morire, ma vedere Napoli e vivere per vederla ancora”.

Publié dans Alfonso Maria Ratisbonne, Citazioni, frasi e pensieri, Padre Angelo Maria Tentori, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Le realtà spirituali hanno un loro pudore

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2014

Le realtà spirituali hanno un loro pudore
Tratto da: Il Suo ritratto sul cuore, di p. Angelo Maria Tentori

Le realtà spirituali hanno un loro pudore dans Apparizioni mariane e santuari Santa-Caterina-Labour

Il silenzio e il nascondimento sono sempre state caratteristiche del pudore. Anche le realtà spirituali hanno un loro pudore, un pudore che neppure la necessità della proclamazione del Vangelo osa intaccare.

Le apparizioni e la vita della veggente, Catherine Labouré, si sono come intrecciate ed unite in questa caratteristica e ci è molto piaciuto e ha suscitato in noi un travolgente desiderio di silenzio contemplativo perché stanchi ormai dalle troppe parole che vengono dette anche nella Chiesa di oggi.

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Citazioni, frasi e pensieri, Fede, morale e teologia, Padre Angelo Maria Tentori, Riflessioni, Rue du Bac - Medaglia Miracolosa, Santa Caterina Labouré, Stile di vita | Pas de Commentaire »

La conversione di Alfonso Maria Ratisbonne richiama quella di san Paolo

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2014

La conversione di Alfonso Maria Ratisbonne richiama quella di san Paolo
Tratto da: Il Suo ritratto sul cuore, di p. Angelo Maria Tentori

La conversione di Alfonso Maria Ratisbonne richiama quella di san Paolo dans Alfonso Maria Ratisbonne 2cygz5s

La conversione di Alfonso Maria Ratisbonne è subitanea, fulminea, che richiama per tanti aspetti quella di Saulo sulla via di Damasco, a tal punto da domandarci se la conversione dell’apostolo delle genti non sia avvenuta anche per l’intercessione di Maria SS. che aveva saputo di quel giovane fariseo che si distingueva tanto nella persecuzione dei suoi figli, dei fratelli del suo Gesù.

Publié dans Alfonso Maria Ratisbonne, Apparizioni mariane e santuari, Padre Angelo Maria Tentori, Riflessioni, Rue du Bac - Medaglia Miracolosa | Pas de Commentaire »

Vegliare sulle cattive letture, sulla perdita di tempo e sulle visite

Posté par atempodiblog le 23 novembre 2014

La Madonna chiede di vegliare sulle cattive letture, sulla perdita di tempo e sulle visite
Tratto da: Il Suo ritratto sul cuore, di p. Angelo Maria Tentori

Vegliare sulle cattive letture, sulla perdita di tempo e sulle visite dans Apparizioni mariane e santuari Rue-du-Bac

La Madonna chiede a Catherine di far sapere questo suo cruccio, provocato dal comportamento delle comunità al suo confessore; anche se al momento non è lui il superiore, in futuro lo diventerà, e che, allora, faccia tutto il possibile perché la regola sia messa in vigore.

Sappiamo, infatti, per esperienza che quando le regole non vigono più, gli abusi e le confusioni e le ingiustizie con le divisioni abbondano.

Qui la Madonna specifica alcuni di questi abusi, pochi in verità, e che a noi, oggi, sembrano di poca entità, anzi molto poca. Vuole che Catherine trasmetta al suo confessore, da parte sua, di vegliare sulle cattive letture, sulla perdita di tempo e sulle visite.

Le letture
A quel tempo, ci domandiamo, che letture cattive potevano avere a disposizione? Non erano i nostri tempi, eppure, qualche cosa anche in quelle letture non andava bene. La Madonna vuole che si sia più vigilanti, non si può trangugiare tutto, non vale la scusa che si è adulti e vaccinati, il virus del male morale è più forte di qualsiasi altro virus.

Quasi quasi non riusciamo, poi, a crederci sugli altri due punti richiamati dalla Madonna:

La perdita di tempo
Per il Cielo, dove vige solo l’eternità, ha grande valore il tempo di questa terra… per cui non può essere sprecato come tutti i doni di Dio. Ecco perché Maria SS. si preoccupa anche di come impieghiamo il nostro tempo; è prezioso ed è misurato. Il tempo sprecato vuol dire bene non compiuto, grazie perdute, santità non progredita e tante occasioni di bene mancate.

Anche questo richiamo, come tutta la vita di Catherine, ci sembra estemporaneo, “non vale per noi” – pensiamo – dato che il ritornello più frequente sulle nostre labbra è: “non ho tempo, sono talmente preso”, quindi almeno su questo possiamo stare tranquilli… personalmente non ne sarei tanto sicuro… prima di tutto perché alla pressione del tempo che ci scappa dalle mani sappiamo trovare momenti di vuotaggine, non per nulla positivi e costruttivi, magari coperti sotto l’etichetta di relax… tanto necessario per alleviare lo stress del vivere attuale e poi non è detto che impieghiamo sempre bene il tempo, nel rispetto della gerarchia dei valori.

Il tempo lo si può vivere intensamente per cose senza grande importanza e anche per futilità, non riuscendo poi a trovare per il Signore e per altri valori importanti quel tempo dovuto o  tutt’al più qualche infinitesimale ritaglio… forse si può perdere tempo anche così. Del resto chi non si fa questa domanda: “come facevano quelle suore e quei sacerdoti con tutta una giornata piena come un uovo nell’assistenza e sempre esigente dei poveri? Come facevano a perdere tempo? Come ci riuscivano?”. Eh sì che a quel tempo non c’era quella gamma di spettacoli e la possibilità di assistervi che abbiamo oggi. Eppure la Madonna lo fa notare esplicitamente ed è una di quelle cose che l’addolora.

Le visite
E’ facile capire che non vengono proibite le visite di parenti e persone care, ma senz’altro la Madonna si riferisce a quelle visite interminabili come tempo e con il conseguente codazzo di curiosità inutili, malignità, pettegolezzi, perdita di tempo, dissipazioni… in una parola: tempo sottratto ai propri doveri che di solito cadono, poi, sulle spalle degli altri.

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Fede, morale e teologia, Padre Angelo Maria Tentori, Riflessioni, Rue du Bac - Medaglia Miracolosa, Sacramento dell’Ordine, Stile di vita | Pas de Commentaire »

La grazia “scomoda” della santità

Posté par atempodiblog le 23 novembre 2014

La grazia “scomoda” della santità
Tratto da: Il Suo ritratto sul cuore, di p. Angelo Maria Tentori

La grazia “scomoda” della santità dans Apparizioni mariane e santuari Rue-du-Bac

Ci ritorna alla mente l’immagine delle perle che non emettono la luce e che la Madonna spiega come quelle grazie che ci dimentichiamo di chiedere. Ci attraversa la mente un dubbio, o meglio un sospetto, che non riusciamo a scacciare… anzi, ci perseguita… ma pensiamo: “come facciamo a dimenticarci delle grazie di cui abbiamo impellente bisogno?”, “come fa la Madonna a dirci che noi ci dimentichiamo delle cose più importanti, più essenziali, della vita?”. E a questo punto il sospetto diventa più cattivo, naturalmente nei nostri riguardi, e ci porta a farci un’altra domanda: “ma la Madonna intendeva veramente dire che noi ci dimentichiamo di chiedere quelle grazie oppure usa questo verbo per delicatezza materna, per non dire un’altra cosa che risulterebbe offensiva alla nostra ipersensibilità?”.

Noi sappiamo bene nei nostri momenti di sincerità con noi stessi che ci sono delle grazie che non chiediamo perché non le vogliamo, siamo persuasi della loro necessità, molto più di altre, ma queste non le vogliamo perché ci scomoderebbero troppo, ci impegnerebbero troppo, e questo non ci piace. Un esempio: la grazia della santità. Santità espressa mediante l’amore assoluto a Dio e al nostro prossimo fino alle estreme conseguenze, perché ciò che misura questo amore, questa santità, sono le estreme conseguenze e sono queste che ci spaventano e noi preferiamo fermarci a metà e la Madonna definisce tutto questo nostro atteggiamento dimenticanza di bambini, ma noi sappiamo che non è così; tant’è vero che quelle grazie non giungono a noi perché in realtà non le vogliamo e proprio perché non le vogliamo non ci possono essere concesse.

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Citazioni, frasi e pensieri, Fede, morale e teologia, Padre Angelo Maria Tentori, Riflessioni, Rue du Bac - Medaglia Miracolosa, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Festa di Cristo Re: amare i fratelli secondo la misura dell’amore di Cristo

Posté par atempodiblog le 23 novembre 2014

Festa di Cristo Re: amare i fratelli secondo la misura dell’amore di Cristo
Don Fabio Rosini (catechesi audio)

Festa di Cristo Re: amare i fratelli secondo la misura dell’amore di Cristo dans Commenti al Vangelo 14a8rqu

E’ molto interessante oggi, come sempre, logicamente, confrontare la prima lettura con il Vangelo perché c’è un rovesciamento di prospettiva… ovverosia nella prima lettura c’è  il famoso rimprovero, fatto per mezzo del profeta Ezechiele, da parte del Dio di Israele ai pastori, a coloro che governano il popolo, a coloro che lo pascolano, perché si son comportati male… non hanno veramente fatto il bene del popolo di Dio. Allora Dio adirato dice: “Io stesso cercherò le mie pecore, siccome non lo fate voi… le passerò in rassegna”. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge, no? “E cosa farò? Condurrò le mie pecore al pascolo, le farò riposare, andrò in cerca della pecora perduta, ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte, le pascerò con giustizia”.

Questa prospettiva ci fa vedere un certo tipo di realtà. Quella cosa per cui, siccome gli uomini non si son occupati dei loro fratelli, Dio stesso andrà a occuparsi di questi bisognosi, di queste persone che hanno bisogno di cura, secondo le loro diverse necessità.

Invece, il Vangelo rovescia la prospettiva se ci pensiamo bene, si da una parte compare questo Re Pastore il quale (come dice l’ultimo versetto della prima lettura: “giudicherò tra pecora e pecora, montoni e capri”) divide, discerne, chiarisce quello che è il confronto tra le opere di alcuni e le opere di altri e  metterà alla destra e alla sinistra chi ha fatto qualcosa – che cosa però? –. Il principio del discernimento è necessario per capire dove vien messa una pecora, dove vien messo un capro: “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare. Ho avuto sete e mi avete dato da bere. Ero straniero e mi avete accolto. Nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. Oppure non lo avete fatto…”.

Nella prima lettura era il Signore che si prendeva cura del suo popolo, qui – nel Vangelo – è ognuno di noi che si prende cura di qualcuno. Ed è curioso: “avevo fame…”, cioè Dio si cura di noi, nella prima lettura, perché noi non abbiamo carità fra di noi… nella seconda lettura noi siamo chiamati a prenderci cura, curiosamente, di Lui… “Avevo fame e mi avete dato da mangiare”, cioè chiamati tutti quanti a essere pastori, chiamati a dare da mangiare a qualcuno, chiamati a visitare qualcuno, chiamati a curare qualcuno.

Dov’è il punto? Ce ne sono due:

Innanzi tutto: ognuno di noi ha qualcuno di cui prendersi cura. Attenzione quando partiamo per grandi opere eclatanti, altisonanti, magari molto estranee al nostro contesto vitale. Partiamo da quello che già Dio ci ha dato da fare ,perché non ci succeda che noi ci stiamo occupando di non si sa chi, mentre non ci stiamo occupando della prima emergenza che ci circonda… delle persone che Dio, in un discernimento che va fatto con semplicità e semplicità, ci affida. Secondo ministero, secondo quello che è la nostra propria condizione.

Prima di tutto noi abbiamo da servire qualcuno. Sicuramente, non c’è ombra di dubbio. Ognuno di noi è chiamato a servire qualcun altro. Noi non viviamo se non ci serviamo reciprocamente, nessun uomo e nessuna donna può vivere se non è aiutato da qualcun altro e noi tutti abbiamo bisogno di essere pascolati e noi tutti siamo, quindi, chiamati a pascolare qualcuno, a pascere qualcuno, a occuparci di qualcuno.

La cosa interessante è, appunto, il rovesciamento rispetto alla prima lettura. Quando faremo questo, infondo, stiamo occupandoci di Cristo. Infatti, qui sia i buoni che i cattivi non Lo riconoscono: “quando mai ti abbiamo visto e ti abbiamo dato da mangiare?”, oppure “quando ti abbiamo visto affamato e non ti abbiamo dato da mangiare?”.

E svelerà, questo Re Pastore, che era nascosto nelle persone che erano intorno. Ovverosia “ogni volta che avete fatto questo ai miei fratelli più piccoli lo avete fatto a Me”.

Qui è il cambio tra le opere di semplice filantropia con la carità cristiana. La carità cristiana è molto diversa dalla filantropia. Quest’ultima è amore dell’uomo secondo concetti di giustizia e di solidarietà, che sono cose molto buone, non c’è niente di male, ma l’amore cristiano è una relazione con Cristo, quando si fanno le cose alle persone non le si fanno perché uno ha un concetto o un’astrazione di bontà, per cui fa le cose che, logicamente, saranno limitate dal concetto, limitate anche dal merito, dalla giustizia, dall’opportunità, dalla quantità di parametri umani che resteranno sempre e comunque validi in questo ambito. Qui si va oltre: si va a una relazione con Cristo ovverosia si fa quello che Lui ha fatto per noi. Qui entrano altri parametri, qui la giustizia diventa meno importante perché non faremo le cose solo per chi se lo merita ma anche per chi non se lo merita… perché Cristo ha fatto questo con noi.

Noi in questo entreremo in categorie come “l’amore al nemico”, che sono straordinarie, oltre l’umano che sono solamente del tipo che appartiene allo Spirito Santo, non appartiene allo spirito umano. Qui noi non facciamo le cose perché sono giuste, perché io con la mia volontà ho capito che vanno fatte, ma perché io ho ricevuto tanto. Si parte nelle opere di misericordia da come Cristo le ha applicate a noi e, quindi, noi le facciamo a Lui. Noi amiamo Lui che ci ha tanto amato, quindi non ho bisogno che l’altro se lo meriti quello che io gli faccio. Lo faccio anche se l’altro non se lo merita, lo faccio perché la mia relazione con lui è una triangolazione con Cristo. Lo so che l’altro è povero… è povero come lo sono stato io, per questo userò misericordia, userò pazienza secondo una misura che non è la misura della mia giustizia, dei miei poveri concetti umani, ma secondo la misura dell’amore di Cristo, il Quale quando ero carcerato nelle mie schiavitù, nelle mie assurdità, è venuto a liberarmi, è venuto a visitarmi, ha avuto pazienza con me, quando avevo fame di una fame più profonda non mi ha lasciato senza sostegno. Quando ero malato delle mie malattie interiori, quelle invisibili, quelle che si vivono tranquillamente senza mostrarle, Lui ha avuto pazienza con me. Piano piano mi ha preso per mano e mi ha condotto a riconoscere la mia malattia e mi ha insegnato a vivere nella sua salute.

E’ dalla relazione con Cristo che partono le  opere di misericordia, altrimenti sono solamente delimitate dallo spazio della nostra razionalità che è tanto piccola, che è tanto mediocre.

Publié dans Commenti al Vangelo, Don Fabio Rosini, Fede, morale e teologia, Misericordia, Perdono, Riflessioni, Sacramento dell’Ordine, Stile di vita | Pas de Commentaire »

San Massimiliano Kolbe: l’Apostolo della Medaglia Miracolosa

Posté par atempodiblog le 23 novembre 2014

San Massimiliano Kolbe: l’Apostolo della Medaglia Miracolosa dans Fede, morale e teologia San-Massimiliano-Kolbe-e-la-Medaglia-miracolosa

Raimondo, più tardi divenuto frate francescano conventuale col nome di fra Massimiliano fu beatificato dal Papa Paolo VI nel 1971 e canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1982. San Massimiliano che morì  martire del lager nazista di Auschwitz, fu un apostolo zelantissimo della Medaglia Miracolosa. Era nato in Polonia, presso Lodz, il 7 gennaio 1894. Entrato nella congregazione dei Frati Minori Conventuali, aveva studiato per sette anni a Roma, ove fu ordinato sacerdote il 28 aprile 1919. Ancor prima dell’ordinazione sacerdotale aveva creato la Milizia dell’Immacolata e, nel 1922, la rivista “ Il cavaliere dell’Immacolata” che diffonderà in tutto il mondo raggiungendo tirature altissime. Volle celebrare la sua prima Messa nella cappella di S. Andrea delle Fratte, dove l’Immacolata era apparsa ed aveva convertito l’ebreo Alfonso Ratisbonne nel 1842. Una manifestazione faziosa di massoni, avvenuta in Piazza San Pietro nel 1917, aveva scosso il giovane, ancora suddiacono.

Con alcuni compagni, altrettanto decisi e zelanti, aveva allora fondato la “Milizia dell’Immacolata”, che oggi conta milioni di adepti in tutto il mondo. Nel programma tracciato dal fondatore, ogni attività di santificazione propria e di apostolato per la conversione degli eretici e specialmente dei massoni, viene posta sotto il patrocinio dell’Immacolata della Medaglia Miracolosa.

I membri della “Milizia” devono portare al collo la Medaglia: “Sul nostro petto – dice il regolamento – essa sarà come un segno della nostra consacrazione interiore”. Tutti inoltre debbono recitare almeno una volta al giorno la giaculatoria della Medaglia, così modificata: “O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi e per quelli che non ricorrono, specialmente per i nemici della Chiesa”. “Le Medaglie – soleva dire il p. Kolbe – sono le mie cartucce”.

Divisore dans San Francesco di Sales

Nel 1926, scriveva nel periodico “Il Cavaliere dell’Immacolata”: “Bisogna distribuire la Medaglia Miracolosa ovunque è possibile: ai fanciulli, perché la portino al collo, ai vecchi e soprattutto ai giovani, perché sotto la protezione  di Maria abbiano la forza sufficiente per esistere alle innumerevoli tentazioni e pericoli che oggi li insidiano. Anche a coloro che non entrano mai in chiesa, che hanno paura della confessione, si fanno beffe delle pratiche religiose, ridono della verità della fede, sono immersi nel fango dell’immortalità, oppure che se ne stanno al di fuori della Chiesa, nell’eresia: a tutti costoro bisogna assolutamente offrire la medaglia dell’Immacolata e sollecitarli affinché la portino volentieri e, contemporaneamente, pregare con fervore l’Immacolata per la loro conversione”.

Una delle più note conversioni operate dal P. Kolbe per mezzo della Medaglia Miracolosa, fu quella del massone polacco Stempowski, che nel 1927 era Gran Maestro della loggia massonica di Varsavia e della Polonia. Il p. Kolbe si recò a trovarlo nella sua abitazione ed ottenne che accettasse una Medaglia e promettesse di portarla con sé. Terminata la guerra e liberata Varsavia nel 1945, Stempowski fu commosso dalla notizia del martirio dell’umile fraticello nel campo di concentramento, fraticello che anch’egli aveva conosciuto. Fu questo caro ricordo che lo ricondusse in seno alla Chiesa Cattolica. Poco dopo morì con la Medaglia Miracolosa tra le mani ed ebbe sepoltura cattolica.

Quando nel 1939 i tedeschi occupano la Polonia, padre Kolbe si trova nella sua terra e non teme di prendere posizione contro i nazisti. Diventa ben presto una figura scomoda, e nel febbraio 1941 è internato nel lager di Auschwitz al blocco 14 con il numero 16.670. La fine del p. Kolbe commuove ancora il mondo. Nel luglio del 1941, per la fuga di un prigioniero dal campo di Auschwitz, il comandante tedesco Fritsch designò dieci detenuti per la cella della morte, al posto di quello fuggito.

Quando il dito del comandante si fermò sul vicino del p. Kolbe, il pover’uomo scoppiò in un pianto disperato, chiamando a gran voce i suoi bambini e la sua sposa. Fu allora che il p. Kolbe fece un passo avanti, dicendo a Fritsch: “Vi prego di accettare la mia vita in cambio della vita di questo padre di famiglia”. – “Chi siete?”. – domandò il tedesco. – “Un sacerdote cattolico”. – “Accetto!”.

Così il p. Kolbe entrò nella cella della morte con gli altri nove. Abituato ad una vita ascetica ed alle rinunzie, egli poté vedere i suoi compagni morire di inedia ad uno ad uno, assistendoli amorosamente. Alla fine i nazisti, per affrettare la sua morte, gli iniettarono nelle vene un terribile veleno. Morì all’età di 47 anni il 14 agosto 1941, vigilia della festa mariana dell’Assunta, e dopo due settimane di indicibili sofferenze nel porgere il braccio per la puntura di acido fenico, fra’ Massimiliano serenamente esclamò: “Ave Maria”. 

Il suo corpo fu subito bruciato dai tedeschi. Il bunker di Auschwitz è sempre pieno di fiori in sua memoria.

di don Marcello Stanzione

Publié dans Fede, morale e teologia, Riflessioni, Rue du Bac - Medaglia Miracolosa, San Massimiliano Maria Kolbe, Stile di vita | Pas de Commentaire »

La mia vera Patria

Posté par atempodiblog le 22 novembre 2014

“L’importante è non cedere alla tentazione dello scontro, respingere ogni violenza. E’ possibile dialogare, ascoltarsi, progettare insieme, e in questo modo superare il sospetto e il pregiudizio e costruire una convivenza sempre più sicura, pacifica ed inclusiva”.

Papa Francesco

La mia vera Patria dans Citazioni, frasi e pensieri 2dw7o1t

“Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri”.

don Lorenzo Milani

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Papa Francesco I, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Santa Caterina Labouré, accogliente rifugio per tutti

Posté par atempodiblog le 21 novembre 2014

Santa Caterina Labouré, accogliente rifugio per tutti dans Misericordia Caterina-Labour

Quale posto occupa Suor Caterina in questa comunità? Sebbene responsabile dell’Ospizio, non partecipa alle deliberazioni e decisioni riguardo alla casa: si fa poco caso della sua persona. E’ solo la “suora regolare”, vaccaia, contadina, suora “tuttofare”, il che sembra del tutto naturale. E, poiché ella appare contenta, non si va tanto per il sottile…

Caterina si compiace di vedere la gioventù della casa e non crea problemi a nessuno. Né in portineria, né altrove; nessuno, infatti, si lamenta di lei che è la brava faccendiera, capace di risolvere i mille problemi, materiali o… caratteriali. Tutto ciò sembra normale e nessuno pensa a essergliene riconoscente.

Suor Dufès, sebbene sia stata avvertita in via confidenziale, che Caterina è la veggente del 1830, la tratta con severità: “Cinque o sei volte – narra Suor Cosnard -, ho visto Suor Caterina in ginocchio davanti a Suor Dufès, che la rimproverava di mancanze da lei non commesse e delle quali non era responsabile. I rimproveri erano vivaci, molto vivaci, ma Suor Caterina, benché innocente, non si è mai scusata. Mi è sembrato, tuttavia, che nel suo animo vi fosse una lotta… Le labbra le si muovevano come volessero aprirsi [...]. La lotta è sempre finita col trionfo dell’umiltà. Sono stata tanto impressionata [...] che ho chiesto a Suor Dufès come poteva trattar(la) così… (Ella) mi rispose, con un tono di grande fermezza: – Mi lasci fare, Sorella mi sento ispirata ad agire così” (n. 291, PAspec 44, p. 652 e n. 937, CLM 2, p. 256).

L’atteggiamento severo della superiora è contagioso: alcune suore istruite, che fanno bella figura nella comunità, non fanno alcun conto della persona e del giudizio di questa suora incolta, le cui maniere e il grembiule sanno di stalla… Come assicura Suor Clavel, una di queste suore “umilia”, “schernisce” la veggente fino a trattarla da “stupida” e “sempliciotta” (n. 970 e 972, CLM 2, p. 298-300). Ma Caterina, accogliente, è un rifugio per le nuove venute, che spesso in questo maledetto quartiere si trovano a disagio o imbarazzate di fronte a compiti nuovi. Se le domestiche le vogliono molto bene, è perché ella è attenta alle loro necessità.

Cecilia Delaporte, la piccola guardarobiera di 20 anni, cade ammalata al suo arrivo nella casa, nel 1868, ed è Suor Caterina che va a farle visita (come Bernardetta visiterà Giovanna Jardet, la servetta ammalata di Nevers, dimenticata nella sua mansarda). Nel gran freddo del tragico inverno 1870-1871, ella porterà a Cecilia “un piumino e un bicchierino di elisir”: “Un giorno – ricorda la ragazza – porgevo i ferri alle suore che stiravano. Suor Caterina si accorse che avevo caldo e mi diede un bicchiere di latte” (n. 1018, PO 85, CLM 2, p. 348).

Tra Caterina, i poveri e i bambini si stabilisce subito un rapporto: tutti quelli che si trovano in imbarazzo ricorrono a lei come a una buona nonna, che ha messo radici nella casa, salvo a dimenticare l’anziana dopo aver imparato a volare con le proprie ali… I vecchi le sono grati perché Suor Caterina mantiene in ordine l’ospizio, quando è diventato un’opera marginale, nell’alveare straripante di attività. E quell’ordine torna a vantaggio di Suor Dufès, che i fondatori avrebbero voluto far partire se così non fosse stato.

Caterina non si risparmia e sembra meravigliosamente presente su tutti i fronti: l’orto e il cortile, la portineria e i poveri. Continua ad addossarsi le faccende pesanti e umili; è sempre lei, infatti, che dà la cera con grande fatica alle scale degli anziani. Si pensa che Suor Caterina sia robusta; tuttavia faccende del genere non sono più per la sua età, che tocca la sessantina! Si meraviglia di sentire talvolta che il cuore le cede… Ma supera il malessere e riprende respiro: volere è potere! Suor Caterina gode una riputazione discreta ma solida come assistente degli agonizzanti… Si priva del sonno secondo le esigenze di queste agonie, frequenti negli anziani: soltanto tra gli uomini, ne muoiono tre o quattro l’anno.

Caterina unisce armoniosamente la cura del corpo alla preghiera e tutti coloro che sono vegliati da lei trovano la pace. Se miscredenti si riconciliano con Dio e, talvolta, fanno una “santa morte” come si dice nella casa. Suor Dufès, alla fine della vita di Suor Caterina, constata che nessuno dei ricoverati è morto senza essersi riconciliato col Signore.

Tratto da: Vita di Caterina Labouré
Fonte: Preghiere a Gesù e Maria

Publié dans Misericordia, Rue du Bac - Medaglia Miracolosa, Santa Caterina Labouré, Stile di vita | Pas de Commentaire »

1234