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Il Rosario è l’occasione per immergersi nella Madonna

Posté par atempodiblog le 7 octobre 2014

Quando noi recitiamo il Rosario la Madonna è presente e ci ascolta. Se non la vediamo con gli occhi della carne, possiamo però vederla con gli occhi del cuore. Mentre scorriamo i misteri della nostra redenzione, Lei ci rafforza nella fede, purifica il nostro cuore e fortifica la nostra volontà sulla via del bene.

Tratto da: Sui passi di Bernadette — Padre Livio Fanzaga

Il Rosario è l’occasione per immergersi nella Madonna dans Anticristo RM

[…] occorre guardare a questa preghiera come al modo per entrare nella più intima unione con Maria stessa: recitare il Rosario è l’occasione per immergersi nella Madonna, se così possiamo dire, per tuffarsi in questo oceano di santità e grazia che è la Vergine Maria, e personalmente aggiungerei, con Leopardi, che “il naufragar mi è dolce in questo mar!”. Dunque, quando si prega il Rosario si entra in comunione con l’Immacolata, con Colei che tutte le generazioni dicono Beata (Lc 1,48) proprio perché prescelta dal Signore, concepita senza peccato originale e perciò stesso, lo abbiamo più volte ricordato, già vincitrice su Satana.

[…] Ora, la preghiera del Santo Rosario è in particolare legato al dono della pace. […] Ora, Dio nella sua pedagogia ha legato alla preghiera del Rosario questa potenza, tale da dare la pace all’umanità, da preservare l’umanità dalla distruzione e dai progetti del Maligno, assicurando un tempo di pace.

Tratto da: L’ora di Satana (L’attacco del Male al mondo contemporaneo) di Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti, Ed. Piemme

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Chi è nell’errore

Posté par atempodiblog le 7 octobre 2014

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“Chi è nell’errore compensa con la violenza ciò che gli manca in verità e forza”.

Johann Wolfgang von Goethe

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Quando la scuola non è più scuola

Posté par atempodiblog le 6 octobre 2014

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“Se si perdono i ragazzi più difficili, la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.

Don Lorenzo Milani

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Dico che qualcuno mi ama quando…

Posté par atempodiblog le 6 octobre 2014

Dico che qualcuno mi ama quando... dans Citazioni, frasi e pensieri Dico-che-qualcuno-mi-ama-quando
Giobbe visto da Georges de La Tour

Dico che qualcuno mi ama quando quel qualcuno accetta di soffrire per me e a causa mia. Altrimenti quel qualcuno che sostiene di amarmi non è altro che un usuraio dei sentimenti che vuole installare il suo commercio nel mio cuore”.

Léon Bloy

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Dire “io” con dignità

Posté par atempodiblog le 6 octobre 2014

Dire “io” con dignità dans Citazioni, frasi e pensieri 2nv9c9z

C’era davanti a me un giovane che continuava a guardar per terra e a raccogliere un sasso qui, un sasso là. Dopo poco capii: raccoglieva fossili, quella zona infatti ne era molto ricca, come tutte le Dolomiti. Ecco, quando quel giovane s’imbatteva in un sasso con la sagoma accennata di un fossile, faceva una “scoperta”: un avvenimento entrava nella sua vita e gli faceva conoscere qualcosa di più.

Così è per la conoscenza del proprio io. È un avvenimento – “una irruzione del nuovo” – che mette in moto il processo per cui l’io incomincia a prendere coscienza di sé, ad aver tenerezza verso se stesso, a prender nota del destino a cui sta andando, del cammino che sta facendo, dei diritti che ha, dei doveri che deve rispettare, della sua fisionomia intera.

È un avvenimento che dà inizio al processo per cui un uomo incomincia a dire “io” con dignità. E se un altro lo trattasse senza rispettare tale dignità, se volesse in qualche modo schiacciarlo, tenerlo schiavo, usarlo come “cosa” sua, egli insorgerebbe, poiché sentirebbe tutto ciò come la peggiore violenza.

di don Luigi Giussani
Tratto da: Tracce

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Messa inaugurale del Sinodo, il Papa: si cooperi al progetto di Dio

Posté par atempodiblog le 5 octobre 2014

Messa inaugurale del Sinodo, il Papa: si cooperi al progetto di Dio dans Commenti al Vangelo 208ee89

Oggi il profeta Isaia e il Vangelo utilizzano l’immagine della vigna del Signore. La vigna del Signore è il suo “sogno”, il progetto che Egli coltiva con tutto il suo amore, come un contadino si prende cura del suo vigneto. La vite è una pianta che richiede molta cura!

Il “sogno” di Dio è il suo popolo: Egli lo ha piantato e lo coltiva con amore paziente e fedele, perché diventi un popolo santo, un popolo che porti tanti buoni frutti di giustizia.

Ma sia nell’antica profezia, sia nella parabola di Gesù, il sogno di Dio viene frustrato. Isaia dice che la vigna, tanto amata e curata, «ha prodotto acini acerbi» (5,2.4), mentre Dio «si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi» (v. 7). Nel Vangelo, invece, sono i contadini a rovinare il progetto del Signore: essi non fanno il loro lavoro, ma pensano ai loro interessi.

Gesù, con la sua parabola, si rivolge ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo, cioè ai “saggi”, alla classe dirigente. Ad essi in modo particolare Dio ha affidato il suo “sogno”, cioè il suo popolo, perché lo coltivino, ne abbiano cura, lo custodiscano dagli animali selvatici. Questo è il compito dei capi del popolo: coltivare la vigna con libertà, creatività e operosità.

Dice Gesù che però quei contadini si sono impadroniti della vigna; per la loro cupidigia e superbia vogliono fare di essa quello che vogliono, e così tolgono a Dio la possibilità di realizzare il suo sogno sul popolo che si è scelto.

La tentazione della cupidigia è sempre presente. La troviamo anche nella grande profezia di Ezechiele sui pastori (cfr cap. 34), commentata da sant’Agostino in un suo celebre Discorso che abbiamo appena riletto nella Liturgia delle Ore. Cupidigia di denaro e di potere. E per saziare questa cupidigia i cattivi pastori caricano sulle spalle della gente pesi insopportabili che loro non muovono neppure con un dito (cfr Mt 23,4).

Anche noi, nel Sinodo dei Vescovi, siamo chiamati a lavorare per la vigna del Signore. Le Assemblee sinodali non servono per discutere idee belle e originali, o per vedere chi è più intelligente… Servono per coltivare e custodire meglio la vigna del Signore, per cooperare al suo sogno, al suo progetto d’amore sul suo popolo. In questo caso, il Signore ci chiede di prenderci cura della famiglia, che fin dalle origini è parte integrante del suo disegno d’amore per l’umanità.

Noi siamo tutti peccatori e anche per noi ci può essere la tentazione di “impadronirci” della vigna, a causa della cupidigia che non manca mai in noi esseri umani. Il sogno di Dio si scontra sempre con l’ipocrisia di alcuni suoi servitori. Noi possiamo “frustrare” il sogno di Dio se non ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo. Lo Spirito ci dona la saggezza che va oltre la scienza, per lavorare generosamente con vera libertà e umile creatività.

Fratelli Sinodali, per coltivare e custodire bene la vigna, bisogna che i nostri cuori e le nostre menti siano custoditi in Gesù Cristo dalla «pace di Dio che supera ogni intelligenza», (Fil 4,7). Così i nostri pensieri e i nostri progetti saranno conformi al sogno di Dio: formarsi un popolo santo che gli appartenga e che produca i frutti del Regno di Dio (cfr Mt 21,43).

Tratto da: La Santa Sede

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Il Papa all’Angelus: la famiglia cresce bene se nutrita con la Parola di Dio

Posté par atempodiblog le 5 octobre 2014

Perché la famiglia possa crescere bene, bisogna che sia nutrita dalla Parola di Dio. E’ quanto ha affermato Papa Francesco all’Angelus invitando a leggere spesso le Sacre Scritture. Dopo aver ricordato che in Piazza San Pietro oggi sono state distribuite migliaia di copie della Bibbia, il Santo Padre ha anche esortato “tutti a sostenere i lavori del Sinodo con la preghiera”.
di Amedeo Lomonaco – Radio Vaticana

Il Papa all'Angelus: la famiglia cresce bene se nutrita con la Parola di Dio dans Fede, morale e teologia Papa-Francesco
Immagine tratta da: Familia Cristiana

Papa Francesco, ricordando l’apertura dell’Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, ha sottolineato che i Padri sinodali, provenienti da ogni parte del mondo, vivranno due intense settimane di ascolto e di confronto, fecondate dalla preghiera:

“Invito tutti a sostenere i lavori del Sinodo con la preghiera, invocando la Madre, la materna intercessione della Vergine Maria. In questo momento, ci associamo spiritualmente a quanti, nel Santuario di Pompei, elevano la tradizionale ‘Supplica’ alla Madonna del Rosario. Che ottenga la pace, alle famiglie e al mondo intero”.

Il Santo Padre ha poi ricordato che oggi “la Parola di Dio presenta l’immagine della vigna come simbolo del popolo che il Signore si è scelto”. “Come una vigna, il popolo richiede tanta cura”, “un amore paziente e fedele”. “Anche prendersi cura della famiglia – ha detto il Papa – è un modo di lavorare nella vigna del Signore”.

“Ma perché la famiglia possa camminare bene, con fiducia e speranza, bisogna che sia nutrita dalla Parola di Dio. Per questo è una felice coincidenza che proprio oggi i nostri fratelli Paolini abbiano voluto fare una grande distribuzione della Bibbia, qui in Piazza e in tanti altri luoghi. Ringraziamo i nostri fratelli paolini. Lo fanno in occasione del Centenario della loro fondazione, da parte del beato Giacomo Alberione, grande apostolo della comunicazione”.

Allora oggi, mentre si apre il Sinodo per la famiglia – ha aggiunto il Papa – con l’aiuto dei Paolini possiamo dire:

“Una Bibbia in ogni famiglia! Una Bibbia in ogni famiglia. Non per metterla in uno scaffale, ma per tenerla a portata di mano, per leggerla spesso, ogni giorno, sia individualmente che insieme, marito e moglie, genitori e figli, magari la sera, specialmente la domenica. Così la famiglia cresce, cammina, con la luce e la forza della Parola di Dio”.

Dopo l’Angelus il Papa ha ricordato che ieri negli Stati Uniti è stata proclamata beata Suor Maria Teresa Demjanovich, delle Suore della carità di Santa Elisabetta, “discepola di Cristo, che condusse un’intensa vita spirituale”. Oggi in Italia – ha concluso – si celebra la Giornata per l’abbattimento delle barriere architettoniche.

“Incoraggio quanti si adoperano per garantire pari opportunità di vita per tutti, indipendentemente dalla condizione fisica di ogni individuo. Auspico che le Istituzioni e i singoli cittadini siano sempre più attenti a questo importante obiettivo sociale”. 

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O Gesù mio, quanto sono grandi le incomprensioni!

Posté par atempodiblog le 5 octobre 2014

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O Gesù mio,
quanto sono grandi le incomprensioni! 

Talvolta, se non ci fosse l’Eucaristia,
non avrei il coraggio di proseguire
sulla strada che mi hai indicato. 

L’umiliazione è il mio cibo quotidiano. 

È logico che la promessa sposa
si adorni con ciò che interessa
al suo promesso Sposo,
perciò la veste dello scherno
che ha coperto Lui,
deve coprire anche me. 

Nei momenti in cui soffro molto,
cerco di tacere
poiché non mi fido della lingua,
che in quei momenti è propensa
a parlare di sé,
ed invece deve servirmi
per lodare Iddio
per i tanti benefici e doni
che mi ha elargito. 

Quando ricevo Gesù nella S. Comunione
Lo prego ardentemente perché si degni
di guarire la mia lingua,
in modo che con essa non offenda
né Iddio, né il prossimo. 

Desidero che la mia lingua
lodi Dio incessantemente. 

Grandi colpe si commettono con la lingua. 

Un’anima non può giungere alla santità,
se non tiene a freno la propria lingua.

Santa Faustina Kowalska

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Esorcisti attenti: il Demonio non dice una sola parola che non sia velenosa

Posté par atempodiblog le 4 octobre 2014

Gesù non dialoga con Satana, come aveva fatto Eva nel paradiso terrestre. Gesù sa bene che con Satana non si può dialogare, perché è tanto astuto. Per questo Gesù, invece di dialogare come aveva fatto Eva, sceglie di rifugiarsi nella Parola di Dio e risponde con la forza di questa Parola. Ricordiamoci di questo: nel momento della tentazione, delle nostre tentazioni, niente argomenti con Satana, ma sempre difesi dalla Parola di Dio! E questo ci salverà.

Papa Francesco

Esorcisti attenti: il Demonio non dice una sola parola che non sia velenosa dans Anticristo s5fzf7

Ci sono oggi degli esorcisti che credono che il Demonio, se comandato, sia obbligato a dire la verità, rispondendo alle domande postegli: io ribadisco che il Diavolo è una brutta bestia e inganna sempre.

Io posso citare un episodio di alcuni anni fa quando un noto esorcista, venuto a Radio Maria per partecipare a una tavola rotonda sul satanismo e la possessione, al termine della trasmissione mi disse di possedere l’elenco dei cardinali iscritti alla massoneria. E aggiunse che tale elenco gli era stato rivelato da Satana stesso, sotto suo comando, durante un esorcismo. Al che, incredulo, ribattei:

“Ma non lo sa che Satana è un mentitore e che inganna sempre?”.

Insomma, vorrei dire agli esorcisti di fare come Gesù: non parlate con il Demonio, ma intimategli di andarsene, ricordando che la capacità diabolica di ingannare supera infinitamente le difese umane!

[...]

Mi lasciano sempre molto perplesso gli esorcisti che dicono di parlare con Satana. Ma di che cosa vuoi parlare col Demonio? Non si può, non si deve parlare col Diavolo, perché inganna sempre! Bisogna troncare qualsiasi dialogo con Satana e con i suoi rappresentanti perché riescono sempre a ingannarti.

Infatti – per tornare al racconto del peccato originale – appena Eva comincia a parlare, ecco che il Maligno la colpisce con il suo veleno, come il serpente a sonagli che lancia la testa contro la preda, e sibila: “non morirete affatto”, giungendo con straordinaria astuzia a dare addirittura del mentitore a Dio stesso!

Tratto da: L’ora di Satana (L’attacco del Male al mondo contemporaneo) di Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti, Ed. Piemme

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La pace di san Francesco è quella di Cristo

Posté par atempodiblog le 4 octobre 2014

La pace di san Francesco è quella di Cristo dans Citazioni, frasi e pensieri 4g0mc3

La pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo… Anche questo non è francescano! Anche questo non è francescano, ma è un’idea che alcuni hanno costruito! La pace di san Francesco è quella di Cristo, e la trova chi “prende su di sé” il suo “giogo”, cioè il suo comandamento: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato (cfr Gv 13,34; 15,12). E questo giogo non si può portare con arroganza, con presunzione, con superbia, ma solo si può portare con mitezza e umiltà di cuore.

Papa Francesco

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Segreti

Posté par atempodiblog le 4 octobre 2014

“Non parlate con nessuno delle miserie morali, eccetto con il confessore se si trattasse di materia necessaria”.

Beato Giustino M. Russolillo

Segreti dans Citazioni, frasi e pensieri Beato-Giustino-Maria-della-Santissima-Trinit-Russolillo-Pianura

Quando entrai un momento nella attigua camera da letto, per far visita alle suore ammalate, una suora mi disse: «Sorella, quando lei morirà io non avrò paura di lei. Venga da me dopo morta, poiché debbo confidarle un segreto dell’anima, perché me lo risolva con Gesù. Io so che lei può ottenermi questo dal Signore Gesù». Siccome parlava pubblicamente, le risposi in questo modo: «Il Signore Gesù è molto discreto e pertanto i segreti che ci sono fra Lui ed un’anima non li tradisce con nessuno».

Divisore dans San Francesco di Sales

Oggi ho appreso che debbo andare a Rabka. Avrei dovuto partire solo dopo il 5 agosto, ma ho pregato la Madre Superiora di permettermi di partire subito. Non sono stata da Padre Andrasz ed ho chiesto di poter partire possibilmente quanto prima. La Madre Superiora si è un po’ meravigliata per questo, perché voglio partire così presto; io però non ho dato spiegazioni, né ho chiarito il perché. Questo resterà un segreto per l’eternità.

Divisore dans San Francesco di Sales

Desidero nascondermi in modo che nessuna creatura conosca il mio cuore. O Gesù, solo Tu conosci il mio cuore e lo possiedi totalmente. Nessuno conosce il nostro segreto. Con uno sguardo ci comprendiamo a vicenda.

Divisore dans San Francesco di Sales

La superiora quindi può ricevere le confidenze di un’anima, ma non dimentichi il segreto, poiché nulla disgusta maggiormente un’anima del fatto che si dica ad altri ciò che essa ha detto in fiducia, cioè in segreto.

Santa Faustina Kowalska

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ARTE/ La libertà sta nel volto: il realismo « timido » di Burnand

Posté par atempodiblog le 4 octobre 2014

ARTE/ La libertà sta nel volto: il realismo “timido” di Burnand
di Francesco Baccanelli – Il Sussidiario.net

ARTE/ La libertà sta nel volto: il realismo

La fama dell’artista svizzero Eugène Burnand (Moudon 1850 – Parigi 1921) è legata a un unico dipinto, I discepoli Pietro e Giovanni accorrono al sepolcro il mattino della Risurrezione. Quest’opera, eseguita nel 1898 e conservata a Parigi, al Musée d’Orsay, ha ottenuto nel corso del tempo numerose attenzioni, quasi tutte rivolte alla sua straordinaria potenza iconografica. L’autore non si è limitato a rappresentare un episodio rarissimo in campo artistico; ha scelto di approfondirlo al culmine della sua tensione emotiva. Invece di soffermarsi sull’arrivo al sepolcro – come si vede di solito nei pochi dipinti dedicati al mattino di Pasqua vissuto da Pietro e Giovanni – ha descritto il momento della corsa. Con sentimento, con partecipazione. E il risultato è un inno alla speranza. Pietro, reduce da giorni che gli hanno sconvolto la vita, ha messo da parte ogni stanchezza e, pieno di stupore, procede spedito verso il sepolcro. Giovanni, più allenato a correre, trattiene a stento le lacrime, prega a mani giunte; la sua emotività è quella di un ragazzo che non si dà pace finché non raggiunge la meta verso la quale è diretto. Sullo sfondo, la luce della Risurrezione si fa largo tra le nuvole.

Chi osserva questa scena e si aspetta che Burnand abbia raggiunto risultati così alti anche in altri dipinti rischia di rimanere deluso. La forza iconografica della tela del Musée d’Orsay costituisce un unicum nella produzione pittorica dell’artista, dedicata in larga parte a ritratti e paesaggi, per di più di basso profilo. Per ritrovare un livello qualitativo soddisfacente, qualcosa che si avvicini alla corsa di Pietro e Giovanni, dobbiamo guardare alla sua attività grafica e in particolare a due volumi da lui illustrati: uno dedicato alle parabole di Gesù, l’altro ai Fioretti di san Francesco.

Il più riuscito è probabilmente il primo, Les Paraboles, dato alle stampe dalla casa editrice parigina Berger-Levrault nel 1908 e più volte ristampato. Il libro, con chiaro scopo didattico, propone la lettura di 32 parabole tratte dai Vangeli e accompagna i testi con uno scritto introduttivo dell’erudito francese Eugène-Melchior de Vogüé e con le illustrazioni di Burnand (negli anni 20 il corpus grafico sarà riutilizzato in Italia per il volumetto Le parabole di Nostro Signor Gesù Cristo tradotte e brevemente spiegate ai piccoli e al popolo da G. Gabrieli con le illustrazioni di E. Burnand, edito da Licet).

Alle prese con le parabole, l’artista svizzero mostra spunti interessanti. Sono pochi i momenti privi di originalità. La maggior parte delle illustrazioni testimonia una vena compositiva particolarmente ispirata. Burnand non ignora gli artisti che prima di lui si sono cimentati con le parabole, ma, quando gli è possibile, cerca di dare un taglio personale al proprio lavoro.

Prendiamo ad esempio la parabola della moneta smarrita: “Quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte” (Lc 15,8-10). Nella storia dell’arte questo breve racconto di Gesù è stato utilizzato soprattutto come spunto per una scena di genere: una massaia che mette in subbuglio le proprie stanze per cercare qualcosa che ha perso. Una porzione di vita casalinga, spoglia di qualunque riferimento alla gioia che Dio prova nel riaccogliere il peccatore. Così la vedono non solo i pittori olandesi del ’600, che per loro natura tendono a trasformare quasi ogni soggetto in una scena di genere, ma anche pittori più moderni come John Everett Millais e James Tissot. Burnand, invece, si comporta diversamente. Preferisce immortalare un altro passo della parabola: quello della gioia per il ritrovamento. E così raffigura la protagonista sul terrazzo, intenta a mostrare alle vicine la moneta recuperata. Tutte le sue attenzioni, in particolare, sono dirette al volto: la donna è inequivocabilmente stanca, la ricerca dell’oggetto perduto le è costata molta fatica, ma al tempo stesso è piena di soddisfazione e non riesce a trattenere la gioia che ha nel cuore.

Per quanto riguarda i registri espressivi, Burnand sceglie di volta in volta il più adatto al significato della parabola. Stilisticamente si muove all’interno di un realismo sobrio, a tratti un po’ timido. I modelli ai quali guarda sono soprattutto Millet e Segantini, ma non mancano le sorprese. La rappresentazione di una delle vergini stolte, ad esempio, ricorda da vicino Dante Gabriel Rossetti, mentre il volto del ricco epulone, nella sua resa quasi caricaturale, tradisce l’influenza di Honoré Daumier.

Nelle parabole narrate attraverso la sequenza di più illustrazioni, Burnand punta molto sul montaggio, sugli effetti che possono nascere dall’accostamento di scene di intonazione diversa. Un esempio è quello della vicenda del ricco stolto: “La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio” (Lc 12, 16-21).

Il testo viene riassunto in due illustrazioni. La prima rappresenta l’uomo seduto allo scrittoio. Ha il volto arrogante, l’espressione di sfida. Sta contando il proprio denaro e, tra un sacchetto di monete e l’altro, si perde a fantasticare un futuro all’insegna del divertimento. L’anta della finestra è chiusa: sente di non aver bisogno di nessuno, è convinto che la ricchezza che si è creato gli basterà per tutto il resto della vita. La seconda illustrazione invece, con estrema sintesi, rappresenta l’uomo a letto, di notte, mentre esala l’ultimo respiro. Il significato dell’intera parabola Burnand, più che alle due illustrazioni, lo affida alla loro contrapposizione, alla frattura che si crea tra lo sciocco ottimismo della prima scena e la cruda realtà della seconda. In questo modo, oltre che un efficace commento visivo al racconto, ottiene anche una sorta di memento mori.

Le parabole di Gesù, per la profondità e la bellezza delle immagini che contengono, possiedono un’evidente dimensione figurativa fin dal loro testo. Per un artista questa dimensione è, al tempo stesso, un aiuto e un problema. Un aiuto perché offre un vasto e prezioso repertorio di situazioni. Un problema perché è difficile aggiungere qualcosa di nuovo alle immagini utilizzate, così perfette nella loro essenzialità.

Burnand si ritaglia uno spazio personale a livello iconografico: in alcuni casi inventa soluzioni completamente inedite, in altri combina tra loro modelli compositivi differenti, in altri ancora rilegge a proprio modo opere del passato. Il tutto, sempre, nel rispetto del significato centrale delle parabole. Burnand mette la verità della propria arte davanti a se stesso. Preferisce soffermarsi sul messaggio del Vangelo, anziché stravolgere il tessuto narrativo con elementi di propria invenzione. È consapevole che le parabole, pur ascoltate, lette e meditate migliaia di volte, conservano sempre qualcosa di straordinariamente vivo e attuale. Tutte le epoche hanno ricchi stolti, farisei che si credono giusti e perfetti, tralci che non portano frutto. E tutte le epoche – sembrano suggerirci le splendide illustrazioni dedicate alla parabola del figlio prodigo – hanno un Padre misericordioso pronto a gettarsi incontro ai figli scapestrati che tornano verso casa.

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Anche Bergoglio fu vittima di mobbing

Posté par atempodiblog le 3 octobre 2014

Anche Bergoglio fu vittima di mobbing
Una biografia pubblicata in Argentina svela: esiliato dai suoi superiori gesuiti

Andrea Tornielli – Vatican Insider

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Dal 1990 al 1992, per due anni, prima di essere scelto come vescovo ausiliare di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio venne «esiliato» dai suoi superiori gesuiti a Cordoba: risiedeva in una stanza di dodici metri quadrati e la sua unica attività era quella di confessore. Una biografia, pubblicata in questi giorni in Argentina, raccoglie nuove testimonianze anche su questo episodio della vita del futuro Papa e parla di una «campagna di discredito» nei suoi confronti. Gli autori, drammatizzando un po’, l’hanno definita «la notte oscura»  di Bergoglio.

Per scrivere «Aquel Francisco» («Quel Francesco», Editorial Raíz de Dos), i giornalisti Javier Cámara e Sebastián Pfaffen hanno potuto dialogare con il Papa. Gli hanno inviato domande, hanno ricevuto risposte. Quando hanno paragonato l’esilio di Cordoba con «la notte oscura», prendendo a prestito l’espressione della grande mistica spagnola usata per definire i momenti di buio spirituale, Francesco ha minimizzato: «“Notte oscura” non la userei per me, non esageriamo. La notte oscura è per i santi. Io sono uno qualsiasi. Quello a Cordoba è stato un tempo di purificazione interiore».

Bergoglio, il 31 luglio 1973, a soli 36 anni, era stato eletto provinciale dei gesuiti dell’Argentina. «Il mio governo come gesuita all’inizio aveva molti difetti – ha detto il Papa un anno fa nell’intervista con il direttore della Civiltà Cattolica – Il mio modo autoritario e rapido di prendere decisioni mi ha portato a essere accusato di essere ultraconservatore». Quell’esilio a Cordoba arriva alcuni anni dopo che Bergoglio aveva lasciato l’incarico ai vertici della provincia. Padre Jorge lascia l’insegnamento e la sua unica missione diventa quella di confessore e direttore spirituale per i fedeli che frequentano la chiesa dei gesuiti nella città a 700 chilometri da Buenos Aires.

Nel libro si afferma che il futuro Papa viene inviato lì «come “punizione”» da parte dei nuovi vertici della Compagnia. Il provinciale dell’epoca, padre Víctor Zorzín, era stato il numero due, cioè il viceprovinciale, durante gli anni in cui Bergoglio governava i gesuiti argentini. E, affermano gli autori, «non era d’accordo con diverse decisioni prese dal padre Jorge, sia in questioni pastorali sia in questioni di governo». Secondo le testimonianze raccolte dai due giornalisti, durante gli anni del provinciale Zorzín (1986-1991) e all’inizio del mandato del suo successore Ignacio García-Mata, sarebbe stata costruita una «campagna di discredito che superava anche i confini della provincia Argentina».

Padre Angel Rossi, figlio spirituale di Bergoglio, ha raccontato un esempio di questa campagna di discredito: voci nate «da fonti gesuitiche», secondo le quali quell’uomo, che era stato «provinciale della Compagnia così giovane, così brillante, era finito a Cordoba perché malato, pazzo. Durante i funerali di mia mamma, un laico molto vicino a noi venne da me indicando Bergoglio che stava pregando accanto alla bara: “Peccato che quest’uomo sia pazzo!”. Allora l’ho guardato e gli ho detto: “Se quest’uomo è pazzo, allora che ne sarà di me?”».

All’origine di quel biennio a Cordoba non c’era tanto la nomea di «ultraconservatore» che circolava negli ambienti più radicalizzati della Compagnia ma anche il fatto che diversi novizi e giovani gesuiti erano rimasti legati a Bergoglio e continuavano a fare riferimento a lui.

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La verità orgogliosa non può dare niente

Posté par atempodiblog le 3 octobre 2014

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“Più una verità è profonda, necessaria e redentrice, più essa deve perdere, espandendosi, la sufficienza e la indiscrezione dell’ebbrezza conquistatrice. La verità orgogliosa non può dare niente. I doni supremi devono essere offerti con mani supplichevoli. Sii umile come un mendicante, tu che porti Dio agli uomini. E quando il tuo Dio è accettato, non dimenticare mai che sei tu che ricevi”.

(Gustave Thibon, La scala di Giacobbe, AVE, Roma 1947, p. 93)
Tratto da: Una casa sulla Roccia

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Vocazioni, la tentazione di prendere senza discernimento

Posté par atempodiblog le 3 octobre 2014

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“Abbiamo bisogno di sacerdoti, mancano le vocazioni. Il Signore chiama, ma non è sufficiente”. Papa Francesco ha guardato con franchezza alla crisi vocazionale per poi rivolgere, a braccio, un ammonimento ai vescovi affinché vincano “la tentazione di prendere senza discernimento i giovani che si presentano”:

“Questo è un male per la Chiesa! Per favore, studiare bene il percorso di una vocazione! Esaminare bene se quello è dal Signore, se quell’uomo è sano, se quell’uomo è equilibrato, se quell’uomo è capace di dare vita, di evangelizzare, se quell’uomo è capace di formare una famiglia e rinunciare a questo per seguire Gesù”.

“Oggi  - ha soggiunto – abbiamo tanti problemi, e in tante diocesi per questo errore di alcuni vescovi di prendere quelli che vengono a volte espulsi dai seminari o dalle case religiose perché hanno bisogno di preti. Per favore! Pensare al bene del popolo di Dio”. La vocazione è come “un tesoro nascosto in un campo”, ha detto ancora Papa Francesco che ha preso spunto dall’immagine del Vangelo di Matteo per sottolineare quanto la chiamata al ministero ordinato sia fondamentale.

Papa Francesco

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