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“Quanta gente oggi ha una fede tiepida e non dà retta a Gesù!”

Posté par atempodiblog le 17 octobre 2014

Papa Francesco: “Il cristiano tiepido…”.

“Quanta gente oggi ha una fede tiepida e non dà retta a Gesù!” dans Fede, morale e teologia 1409euh

“È il cristiano tiepido. È cristiano, sì, va a Messa la domenica, sì, ma nella sua vita l’identità non si vede. Anche vive come un pagano: può vivere come un pagano, ma è cristiano. Essere tiepidi. Rendere opaca la nostra identità. E l’altro peccato, quello di cui Gesù parlava ai discepoli e abbiamo sentito: ‘Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia’. ‘Fare finta di’: io faccio finta di essere cristiano, ma non lo sono. Non sono trasparente, dico una cosa – ‘sì, sì sono cristiano’ – ma ne faccio un’altra che non è cristiana”.

“Amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. E questa è la nostra strada verso il Cielo, è la nostra strada, che incomincia il Cielo di qua”.

Tratto da: Radio Vaticana

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“Se voi sapeste come il mondo di oggi pecca! I miei vestiti, una volta splendidi, ora sono bagnati dalle mie lacrime! A voi sembra che il mondo non pecca perché qui vivete in un ambiente tranquillo, dove non c’è tanta cattiveria. Ma guardate un po’ più attentamente il mondo e vedrete quanta gente oggi ha una fede tiepida e non dà retta a Gesù! Se voi sapeste come soffro non pecchereste più. Pregate! Ho tanto bisogno delle vostre preghiere”.

La Madonna a Medjugorje – Messaggio del 6 febbraio 1984 (Messaggio dato al gruppo di preghiera)

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Una scoperta incomparabile

Posté par atempodiblog le 16 octobre 2014

Una scoperta incomparabile dans Citazioni, frasi e pensieri whfwhx

Se si esercita fin dall’inizio la disciplina della lingua, ognuno potrà fare una scoperta incomparabile. Riuscirà cioè a smettere di tener d’occhio continuamente l’altro, di giudicarlo, di condannarlo, di inquadrarlo nel posto che a lui sembra gli spetti, di esercitare violenza su di lui. Ora riesce a riconoscere il fratello nella sua piena libertà, così come Dio glielo ha posto davanti. La visione si amplia, e con sua sorpresa è in grado di riconoscere nei suoi fratelli, per la prima volta, la ricchezza e la gloria della creazione divina.

di Dietrich Bonhoeffer – Vita comune

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La ballata degli impiccati

Posté par atempodiblog le 15 octobre 2014

Nel Medioevo gli impiccati restavano appesi alla forca per qualche giorno, per servire da monito. Villon – che era in prigione e si vedeva già in loro compagnia – li fa parlare durante la loro danza macabra.

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La ballata degli impiccati
di François Villon

Fratelli umani, che ancor vivi siete, non abbiate per noi gelido il cuore, ché, se pietà di noi miseri avete, Dio vi darà più largo il suo favore. Appesi cinque, sei, qui ci vedete: la nostra carne, già troppo ingrassata, è ormai da tempo divorata e guasta; noi, ossa, andiamo in cenere e polvere. Nessun rida del male che ci devasta, ma Dio pregate che ci voglia assolvere!

Se vi diciam fratelli, non dovete averci a sdegno, pur se fummo uccisi da giustizia. Ma tuttavia, sapete che di buon senso molti sono privi. Poiché siam morti, per noi ottenete dal figlio della Vergine Celeste che inaridita la grazia non resti, e che ci salvi dall’orrenda folgore. Morti siamo: nessuno ci molesti, ma Dio pregate che ci voglia assolvere!

La pioggia ci ha lavati e risciacquati, e il sole ormai ridotti neri e secchi; piche e corvi gli occhi ci hanno scavati, e barba e ciglia strappate coi becchi. Noi pace non abbiamo un sol momento: di qua, di là, come si muta, il vento senza posa a piacer suo ci fa volgere, più forati da uccelli che ditali. A noi dunque non siate mai uguali; ma Dio pregate che ci voglia assolvere!

O Gesù, che su tutti hai signoria, fa’ che d’Inferno non siamo in balia, che debito non sia con lui da solvere. Uomini, qui non v’ha scherno o ironia, ma Dio pregate che ci voglia assolvere!

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“Ero tanto assetata d’amore! Ero tanto affamata di vita!”

Posté par atempodiblog le 15 octobre 2014

“Ero tanto assetata d'amore! Ero tanto affamata di vita!” dans Citazioni, frasi e pensieri f23n01

Sono Minerva, la poetessa del villaggio,
fischiata, schernita dai villanzoni della strada per il mio corpo goffo,
l’occhio guercio,
e il passo largo
e tanto più quando “Butch” Weldy mi prese dopo una lotta brutale….

Mi abbandonò al mio destino col dottor Mayers;
ed io sprofondai nella morte, gelando dai piedi alla faccia,
come chi scende in un’acqua di ghiaccio.
Vorrà qualcuno recarsi al giornale e raccogliere i versi che scrissi?
Ero tanto assetata d’amore! Ero tanto affamata di vita!

di Edgar Lee Masters

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Ma il Sinodo vero è soltanto uno

Posté par atempodiblog le 15 octobre 2014

C’è quello «dei Padri» e quello «dei media»
Ma il Sinodo vero è soltanto uno
di Salvatore Mazza – Avvenire

Ma il Sinodo vero è soltanto uno dans Articoli di Giornali e News o0xndk 

Papa Francesco, alla fine dello scorso maggio, aveva avvertito. «A me non è piaciuto che tante persone, anche di Chiesa, preti, abbiano detto: “Ah, il Sinodo per dare la comunione ai divorziati…”, e sono andati proprio lì, a quel punto. Io ho sentito come se tutto si riducesse a una casistica. No, la cosa è più e più ampia». E aveva aggiunto: «Non vorrei che noi cadessimo in questa casistica: si potrà, non si potrà…?».

A leggere certi resoconti, in cui si è arrivati a parlare di Sinodo «pilotato» (!) o a presentare come una «battaglia campale» la discussione della Relatio post disceptationem del cardinale Péter Erdö, o altre amenità del genere, sembra che proprio questo stia avvenendo: si spinge sull’acceleratore della polemica per ribaltare, impacchettare, e (provare a) consegnare alle cronache – e, in definitiva, a umiliare – il Sinodo in corso per quello che non è.

Impossibile, nel notare quanto sta avvenendo su una parte della scena mediatica, non ricordare il discorso che papa Benedetto XVI, quasi all’indomani dell’annuncio della sua rinuncia, nell’ultimo incontro con i preti di Roma, il 14 febbraio del 2013, disse a proposito del Concilio: «C’era il Concilio dei Padri, il vero Concilio, ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio tramite questi, tramite i media. Quindi il Concilio immediatamente efficiente arrivato al popolo è stato quello dei media, non quello dei Padri. E mentre il Concilio dei Padri si realizzava all’interno della fede, ed era un Concilio della fede che cerca l’intellectus, che cerca di comprendersi e cerca di comprendere i segni di Dio in quel momento, che cerca di rispondere alla sfida di Dio in quel momento e di trovare nella Parola di Dio la parola per oggi e domani… il Concilio dei giornalisti non si è realizzato, naturalmente, all’interno della fede, ma all’interno delle categorie dei media di oggi, cioè fuori dalla fede, con un’ermeneutica diversa». «Politica», specificava papa Benedetto.

È quello che, in misura non piccola, sta succedendo ancora oggi. Tale e quale. E che sulla frontiera del fraintendimento – chiamiamola così per comodità, anche se probabilmente c’è anche più di qualche voluta freccia avvelenata, in mezzo – vede schierati fianco a fianco “laici” che considerano quell’«apertura» un desiderio della Chiesa di «mettersi al passo coi tempo adeguando la dottrina», e credenti (quelle persone «anche di Chiesa, preti…» di cui diceva papa Bergoglio a maggio) che sparano a zero e con toni persino insultanti sul Papa che la dottrina, invece, vorrebbe «svenderla». Un fronte, quest’ultimo, invero piuttosto piccolo ma decisamente rumoroso, che sul tasto dei presunti «cedimenti» della Chiesa di Francesco, passando perfino dal sostenerne l’illegittimità dell’elezione, ha montato il castello della contrapposizione tra Ratzinger e Bergoglio, con quest’ultimo deciso a «smontare» il pontificato del suo predecessore.

Teoria, peraltro, davvero singolare, se non cervellotica. Perché chiunque, con un minimo di attenzione e di onestà intellettuale, si può rendere conto di quanto significativa, al contrario, sia su questioni fondamentali la continuità tra Benedetto e Francesco. Con il primo ad aver avviato una poderosa marcia di rinnovamento nella saldezza delle basi che il nuovo Papa sta conducendo, con stile proprio e inconfondibile e con felice determinazione, passo per passo. Una marcia di cui questo Sinodo sulla famiglia – nel complesso dei temi che affronta – si può dire abbia avuto proprio in Benedetto XVI un anticipatore, che sottolineò l’urgenza di riproporre anche l’argomento dei “divorziati risposati”, che era allo studio fin dall’inizio del suo pontificato, e che l’allora Papa toccò apertamente – chi scrive ne è stato testimone – nel colloquio coi sacerdoti della Valle d’Aosta (luglio 2005) e poi, ancora, in almeno altre due occasioni pubbliche.
Per cui sarebbe meglio, tornando al Sinodo, parlare del Sinodo.

E senza ripetere l’errore – la manipolazione – compiuto a suo tempo col Concilio Vaticano II. E, tranquilli tutti, come lo siamo noi e ogni altro ben informato: papa Francesco non vuole “cambiare la dottrina” – l’ha pure detto, col suo solito stile sorridente: «Mica posso cambiare il catechismo, no?» – vuole che emerga, che «esca fuori», la Chiesa che si fa carico «della fede che cerca l’“intellectus”», la Chiesa «madre e maestra» consegnataci dal Concilio. Capace di testimoniare il vero, ma anche pronta chinarsi con amore su tutte le sofferenze. E nella quale la dottrina è una bussola, non una ragione per escludere.

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Halloween, un fenomeno da non sottovalutare

Posté par atempodiblog le 14 octobre 2014

Halloween, un fenomeno da non sottovalutare
Quella che molti ritengono essere una semplice carnevalata nasconde un disegno tutt’altro che innocente e casuale, un mondo sotterraneo che abbina business e occultismo
di don Aldo Buonaiuto – RomaSette

Halloween, un fenomeno da non sottovalutare dans Don Aldo Buonaiuto Halloween-don-Buonaiuto

Immagini di mostri, streghe, fantasmi e scheletri stanno facendo capolino lungo strade ed edifici delle nostre città. Il motivo è Halloween. Quella che molti ritengono essere una semplice carnevalata, nasconde un disegno tutt’altro che innocente e casuale, un mondo sotterraneo che abbina business e occultismo. Uno degli aspetti più preoccupanti è come, negli ultimi anni, venga sempre più pubblicizzata in strutture pubbliche e private come asili e scuole di ogni ordine e grado. Halloween, infatti, sta diventando un problema legato all’educazione e alla formazione delle giovani generazioni che ormai conoscono più le vicende e le leggende di questa assurda ricorrenza che le feste religiose e civili della nostra tradizione. Non credo che esista il precedente di un evento perfettamente estraneo alla nostra cultura che si sia insidiato con tale successo in un lasso di tempo così limitato. Un martellamento continuo cui sono sottoposti i nostri figli con insegnanti letteralmente “infatuati” che presentano miriadi di iniziative per “giocare” con tutto ciò che è macabro.

Le librerie sono popolate da pubblicazioni e anche libri di testo per gli istituti scolastici destinati ai bambini dai 3 anni in su che danno più rilevanza ad Halloween che al Natale. Ci sono classici della narrativa che rappresentano la “notte delle streghe” in veste di racconto a sfondo malinconico, fino a giungere ad audio-libri con cd e dvd forniti di schede didattiche per le maestre e di linee guida per le recite. Nessuna fascia di età è esclusa a partire da fumetti e schede da colorare, dedicati ai più piccoli che ancora non sanno leggere e scrivere, per giungere alle analoghe versioni soft-horror per i preadolescenti. Canzoncine e musiche, gadget e lavoretti, filastrocche e racconti, laboratori e corsi, fiabe e film, sfilate e festicciole, puzzle e carte da gioco, piatti dolci e salati, tutto in salsa lugubre. Ma cosa c’è di educativo in tutto ciò? Qualcuno si azzarda addirittura ad affermare che i bambini sono “naturalmente” attratti dai mostri… La verità è che i veri mostri siamo noi che permettiamo ai piccoli di nutrirsi di queste nefandezze!

Il termine Halloween deriva dall’espressione “All-Hallows-Eve” che significa “vigilia di tutti i santi” e indica un fenomeno che sempre più si sovrappone alla festività religiosa di Ognissanti presentandosi come una pseudo-festa delle tenebre. Secondo alcuni studiosi di folklore, All-Hallows-Eve avrebbe soppiantato una ricorrenza pagana dei popoli celti, chiamata Samhain. Con tale termine si indicava una serie di giorni considerati “sacri” dai sacerdoti celtici – i druidi – a cavallo tra la fine di ottobre e i primi di novembre durante i quali la popolazione celebrava il passaggio tra la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno. Durante la festa si svolgevano riti orgiastici con uso smodato di bevande alcoliche; l’offerta di sacrifici, inoltre, era considerata necessaria per ingraziarsi gli spiriti delle tenebre.

Il substrato pagano è sopravvissuto anche alla predicazione dei primi apostoli e alla conversione delle terre barbariche al cristianesimo rimanendo nascosto sotto la cenere ma mai del tutto sopito. Fu Papa Gregorio IV, nell’834, ad accorgersi della permanenza del suddetto retaggio nei popolani. Come contromisura alle superstizioni celtiche, decise di spostare la festa di Ognissanti dal tredici maggio – sua data originaria – al primo novembre al fine di fermare la proliferazione di rituali magici in onore di Samhain. Similarmente, nel X secolo, venne introdotta la festa di tutti i fedeli defunti in opposizione a quella delle streghe.

Proprio a motivo di queste sue origini Halloween oggigiorno è l’anticamera verso qualcosa di ancora più inquietante. Per i seguaci dell’occulto il 31 ottobre sarebbe il capodanno satanico, il giorno più magico dell’anno, propizio per compiere i riti più indicibili. Per le organizzazioni settarie in genere è la grande occasione per adescare nuovi adepti. Purtroppo i giovani sono i più esposti a cadere in queste trappole infernali a causa della loro inesperienza e della loro curiosità. I mass-media riportano sempre più frequentemente le scelleratezze che avvengono durante le notti di ottobre e novembre: innumerevoli riti malefici, profanazioni di camposanti, furti di ostie consacrate, sacrifici di animali, vere e proprie messe nere. Sono solo la punta di un iceberg.

La diocesi di Rieti ha da poco comunicato che lo scorso 6 ottobre, presso la chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie in Vazia, in circostanze ancora da chiarire, è stato perpetrato il furto sacrilego dell’Eucaristia. Nello stesso giorno un altro furto sacrilego è avvenuto anche a Spinetoli, in provincia di Ascoli Piceno, dove ignoti, dopo essersi introdotti in una chiesa, hanno forzato lo sportellino del tabernacolo sottraendo la pisside con dentro un centinaio di ostie consacrate. Esiste anche la compravendita – principalmente tramite internet – di reliquie rubate, fatto che dimostra l’esistenza di un mercato del sacro clandestino. Poco tempo fa, per esempio, è stato denunciato per ricettazione dalla Guardia di Finanza di Cosenza un uomo che cercava di vendere su eBay – noto sito internet di annunci economici – due oggetti della tradizione sacra e popolare: una spina della corona di Gesù e una parte della spugna imbevuta di aceto che i soldati romani posero sul suo costato.

Di fronte a questo scenario sono in aumento le diocesi, parrocchie, associazioni e semplici educatori che avanzano la proposta di opporsi ad Halloween tornando a celebrare la festa dei Santi che hanno l’indubbio merito di essere persone di grande esempio morale realmente vissute e non creature immaginarie o mitologiche. Sottovalutare il fenomeno Halloween, che procura confusione sostituendosi ai momenti liturgici significativi, significa promuoverlo. I bambini, sempre più frastornati e bombardati da questo evento, non conoscono o non sentono la festività dei Santi. È necessario sollecitare una pastorale attenta al ridare alla festa dei Santi e alla commemorazione dei defunti il valore irrinunciabile che la tradizione gli ha attribuito. È anche importante non aderire in alcun modo all’evento, decretando così il fallimento di questa trappola dell’occulto.

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La storia del piccolo Michael Shane Haley, vissuto poche ore tra le braccia di mamma e papà

Posté par atempodiblog le 14 octobre 2014

“Non crediamo si possa chiedere una vita più bella”
La storia del piccolo Michael Shane Haley, vissuto poche ore tra le braccia di mamma e papà
di Maria Gabriella Filippi – Zenit

La storia del piccolo Michael Shane Haley, vissuto poche ore tra le braccia di mamma e papà dans Aborto 20jql4z

“Chi avrà accolto uno solo di questi piccoli, avrà accolto me”. Fa venire in mente questa frase del Vangelo la storia di Jenna e Dan Haley, la storia di un destino drammatico vissuto in modo poco comune. ‘Accoglienza’ si chiama l’ingrediente base che la caratterizza, quella che loro hanno avuto verso il loro figlio, vissuto per appena quattro ore, battezzato e volato subito in cielo.

Certo non si aspettavano, questi due genitori, che il sogno di coronare il loro amore, generando un figlio, avrebbe preso questa piega ma quando Jenna rimase incinta, la diagnosi dopo i primi tre mesi non lasciò nessuna speranza: il bimbo aveva una grave forma di anencefalia, il cervello non si sarebbe sviluppato abbastanza da permettergli di vivere più di qualche ora.

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Saputa la notizia, i due coniugi non si sono lasciati travolgere dalla disperazione, e hanno fatto la loro scelta: non solo di portare avanti la gravidanza, ma di dedicare il tempo dei nove mesi a lui, il bimbo che avevano ancora in grembo. Come? Parlandogli della bellezza della vita che era intorno a lui in modo molto concreto: mettendosi nei suoi panni hanno provato a immaginare le cose che sarebbero potute piacergli e, prima della sua nascita, hanno cominciato a visitare i luoghi più belli degli Stati Uniti: l’Empire di New York, Disneyland, zoo, spiagge e un acquario con gli squali.

Michael Shane Haley, così si chiamava il bambino, ha anche conosciuto tutta la sua famiglia, che si è stretta in preghiera intorno a lui insieme a tutta la comunità creata su Facebook, attraverso la pagina Prayer for Shane.

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Quando è arrivata l’ora del parto in ospedale, Shane è nato circondato dalle coccole e dalla meraviglia dei genitori e di tutti quelli che lo hanno conosciuto.

Un bambino “sfortunato”? I genitori rispondono sereni: «Ha passato tutta la sua breve vita tra le braccia di persone che lo amavano incondizionatamente, non crediamo si possa chiedere una vita più bella. Sarà per sempre il nostro piccolo miracolo».

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Affidiamo il piccolo Vincenzo alla Madonna de La Piccola Lourdes di Pianura (Na)

Posté par atempodiblog le 13 octobre 2014

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♥ Beata Vergine Maria della Perpetua Visitazione prega per il piccolo Vincenzo e per tutte le persone coinvolte nella triste e nota vicenda ♥

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Le anime meno raccolte vogliono che anche le altre siano come loro

Posté par atempodiblog le 13 octobre 2014

I santi, come faceva dire il Manzoni a don Abbondio, sono un tormento, specialmente per i mediocri. Nel cammino di santità non aspettare applausi. Il bene irrita gli invidiosi, che vorrebbero essere stimati santi senza lo sforzo di farlo.

Tratto da: Sui passi di Bernadette — Padre Livio Fanzaga

Le anime meno raccolte vogliono che anche le altre siano come loro dans Citazioni, frasi e pensieri Suor-Faustina

Più di una volta mi è capitata una cosa di questo genere: quando la mia anima era più profondamente assorta in Dio ed aveva riportato maggior profitto dalla preghiera e la presenza di Dio l’aveva accompagnata durante il giorno e sul lavoro aveva dimostrato più concentrazione, più esattezza e più impegno, proprio allora ho avuto il maggior numero di rimproveri con l’accusa di essere negligente ed indifferente a tutto e questo perché le anime meno raccolte vogliono che anche le altre siano come loro, perché costituiscono per loro un rimprovero continuo.

Santa Faustina Kowalska

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Due pesi e due misure

Posté par atempodiblog le 13 octobre 2014

Se qualcuno dei nostri dipendenti ha un modo di fare sgarbato, o ci riesce antipatico, può fare qualunque cosa, la prenderemo sempre per traverso; non cessiamo di umiliarlo e siamo pronti al rimprovero; al contrario, se qualcuno ci va a genio, può fare quello che vuole, lo scuseremo sempre.

San Francesco di Sales

Due pesi e due misure dans Citazioni, frasi e pensieri 2ymi0x5

Alle altre passano lisce molte cose, ed in verità non vale la pena farci caso; ma a me non se ne salva una: ogni parola è analizzata, ogni passo controllato.

Santa Faustina Kowalska

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Benson, apologia da romanzo

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2014

Cento anni fa moriva l’autore del «Padrone del mondo». Figlio del primate anglicano, divenne cattolico e prete.
di Lorenzo Fazzini – Avvenire

Benson, apologia da romanzo dans Articoli di Giornali e News j7svpi
Robert Hugh Benson (1871-1914) in collare romano da sacerdote cattolico.
Piace sia a Ratzinger sia a Bergoglio.

Pochi anni di vita (solo 43: nato nel  1871, morì un secolo fa, il 19 ottobre  1914), ancor meno quelli da  scrittore (10, dal 1904 alla prematura  scomparsa), 15 romanzi; un  vero, grande capolavoro, Il padrone  del mondo  (disponibile in due edizioni italiane, quella ‘storica’ di Jaca Book e quella di Fede & Cultura, che ne sta riproponendo  diversi titoli). 

Robert Hugh Benson oggi non è in cima alle classifiche,  ma a suo tempo furoreggiava come autore  di bestseller: «I miei libri stanno vendendo bene, gli editori mi stanno offrendo termini sempre  più vantaggiosi» confidava a un amico sul finire  della vita. Qualche cifra? La luce invisibile, scritto sulla soglia del passaggio al cattolicesimo,  aveva già venduto 5 mila copie (siamo agli inizi del Novecento) quando  Con quale autorità?, romanzo storico sullo scontro tra cattolici  e anglicani nel ’500, raggiunse la IV edizione e Vieni ruota! Vieni forca!  la settima, come certifica  il suo (primo) biografo in italiano, il giovane anglista Luca Fumagalli.

Una biografia molto documentata, che inserisce la vicenda esistenziale e culturale di Benson nel quadro più ampio del Regno Unito del tempo, ovvero gli spinosi ma anche fecondi rapporti tra anglicani e cattolici. Fumagalli si sofferma sulla genesi e il retroterra di quei libri apologetici, tutti  romanzi storici, che Benson vergava sulla spinta  dell’adesione alla fede cattolica, lui ultimo figlio  dell’arcivescovo di Canterbury, primate anglicano. 

Sono numerose le scoperte sull’autore amato  dagli ultimi due pontefici: sia Ratzinger (da cardinale) che Bergoglio (da arcivescovo e pure da papa) hanno dichiarato di aver letto in maniera appassionata
Il padrone del mondo. Un libro – molto lodato per il suo tratto profetico anche dal filosofo Augusto Del Noce – che fece esplodere la notorietà dell’autore: Benson fu protagonista  di 3 viaggi negli Stati Uniti per conferenze dove brillava come sagace  oratore. In Italia i suoi testi, tradotti in almeno 10 lingue, arrivarono già negli anni Venti. «Quasi ogni  famiglia cattolica in Inghilterra aveva almeno un libro di Benson» annota Fumagalli. 

Nel saggio vengono messi in evidenza diversi legami  culturali di Benson, che per un certo tempo  fu amico e collaboratore letterario dello scrittore  Frederick Rolfe, famoso per il suo AdrianoVII (di recente ristampato da Neri Pozza). Benson collaborò con Rolfe per un libro su Tommaso Becket, progetto che però fece venire a galla la diversità incolmabile tra i due: tanto  rigoroso e ricco di dirittura morale Benson,  soprattutto dopo il sacerdozio ricevuto  a Roma nel 1903 (il suo ingresso nel cattolicesimo risaliva al 1902), quanto bohémien e polemico Rolfe. 

Ma sono numerosi gli incontri intellettuali  di prestigio che Benson intesse nella  sua breve vita. Il suo cammino verso il cattolicesimo riceve un impulso decisivo dagli  scambi epistolari  con padre Vincent  McNabb, domenicano   irlandese che  predicava ogni domenica   nei giardini  londinesi di Hyde  Park (Chesterton lo  definì «il più grande  uomo in assoluto  nell’Inghilterra del  nostro tempo’);  McNabb aiutò Benson  a chiarire il valore dell’infallibilità papale, principale  scoglio di incomprensione tra cattolici e anglicani. Anche uno scrittore come Hilaire Belloc  spese parole di estrema stima per Benson: «Mi è incredibilmente piaciuto. Ho trovato il suo lavoro di storico davvero unico».

Nel 1904 a Roma ecco poi due incontri quanto mai diversi: il 24 giugno l’udienza privata con Pio X, con un aneddoto curioso: «Il Papa si tolse  lo zucchetto, prese quello di Hugh, e li scambiò.  Hugh si abbassò per la benedizione, il copricapo  cadde, entrambi tentarono di raccoglierlo  e sbatterono le teste»… Sempre nella Capitale  Benson ebbe un faccia a faccia pure con Romolo Murri, il sacerdote-politico marchigiano  che sarà poi sospeso a divinis; i due si incontrano  «a tarda notte, nascosti da grandi cappelli  e lunghi mantelli, per non dare nell’occhio e non suscitare eccessivi mormorii nel mondo dell’intransigentismo romano».

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SCUOLA/ Legalità, sessualità, etc? Mettiamo più “cielo” nei cervelli

Posté par atempodiblog le 9 octobre 2014

SCUOLA/ Legalità, sessualità, etc? Mettiamo più “cielo” nei cervelli
di Gianluca Zappa – Il Sussidiario.net

SCUOLA/ Legalità, sessualità, etc? Mettiamo più “cielo” nei cervelli dans Articoli di Giornali e News w89d1j

Un corso che doveva diffondere la cultura della legalità nelle scuole si è rivelato essere una truffa ai danni dello Stato e dell’Unione Europea. La notizia, che arriva da Catanzaro, ha del paradossale, o del comico, se preferite. C’erano da formare 600 insegnanti, ma il mezzo milione di euro del progetto pare aver preso strade meno nobili e alte.

Truffare lo Stato e la Ue con un corso sulla legalità è una trovata sfrontata e degna di Arsenio Lupin, ma progettare corsi e corsetti su mille cose da riversare su studenti e insegnanti (perché così si alza il punteggio necessario per ottenere i fondi europei) è una prassi banale, direi quotidiana. Le proposte arrivano alle scuole di continuo: i progetti sono sempre innovativi (a detta di chi li stende), ineccepibili nelle loro presentazioni, pieni di buoni propositivi e di obiettivi da conseguire, garantiti da reti di enti coinvolti (tra cui le scuole, appunto). Molti, troppi, si rivelano poi dei baracconi approssimativi, subiti passivamente da presidi, docenti e studenti, che dopo un momento di iniziale entusiasmo (lo dico perché è capitato anche a me) si rendono veramente conto della pochezza e dell’improvvisazione con cui vengono condotti.

Soprattutto, si rendono conto di essere coinvolti in un business che ha un bisogno disperato di travestirsi da benefica opera educativa, di essere la ruota di progetti che hanno lo scopo precipuo di far lavorare qualcuno.

In effetti di iniziative del genere se ne fanno tante, tantissime e sono tutte progettate, finanziate, rendicontate (in maniera più o meno regolare). Spesso però il loro fine principale è quello di foraggiare i formatori, i progettisti, le associazioni (anche quelle temporanee che si costituiscono per l’occasione, come a Catanzaro).

Non si vuole fare qui di ogni erba un fascio: vi sono anche iniziative degne di rispetto e di attenzione. Ma la sensazione (ricavata dall’esperienza) è che queste siano le eccezioni che confermano la regola.

Detto questo, ci si dovrebbe chiedere, finalmente e una volta per tutte, se è con un corso sulla legalità che uno studente può migliorare il suo essere parte attiva e positiva della società; se è con un corso sulla sessualità (cioè sull’uso degli anticoncezionali, magari sponsorizzato – è capitato anche questo – da una ditta del settore), che uno studente può crescere nella consapevolezza di sé e della persona che ama; se è un corso sui rischi dell’alcool e della droga che può salvare i giovani dallo sballo del sabato sera.

Sarà davvero un corso sulla Costituzione italiana che ci renderà cittadini migliori? Saranno delle nozioni veicolate da un power point attraverso una Lim, che ci costringeranno a cambiare vita?

Sarà un corso sulla legalità che eliminerà la piaga delle versioni di greco e latino scaricate con gli i-phone e tutti gli altri mezzucci per sbarcare il lunario delle valutazioni in pagella posti in essere dallo studente medio italiano? Ma ci crediamo davvero?

A me risulta che la condotta morale, più che dalle nozioni, dalle istruzioni, dai ragionamenti, è alimentata per osmosi dall’incontro affascinante con un testimone. Il “vale la pena” (anche e soprattutto quando comporta un sacrificio personale) è figlio di un amore. Ci si comporta bene non tanto perché si è riflettuto (questo, semmai, lo si fa in un secondo momento), ma perché qualcuno ci ha fatto vedere che è bello farlo.

Vengo proprio dalla lettura, con i miei studenti, dei canti centrali della Commedia di Dante (dal sedicesimo al diciottesimo del Purgatorio), dove si tratta del libero arbitrio e della necessità di educarlo per scegliere il bene. Si potrebbe equivocare e intravedere nel sommo poeta la figura di un moderno formatore alla legalità.

La differenza (abissale) sta nel fatto che Dante invita continuamente a guardare in alto e che lassù, dove invita a guardare, oltre la bellezza dei cieli che ruotano e suonano, c’è il Sommo Bene e il Sommo Piacere, Dio. C’è il Paradiso con la sua festa. C’è tutto quello che sei e che non viene perso. C’è tutto quello che ami e che ti può fare veramente felice. Per questo grande sorriso, per questa immensa speranza, per questa straordinaria certezza vale la pena di affrontare la vita seguendo la strada della virtù.

Occorre mettere cielo nei cervelli, più che nozioni e istruzioni. Costa di meno. Lo si può fare quotidianamente, svolgendo il programma scolastico. E non si corre la tentazione di mettere in piedi una truffa.

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È misericordioso chi cerca misericordia

Posté par atempodiblog le 8 octobre 2014

“Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”

È misericordioso chi cerca misericordia dans Citazioni, frasi e pensieri 2lmxc9u

Nella nostra esperienza di tutti i giorni…, normalmente sono un iroso, uno che reagisce male…: prego sempre con intensità il II° mistero doloroso dove Gesù viene catturato e flagellato alla colonna e gli chiedo: “quando mi darai mitezza, quando risponderò mitemente alle persone, come tu mi rispondi mitemente?”.

Offendi un uomo e vediamo come ti risponde, anche se è un uomo che prega sempre; tu prova ad offenderlo e vedrai quale è la sua reazione: sarà violenta, risponderà male e se tirerà fuori dal suo sacco ciò che ha dentro veramente, la giustizia, rabbia, allora non ha capito il perdono.

Dobbiamo pregare costantemente perché Dio ci dia una reazione mite come il Signore Gesù Cristo, perché i nostri conti con Dio non sono in pareggio; non so come voi siete messi, ma se Dio facesse i conti con me, io non me la cavo.

Se Dio applicasse con me i conti come deve, come sono, mi fulmina davanti a voi, perché è quello che mi merito, e non parlo per parlare; i miei peccati sono molto concreti, sono brutti e, nel passato, quando guardo la croce, vedo le mie impronte digitali, vedo come ho lasciato alcune persone della mia vita, come ho ferito e sono stato freddo con alcuni, quello che ho fatto a mio fratello e via dicendo.

Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia.

È misericordioso chi cerca misericordia, esercita il perdono chi cerca perdono; la misericordia nasce dalla coscienza della nostra povertà, del nostro debito, di un debito impagabile; se noi fossimo nella verità, se noi – semplicemente quelli che siamo qui – fossimo nella pura e semplice verità, oggi chi ci incontra incontrerebbe solo tenerezza, solo misericordia, solo benevolenza… perché siamo tutti molto indietro coi conti!

di don Fabio Rosini (audio)
Tratto da: Collevalenza, Santuario dell’Amore Misericordioso

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Socci, anche le intelligenze migliori toppano

Posté par atempodiblog le 8 octobre 2014

Anche le intelligenze migliori toppano
«Bergoglio non è Papa». La teoria-thriller di Socci agita il mondo cattolico
Nel nuovo libro, lo scrittore nega la validità dell’elezione di Francesco. Per questo il suo magistero è una delusione
di Maurizio Caverzan – Il Giornale

Socci, anche le intelligenze migliori toppano dans Antonio Socci 2njf4w6
Ratzinger: «Io sono grato di poter essere legato da una grande identità di vedute e da un’amicizia di cuore a Papa Francesco. Io oggi vedo come mio unico e ultimo compito sostenere il suo Pontificato nella preghiera».

Il thriller vaticano è un genere che tira. Una nuova vena letteraria. Un filone di successo. Basta azzeccare gli ingredienti giusti e il caso è creato. Un buon titolo. Uno stimato autore con buon seguito di lettori. Una potente casa editrice. Caso letterario? Caso teologico? Caso ecclesiastico? Forse tutti e tre insieme, bingo. Oppure nessuno: a volte mettere troppa carne al fuoco serve a non cuocerla bene e a tenersi la fame.

Non è Francesco è l’indovinato titolo del nuovo saggio di Antonio Socci, da oggi in vendita per Mondadori. Prima ancora del suo sbarco nelle librerie ha scatenato un putiferio di polemiche e, assicura Libero che ne ha anticipato stralci per due giorni di fila, già «agita il Vaticano». Di sicuro fa discutere i vaticanisti e gli osservatori più attenti del nuovo papato. [...] sul Foglio , solitamente critico con Francesco, il vicedirettore Maurizio Crippa ha seccamente stroncato la nuova opera di Socci, archiviandola alla voce «ciarpame senza pudore», già coniata per tutt’altre vicende. Ce n’è abbastanza per alimentare nuovi fiumi di parole. Trame di corvi e complotti nei sacri palazzi hanno predisposto quote crescenti di cattolici, devoti, militanti, prelati e papa-boys ad appassionarsi all’ultimo giallo sotto il cupolone. I polpettoni di Dan Brown hanno fatto il resto.

Antonio Socci ha scritto in passato libri memorabili, in particolare raccontando la vicenda di «un padre nella tempesta» dopo l’improvvisa malattia che cinque anni fa ha colpito sua figlia Caterina. Oltre che una testimonianza di provata fede, è certamente una delle intelligenze più colte e raffinate della scena cattolica contemporanea. Ma mischiando dottrina e fantascienza complottarda, teologia e atmosfere thriller, se procedono in splendida solitudine anche le intelligenze migliori rischiano di toppare. Già nel precedente I giorni della tempesta , Socci aveva sostenuto, ricorrendo alle rivelazione di Maria Valtorta, che la salma di San Pietro non si trovasse sotto la tomba in Basilica, ma nella periferia romana dove ipotizzava che un futuro Papa avrebbe trasferito la sua residenza per stare più vicino alla gente comune. Ora in questo nuovo lavoro condensa le convinzioni che lo accompagnano da prima delle clamorose dimissioni di Benedetto XVI che, gli va dato atto, aveva anticipato sulle pagine di Libero . Purtroppo Socci non si è mai rassegnato ad accettarle per ciò che erano: il riconoscimento che le «forze, per l’età avanzata ( ingravescente aetate ) non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino» (Benedetto XVI, 11 febbraio 2013 al termine del Concistoro). Ci ha intravisto sempre qualcos’altro e qualcosa di più che non si è mai ben capito cosa fosse. Forse, viziato da quel sospetto, Socci ha presto iniziato a prendere contropelo quasi tutto ciò che ha detto e fatto il successore di Ratzinger. A dire il vero, citando Elisabette Piqué, «una brava giornalista argentina», ha messo in discussione la validità stessa della elezione di Bergoglio al Soglio pontificio. Secondo la ricostruzione della Piqué contenuta in Francesco. Vita e rivoluzione , alla quinta votazione il cardinale scrutatore contò 116 foglietti anziché 115 come dovevano essere. «Sembra che, per errore, un porporato abbia deposto due foglietti nell’urna: uno con il nome del suo prescelto e uno in bianco, rimasto attaccato al primo». La votazione viene annullata «e si procede a una sesta votazione». Secondo Socci, che si appella all’articolo 69 del Regolamento per la elezione dei Papi, la votazione successiva doveva slittare al giorno dopo perché le votazioni possono essere solo quattro al giorno. E in una notte Bergoglio, che già nel Conclave dell’aprile 2005 risultò il secondo più votato dopo Ratzinger, avrebbe potuto essere giubilato. Così, appellandosi a queste norme, conclude «che l’elezione al papato di Bergoglio semplicemente non è mai esistita». Né più né meno.

E se l’elezione è nulla Bergoglio potrebbe «tornare nella pampa». Socci ne parla come di «una tentazione forse cresciuta di fronte agli enormi problemi di governo della Chiesa per i quali l’ex arcivescovo di Buenos Aires si scopre inadeguato, inadatto». Suffragata da una serie di lacune elencate dopo una breve premessa, la sentenza è senz’appello. «Ho sostenuto papa Francesco come potevo, per mesi, sulla stampa», scrive l’autore nel primo capitolo. Ma a un certo punto non ce l’ha più fatta. Troppe cose non lo convincono. A cominciare dal mancato «soccorso dei cristiani massacrati nel Califfato islamico del nord Iraq». Per proseguire con l’espressione «chi sono io per giudicare una persona» usata da Francesco per rispondere a chi lo interrogava in materia di rapporti e comportamenti omosessuali. Poi la consuetudine con Eugenio Scalfari, forse dimentico che anche Gesù si auto-invitava a casa di Zaccheo. Infine, la dichiarazione di Bergoglio di non voler «fare proselitismo», consapevole che il cristianesimo si comunica «per attrazione». Per tutto questo, Bergoglio non è Francesco. Non è Papa. Mentre lo è Benedetto XVI, che dopo le dimissioni non è tornato al precedente stato di cardinale. Il thriller apocalittico è servito.

La realtà invece è nelle parole dello stesso Ratzinger che in una lettera autografa al teologo svizzero Hans Kung ha confidato: «Io sono grato di poter essere legato da una grande identità di vedute e da un’amicizia di cuore a Papa Francesco. Io oggi vedo come mio unico e ultimo compito sostenere il suo Pontificato nella preghiera».

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“Venga il Tuo Regno”

Posté par atempodiblog le 8 octobre 2014

Venga il Tuo Regno, o nostro dolcissimo Re

Ecco che tu, o Gesù Cristo Re, stendi il tuo regno e spieghi il tuo vessillo da trionfatore su tutto il mondo! Tu non con la violenza della guerra, né con il terrore delle stragi t’impossessasti dei regni, ma solo con l’amore attrai tutti a te, da quando fosti elevato sulla Croce! O beatissimo il popolo su cui regna in pieno Gesù Cristo!

Venga presto, o Signore Gesù Cristo, nostro dolcissimo Re, il giorno desiderato in cui tutto il mondo, a te sottomesso e fedele, goda il frutto della giustizia in ogni attività e relazione umana, nella pienezza della pace intima, domestica, sociale! A te solo, o Gesù Cristo, con il Padre nel Santo Spirito, Re dei secoli, solo Dio, ogni onore e gloria! Amen!

Beato Giustino Maria della Santissima Trinità Russolillo

“Venga il Tuo Regno” dans Commenti al Vangelo Beato-Russolillo

Papa Francesco: “Venga il tuo Regno, cresca il tuo Regno”

“A tutti noi può accadere questa cosa. Tutti siamo peccatori e tutti siamo tentati e la tentazione è il pane nostro di ogni giorno. Se qualcuno di noi dicesse: ‘Ma io mai ho avuto tentazioni’, o sei un cherubino o sei un po’ scemo, no? Si capisce… E’ normale nella vita la lotta e il diavolo non sta tranquillo, lui vuole la sua vittoria. Ma il problema – il problema più grave in questo brano – non è tanto la tentazione e il peccato contro il nono comandamento, ma è come agisce Davide. E Davide qui non parla di peccato, parla di un problema che deve risolvere. Questo è un segno! Quando il Regno di Dio viene meno, quando il Regno di Dio diminuisce, uno dei segni è che si perde il senso del peccato”.

Ogni giorno, recitando il “Padre Nostro”, noi chiediamo a Dio “Venga il Tuo Regno…”, il che – spiega Papa Francesco – vuol dire “cresca il Tuo Regno”. Quando invece si perde il senso del peccato, si perde anche “il senso del Regno di Dio” e al suo posto – sottolinea il Papa – emerge una “visione antropologica superpotente”, quella per cui “io posso tutto”:

“La potenza dell’uomo al posto della gloria di Dio! Questo è il pane di ogni giorno. Per questo la preghiera di tutti i giorni a Dio ‘Venga il tuo Regno, cresca il tuo Regno’, perché la salvezza non verrà dalle nostre furbizie, dalle nostre astuzie, dalla nostra intelligenza nel fare gli affari. La salvezza verrà dalla grazia di Dio e dall’allenamento quotidiano che noi facciamo di questa grazia nella vita cristiana”.

“Il più grande peccato di oggi è che gli uomini hanno perduto il senso del peccato”.

di Alessandro De Carolis – Radio Vaticana

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