La ballata degli impiccati

Posté par atempodiblog le 15 octobre 2014

Nel Medioevo gli impiccati restavano appesi alla forca per qualche giorno, per servire da monito. Villon – che era in prigione e si vedeva già in loro compagnia – li fa parlare durante la loro danza macabra.

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La ballata degli impiccati
di François Villon

Fratelli umani, che ancor vivi siete, non abbiate per noi gelido il cuore, ché, se pietà di noi miseri avete, Dio vi darà più largo il suo favore. Appesi cinque, sei, qui ci vedete: la nostra carne, già troppo ingrassata, è ormai da tempo divorata e guasta; noi, ossa, andiamo in cenere e polvere. Nessun rida del male che ci devasta, ma Dio pregate che ci voglia assolvere!

Se vi diciam fratelli, non dovete averci a sdegno, pur se fummo uccisi da giustizia. Ma tuttavia, sapete che di buon senso molti sono privi. Poiché siam morti, per noi ottenete dal figlio della Vergine Celeste che inaridita la grazia non resti, e che ci salvi dall’orrenda folgore. Morti siamo: nessuno ci molesti, ma Dio pregate che ci voglia assolvere!

La pioggia ci ha lavati e risciacquati, e il sole ormai ridotti neri e secchi; piche e corvi gli occhi ci hanno scavati, e barba e ciglia strappate coi becchi. Noi pace non abbiamo un sol momento: di qua, di là, come si muta, il vento senza posa a piacer suo ci fa volgere, più forati da uccelli che ditali. A noi dunque non siate mai uguali; ma Dio pregate che ci voglia assolvere!

O Gesù, che su tutti hai signoria, fa’ che d’Inferno non siamo in balia, che debito non sia con lui da solvere. Uomini, qui non v’ha scherno o ironia, ma Dio pregate che ci voglia assolvere!

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