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Aiutiamo le nostre bambine (ma anche i bambini) a rallentare, camminando insieme a loro, al loro passo…

Posté par atempodiblog le 15 septembre 2014

Aiutiamo le nostre bambine (ma anche i bambini) a rallentare, camminando insieme a loro, al loro passo…
di Alessandro – Frammenti cattolici vivi
Tratto da: Ascolta tua Madre

Aiutiamo le nostre bambine (ma anche i bambini) a rallentare, camminando insieme a loro, al loro passo… dans Riflessioni 9u224j

Ho appena ricevuto il giornale mensile di “Frate Indovino” che leggo sempre molto volentieri e da cui traggo ogni tanto qualche spunto anche per il blog. Nel numero di Settembre mi ha particolarmente colpito questo articolo. Sarà perché ho una figlia di nove anni e il ‘fenomeno’ ce l’ho ogni giorno sotto gli occhi, ma come non essere in linea di massima d’accordo con l’articolo che segue?

NON CEDIAMO AL LOLITISMO

Bambine che già alle elementari vestono indumenti attillati, che a otto anni chiedono la depilazione e a tredici la plastica al seno… Succede anche da noi: la pubertà precoce è in crescita, così come l’adolescenza anticipata, un fenomeno che sconcerta i genitori e allarma pediatri e psicologi, perché non è detto che tutta questa precocità non finisca poi per esigere il suo prezzo, da pagar caro, sia in termini fisici che in termini psicologici.

Le cause? Tutta una serie di fattori genetici, ambientali e culturali: dall’inquinamento da Pcb agli estrogeni nella carne, alla dieta troppo ricca; dall’ansia da prestazione indotta dai genitori che vogliono figli perfetti ai messaggi erotizzanti dei mass-media… Un insieme di fattori che determina un’adolescenza culturale e psicologica, prima di quella biologica, in modo che l’adolescenza stessa non coincide più con la pubertà come avveniva per le passate generazioni, mentre il desiderio di uscire dall’infanzia, molto più forte oggi, è provocato da un ambiente sociale che induce la frenesia della crescita rapida per approdare più in fretta a una fascia di età superiore, bruciando, come si dice, le tappe.

A preoccupare di più sono i fattori culturali che dipendono dagli adulti: padri e madri che si mostrano orgogliosi dei figli “più avanti della loro età”; madri che incoraggiano la vanità delle loro bimbe, mentre la nostra società sempre più ipersessualizzata, che associa qualsiasi oggetto al corpo femminile, manda alle bambine segnali continui, provocando il cosiddetto “effetto Barbie” (che in Francia tra l’altro, ha fatto insorgere centinaia di pediatri contro l’erotizzazione dei bambini nella pubblicità). Naturalmente però molto dipende dalle mamme, che spesso, purtroppo, sono le prime a “giocare con le Barbie”, nel senso che esibiscono ed erotizzano le figlie per valorizzare se stesse…

Questa prematurità psichica, dicono gli esperti, è dannosa perché inaridisce i processi immaginativi, diminuisce il tempo del gioco, depotenzia i sogni: uscendo troppo presto dall’infanzia, si rischiano un’identità emotiva arida, un pensiero conformista, un’eccessiva ricerca del consenso sociale.

Che fare allora per aiutare le nostre bambine a rallentare?

Silvia Vegetti Finzi suggerisce alcune regole:

- adottare abitini sobri senza cedere al lolitismo;

- non regalare cosmetici e gioielli;

- sdrammatizzare l’eventuale sovrappeso e non colpevolizzare i cibi;

- evitare letture e spettacoli erotizzanti;

- rinviare l’acquisto del cellulare e comunque controllarne l’abuso;

- proibire che i propri figli chattino nella rete;

- non mostrarsi lusingati e divertiti quando le figlie alludono al “fidanzatino”;

- preferire sport di squadra non competitivi e accordarsi con le mamme dei compagni di classe per adottare atteggiamenti coerenti.

(Tratto da “Frate Indovino”, Settembre 2014)

Io aggiungerei: parlare, parlare e parlare, le mamme ma anche i papà, parlare coi nostri figli motivando ogni nostra scelta, soprattutto quando ci troviamo a dover motivare quelle un po’ fuori dal coro del pensiero unico e della catechesi del mondo. Trasmettiamo ai nostri figli la gioia che si prova a non bruciare le tappe facendo vedere che l’eccesso uccide proprio le qualità che cerchiamo in ogni cosa, qualunque cosa.

Certe corse alla precocità possono dare un’illusione di conforto, ma quello che all’inizio è un tentativo di soddisfare bisogni (soprattutto indotti dalla società di oggi che ci vuole consumatori il prima possibile) inappagati, subito acquista una vita propria e pretende di più, dando meno in cambio.

Il vero appagamento, la vera soddisfazione si trova nell’equilibrio e l’equilibrio lo si trova da adulti, al tempo giusto. Da adulti liberi che scelgono le cose e che le usano, non che si fanno manipolare da una società che sin da bambini induce desideri per “crescersi” i consumatori pronti per l’uso.

C’è un tempo per ogni cosa… Lo dice anche la Bibbia no?

C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace

(Qoelet 3,2-8)

… e in questo elenco di attività, ognuna al momento giusto, alla fine, la PACE.

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Dio: una favola per bambini ed anziani?

Posté par atempodiblog le 15 septembre 2014

Dio: una favola per bambini ed anziani?
di Francesco Agnoli - Il Foglio
Tratto da: Una casa sulla Roccia

Dio: una favola per bambini ed anziani?  dans Articoli di Giornali e News oj0403

Russell Stannard è un fisico americano che indaga il rapporto tra scienza e fede. In Italia è stato pubblicato un suo testo, La scienza e i miracoli, in cui vengono intervistati molti scienziati, sui temi più scottanti. Alcuni di essi, dopo essere stati genetisti, fisici, astronomi, hanno deciso di diventare anche teologi. Perché la loro scienza non gli bastava.

Il libro inizia con una descrizione: quella di un gruppetto di scolari di 9 anni presso un Osservatorio astronomico. Ad alcune domande sull’origine del cosmo, delle stelle, degli alberi, racconta Stannard, tutti tirano in ballo Dio. Per i bambini Dio è una realtà vera e presente. Vi sono studi che sostengono che l’idea di Dio sia innata negli uomini, e particolarmente efficace proprio nei bambini. Come fossimo “programmati” per credere. Ma la certezza dell’esistenza di Dio, continua Stannard, naufraga clamorosamente quando, invece che bambini, si interrogano giovani universitari o adulti.

Allora Dio diventa… una favola per bambini. Trovo questo fatto interessante. E ammetto subito di simpatizzare per i bambini, il cui innato senso religioso rende conto di un fatto: checché se ne dica spesso, da secoli, la fede non nasce affatto dalla paura, o da chissà quale desiderio da sublimare, ma dallo stupore originario con cui guardiamo il mondo. Stupore originario di chi, oltre all’evidenza, non ha eredità di ragionamenti, nè di scelte morali passate, attraverso cui filtrare la realtà così com’è…

Credo che se si facesse uno studio, si scoprirebbe che la maggior parte delle persone perdono la fede in età adolescenziale, o all’inizio dell’età adulta. Sì, proprio nell’età in cui, se non guidati e sorretti, facilmente si trasforma la brama di esistere e di essere riconosciuti, in ribellione: contro i genitori, la scuola, la realtà, il proprio aspetto fisico… In quest’ansia di agire, di essere, di crescere, di contare… Dio sembra, talora, solo un limite, come i genitori, come molte altre cose… e viene piano piano accantonato. Poi si cresce e un po’ di studio, magari un pezzo di carta chiamato laurea, convince tanti di aver capito tutto: “Dio non serve: è dei bambini e dei vecchi…“. Così i giovani universitari sentiti da Stannard: “O credi nella scienza o credi nella Creazione“.

Eppure i più grandi scienziati (scienziati-bambini?) erano spiriti profondamente contemplativi e religiosi. Personaggi che maneggiavano una lucertola con rispetto, come scrive Chargaff; che guardavano il mondo con stupore e senso del sacro, come scriveva Russell; che cercavano Dio nei cieli e nelle foglioline; che, come Newton, si paragonavano, guarda un po’, ad un bambino che camminando sulla spiaggia osserva sassolini e conchiglie, mentre ha davanti a sé un “oceano di mistero” che gli sorride e lo affascina. Poi, dopo l’età infantile, l’età adolescenziale e l’età adulta: il secolo dei lumi. Con le sue certezze: “Sappiamo tutto; tutto ci è chiaro, ormai“. E’ l’epoca dei filosofi atei, di alcuni scienziati, spesso di mediocre livello, che hanno chiaro che Dio è dei bambini e dei vecchi. Una superstizione che passerà. E invece… oggi abbiamo mille conoscenze in più che in passato. Il cittadino medio sa più cose di Newton e di tutti i filosofi materialisti del Settecento e dell’Ottocento… Eppure, accanto a scienziati atei, vi sono ancora campioni della scienza, premi Nobel ecc che si dichiarano credenti. Che smentirebbero volentieri, se interrogati, la visione dei giovani universitari: “O credi nella scienza o credi nella Creazione”. Quantomeno dichiarando ridicolo l’aut aut.

Ma torniamo al passaggio da bambini ad adulti. Cosa fa il bambino? Sapendo poco, osserva tanto. E così facendo, impara. E l’adulto? Spesso crede di aver osservato abbastanza, e di non averne più bisogno: ha capito. Quanto più si crede di sapere, però, tanto più ci si chiude alla conoscenza vera, profonda, della multiforme e variopinta grandezza della realtà. Sfuggono i colori, le sfumature, ciò che è più profondo, meno evidente, ma non meno reale. La chiusura a priori è un atteggiamento mentale diffuso. E’ proprio di tanti adulti che si ritengono “colti”, arrivati, perché hanno magari una laurea e leggono libri alla moda.

I più ignoranti sono sempre coloro che credono di aver già capito tutto. Ma chi crede di aver capito tutto? Chi ha capito, un po’, un qualchecosa di qualcosa. Così certi scienziati: conoscono benissimo il funzionamento di una reazione chimica, o di una proteina, e, mentre si innamorano dei dettagli, dimenticano che le cause seconde non sono la prima, che il dettaglio non è l’insieme, precludendosi la possibilità di vedere tutto il quadro…

Il meccanismo è quello descritto da Pasteur, e, prima, da Bacone e Boyle: “poca scienza allontana da Dio, molta vi riconduce”. Poca scienza rende, spesso, superbi, tanta umili. Ecco perchè, a mio avviso, la fede è, spesso, dei bambini e degli adulti più maturi, dei vecchi.

Nei bambini c’è un’umile apertura alla realtà (senza paura); in tanti adulti, invece, si mescolano orgoglio, presunzione di sapere e cinismo; il passare degli anni permette a molti di incontrare di nuovo la realtà, non con l’umiltà originaria e meravigliata dei bimbi, ma con quella più sofferta, insegnata dall’esperienza e dalla vita stessa.

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Coroncina alla Beata Vergine Maria Addolorata

Posté par atempodiblog le 15 septembre 2014

Coroncina alla Beata Vergine Maria Addolorata
Tratta da: Il giornalino di Radio Maria

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Spiritualmente uniti all’Addolorata (liturgicamente ricordata il 15 settembre), rinnoviamo anche noi il nostro “sì” al Dio che ha scelto la via della croce per salvarci. Ci aiuti Maria a prendere ogni giorno la nostra croce e a seguire fedelmente Gesù sulla via dell’obbedienza, del sacrificio e dell’amore.

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Credo

A me peccatore e a tutti i peccatori, concedi il pentimento sincero per i nostri peccati. (3 volte)

Vergine addolorata, nel meditare le parole che ti disse il santo vecchio Simeone nella presentazione al tempio del tuo Figlio Gesù: «E anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2,35), fa’ che io comprenda il tuo dolore e ottienimi di saper sempre compatire quanti soffrono nell’anima e nel corpo.

Padre nostro • 7 Ave Maria Gloria al Padre

Vergine addolorata, allorché Erode ordinò la strage dei bambini per uccidere anche il tuo Figlio Gesù, quanto dolore provasti nel tuo Cuore di madre per tante morti innocenti. Ottieni a questa umanità di saper rispettare, favorire, promuovere la vita dal concepimento alla morte naturale.

Padre nostro 7 Ave Maria Gloria al Padre

Vergine addolorata, allorché ti accorgesti della scomparsa del tuo Figlio Gesù, grandi furono il dolore e l’ansia nel ricercarlo per tre giorni finché non lo trovasti nel tempio di Gerusalemme, mentre discuteva con i dottori della Legge. Ottieni a quanti vivono lontano dal Figlio tuo di ritrovare la strada della Chiesa attraverso l’ascolto della Parola di Dio.

Padre nostro • 7 Ave Maria Gloria al Padre

Vergine addolorata, quando sul Calvario vedesti il tuo Figlio Gesù disteso sulla croce, spogliato delle sue vesti, quanto dolore e vergogna provasti! Nel sentirlo insultato e deriso quanta amarezza nel tuo Cuore di madre! Ottieni, a quanti si dedicano a curare quelli che soffrono, sensibilità, disponibilità e amore, e a tutti rispetto per quelli che sono in uno stato di emarginazione.

Padre nostro • 7 Ave Maria Gloria al Padre

Vergine addolorata, tu che ai piedi della croce ricevesti le ultime parole del tuo Figlio Gesù: «Donna, ecco tuo figlio!» (Gv 19,26), non staccare mai i tuoi occhi misercordiosi da noi peccatori e ottienici di chiudere la storia della nostra vita terrena in pace con Dio e con i fratelli, confortati dai sacramenti e assistiti dalla tua presenza.

Padre nostro • 7 Ave Maria Gloria al Padre

Vergine addolorata, quando la spada del soldato trafisse il costato del tuo Figlio Gesù, anche il tuo ne venne squarciato dal dolore, come ti aveva predetto il vecchio Simeone. Ottieni a quanti sono ostinati nel peccato di aprire il loro cuore alla grazia e a tutti la sensibilità ai bisogni del prossimo, senza chiudersi nel loro egoismo.

Padre nostro • 7 Ave Maria Gloria al Padre

Vergine addolorata, quando deponesti il corpo del tuo Figlio Gesù nel sepolcro, non perdesti la fede e la speranza nella risurrezione. Ottieni anche a noi di tenere sempre viva la fede nella vita eterna e nella risurrezione dei morti, perché da tutti il sepolcro sia considerato solo una sosta, nell’attesa della risurrezione e della gloria eterna.

Padre nostro • 7 Ave Maria Gloria al Padre

Preghiamo
O Dio, che nei tuoi ammirabili disegni, hai voluto la Madre del tuo Figlio associata a lui nel compimento della nostra redenzione, concedi a noi, che condividiamo in terra i suoi dolori, di partecipare ai suoi gaudi nella vita eterna, per Cristo nostro Signore. Amen.

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