“Davanti a Dio siamo tutti peccatori e bisognosi di perdono”. E’ quanto affermato da Papa Francesco all’Angelus, in Piazza San Pietro, incentrato sulla “correzione fraterna” nella comunità cristiana. Il Pontefice ha inoltre levato un forte appello per la pace in Ucraina e nel Lesotho, dove nei giorni scorsi vi è stato un colpo di Stato. Quindi, ha rivolto il pensiero ai cristiani perseguitati in Iraq e a quanti sono impegnati a sostenerli.
di Alessandro Gisotti – Radio Vaticana
Ucraina e Lesotho, due Paesi molto lontani tra loro e tuttavia, purtroppo, accomunati in questo momento dalla violenza. Ai loro popoli che soffrono è andato il pensiero e la vicinanza di Papa Francesco all’Angelus. Il Pontefice ha osservato che, negli ultimi giorni, “sono stati compiuti passi significativi nella ricerca di una tregua nelle regioni interessate dal conflitto in Ucraina orientale, pur avendo sentito oggi delle notizie poco confortanti”:
“Auspico che essi possano recare sollievo alla popolazione e contribuire agli sforzi per una pace duratura. Preghiamo affinché, nella logica dell’incontro, il dialogo iniziato possa proseguire e portare il frutto sperato. Maria, Regina della Pace, prega per noi. Unisco inoltre la mia voce a quella dei Vescovi del Lesotho, che hanno rivolto un appello per la pace in quel Paese. Condanno ogni atto di violenza e prego il Signore perché nel Regno del Lesotho si ristabilisca la pace nella giustizia e nella fraternità”.
Francesco ha quindi rivolto il pensiero ad un convoglio di volontari della Croce Rossa italiana partito per l’Iraq e che si recherà ad Erbil “dove si sono concentrate decine di migliaia di sfollati iracheni”:
“Esprimendo un sentito apprezzamento per questa opera generosa e concreta, imparto la benedizione a tutti loro e a tutte le persone che cercano concretamente di aiutare i nostri fratelli perseguitati ed oppressi. Il Signore vi benedica”.
Prima degli appelli di pace, Francesco si era soffermato sul tema della “correzione fraterna” presentato dal Vangelo domenicale. Gesù, ha detto, “suggerisce un progressivo intervento” quando devo correggere un fratello cristiano che “fa una cosa non buona”. Le “tappe di questo itinerario – ha osservato – indicano lo sforzo che il Signore chiede alla sua comunità per accompagnare chi sbaglia, affinché non si perda”:
“Occorre anzitutto evitare il clamore della cronaca e il pettegolezzo della comunità – questa è la prima cosa, evitare questo -. «Va’ e ammoniscilo fra te e lui solo» (v. 15). L’atteggiamento è di delicatezza, prudenza, umiltà, attenzione nei confronti di chi ha commesso una colpa, evitando che le parole possano ferire e uccidere il fratello. Perché, voi sapete, anche le parole uccidono! Quando io sparlo, quando io faccio una critica ingiusta, quando io ‘spello’ un fratello con la mia lingua, questo è uccidere la fama dell’altro! Anche le parole uccidono”.
Nello stesso tempo, ha soggiunto, questa “discrezione di parlargli da solo ha lo scopo di non mortificare inutilmente il peccatore”. Scopo della correzione fraterna, ha ribadito, “è quello di aiutare la persona a rendersi conto di ciò che ha fatto, e che con la sua colpa ha offeso non solo uno, ma tutti”:
“Ma anche di aiutare noi a liberarci dall’ira o dal risentimento, che fanno solo male: quell’amarezza del cuore che porta l’ira e il risentimento e che ci portano ad insultare e ad aggredire. E’ molto brutto vedere uscire dalla bocca di un cristiano un insulto o una aggressione. E’ brutto. Capito? Niente insulto! Insultare non è cristiano. Capito? Insultare non è cristiano”.
In realtà, ha detto, “davanti a Dio siamo tutti peccatori e bisognosi di perdono. Tutti! Gesù infatti ci ha detto di non giudicare”. La correzione fraterna è, allora, “un aspetto dell’amore e della comunione che devono regnare nella comunità cristiana, è un servizio reciproco che possiamo e dobbiamo renderci gli uni gli altri”. Ma, ha ammonito, “correggere il fratello è un servizio ed è possibile ed efficace solo se ciascuno si riconosce peccatore e bisognoso del perdono del Signore”. Francesco ha evidenziato che “la stessa coscienza che mi fa riconoscere lo sbaglio dell’altro, prima ancora mi ricorda che io stesso ho sbagliato e sbaglio tante volte”. Per questo, all’inizio della Messa, “ogni volta siamo invitati a riconoscere davanti al Signore di essere peccatori”:
“Tra le condizioni che accomunano i partecipanti alla celebrazione eucaristica, due sono fondamentali, due condizioni per andare bene a Messa: tutti siamo peccatori e a tutti Dio dona la sua misericordia. Sono due condizioni che spalancano la porta per entrare a Messa bene. Dobbiamo sempre ricordare questo prima di andare dal fratello per la correzione fraterna”.
Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha ricordato che domani celebreremo “la ricorrenza liturgica della Natività della Madonna”. Questo, ha affermato, è “il suo compleanno”:
“E cosa si fa quando la mamma fa la festa di compleanno? La si saluta, si fanno gli auguri… Domani ricordatevi, dal mattino presto, dal vostro cuore e dalle vostre labbra, di salutare la Madonna e dirle: “Tanti auguri!”. E dirle un’Ave Maria che venga dal cuore di figlio e di figlia. Ricordatevi bene!”.
Per approfondire:
Guadagnare un fratello (di don Fabio Rosini)
La correzione non sia un atto di accusa (di padre Raniero Cantalamessa)