Posté par atempodiblog le 6 août 2014
Tu sei la sua vetta che si perde nelle altezze
e nella luce inaccessibile della divinità e della Trinità,
nel seno e nel cuore del Padre Iddio!
E ora ti trasfiguri davanti ai tuoi prediletti!
O trasfigurazione molto più misteriosa
e permanente in tutti i secoli del tempo
prima della trasfigurazione dei secoli eterni!
Su questa vetta di miserie, bisogni, dolori e
umiliazioni tu appari più presente ai tuoi eletti,
più operante nei tuoi prediletti,
più glorificato dall’ amplesso dello Spirito,
dalle compiacenze del Padre!
Su questa vetta tu mi conduci e non mi neghi di stabilire la mia tenda.
O sapienza, o amore, o Gesù, sono anch’io
un cumulo di miserie e bisogni, dolori e umiliazioni!
Sii anche in me presente e operante la mia trasformazione
e trasfigurazione in te, o bellezza divina,
o dolcezza divina, oggetto di tutte le compiacenze
del Padre Iddio nello Spirito Santo.
Don Giustino M. Russolillo
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Posté par atempodiblog le 6 août 2014
Signore Gesù,
grazie perché ci fai contemplare
il Tuo Volto Santo,
rivelazione dell’infinito Amore,
e tenerezza di Dio per noi.
Fa’ che sotto il Tuo Sguardo
ci sentiamo raggiunti
dall’Amore che perdona,
e sentiamo sciogliersi in noi
le barriere della solitudine, della paura
e della fatica di perdonare e di amare.
Tu che ci guardi con occhi di misericordia,
attendi alla nostra povertà ed al nostro dolore,
rendici capaci di riconoscere
il Tuo Volto negli altri,
specialmente nei più soli,
abbandonati e disperati dei nostri fratelli,
e fa’ che sappiamo amarli
con l’amore attento,
concreto, umile e gioioso,
che da Te solo viene.
Illumina il Tuo Volto su di noi,
o Signore, e saremo salvi!
Fa’ risplendere la Tua faccia in mezzo
a noi, e dona alla Tua Chiesa e al mondo
la giustizia e la pace.
Amen! Alleluia!
di Mons. Bruno Forte
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Posté par atempodiblog le 6 août 2014
L’accompagnatore non può né forzare una decisione in qualsiasi maniera, né prenderla al posto del soggetto, fosse pure per liberarlo da esitazioni che egli giudica paralizzanti e infondate.
dell’Ordine Francescano Secolare Abruzzo
La monaca di Monza, dipinto di Giuseppe Molteni
In quale misura e con quali mezzi è possibile favorire la nascita e la crescita di queste vocazioni? È un problema che si pone specialmente ai genitori e agli educatori cristiani, e che merita di essere studiato con cura.
Di fronte ad esso è importante, prima di tutto, ricordare che la vocazione deriva da una iniziativa sovrana di Dio. Occorre rispettare la decisione divina, che non si può forzare e alla quale non si può sostituire una decisione umana. Sono adatti al sacerdozio soltanto coloro che Cristo chiama! Così si spiega perché uno dei mezzi principali per favorire le vocazioni sia la preghiera. Pregando, possiamo ottenere che le chiamate si moltiplichino: “Pregate il padrone della messe che mandi operai nella sua messe”! Una tale preghiera, ordinata da Cristo, non può certamente mancare di efficacia.
Oltre alla preghiera, altre iniziative umane possono rivelarsi utili allo sbocciare di una vocazione. Un episodio evangelico ci offre un esempio suggestivo: Andrea, uno dei primi due discepoli che si misero al seguito di Gesù, raccontò a suo fratello Simone ciò che gli era accaduto, e “lo condusse da Gesù”. Certo, fu Gesù a chiamare Simone e a dargli il nome di Pietro, ma era stata l’iniziativa di Andrea a promuovere l’incontro, nel quale poi Gesù rivolse la sua chiamata al futuro capo della Chiesa.
La conclusione è che ciascuno di noi può divenire strumento della grazia della vocazione. A volte, una parola detta a un giovane, o una semplice domanda, possono svegliare in lui l’idea della vocazione. In particolare gli educatori hanno la possibilità di far comprendere il valore della vita sacerdotale; se poi sono preti, sarà soprattutto mediante la testimonianza della loro vita che potranno suscitare nei giovani che li avvicinano l’entusiasmo per la vocazione sacerdotale. Ciò tuttavia deve sempre avvenire nel rispetto della libertà personale del giovane, e in un contesto di delicatezza che eviti tutto ciò che potrebbe assumere l’aspetto di una pressione morale.
Giovanni Paolo II (Angelus, 4 febbraio 1990)
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