Basilica Santuario del Carmine Maggiore di Napoli
Fonti:
Arte.it
Turismo in Campania
La chiesa attuale fu edificata nel 1301 sul luogo di una precedente chiesetta dove si venerava l’icona della Madonna detta la Bruna, un dipinto su tavola di scuola toscana del XIII secolo esposto nella cappella dietro l’abside.
Nell’edificio è sepolto Corradino di Svevia, giustiziato nel 1268 nella vicina piazza del Mercato per il suo tentativo di difendere la dinastia degli Hohenstaufen: le ceneri sono conservate nel piedistallo del monumento postumo (1847) commissionato da Massimiliano re di Baviera e collocato lungo la navata. Nel chiostro della chiesa, inoltre, il 16 luglio 1647 fu colpito a morte Masaniello.
DA SAPERE: Ogni anno, il 16 luglio, in occasione della festa della Madonna del Carmine il campanile della chiesa, che con i suoi 75 metri è il più alto della città, è illusionisticamente incendiato da un gioco di fuochi d’artificio. Il fuoco si spenge solo all’arrivo dell’immagine della Madonna del Carmine. In origine al posto del campanile c’era un finto castello costruito dai pescivendoli di Marina che rievocavano la vittoria dei cristiani contro i turchi nella battaglia della Goletta. Dopo la rivolta di Masaniello, avvenuta proprio durante la festa, il governo decise di eliminare l’assalto al castello, temendo altre insurrezioni popolari.
Miracolo del crocifisso, il crocifisso ligneo, esposto scenograficamente sotto l’arco trionfale, è protetto in una teca chiusa, poiché secondo la tradizione il Cristo avrebbe chinato il capo schivando il colpo di bombarda durante l’assedio di Alfonso d’Aragona del 1439. La pietra è ancora conservata nel piccolo museo della chiesa
Particolarmente pregevole è l’aspetto interno della chiesa, interamente progettato, nelle decorazioni a commesso marmoreo degli altari, negli ornati lignei e a stucco dall’architetto Nicola Tagliacozzi Canale fra il 1755 e il 1766, e messo in opera dai fratelli Cimafonti.
Ai due lati della navata, sono collocati due organi costruiti alla “veneziana”, le cui casse sono state realizzate con un pregevole intaglio ligneo.
In controfacciata domina il monumentale organo degli inizi del ‘900, il più grande di tutte le chiese della città. Dotato di 4800 canne, è stato il primo strumento a diffondere via radio (per l’allora EIAR) alcuni concerti d’organo tenuti dal maestro Franco Michele Napolitano.
La tela dipinta da Mattia Preti è conservata nella seconda cappella di destra. Preti illustra la visione di san Simone Stock, frate carmelitano inglese morto nel 1265: la Vergine gli appare e gli dona una sopraveste, detto scapolare, che aveva il potere di proteggere chi lo indossava dalle fiamme dell’Inferno.
Santa Barbara di Luca Giordano
Assunta di Francesco Solimena (1708)
La sagrestia, acessibile dal transetto d., su disegno del Tagliacozzi Canale (1736), con marmi di Gennaro Cimafonte e affreschi di Filippo Falciatore (1741).
Dei due chiostri originali sopravvive oggi solo il Chiostro degli Affreschi, il cui ingresso è ubicato all’immediata sinistra della basilica.
A circa duecento metri di distanza si trova la chiesa gotica di sant’Eligio maggiore. Al suo esterno vi è il quattrocentesco arco dell’orologio.
Per maggiori informazioni, consultare i siti ufficiali:
http://www.santuariocarminemaggiore.it/
http://www.festadelcarminenapoli.it/