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Preghiera a Sant’Anna rivelata a Santa Brigida

Posté par atempodiblog le 26 juillet 2014

Preghiera a Sant'Anna rivelata a Santa Brigida dans Preghiere o0e81c

Nelle Rivelazioni di S. Brigida si legge che la Santa ebbe in dono dall’Abate di S. Paolo fuori mura di Roma una reliquia del Braccio di S. Anna che conservasi colà nella ricca cappella delle Reliquie. Ora mentre essa pensava al modo di collocare tali Reliquie della Santa Avola di Gesù per custodirle ed onorarle nel modo più degno, le apparve S. Anna stessa che le disse: “Io sono Anna, la Patrona di tutti i coniugati che furono prima delle legge di grazia; e sono la Madre di tutti i coniugati cristiani, perché Dio volle prendere carne dalla mia discendenza, e perciò tu, figlia mia, invocherai il Signore con questa preghiera:

Sii benedetto, o Gesù, Figlio di Dio e della Vergine, che ti degna­sti eleggerti per Madre Colei che fu il frutto del sacro coniugio di Anna e Gioacchino; per le preghiere di entrambi abbi pietà di tutti coloro che vivono nello stato coniugale, affinché si accre­sca il numero dei glorificatori di Dio. Così sia”.

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La forza della preghiera

Posté par atempodiblog le 26 juillet 2014

La forza della preghiera dans Fede, morale e teologia 24qinw9

Anche il credente che abbia poca dimestichezza con la preghiera, come il sottoscritto, ha in più occasioni la consapevolezza di cosa significhi nella vita di ogni giorno ritagliarsi qualche momento in cui ci si astrae dalla routine quotidiana, e, messi da parte il dormire, il mangiare, il lavorare, il begare… si cerca un contatto con Dio: cioè un attimo di pace, di serenità spirituale, nel quale le passioni si acquietano, i pensieri si elevano, lo sguardo, solitamente contratto e raggomitolato, si estende. Pregare significa accedere all’Origine e al Fine del nostro Essere, contemplare il mistero dell’Incarnazione di Dio, e così mettere a fuoco ciò che è importante e ciò che non lo è. Sei iroso? Nella preghiera trovi la calma e la quiete, una comprensione superiore dei fatti, grazie alla quale l’ira di prima appare inutile e cattiva. Sei in preda allo sconforto? La preghiera rinforza l’anima prostrata, come un bagno freddo che ritempra il corpo e lo rende tonico e forte. Sei in preda alla superbia? La preghiera ti rimette al tuo posto: sei creatura, non Dio, ma creatura amata, il cui unico bisogno non è la fama, l’onore, il potere, ma il Creatore, che è infinitamente di più di tutte le cose create e di tutte le aspirazioni mondane. Soprattutto la preghiera costante permette alla vita dell’uomo di non essere in balia delle onde, delle circostanze, delle situazioni contingenti e sempre cangianti. L’uomo di preghiera, per quanto possibile umanamente, sta, dum volvitur orbis, mentre tutto gira, cambia, muta.

A differenza del pagano, che pregava per ottenere qualcosa, il cristiano anzitutto dovrebbe ringraziare Dio di ciò che ha e lodarlo per i suoi doni; poi, certo, la preghiera è anche richiesta, persino di beni terreni, di aiuti concreti; ma soprattutto richiesta, spesso difficile, di saper vivere ciò che tocca vivere; di sapere  affrontare, ciò che non si vorrebbe affrontare; di saper essere, ciò che si fatica ad essere; di saper  portare ciò che non si vorrebbe portare… Per questo la preghiera cristiana non è fuga, come vorrebbero alcuni, ma, al contrario, coinvolgimento pieno, alla luce dell’Incarnazione.

Madre Teresa di Calcutta, esempio a noi cronologicamente vicino di questa forza della preghiera, era una donnina piccola e curva, in mezzo alle continue tempeste del mondo. Perché le sue suore, con lei, le affrontassero con la forza sufficiente, aveva messo come regola anche un’ora di adorazione davanti al Santissimo ogni sera. Insegnando così alle sue suore che è nella vita contemplativa che si trova la forza per affrontare cristianamente la vita attiva. Ad un visitatore che le chiedeva: “Non le pare troppo lungo questo tempo dedicato alla preghiera?”. No, rispose, perché “senza questo amore personale a Cristo, la nostra vita sarebbe impossibile”.

Ebbene, madre Teresa riassumeva così il suo pensiero: “Il frutto del silenzio è la preghiera / Il frutto della preghiera è la fede / Il frutto della fede è l’amore / Il frutto dell’amore è il servizio / Il frutto del servizio è la pace”. Dal silenzio, condizione prima della preghiera, ad una pace nutrita di fiducia, di amore, di servizio agli altri.

Un premio Nobel per la medicina come Alexis Carrel, nella prima metà del Novecento scrisse un libretto di poche pagine, intitolato “La preghiera”, nato anzitutto dall’osservazione dei malati che andavano a Lourdes, o di quelli che tornavano da quella cittadina francese, anche senza aver ottenuto alcuna guarigione fisica. Osservando quelle persone deboli e prostrate nel corpo, ma forti nello spirito, che non rimanevano schiacciate dalle contingenze, ma si elevavano al di sopra di esse, Carrel comprese che la forza della preghiera sta nel suo corrispondere ad un bisogno dell’animo umano: come il corpo ha bisogno di ossigeno e di cibo, così l’anima (e di conseguenza anche il corpo, che è ad essa unito) ha bisogno della preghiera.

Scriveva Carrel: “Anche quando è di scarso valore e consiste, soprattutto, nella recitazione macchinale di formule, la preghiera esercita un effetto sul comportamento. Essa fortifica, insieme, il senso del sacro e il senso morale. I luoghi dove si prega si distinguono per una certa persistenza del sentimento del dovere e della responsabilità, per minori gelosie e iniquità, per qualche bontà verso il prossimo. Sembra dimostrato che, a parità di sviluppo intellettuale, il carattere e il valore morale sono più elevati negli individui che pregano, anche poco, piuttosto che in coloro che non pregano mai. Quando la preghiera è abituale e veramente fervente, la sua influenza diventa evidentissima. La si può paragonare a quella di una ghiandola a secrezione interna, come, ad esempio, la tiroide e la ghiandola surrenale. Tale influenza consiste in una specie di trasformazione mentale ed organica, questo mutamento avviene progressivamente. Si direbbe che nella profondità della coscienza si accenda una fiamma. L’uomo si vede tale quale è. Scopre il suo egoismo, la sua cupidigia, i suoi errori di giudizio, il suo orgoglio…”.

di Francesco Angoli – Il Foglio
Tratto da: Libertà e Persona

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Moralisti demoralizzati

Posté par atempodiblog le 26 juillet 2014

Moralisti demoralizzati
“Nella mia vita ho conosciuto farabutti che non erano moralisti, ma raramente dei moralisti che non erano farabutti” (Indro Montanelli)

Moralisti demoralizzati dans Articoli di Giornali e News 2hnattg

Chissà se adesso Antonio Ricci, il satanasso di Canale 5 che ogni sera striscia le nequizie degli italiani, manderà lo scudiero Staffelli a Montecarlo a consegnare un super Tapiro all’amichetto Greggio? Venti milioni di euro non sono bruscolini, varrebbero invece la consegna di un Tapirone formato Cavallo di Troia in polistirolo, alto trenta piani e pieno di agenti del Fisco mascherati da veline. Già, stavolta il signor Ezio l’ha fatta grossa: 20 milioni di euro per fare la pace con l’Agenzia delle Entrate, una delle transazioni più alte mai pagate da un contribuente. Lo scoop è del Corriere della Sera che ha dato la notizia del grande accordo fiscale firmato dallo showman principe di Mediaset e gran sacerdote di Striscia la Notizia, il Tg satirico inventato da Antonio Ricci. 

Greggio, scrive il Corriere, aveva subìto l’avvio di un accertamento fiscale più di un anno fa, quando il Fisco aveva messo gli occhi sui 23 milioni di euro che Mediaset, tra il 2009 e il 2013, aveva pagato al conduttore di Striscia, Paperissima e Veline. Il contenzioso nasceva dal fatto che il Fisco sospettava rapporti poco chiari con la società irlandese Wolf Pictures Ltd, alla quale Greggio risultava aver ceduto tutti i diritti di sfruttamento economico della sua immagine poi venduti a Mediaset. E aveva da ridire anche sulla residenza a Montecarlo, che permetteva al conduttore di vedere tassati i propri redditi in misura molto minore che in Italia. Insomma, questione intricata e complessa che, in un primo tempo, Greggio pensava di poter districare e risolvere positivamente a suo favore. Le cose non andarono invece così e  Greggio, su consiglio dei consulenti tributari dello studio Crowe Horwath, si convinse che il gioco era troppo pericoloso e che «rischiava di dover sborsare, tra capitale, sanzioni e interessi, una cifra ben superiore (se non quasi doppia) a quei 20 milioni di euro». Da qui la decisione di pagare. Con tanti saluti non solo ai risparmi di una vita ma anche, e questo è forse il lato più imbarazzante, all’immagine del Grande Cacciatore di furbetti, fattucchiere e maghi della truffa che s’era pazientemente costruito in vent’anni di onorata e comica carriera.

La colpa, dice adesso Greggio, è della società irlandese che non avrebbe eseguito le trattenute e versato i tributi dovuti al Fisco italiano. La società, invece, si giustifica appellandosi a un presunto «errore interpretativo», mente lui ribadisce di non aver mai sospettato nulla sul comportamento evasivo degli irlandesi. È vero, ammette in sostanza il signor Ezio, ma lo facevano a sua insaputa. Già, come Scajola, come il Batman dei Parioli o il cassiere di Rutelli. Ma via, lei è un bel volpino.

Un anno fa, il Fatto Quotidiano fece i conti in tasca al conduttore viaggiatore che ogni giorno si divideva tra Montecarlo e gli studi di Cologno Monzese. Mediaset in quattro anni sborsa 23 milioni di euro per il volto di Striscia: di questi, più di 12 milioni sono stati versati direttamente a lui per le trasmissioni e quasi 2,5 per l’esclusiva. Mentre gli altri 8 milioni sono finiti alla società con sede a Dublino. Un triangolo, stando alla ricostruzione del Fatto, su cui l’Agenzia delle entrate ha voluto vederci più chiaro. Come sulla residenza a Monaco, grazie alla quale Greggio poteva cavarsela con una ritenuta alla fonte del 30 per cento su quanto ricevuto da Mediaset, invece di versare nel nostro Paese imposte con aliquote che per importi così elevati superano il 40 per cento. 

Ok, adesso con il trucco scoperto, il contenzioso si chiude a un prezzo salatissimo: 20 milioni di euro e, aggiungiamo noi, con la riabilitazione in massa di tutti quei meschinelli beccati da Striscia a vendere il Colosseo. Greggio, insomma, come tanti altri soloni da teleschermo, moralisti a sua volta demoralizzati. Impareranno la lezione? Il plurale, in questi casi, è d’obbligo perché la creatura di Ricci ha fatto tristemente scuola. Con Striscia è nato il giornalismo stalking, il teppismo a mezzo stampa. Non c’è programma di informazione che non segua lo stesso modello: chi è considerato responsabile di qualcosa viene pedinato con la telecamera e se non risponde il verdetto è subito servito: colpevole. Senza appello. Succede alle Iene, a Report, a Ballarò, a Servizio Pubblico e Piazza Pulita: i conduttori si sentono tutti dei piccoli Assange.

Il Trio Medusa, Gimmi Ghione, il Gabibbo, Capitan Ventosa, Brumotti: ecco le nuove star di questo giornalismo geneticamente modificato: fanno cronaca cabaret e ingaggiano attori e guitti per le loro inchieste. Non hanno bisogno di andare a caccia dei fatti: le notizie le inventano in studio, sono passate al montaggio e servite al pubblico.

Ricordate quel prete con tendenze gay adescato in confessionale da un finto penitente, filmato e sbattuto in video dalle Iene di Italia1? Quei pirlotti vestiti di nero avevano mandato una giovane comparsa a fare da esca, a stimolare nel sacerdote le inconfessabili passioni, a offrirsi come docile preda. La telecamera nascosta ha documentato tutto: le prime avances, le toccatine di assaggio fino all’assalto finale. Certo, il viso del prete veniva oscurato e pure la voce camuffata, ma nel filmato mandato in onda una decina di volte, c’erano indizi chiarissimi che portavano al riconoscimento del disgraziato, ma soprattutto l’inquadratura del santuario dove il prete esercitava il suo ministero. Qualche mese dopo, il sacerdote si gettò sotto un treno.

Certo, queste Iene della mutua si guarderebbero bene dallo spedire qualche muscoloso attore a fare le moine in un circolo Arcigay: sarebbero sommersi di proteste, contro di loro si scatenerebbe tutta la lobby Lgbt e dopo indignate interrogazioni in Parlamento le Iene sarebbero costrette a scusarsi e a mandare in onda, come riparazione, un’intervista di due ore a Nichi Vendola. Non occorre scomodare Montanelli quando scriveva: «nella mia vita ho conosciuto farabutti che non erano moralisti, ma raramente dei moralisti che non erano farabutti». Basta l’Agenzia delle Entrate, almeno una volta, a rimettere a posto i conti.

di Luigi Santambrogio – La nuova Bussola Quotidiana
Tratto da: Ascolta tua Madre

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