Contrizione, spezzamento del cuore

Posté par atempodiblog le 22 juillet 2014

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Il Cristianesimo ha restituito le lacrime e il san­gue al Creatore dei cieli e delle acque. Le ha poste presso le sorgenti della vita. Gesù Cristo piange pres­so la tomba di Lazzaro. Le lacrime di Maddalena so­no diventate uno dei grandi ricordi dell’umanità. I pit­tori farebbero bene a non trattarle alla leggera e a non confonderle con le lacrime contrarie, per non com­mettere un delitto.

Le lacrime sono salite cosi in alto che il loro posto è il tribunale della penitenza, quando accanto ad esse il sangue di Gesù Cristo cade sulla testa del peccatore insieme all’assoluzione. Dio fa quel che vuole delle cose che tocca. Talvolta ne fa un uso meraviglioso. Se tocca le lacrime, le muta in forza per i deboli e in terrore per i forti.

Il linguaggio cristiano con una energica parola designa il dolore del peccato. Questa parola è contrizione, che significa spezzamento del cuore. Se l’abitudine non gettasse su tutte le cose il grigio velo dell’indifferenza, gli uomini sarebbero particolarmentc colpiti da que­sta magnifica parola. Ed ecco quel che volevo dire: la contrizione è piena di gioia. La contrizione è più de­liziosa di qualsiasi cosa più desiderata. Non parlo del­le delizie vaghe di certi sentimenti che somigliano ai sogni, delizie infeconde e snervanti. Le delizie di cui parlo sono realtà fortificanti, attive, feconde. Sono gioie che fanno agire. Per valutare un atto compiuto nella verità è bene guardare lo stesso atto compiuto nell’errore.

A fianco del pentimento, che è un nome meno bello di contrizione, ci sono i rimorsi. Il pentimento è buono, il rimor­so è cattivo. E così il pentimento dona la gioia, men­tre il rimorso dona la tristezza; perché Dio è nel pen­timento ma non già nel rimorso. Il pentimento calma il colpevole; il rimorso l’esaspera. Il pentimento lo apre alla speranza, il rimorso lo chiude. Il pentimento è pieno di lacrime, il rimorso pieno di terrori. Il rimorso fa vedere i fantasmi, il pen­timento fa vedere delle verità. Però preferisco il nome contrizione a quello di pentimento. Trovo nella contrizione assai più gioia e luce.

A questo proposito voglio richiamare la vostra attenzione sul linguaggio del Cristianesimo, linguaggio così meravigliosamente profondo che aprirebbe vie in­finite alla nostra intelligenza e alla nostra anima se l’abitudine non s’intromettesse a farci misconoscere i doni di Dio, a farci passare sotto le stelle e le paro­le del cielo, senza alzare la testa. Orbene, il Cristia­riesimo nel suo linguaggio ci dice: — Fate un atto di contrizione. Un atto di contrizione! Che cosa meravigliosa, se non fossimo vittime dell’abitudine. Agli occhi di chi ignora la sua anima, la contrizio­ne appare forse qualcosa di puramente passivo, come la tristezza umana; una minorazione, una dispersione di forze; e invece, è vero il contrario. Essa è, oh mera­viglia, un atto. Una certa saggezza scadente potrebbe dire al col­pevole: — Non v’abbandonate al dolore; siate uomo; mostrate un coraggio virile. Il Cristianesimo invece gli dice: — Fate un atto di contrizione!

Ernest Hello

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