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Il Diavolo Berlicche

Posté par atempodiblog le 17 juillet 2014

Il Diavolo Berlicche
Questo racconto è tratto dal libro ‘Le lettere di Berlicche’ (Racconto II) di C.S. Lewis; è una lettera che Berlicche, il capo dei diavoli, scrive a suo nipote Malacoda offrendogli preziosi consigli su come tentare il suo ‘paziente’, un giovane uomo che cercava di vivere bene.
Tratto da: Don Bosco Land

Il Diavolo Berlicche dans Anticristo 10ooa5l

Mio caro Malacoda,

ho notato con profondo dispiacere che il tuo paziente si è fatto cristiano. Non nutrire speranza alcuna di sfuggire alle punizioni che si solgono infliggere in questi casi. Sono certo del resto che, nei tuoi momenti migliori, neppure tu lo desidereresti. Centinaia di codesti convertiti adulti sono stati recuperati nel campo del Nemico ed ora sono con noi. Tutte le abitudini del paziente, tanto le mentali quanto le spirituali, ci sono ancora favorevoli.

Uno dei nostri grandi alleati, al presente, è la stessa chiesa. Cerca di non fraintendermi. Non intendo alludere alla chiesa come la si vede espandersi attraverso il tempo e lo spazio, e gettare le radici nell’eternità, terribile come un esercito a bandiere spiegate. Confesso che questo è uno spettacolo che rende nervosi i nostri più ardimentosi tentatori. Ma fortunatamente essa è del tutto invisibile a codesti esseri umani. Tutto ciò che il tuo paziente vede è quel palazzo, finito solo a metà, di stile gotico spurio, che si erge su quel nuovo terreno. Quando entra vi trova il droghiere locale, con un’espressione untuosa sul volto, che si dà da fare per offrirgli un librino lustro lustro che contiene una liturgia che nessuno di loro due capisce, e un altro libricino frusto, che contiene corrotti di un certo numero di liriche religiose, la maggior parte orrende, e stampate a caratteri fittissimi. Entra nel banco, e, guardandosi intorno, s’incontra proprio con quella cernita di quei suoi vicini che finora aveva cercato di evitare. Devi far leva più che puoi su quei vicini. Fa’ in modo che la sua mente svolazzi qua e là fra un espressione quale «il corpo di Cristo» e le facce che gli si presentano nel banco accanto.Importa pochissimo, naturalmente, la razza di gente che in realtà s’è messa nel banco vicino. Tu puoi sapere magari che uno di loro è un grande combattente dalla parte del Nemico. Non importa. Il tuo paziente, grazie al Nostro Padre Laggiù, è uno sciocco. Se uno qualsiasi di questi vicini canta con voce stonata, se ha le scarpe che gli scricchiolano, o la pappagorgia, o se porta vestiti strani, il paziente crederà con la massima facilità che perciò la loro religione deve essere qualcosa di ridicolo. Vedi, nella fase in cui si trova al presente, egli ha in mente una certa idea dei ‘cristiani’, che crede sia spirituale, ma che, di fatto, è per molta parte pittoresca. Ha la mente piena di toghe, di sandali, di corazze e di gambe nude, il solo fatto che l’altra gente in chiesa porta vestiti moderni è per lui una seria difficoltà, quantunque, naturalmente, inconscia. Non permettere mai che venga alla superficie; non permettere che si domandi a che cosa s’aspettava che fossero uguali. Fa’ in modo che ogni cosa rimanga ora nebulosa nella sua mente, e avrai a disposizione tutta l’eternità per divertirti a produrre in lui quella speciale chiarezza che l’Inferno offre.

Lavora indefessamente, dunque, sulla disillusione e il disappunto che sorprenderà senza dubbio il tuo paziente nelle primissime settimane che si recherà in chiesa. Il nemico permette che un disappunto di tal genere si presenti sulla soglia di ogni sforzo umano. Esso sorge quando un ragazzo, che da fanciullo s’era acceso d’entusiasmo per i racconti dell’Odissea, si mette seriamente a studiare il greco. Sorge quando i fidanzati sono sposati e cominciano il compito serio di imparare a vivere insieme. In ogni settore della vita esso segna il passaggio dalla sognante aspirazione alla fatica del fare. Il Nemico si prende questo rischio perché nutre il curioso ghiribizzo di fare di tutti codesti disgustosi vermiciattoli umani, altrettanti, come dice Lui, suoi ‘liberi’ amanti e servitori, e ‘figli’ è la parola che adopera, secondo l’inveterato gusto che ha di degradare tutto il mondo spirituale per mezzo di legami innaturali con gli animali di due gambe. Volendo la loro libertà, Egli si rifiuta di portarli di peso, facendo soltanto delle loro affezioni e delle loro abitudini, al raggiungimento di quegli scopi che pone loro innanzi, ma lascia che ‘li raggiungano essi stessi’. Ed è in questo che ci si offre un vantaggio. Ma anche, ricordalo, un pericolo se per caso riescono a superare con successo quest’aridità iniziale, la loro dipendenza dall’emozione diventa molto minore, ed è perciò più difficile tentarli.

Quando sono venuto esponendo finora vale la pena nella ipotesi che la gente del banco vicino non offra alcun motivo ragionevolmente di disillusione. E’ chiaro che se invece lo offrono- se il paziente sa che quella donna con quel cappellino assurdo è una fanatica giocatrice di bridge, che qual signore con le scarpe scricchiolanti è un avaro e uno strozzino- allora il compito ti sarà molto più facile. Si ridurrà a tenergli lontano dalla mente questa domanda: «se io, essendo ciò che sono, posso in qualche senso ritenermi cristiano, per quale motivo i vizi diversi di quella gente che sta lì in quel banco dovrebbero essere una prova che la loro religione non è che ipocrisia e convenzione?». Forse mi chiederai se è possibile tener lontano perfino dalla mente umana un pensiero così evidente. Si, Malacoda, si, è possibile! Trattalo come deve essere trattato, e vedrai che non gli passerà neppure per l’anticamera del cervello. Non è ancora stato a sufficienza con il Nemico per possedere già una vera umiltà. Le parole che ripete, anche in ginocchio, sui suoi numerosi peccati, le ripete pappagallescamente. In fondo crede ancora che lasciandosi convertire, ha fatto salire di molto un saldo attivo in suo favore nel libro maestro del Nemico, e crede di dimostrare grande umiltà e degnazione solo andando in chiesa con codesti ‘compiaciuti’ vicini, gente comune. Mantienigli la mente in questo stato il più a lungo possibile.

Tuo affezionatissimo zio.

Berlicche

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Il maggior interesse della grande stampa per la Chiesa…

Posté par atempodiblog le 17 juillet 2014

Il maggior interesse della grande stampa per la Chiesa... dans Don Luigi Giussani iqiwlz

Ciò non deve tuttavia trarre in inganno: il maggior interesse della grande stampa per la Chiesa, e per gli avvenimenti del mondo ecclesiastico ed ecclesiale, rientra perlopiù in un progetto di  strumentalizzazione attraverso un’interpretazione di tali fatti in termini compiacenti rispetto alla cultura dominante.

La Chiesa, ed ogni sua espressione sia diretta che indiretta, sono dunque oggetto di manipolazione, di «rilettura» secondo criteri estranei.

Un esempio: è una tesi cara a molti settori del mondo «laico» quella secondo cui l’esperienza religiosa procede, si dimostra vitale ed utile per la società, nella misura in cui sorgono delle eresie rispetto alla fede affermata e proposta dalle Chiese in genere, e da quella cattolica in particolare: le eresie, infatti, sarebbero il versante vitale e «progressivo» dell’esperienza cristiana.

Ebbene, questo tipo di interpretazione sta alla base di buona parte della cosiddetta informazione religiosa della grande stampa.

Non c’è infatti conflitto fra qualche gruppo di base o parroco o singolo sacerdote e qualsiasi autorità ecclesiastica che non venga descritto a priori con toni favorevoli ai primi e contrari alla seconda. Chiunque abbia dei contrasti con l’episcopato o con la Santa Sede diviene automaticamente un eroe.

Qualsiasi presa di posizione stravagante di singoli cristiani o di gruppi anche minuscoli (purché «puzzi di eresia», anche magari senza essere sostanzialmente eterodossa) viene ripresa e diffusa con ampiezza, mentre le pastorali dei vescovi — tanto per fare un esempio — sono ignorate o commentate con poche righe, quando non finiscono per essere oggetto di deformazione e di attacchi tanto duri quanto preconcetti.

Rilevare tutto ciò — sia chiaro — non è vittimismo ma piuttosto realismo, a conferma del fatto che i cattolici non possono delegare ad altri un compito che è loro: quello di esprimere se stessi, di sostenere i propri giudizi e difendere e realizzare i propri progetti.

Da Luigi Giussani Luigi, Robi Ronza, Il Movimento di Comunione e Liberazione: Conversazioni con Robi Ronza, Jaca Book, 1987 p.106-107
Tratto da:
Antonio Socci Facebook

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