Passeggiando per Siena
Posté par atempodiblog le 5 juin 2014
Un insieme di piccole strade attorcigliate l’una sull’altra, viottoli stretti e tortuosi fanno di Siena quella città misteriosamente arroccata su tre colli tufacei fatta a chiocciola, per parafrasare il romanziere Guido Piovene, un vero capolavoro urbanistico medievale.
di Roberta Mochi – Radici Cristiane
La città toscana fu colonia militare romana col nome di Siena Julia, da qui probabilmente la derivazione del mito che riconosce tra i suoi fondatori i figli di Remo, Senio ed Aschio; di queste illustri origini ancora oggi si possono ammirare le tracce, come la lupa che allatta i gemelli (il cui retaggio romano è naturalmente indubbio) che si innalza nella piazza antistante il Duomo.
Non tutti sanno che la città, fatta a forma di Y, è ancora oggi divisa in Terzi: di Città, di San Martino e Camollia. Il primo costituisce il nucleo abitativo originario di Siena, che ebbe come prima fortificazione Castelvecchio; il secondo si è quello formatosi lungo la Francigena, la via che portava i pellegrini a Roma, e proprio per questo è stato chiamato San Martino, come il protettore dei pellegrini e dei viandanti; l’ultimo, infine, è diventato il simbolo dell’ospitalità senese, infatti, sull’arco della Porta eretta in onore di Ferdinando I de’ Medici si può ancora leggere questa iscrizione: “Cor Magis Tibi Siena Pandit” (“Siena ti apre il suo cuore più di questa porta”).
Il Duomo
Il Duomo di Siena è uno degli edifici più riusciti del gotico italiano, fu costruito durante il XII e il XIII sec. e alla fabbrica lavorarono artisti importanti come Giovanni Pisano e Giovanni di Cecco, che si dedicarono alla facciata e ai portali. Al primo, si deve la facciata inferiore, distinta dai tre grandi ed elaborati archi che introducono ai portali. Anche se la facciata non eccelle per omogeneità, l’asimmetria esistente tra la parte inferiore e quella superiore, aggiunta in epoca più tarda, non è percepibile e non ne intacca l’armoniosa bellezza.
La bicromia dei marmi, di struttura romanica, viene ripresa anche nel campanile, a fasce bianconere, ed è ripetuta nell’ambiente interno, riuscendo a creare incantevoli effetti di chiaroscuro. La suggestione dello spazio è aumentata, poi, dal moltiplicarsi delle arcate a tutto sesto e dal sorprendente pavimento figurato, opera eccezionale in ambito italiano, iniziato nel 1372 e terminato nel 1562 (in cui spiccano i disegni del grande pittore manierista senese Domenico Beccafumi, eseguiti tra il 1522 e il 1525).
Di sicuro interesse sono inoltre la Cappella della Madonna del Voto, posta in fondo alla navata destra, voluta nel 1661 da Papa Alessandro VII Chigi ed eseguita su un disegno del Bernini. L’opera chiaramente barocca si compone di due statue scolpite dal grande architetto, quella di san Girolamo e quella della Maddalena, che riempiono la scena creando di fascino commosso.
Lo stesso si può dire del ciborio bronzeo realizzato, per il presbiterio dell’Altare maggiore, da Lorenzo di Pietro (detto il Vecchietta) fra il 1467 ed il 1472; l’opera era stata fusa per l’altare grande della chiesa dell’Ospedale di S. Maria della Scala e venne trasferita nel Duomo solo nel 1506, quando la sua magnificenza venne utilizzata per esaltare il culto Eucaristico.
Il vero capolavoro della Basilica resta però la vetrata, eseguita su disegno del celebre Duccio di Boninsegna (iniziatore della scuola senese), che raffigura la Morte, l’Assunzione, l’Incoronazione della Vergine, i quattro Evangelisti e i Santi Patroni di Siena; essa rimane una delle più alte testimonianze dell’arte vetraria del gotico italiano, ed è impossibile non rimanere colpiti da tanta variopinta grazia.
Il Duomo della piccola città toscana è un vero forziere di opere d’arte al quale hanno contribuito Donatello e Nicola Pisano, Arnolfo di Cambio e Pinturicchio, opere come il solenne altare Piccolomini, voluto da Pio II quando era ancora Cardinale, con la sua massiccia struttura a più ordini, decorata anche da quattro statue di Michelangelo, raffiguranti i santi Gregorio e Paolo (a sinistra) e i santi Pietro e Pio (a destra).
Interessante anche il fatto che di recente siano stati resi visitabili gli ambienti sotterranei della Basilica, che documentano le vicende della costruzione dell’edificio; all’interno, si possono ammirare affreschi duecenteschi, alcuni probabilmente opera di Duccio di Boninsegna. In questi locali l’aspetto maggiormente incisivo resta però quello della prova tangibile della fede dei senesi, infatti sono ancora visibili le invocazioni scritte dai cittadini e sulle pareti spiccano le tracce lasciate nel corso del tempo dal fumo di lampade e candele alla luce delle quali ci si riuniva in preghiera.
Il Battistero
Passando attraverso la porta gotica del cosiddetto “Duomo Nuovo” (il nome deriva dall’ambizioso progetto di ampliamento del Duomo del 1339), attraverso una incantevole scalinata si arriva alla Piazza di S. Giovanni, su cui prospetta la bella facciata gotica del Battistero omonimo, che fu costruito tra il 1316 e il 1325 e costituisce quasi una cripta della Cattedrale della città toscana.
La sua facciata gotica è incompiuta nella parte superiore, ovvero quella in comune con l’abside del Duomo. L’interno si divide in tre navate su cui spicca il meraviglioso fonte battesimale esagonale del 1417, sormontato da una statua del Battista ad opera di Jacopo della Quercia.
Il fonte è peraltro impreziosito dalla mano di molti altri artisti (Donatello, Giovanni di Turino, Lorenzo Ghiberti, Goro di Neroccio), pur mantenendo una armonia stilistica davvero eccezionale. Le sei formelle bronzee descrivono le vicende del Battista e tra queste spicca per perfezione il “Battesimo di Gesù” e “la cattura di S. Giovanni”, in quest’ultima è possibile ammirare la tecnica a bassorilievo detta “schiacciato” utilizzata da Donatello.
Di impagabile bellezza sono anche gli affreschi del Vecchietta e della sua scuola che adornano le volte del Battistero, raffiguranti i Profeti, le Sibille, gli Apostoli e le verità del Credo cattolico.
L’Ospedale di Santa Maria della Scala
È un vasto complesso monumentale medievale, un tempo adibito a funzioni sanitarie ed oggi sottoposto ad una vasta opera di restauro, nonché di riutilizzo del grande edificio; infatti molti spazi sono già stati destinati ad attività museali e culturali (come il Museo Archeologico Nazionale e la grande collezione numismatica con monete etrusche, umbre, laziali e romane).
Il nome deriva proprio dall’ubicazione della costruzione, eretta di fronte alla scalinata del Duomo. La sala più spettacolare dell’edificio è indubbiamente quella del Pellegrinaio, che fino agli anni Settanta del secolo appena passato svolgeva funzioni di infermeria. Lo spazio è completamente affrescato da pittori senesi del ‘400, tra cui emerge Domenico di Bartolo.
Di altrettanto valore artistico è la chiesa di S. Maria della Scala, fondata prima dell’Ospedale stesso e completamente rinnovata nel 1466, con la splendida statua d’altare del Cristo Risorto, realizzata in bronzo dal Vecchietta nell’ultimo quarto del Quattrocento.
Recentemente, oltre all’ingresso posto di fronte alla facciata del Duomo, è stato aperto il nuovo ingresso del chiasso di Sant’Ansano, che permette di accedere al complesso monumentale utilizzando la scala mobile che collega direttamente al Parcheggio di Santa Caterina. Questo secondo ingresso ha inoltre valorizzato la serie di archi e di portali appartenuti a numerosi corpi di fabbrica edificati tra la fine del Duecento e gli inizi del secolo successivo riemersa con il restauro.
Piazza del Campo
Piazza del Campo è un unicum irripetibile, non corrisponde, infatti, ai canoni della tipica piazza italiana, non è adornata da giardini e piante lussureggianti ma rossa di pietra e mattoni, non permette scorci panoramici ma è chiusa su se stessa, come una conchiglia.
Le fanno da corona una schiera di nobili palazzi (Sansedoni, Piccolomini, Saracini) e la stessa piazza fa da cornice al Palazzo Pubblico, eretto tra il 1297 e il 1343 e costruito parte in pietra e parte in cotto, al lato del quale si innalza esile e leggera la Torre del Mangia, costruita nel 1325 con i suoi 400 scalini, agile come un altissimo stelo, che deve il proprio nome a quello campanaro Giovanni di Duccio detto il “mangiaguadagni”.
Sull’impronta goticheggiante della piazza si innesta una graziosissima nota di stile fiorentino costituita dalla Cappella votiva della Vergine Maria, voluta dai senesi a seguito della peste del 1348 e realizzata da Domenico di Agostino e di Giovanni di Cecco.
Sulla Piazza è, inoltre, possibile ammirare la copia (del Sarocchi) della bellissima Fonte Gaia, realizzata da Jacopo della Quercia all’inizio del Quattrocento, che inneggiava alla Vergine e al Buon Governo e celebrava al contempo l’arrivo dell’acqua in città. La fonte, dopo essere resistita per ben quattro secoli, venne distrutta dai cittadini che la reputavano colpevole delle proprie sconfitte militari (pare, inoltre, che proprio per questo i suoi resti, oggi conservati a Santa Maria della Scala, vennero seppelliti in terra fiorentina).
Questo che è considerato il “Salotto buono” dei senesi è senza dubbio una delle più celebrate e rappresentative piazze medioevali della penisola, costituisce il cuore stesso della città, occupando, tra l’altro, il sito dell’antico foro romano, e sfrutta l’avvallamento naturale formato dall’unione delle tre colline su cui sorge il centro abitato, facendone un elemento scenografico di grande effetto.
La sua eleganza è tale che lo stesso Dante non poté esimersi dal citarla nel Purgatorio. Il suo spazio, inoltre, incarna bene lo spirito forte e al contempo gentile della città di Siena, qui vi si tenevano le assemblee popolari, si festeggiavano le vittorie e si pregava per le sorti delle battaglie, qui San Bernardino faceva risuonare la propria voce durante le proprie predicazioni, qui si celebravano spettacoli e giostre cavalleresche, qui si percepisce, tuttora, lo spirito vivo di un’epoca ormai lontana e che in estate tuttora scalpita durante il famoso palio, e sempre qui la città ogni giorno si raduna rinnovando quello che era lo spirito di un tempo.
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