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Preghiera per le vacanze

Posté par atempodiblog le 5 juin 2014

Preghiera per le vacanze dans Preghiere 2yum3df

Dammi, o Signore, la gioia di scoprire e ammirare le bellezze che, attraverso la natura e l’arte, hai profuso ad ogni passo nell’universo.

Dammi la gioia della serena fraternità, la gioia di scoprire dei buoni fratelli in tutti quelli che incontrerò sul mio cammino, la gioia di apprezzare le buone qualità di ciascuno.

Dammi la gioia della gentilezza, della adattabilità alle circostanze, in modo che nessuno abbia da me motivo di tristezza.

E conservami sempre nel cuore la gioia pensosa del viandante che passa per le vie del mondo come pellegrino e forestiero con lo sguardo sempre fisso alla Patria celeste.

Amen!

Tratta dalla Lettera Estate 2014 di Radio Maria

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Passeggiando per Siena

Posté par atempodiblog le 5 juin 2014

Un insieme di piccole strade attorcigliate l’una sull’altra, viottoli stretti e tortuosi fanno di Siena quella città misteriosamente arroccata su tre colli tufacei fatta a chiocciola, per parafrasare il romanziere Guido Piovene, un vero capolavoro urbanistico medievale.
di Roberta Mochi – Radici Cristiane

La città toscana fu colonia militare romana col nome di Siena Julia, da qui probabilmente la derivazione del mito che riconosce tra i suoi fondatori i figli di Remo, Senio ed Aschio; di queste illustri origini ancora oggi si possono ammirare le tracce, come la lupa che allatta i gemelli (il cui retaggio romano è naturalmente indubbio) che si innalza nella piazza antistante il Duomo.
Non tutti sanno che la città, fatta a forma di Y, è ancora oggi divisa in Terzi: di Città, di San Martino e Camollia. Il primo costituisce il nucleo abitativo originario di Siena, che ebbe come prima fortificazione Castelvecchio; il secondo si è quello formatosi lungo la Francigena, la via che portava i pellegrini a Roma, e proprio per questo è stato chiamato San Martino, come il protettore dei pellegrini e dei viandanti; l’ultimo, infine, è diventato il simbolo dell’ospitalità senese, infatti, sull’arco della Porta eretta in onore di Ferdinando I de’ Medici si può ancora leggere questa iscrizione: “Cor Magis Tibi Siena Pandit” (“Siena ti apre il suo cuore più di questa porta”).

Passeggiando per Siena

Il Duomo
Il Duomo di Siena è uno degli edifici più riusciti del gotico italiano, fu costruito durante il XII e il XIII sec. e alla fabbrica lavorarono artisti importanti come Giovanni Pisano e Giovanni di Cecco, che si dedicarono alla facciata e ai portali. Al primo, si deve la facciata inferiore, distinta dai tre grandi ed elaborati archi che introducono ai portali. Anche se la facciata non eccelle per omogeneità, l’asimmetria esistente tra la parte inferiore e quella superiore, aggiunta in epoca più tarda, non è percepibile e non ne intacca l’armoniosa bellezza.

La bicromia dei marmi, di struttura romanica, viene ripresa anche nel campanile, a fasce bianconere, ed è ripetuta nell’ambiente interno, riuscendo a creare incantevoli effetti di chiaroscuro. La suggestione dello spazio è aumentata, poi, dal moltiplicarsi delle arcate a tutto sesto e dal sorprendente pavimento figurato, opera eccezionale in ambito italiano, iniziato nel 1372 e terminato nel 1562 (in cui spiccano i disegni del grande pittore manierista senese Domenico Beccafumi, eseguiti tra il 1522 e il 1525).
Di sicuro interesse sono inoltre la Cappella della Madonna del Voto, posta in fondo alla navata destra, voluta nel 1661 da Papa Alessandro VII Chigi ed eseguita su un disegno del Bernini. L’opera chiaramente barocca si compone di due statue scolpite dal grande architetto, quella di san Girolamo e quella della Maddalena, che riempiono la scena creando di fascino commosso.
Lo stesso si può dire del ciborio bronzeo realizzato, per il presbiterio dell’Altare maggiore, da Lorenzo di Pietro (detto il Vecchietta) fra il 1467 ed il 1472; l’opera era stata fusa per l’altare grande della chiesa dell’Ospedale di S. Maria della Scala e venne trasferita nel Duomo solo nel 1506, quando la sua magnificenza venne utilizzata per esaltare il culto Eucaristico.
Il vero capolavoro della Basilica resta però la vetrata, eseguita su disegno del celebre Duccio di Boninsegna (iniziatore della scuola senese), che raffigura la Morte, l’Assunzione, l’Incoronazione della Vergine, i quattro Evangelisti e i Santi Patroni di Siena; essa rimane una delle più alte testimonianze dell’arte vetraria del gotico italiano, ed è impossibile non rimanere colpiti da tanta variopinta grazia.
Il Duomo della piccola città toscana è un vero forziere di opere d’arte al quale hanno contribuito Donatello e Nicola Pisano, Arnolfo di Cambio e Pinturicchio, opere come il solenne altare Piccolomini, voluto da Pio II quando era ancora Cardinale, con la sua massiccia struttura a più ordini, decorata anche da quattro statue di Michelangelo, raffiguranti i santi Gregorio e Paolo (a sinistra) e i santi Pietro e Pio (a destra).
Interessante anche il fatto che di recente siano stati resi visitabili gli ambienti sotterranei della Basilica, che documentano le vicende della costruzione dell’edificio; all’interno, si possono ammirare affreschi duecenteschi, alcuni probabilmente opera di Duccio di Boninsegna. In questi locali l’aspetto maggiormente incisivo resta però quello della prova tangibile della fede dei senesi, infatti sono ancora visibili le invocazioni scritte dai cittadini e sulle pareti spiccano le tracce lasciate nel corso del tempo dal fumo di lampade e candele alla luce delle quali ci si riuniva in preghiera.

Passeggiando per Siena

Il Battistero
Passando attraverso la porta gotica del cosiddetto “Duomo Nuovo” (il nome deriva dall’ambizioso progetto di ampliamento del Duomo del 1339), attraverso una incantevole scalinata si arriva alla Piazza di S. Giovanni, su cui prospetta la bella facciata gotica del Battistero omonimo, che fu costruito tra il 1316 e il 1325 e costituisce quasi una cripta della Cattedrale della città toscana.

La sua facciata gotica è incompiuta nella parte superiore, ovvero quella in comune con l’abside del Duomo. L’interno si divide in tre navate su cui spicca il meraviglioso fonte battesimale esagonale del 1417, sormontato da una statua del Battista ad opera di Jacopo della Quercia.
Il fonte è peraltro impreziosito dalla mano di molti altri artisti (Donatello, Giovanni di Turino, Lorenzo Ghiberti, Goro di Neroccio), pur mantenendo una armonia stilistica davvero eccezionale. Le sei formelle bronzee descrivono le vicende del Battista e tra queste spicca per perfezione il “Battesimo di Gesù” e “la cattura di S. Giovanni”, in quest’ultima è possibile ammirare la tecnica a bassorilievo detta “schiacciato” utilizzata da Donatello.
Di impagabile bellezza sono anche gli affreschi del Vecchietta e della sua scuola che adornano le volte del Battistero, raffiguranti i Profeti, le Sibille, gli Apostoli e le verità del Credo cattolico.

Passeggiando per Siena

L’Ospedale di Santa Maria della Scala
È un vasto complesso monumentale medievale, un tempo adibito a funzioni sanitarie ed oggi sottoposto ad una vasta opera di restauro, nonché di riutilizzo del grande edificio; infatti molti spazi sono già stati destinati ad attività museali e culturali (come il Museo Archeologico Nazionale e la grande collezione numismatica con monete etrusche, umbre, laziali e romane).

Il nome deriva proprio dall’ubicazione della costruzione, eretta di fronte alla scalinata del Duomo. La sala più spettacolare dell’edificio è indubbiamente quella del Pellegrinaio, che fino agli anni Settanta del secolo appena passato svolgeva funzioni di infermeria. Lo spazio è completamente affrescato da pittori senesi del ‘400, tra cui emerge Domenico di Bartolo.
Di altrettanto valore artistico è la chiesa di S. Maria della Scala, fondata prima dell’Ospedale stesso e completamente rinnovata nel 1466, con la splendida statua d’altare del Cristo Risorto, realizzata in bronzo dal Vecchietta nell’ultimo quarto del Quattrocento.
Recentemente, oltre all’ingresso posto di fronte alla facciata del Duomo, è stato aperto il nuovo ingresso del chiasso di Sant’Ansano, che permette di accedere al complesso monumentale utilizzando la scala mobile che collega direttamente al Parcheggio di Santa Caterina. Questo secondo ingresso ha inoltre valorizzato la serie di archi e di portali appartenuti a numerosi corpi di fabbrica edificati tra la fine del Duecento e gli inizi del secolo successivo riemersa con il restauro.

Passeggiando per Siena

Piazza del Campo
Piazza del Campo è un unicum irripetibile, non corrisponde, infatti, ai canoni della tipica piazza italiana, non è adornata da giardini e piante lussureggianti ma rossa di pietra e mattoni, non permette scorci panoramici ma è chiusa su se stessa, come una conchiglia.

Le fanno da corona una schiera di nobili palazzi (Sansedoni, Piccolomini, Saracini) e la stessa piazza fa da cornice al Palazzo Pubblico, eretto tra il 1297 e il 1343 e costruito parte in pietra e parte in cotto, al lato del quale si innalza esile e leggera la Torre del Mangia, costruita nel 1325 con i suoi 400 scalini, agile come un altissimo stelo, che deve il proprio nome a quello campanaro Giovanni di Duccio detto il “mangiaguadagni”.
Sull’impronta goticheggiante della piazza si innesta una graziosissima nota di stile fiorentino costituita dalla Cappella votiva della Vergine Maria, voluta dai senesi a seguito della peste del 1348 e realizzata da Domenico di Agostino e di Giovanni di Cecco.
Sulla Piazza è, inoltre, possibile ammirare la copia (del Sarocchi) della bellissima Fonte Gaia, realizzata da Jacopo della Quercia all’inizio del Quattrocento, che inneggiava alla Vergine e al Buon Governo e celebrava al contempo l’arrivo dell’acqua in città. La fonte, dopo essere resistita per ben quattro secoli, venne distrutta dai cittadini che la reputavano colpevole delle proprie sconfitte militari (pare, inoltre, che proprio per questo i suoi resti, oggi conservati a Santa Maria della Scala, vennero seppelliti in terra fiorentina).
Questo che è considerato il “Salotto buono” dei senesi è senza dubbio una delle più celebrate e rappresentative piazze medioevali della penisola, costituisce il cuore stesso della città, occupando, tra l’altro, il sito dell’antico foro romano, e sfrutta l’avvallamento naturale formato dall’unione delle tre colline su cui sorge il centro abitato, facendone un elemento scenografico di grande effetto.
La sua eleganza è tale che lo stesso Dante non poté esimersi dal citarla nel Purgatorio. Il suo spazio, inoltre, incarna bene lo spirito forte e al contempo gentile della città di Siena, qui vi si tenevano le assemblee popolari, si festeggiavano le vittorie e si pregava per le sorti delle battaglie, qui San Bernardino faceva risuonare la propria voce durante le proprie predicazioni, qui si celebravano spettacoli e giostre cavalleresche, qui si percepisce, tuttora, lo spirito vivo di un’epoca ormai lontana e che in estate tuttora scalpita durante il famoso palio, e sempre qui la città ogni giorno si raduna rinnovando quello che era lo spirito di un tempo.

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La vera storia dell’esorcismo di Emily Rose

Posté par atempodiblog le 5 juin 2014

La vera storia dell’esorcismo di Emily Rose
Anneliese Michel, questo il vero nome, acconsentì alla richiesta della Madonna di espiare i peccati dei giovani tedeschi e dei sacerdoti: tale espiazione consistette nelle sofferenze della possessione demoniaca
di Rino Camilleri
Tratto da: Ascolta tua Madre

La vera storia dell'esorcismo di Emily Rose dans Articoli di Giornali e News axf8de

La storia che oggi raccontiamo [...] si svolse ai tempi di Paolo VI e scosse la Germania, anche se praticamente non ne superò i confini. Data l’epoca sessantottarda, la Chiesa stessa ne fu imbarazzata e la cosa finì lì. Si trattava infatti di una indemoniata, Anneliese Michel, che morì nel 1976 a soli ventiquattro anni. Gli esorcisti che l’avevano trattata furono condannati in tribunale appunto perché avevano fatto il loro mestiere, mestiere che la « scienza » rubricava sotto la voce «ciarlatanerie medievali». Poco importava che la ragazza parlasse con voci maschili e diversificate, che manifestasse una forza sovrumana, che si esprimesse in aramaico e latino e greco antichi, che facesse a pezzi ogni oggetto sacro che vedeva, che avesse piaghe incurabili nei punti della Passione, che dicesse di essere posseduta dallo spirito malvagio di un personaggio storico realmente esistito ma di cui né lei né nessuno aveva mai sentito parlare. Anneliese morì il giorno esatto che aveva predetto. Ci sono molte registrazioni audio al riguardo del suo caso. Ma il tribunale sentì solo il parere dei « periti » (cioè, medici e psichiatri) e giudicò la ragazza semplicemente epilettica. Però lei i farmaci per l’epilessia li prendeva, perché il vescovo locale, correttamente, prima di autorizzare l’esorcismo si era assicurato che non si trattasse solo di un male fisico e/o psichico. L’esorcismo non si sostituì alle cure, bensì le affiancò, perché Ia « malata » manifestava fenomeni che andavano ben oltre una normale, per quanto grave, malattia. Niente, esorcisti e pure i genitori di lei vennero condannati, in pratica, per abbandono di incapace, perché, Anneliese, quando morì, era così debilitata che pesava solo trenta chili. Il caso, prevedibilmente, scatenò le solite accuse alla Chiesa. Tanto che teologi e vescovi tedeschi, intimiditi, chiesero al Papa di abolire tout court l’esorcistato. Il Vaticano si limitò a farsi consegnare l’intero dossier, e tutto finì nel silenzio. Ma del caso di Anneliese non si scordò il cinema che sfornò [...] « The Exorcísm of Emily Rose » del 1999. [Nota di BB: per informazioni http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=12] Anneliese era la prima dei quattro figli di un falegname bavarese. Nata a Leibfing nel 1952, amava il tennis e il pianoforte. Come i suoi familiari, era cattolica e, anzi, manifestava una religiosità particolarmente accentuata: recitava il rosario, seguiva incontri di preghiera, si dice che ogni tanto dormisse sul pavimento per penitenza. Nel 1968, a sedici anni, ebbe il primo attacco epilettico che la costrinse al ricovero a Wurzburg, dove fu adeguatamente curata. Nel 1970 si aggiunse la tubercolosi e un altro ricovero, a Mittelbert. Tornata a casa, la notte cominciò a vedere volti demoniaci, a sentire un orribile fetore, a ritrovarsi col torace e le mani deformati, a non poter muoversi né parlare. Ma poteva trattarsi di forme dell’epilessia, e continuò a curarsi. Però non guariva. Così, nel 1973 la famiglia la portò in pellegrinaggio in Italia, a San Damiano nel piacentino, dove si diceva che nel 1961 era apparsa la Madonna a Rosa Quattrini. La Chiesa non ha riconosciuto queste apparizioni né si sa se mai lo farà, anche se i pellegrini continuano ad andarci a vedere il famoso pero fiorito miracolosamente e a bere l’acqua, anch’essa ritenuta miracolosa. Comunque, Anneliese non riuscì nemmeno a entrare nella cappella. Si bloccò, disse che sentiva il terreno bruciare. Al ritorno, sul pullman, gli altri pellegrini udirono una voce bassa e roca che proferiva maledizioni, mentre una puzza insopportabile costringeva ad aprire i finestrini.

In quello stesso anno Anneliese finì il liceo e si iscrisse a Pedagogia a Wurzburg, dove si innamorò, ricambiata, di uno studente, Peter Himsel. Che non la lasciò mai, nemmeno quando si accorse che la sua ragazza ogni tanto, e sempre più spesso « dava di fuori »: di punto in bianco aggrediva i compagni, urlava come una pazza, smetteva di mangiare. Una domenica, mentre lui e lei passeggiavano in campagna, Anneliese ebbe un attacco dolorosissimo del suo male. Di colpo, però, il suo viso si illuminò e lei sembrò parlare con qualcuno. Quando la « visione » svanì, il dolore era scomparso e Anneliese rivelò a Peter di aver visto la Madonna. La Vergine le aveva chiesto se accettava di farsi carico di tante anime che rischiavano la dannazione: aveva tre giorni per pensarci. Peter testimoniò in seguito tutto questo, e pure che Anneliese aveva deciso di offrire a Dio se stessa, così come avevano fatto le due mistiche tedesche a cui era molto devota, Theresa Neumann (1898-1962) e Barbara Weigand (1845-1943). La Neumann, stigmatizzata, si nutrì di sola comunione per quasi quarant’anni. La Weigand, terziara francescana, vedeva continuamente la Madonna, apparizioni che il suo vescovo riconobbe.

Quanto ad Anneliese, in breve tempo le vessazioni demoniache (evidentemente, era questo il tipo di espiazione riparatoria che doveva sopportare) diventarono vere e proprie possessioni, e fu lei stessa a rivolgersi al suo confessore, Ernst Alt. Questi si rese conto che il caso era serio e chiese al vescovo di Wurzburg, Josef Stangl, il permesso di procedere con l’esorcismo. Stangl (che poi divenne Primate e nel 1977 consacrò vescovo Joseph Ratzinger) dapprima consigliò di continuare con le cure. Poi, consultata un’autorità in materia, il gesuita Adolf Rodewyk, autorizzò Alt affiancandogli l’ex missionario Arnold Renz. I due eseguirono il cosiddetto Grande Esorcismo secondo il rituale del 1614. Dal 24 settembre 1975 al 30 giugno 1976 tre volte alla settimana la povera Anneliese venne esorcizzata. Ma sempre invano. I fenomeni di cui era vittima erano spaventosi ed era difficile pure riuscire a tenerla ferma, data la forza disumana che manifestava. Quando la possessione le lasciava un po’ di tregua, si metteva in ginocchio e pregava da spezzare il cuore. Ci fu un momento in cui si credette ottenuta la vittoria, tanto che Anneliese riuscì a conseguire il titolo di studio. Ma fu gioia di breve durata, perché i problemi ricominciarono peggio di prima. Il rituale prevedeva che l’esorcista chiedesse il nome del diavolo che voleva scacciare. Si presentarono in tanti, ognuno con una voce diversa. Dissero di essere Giuda, Caino, Nerone, Belial, Hitler, Legione (il demone multiplo esorcizzato da Gesù a Gerasa) e Valentin Fleischmann. Quest’ultimo destò stupore, perché nessuno sapeva chi fosse. Dopo qualche ricerca si scoprì trattarsi di un prete bavarese di Ettleben, donnaiolo e ubriacone, che nel 1575 era stato condannato per aggressione e omicidio. L’ultimo demone disse di essere addirittura Lucifero. Anneliese, comunque, non era in grado di mangiare né di dormire. Morì, infatti, di denutrizione e strapazzo. Nell’aprile del 1976 disse che sarebbe morta il primo di luglio, e così fu.

Anneliese Michel, dunque, acconsentì a espiare i peccati dei giovani tedeschi e dei sacerdoti (così pare si sia espressa la Madonna), e tale espiazione consistette nelle sofferenze della possessione demoniaca? In effetti, l’epoca in cui tutto ciò accadde era quella dei « ragazzi dello zoo di Berlino » e del terrorismo della Rote Armee Fraktion (le brigate rosse tedesche). Per quanto riguarda il clero cattolico di Germania, be’, ancora oggi le posizioni di non piccola parte di esso danno qualche pensiero al Vaticano. La forma di espiazione, poi, pur sconcertante, non sarebbe una novità. Il vaticanista Marco Tosatti nel 2004 ci fece un libro apposito: Santi posseduti dal demonio (Piemme), nel quale ricordò in particolare le beate Christina di Stommeln (1242-1313), Eustochio di Padova (1445-1469) e Maryam Baouardy (1846-1878). Agli esorcisti che, sfiniti, chiedevano ai demoni che infestavano la povera Anneliese perché non se ne andassero, quelli rispondevano di non potere: una forza più potente di loro lo impediva. Il che confermerebbe l’assunto: Anneliese aveva accettato di sacrificare la propria vita per evitare che molte anime si dannassero. II caso di Anneliese è tornato alla luce solo nel 1997 e dalle trascrizioni è emerso anche questo suo sfogo col padre Alt: «Ho voluto soffrire per altre persone di modo che non finiscano all’inferno. Ma non avrei mai pensato che sarebbe stato così spaventoso, così orribile». Dopo la sua morte, una suora carmelitana rivelò ai coniugi Michel che la figlia le era apparsa in sogno. Sulla scorta di quel sogno, nel 1978 il corpo di Anneliese venne riesumato e ci fu chi disse che era rimasto incorrotto. Ma, a parte questa voce, nulla è mai trapelato. Così, la parola passò al cinema. Ma questo, quando non ha le autorizzazioni necessarie, deve cambiare nomi e contesto, col risultato che lo spettatore non saprà mai se sta assistendo a un film horror o no, e a poco serve scrivere nei titoli di coda «ispirato a un fatto realmente accaduto». Un eventuale iter di beatificazione per Anneliese Michel dovrebbe riportare alla luce l’intera vicenda, ma qual vescovo tedesco, oggi, avrebbe voglia di finire sotto ai riflettori per una storia di diavoli, possessioni ed esorcismi?

Nota di BastaBugie: per approfondimenti sulla vicenda, sentire la registrazione dell’esorcismo di Anneliese oppure per vedere foto e trailer dello stupendo film « L’esorcismo di Emily Rose » vai al link seguente http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=12

Titolo originale: Lo strano caso di Anneliese
Fonte: Il Timone, maggio 2014

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