L’eroismo e la fede dei padri e delle madri è la speranza del nostro paese

Posté par atempodiblog le 29 juin 2014

Sembrano così lontani il nostro Meridione e il nostro Settentrione. Invece nel profondo sud di Scampia e nel profondo nord di Brembate Sopra, ci sono padri e madri che hanno lo stesso cuore, che condividono lo stesso dolore per lo strazio di un figlio ucciso e sanno dire parole cristiane, parole di amore, dove tutto griderebbe rabbia e vendetta.
di Antonio Socci – Libero

L'eroismo e la fede dei padri e delle madri è la speranza del nostro paese dans Antonio Socci 2a93z4h
I primi passi, di Vincent Van Gogh

LUCE A SCAMPIA
Ventimila persone erano presenti ai funerali di Ciro Esposito, il giovane napoletano che il 3 maggio era andato a Roma per vedere una partita di calcio ed è stato assurdamente ammazzato senza motivo (è stato in agonia per cinquanta giorni).
La madre Antonella si è espressa così davanti a tutti:
“Noi abbiamo tanto pregato, abbiamo pregato da prima che sapessimo che Ciro era il ferito grave. Quando l’ho saputo non ho perso la pace che ho trovato con la preghiera. Questo ragazzo aveva mille motivi per bestemmiare e invece ringraziava e onorava il Signore. Ed anche io oggi ringrazio Dio per la forza che ha dato a me e alla mia famiglia. Voglio ringraziare le migliaia di persone che ci sono state vicine lì al Gemelli, dalle più umili alle più importanti. La memoria di Ciro porti gioia, pace ed amore. Grazie a tutti, mantenete alta la bandiera dello Sport e dell’Amore”.
Anche la fidanzata, Simona, ha fatto appello alla tifoseria napoletana – “Sotterrate la violenza!” – perché non ci si abbandoni a una spirale di odio e vendette per la morte di Ciro (e speriamo che queste testimonianze di pace facciano breccia nel cuore di tutti).

LUCE A BREMBATE
In circostanze e luoghi del tutto diversi – nella bergamasca – il giorno dell’arresto di Massimo Giuseppe Bossetti, per l’uccisione di Yara Gambirasio, il papà della ragazzina, Fulvio, ha detto a don Corinno, il parroco di Brembate Sopra: “prega per tutti, anche per la famiglia della persona fermata, anche per lui, c’è bisogno di preghiera”.
Pochissime parole, confidate al suo parroco, ma sconvolgenti sulle labbra di un padre che ha vissuto una tragedia così crudele.

Non hanno nemmeno bisogno di essere spiegate e commentate. Sono parole semplici e vertiginose, da rileggere e custodire nel cuore.
Ricordano quelle scritte da uno scultore trecentesco su una piccola pergamena nascosta poi dentro un crocifisso ligneo che egli aveva scolpito: “abbi pietà di tutta l’umana generazione”.
Nel primo caso, la madre di Ciro ha dovuto e voluto parlare pubblicamente per prevenire e scongiurare qualunque tipo di violenza e vendetta fosse progettata da certi ambienti nel nome del ragazzo napoletano.
Nel secondo caso, in cui non c’era da calmare bollenti tifoserie calcistiche, i genitori di Yara si sono negati totalmente ai riflettori. Ma in entrambi i casi si è manifestata la stessa pietà.
Lo stesso desiderio di sottrarre i propri figli al circo della violenza o al circo mediatico della chiacchiera e del rimestare nel fango.
Infatti ore e ore di trasmissioni televisive sono state dedicate al caso di Yara Gambirasio (di nuovo in questi giorni, per l’arresto di Bossetti e la svolta delle indagini), ma mai, nemmeno per un nanosecondo, il padre e la madre di Yara si sono concessi ai microfoni e alle telecamere.
Fiumi di inchiostro sono corsi sulle pagine dei giornali in questi anni sulla ragazzina di Brembate, scomparsa e poi ritrovata crudelmente uccisa, ma nemmeno una parola si è potuta attribuire fra virgolette alla povera e dolente famiglia della vittima.
Dei due genitori si hanno solo pochissime immagini catturate durante i loro fugaci e silenziosi passaggi nei giorni in cui entravano nella caserma dei carabinieri o in procura.
Quel papà e quella mamma, sempre gentili nei modi (mai irritati o infastiditi), hanno costantemente rifiutato con ferma decisione di rilasciare dichiarazioni.
Con un passo svelto e con un mesto sorriso di cortesia che impedisce alle telecamere di “rubare” loro perfino un’espressione del volto da cui traspaia l’immensità del dolore che hanno nel cuore e che hanno sofferto fino ad ora.
Nella società del frastuono mediatico e della spettacolarizzazione del crimine, il loro silenzio è stato rivoluzionario. Non voglio certo puntare il dito moralisticamente sui media o sui colleghi che fanno il loro lavoro.
Ma – almeno per un momento – bisognerebbe riuscire a soffermarsi su quel silenzio e sulla scelta dei genitori di Yara.
Soprattutto quando poi – per interposta persona – veniamo a conoscere parole immense come quelle che papà Fulvio ha detto al suo parroco.
Antonella, la madre di Ciro, Fulvio, il padre di Yara, con le loro famiglie, sono persone meravigliose. Altri come loro – andando a ritroso in questi anni – ci hanno commosso per lo stesso amore, la stessa pace interiore e la stessa pietà. Penso al signor Carlo Castagna o alla signora Margherita Coletta.

LUCE A ERBA E A NAPOLI
Ricordate? Il signor Castagna nel delitto di Erba, l’11 dicembre 2006, aveva perduto la figlia, la moglie e il nipotino.
Ma, pur dentro il suo immenso dolore, quest’uomo buono e profondamente cristiano, disse: “Li perdono e li affido al Signore. Bisogna perdonare in questi momenti. Bisogna finirla con l’odio”.
Commosse tutto il Paese anche la testimonianza di Margherita Coletta, vedova del brigadiere dei Carabinieri Giuseppe Coletta, ucciso il 12 novembre 2003 nella strage di Nasiriyah con altri diciotto colleghi: “Se amate quelli che vi amano che merito avete? Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori”.
Era il giorno della strage e a ricordare a tutti queste parole di Gesù davanti alle telecamere era una giovane sposa e madre, di 33 anni, che già aveva perso un bambino per leucemia e che aveva appena appreso dell’uccisione del suo uomo in missione di pace.
La signora Margherita, davanti ai giornalisti che avevano invaso la sua casa di Napoli, quel giorno, con una figlia di due anni in braccio, pur soffrendo in modo spaventoso, volle ricordare quelle parole e indicando il Vangelo aggiunse: “La nostra vita è tutta qua dentro”.
Poco tempo dopo ha spiegato: “E’ Gesù che ha fatto sì che io potessi rispondere con l’amore all’odio. Non mi sono domandata chi avesse ucciso mio marito. Senza perdono non siamo cristiani”.
Certamente sono parole così immense che non vanno considerate per nulla ovvie o automatiche. Non c’è nulla di automatico in esse, sono un miracolo, sono un dono di grazia. Noi uomini da soli non ne saremmo capaci.
Infatti ricordando poi la morte del figlio Paolo, a sei anni, per leucemia, Margherita aggiunse:
“Dio mi ha sorretto in questi dolori; davanti a mio figlio con grossi aghi sulla schiena per la chemioterapia, davanti a mio marito che non c’è più. Le difficoltà sono tante, forse ce ne saranno anche altre, ma io mi sono aggrappata a Cristo e alla sua Croce, unica salvezza per tutti”.

Periodicamente la cronaca ci spalanca davanti agli occhi questa Italia profonda, forte e buona, piena di fede e capace di perdono e di compassione. Un’Italia commovente e veramente eroica nella vita quotidiana.
Un’Italia che normalmente sembra non esistere nelle nostre cronache. E invece è quella che resiste. E’ un immenso tesoro di sapienza e di amore. Spesso bistrattata con disprezzo certe élite intellettuali e politiche. E’ lì la speranza per tutti.

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Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore

Posté par atempodiblog le 28 juin 2014

Dai «Sermoni» di san Lorenzo Giustiniani, vescovo
Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore

Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore dans Citazioni, frasi e pensieri bjimom

Maria meditava nel suo cuore tutto ciò che assimilava con la lettura, la vista, l’udito, e che crescita grande realizzava nella fede, che acquisto faceva in meriti, di quanta saggezza veniva illuminata e di quale incendio di carità andava sempre più avvampando! Schiudeva verso di sé la porta dei misteri celesti e si colmava di gioia, si arricchiva copiosamente del dono dello Spirito, orientandosi verso Dio, e nel medesimo tempo si conservava nella sua profonda umiltà. L’opera del dono divino ha questo di caretteristico, che eleva dagli abissi al vertice e porta di gloria in gloria.

Beato il cuore della Vergine Maria che, avendo in sé lo Spirito e godendo del suo insegnamento, rimaneva docile alla volontà del Verbo di Dio! Maria non era mossa da un suo sentimento o da proprie voglie, ma seguiva esternamente le vie della fede che la sapienza le suggeriva interiormente. E veramente si addiceva a quella Sapienza divina, che si costruisce a propria abitazione la casa della Chiesa, di servirsi di Maria santissima per inculcare l’osservanza della legge, la norma dell’unità e l’esigenza dell’offerta spirituale.

O anima fedele, imita la Vergine Maria. Entra nel tempio del tuo cuore per essere spiritualmente rinnovata ed ottenere il perdono dei tuoi peccati.
Ricordati che Dio ricerca piuttosto l’intenzione, con la quale compiamo le nostre azioni, che l’opera medesima che noi facciamo. Perciò sia che ci rivolgiamo con l’anima a Dio mediante la contemplazione e ci dedichiamo a lui, sia che attendiamo al progresso delle virtù e ci occupiamo assiduamente in opere buone a servizio del prossimo, tutto facciamo in modo da sentirci sempre spinti dalla carità. Ripetiamo, infatti, che l’offerta spirituale che purifica noi e sale gradita a Dio, non é tanto l’opera delle nostre mani in se stessa, quanto il sacrificio spirituale che si immola nel tempio del cuore, ravvivato dalla presenza e dal compiacimento di Cristo Signor nostro.

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Il lavoro ben fatto

Posté par atempodiblog le 28 juin 2014

Il lavoro ben fatto dans Charles Péguy 2zz8eaq

Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale, era inteso. Era un primato. Non occorreva che fosse ben fatta per il salario, o in modo proporzionale al salario. Non doveva essere ben fatta per il padrone, né per gli intenditori, né per i clienti del padrone. Doveva essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura. Una tradizione venuta, risalita da profondo della razza, una storia, un assoluto, un onore esigevano che quella gamba di sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con la medesima perfezione delle parti che si vedevano. Secondo lo stesso principio delle cattedrali. E sono solo io — io ormai così imbastardito — a farla adesso tanto lunga. Per loro, in loro non c’era neppure l’ombra di una riflessione. Il lavoro stava là. Si lavorava bene. Non si trattava di essere visti o di non essere visti. Era il lavoro in sé che doveva essere ben fatto.

Charles Péguy

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Cucinelli: «Ho investito tutto nella dignità dell’essere umano»

Posté par atempodiblog le 28 juin 2014

Quanto vorrei vedere tutti con un lavoro decente! È una cosa essenziale per la dignità umana” .
Papa Francesco

Cucinelli: «Ho investito tutto nella dignità dell’essere umano» dans Articoli di Giornali e News 2ynig7l

Brunello Cucinelli, il re del cashmere italiano, dà vita ad un trust di cui sono beneficiarie le figlie. Vi lascio tutto, dice, a condizione che continuiate a seguire il mio esempio. Ovvero proteggere l’impresa e la Fondazione, preservare il borgo medioevale di Solomeo, proseguire quella che l’imprenditore definisce «la nostra filosofia». La stessa che, tre anni fa, l’ha portato a regalare un premio extra di cinque milioni ai dipendenti, poco più di 6 mila euro a testa distribuiti alla vigilia di Natale. «Ho investito tutto nella dignità dell’essere umano», spiega. È per questo che tutti, manager e dipendenti, alle 18 in punto devono essere fuori dall’ufficio.

Tratto da: La Stampa Facebook

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Dipinger poche parole su uno sfondo muto

Posté par atempodiblog le 28 juin 2014

“Bisogna sapere sempre più risparmiare le parole inutili per poter trovare quelle poche che sono necessarie. E questa nuova forma di espressione deve maturare nel silenzio”.

“Detesto gli accumuli di parole. In fondo ce ne vogliono così poche per dire quelle quattro cose che veramente contano nella vita”.

Dipinger poche parole su uno sfondo muto dans Etty Hillesum 25up18p

Oggi pomeriggio ho guardato alcune stampe giapponesi con Glassner. Mi sono resa conto che è così che voglio scrivere: con altrettanto spazio intorno a poche parole. Troppe parole mi danno fastidio. Vorrei scrivere parole che siano organicamente inserite in un gran silenzio, e non parole che esistono solo per coprirlo e disperderlo: dovrebbero accentuarlo, piuttosto. Come in quell’illustrazione con un ramo fiorito nell’angolo in basso: poche, tenere pennellate – ma che resa dei minimi dettagli – e il grande spazio tutt’intorno, non un vuoto, ma uno spazio che si potrebbe piuttosto definire ricco d’anima. Io detesto gli accumuli di parole. In fondo, ce ne vogliono così poche per dir quelle quattro cose che veramente contano nella vita. Se mai scriverò – e chissà poi che cosa? -, mi piacerebbe dipinger poche parole su uno sfondo muto. E sarà più difficile rappresentare e dare un’anima a quella quiete e a quel silenzio che trovare le parole stesse, e la cosa più importante sarà stabilire il giusto rapporto tra parole e silenzio – il silenzio in cui succedono più cose che in tutte le parole affastellate insieme. E in ogni novella, o altro che sia, lo sfondo muto dovrà avere un suo colore e un suo contenuto, come capita appunto in quelle stampe giapponesi. Non sarà un silenzio vago e inafferrabile, ma avrà i suoi contorni i suoi angoli la sua forma: e dunque le parole dovranno servire soltanto a dare al silenzio la sua forma e i suoi controni, e ciascuna di loro sarà come una piccola pietra miliare, o come un piccolo rilievo, lungo strade piane e senza fine o ai margini di vaste pianure. È buffo: potrei riempire dei volumi su come vorrei scrivere, ma può darsi benissimo che a parte le ricette io non scriverò mai nulla. Però le stampe giapponesi mi hanno fatto capire a che cosa io aspiri, e mi piacerebbe camminare un a volta attraverso paesaggi giapponesi, per capirlo ancor meglio. Del resto credo che un viaggio in Oriente lo farò, in futuro – per trovare in quei luoghi, vissute ogni giorno, quelle cose in cui qui ci si sente soli, in dissonanza.

Dal Diario di Hetty Hillesum

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Silenzio creativo

Posté par atempodiblog le 28 juin 2014

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Forse non viviamo una vita vera, ma siamo protagonisti di un film: questo sembra essere il messaggio che ci lanciano le colonne sonore che — volenti o nolenti — accompagnano le nostre vite, proprio come succede ai personaggi dei film.

Ormai un sottofondo musicale è previsto praticamente dovunque: bar, ristoranti, negozi e perfino nei supermercati — pare che così la gente compri di più — e talvolta anche nelle stazioni o negli aeroporti. Naturalmente le musiche sono differenti: possiamo sentirci immersi in ritmi melodici napoletani in una pizzeria, in un’atmosfera jazz se il bar dove entriamo è sofisticato; in un clima americano melodico — magari con Frank Sinatra — in un ristorante, come se ogni cena fosse l’occasione di affascinare l’anima gemella. Nei negozi di jeans prevale il rock o il genere metal; in quelli vintage canzoni buffe degli anni Trenta; se i tavolini di un caffè sono all’aperto, musiche da operetta possono rievocare i café chantant; nei musei, soffusa nello sfondo, classica. Perfino nelle chiese, in quelle antiche e artisticamente belle, quelle dove si entra non solo per pregare, ma anche per ammirare, ormai è prevista una colonna sonora: naturalmente si tratta di musica sacra, a volume basso, ma comunque tale da rompere il silenzio. Forse in quest’ultimo caso l’intenzione è buona: è un modo per far capire ai turisti che si trovano in un luogo sacro, che non possono parlare ad alta voce, far rumore. È un modo di generare rispetto, di suscitare sentimenti di devozione.

In ogni caso queste colonne sonore colorano la nostra vita di atmosfere che magari in quel momento sono molto lontane dal nostro stato d’animo, influenzano — qualche volta, bisogna ammetterlo, in modo positivo — il nostro umore. Ma creano anche sensazioni bizzarre e fuori luogo: come fossimo sempre, a ogni età e in ogni occasione, innamorati e sospirosi, o in altri casi, ribelli e scontenti. E poi rendono difficili i contatti umani, perché per parlare dobbiamo alzare la voce, che perde le inflessioni che vorremmo darle: i messaggi si fanno brevi e perentori, specie se il loro contenuto è in contrasto con il clima musicale imposto. Quante volte, in un ristorante, un gruppo di persone che si incontra per chiacchierare viene indotto a rinunciare a qualsiasi discorso un po’ lungo e complesso dalla musica che imperversa e rende difficile ogni scambio verbale? Perfino un’antica abitudine ben collaudata, come quella di dire «andiamo a prenderci un caffè così ne parliamo» viene annullata dalla colonna sonora che imperversa, impedisce di sentire cosa dice l’altro e, per di più, crea un’atmosfera spesso poco adatta al discorso che si vuole affrontare.

Anche se ci stiamo talmente abituando alla musica che quasi non la ascoltiamo più la musica, e se qualcuno la commenta lo guardiamo stupiti: per noi è solo uno tra i tanti rumori che ci circondano e ci rimbambiscono. Così abbiamo ucciso il silenzio, che non sempre e non solo significa solitudine. Silenzio è anche possibilità di sottrarsi alla banalità quotidiana, di entrare nel profondo di se stessi, nel luogo dove nasce un pensiero che si plasma poi nella parola. L’apice del silenzio ce l’abbiamo nella lettura silenziosa, che permette al lettore solitario di creare con il libro un rapporto esclusivo. Non è un caso che nella nostra società, inquinata da musiche e rumori stia scomparendo l’abitudine alla lettura: soprattutto per i giovani è sempre più difficile trovare concentrazione e silenzio, condizioni indispensabili per la comprensione di un testo. E chi non legge perde molto.

Come ha scritto un grande studioso, Giovanni Pozzi: «Amico discretissimo, il libro non è petulante, risponde solo se richiesto, non urge oltre quando gli si chiede una sosta. Colmo di parole, tace».

di Lucetta Scaraffia – Messaggero di sant’Antonio

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Mi consacro al Tuo cuore, o Maria

Posté par atempodiblog le 27 juin 2014

“La Vergine Madre del Verbo Incarnato è il tipo supremo della corrispondenza del cuore dell’uomo al Cuore divino”.

Mi consacro al Tuo cuore, o Maria dans Don Giustino Maria Russolillo Maria-SS

“La via sei Tu, o Maria! Per mezzo tuo Egli è venuto a noi, s’è dato a noi, per mezzo Tuo noi andremo e ci daremo a Lui! Prendimi tutto, o Maria, per formarmi tutto di Gesù, per darmi tutto a Gesù, per unirmi tutto a Gesù. Prendimi tutto, o Maria, perché tutto mi offro a Te. Al Tuo cuore mi affido, mi consacro, confido! Formami secondo il Tuo cuore, tutt’amore per Gesù e tutto degno delle Sue compiacenze!”.

“Devo avvolgerLo tutto col mio amore questo dolce Signore vivente in Te, o Maria, Suo cielo, Sua reggia, Suo trono, Suo altare, Suo ciborio e ostensorio. E perciò mi consacro al Tuo cuore, o Maria, e alla vita di orazione del Tuo cuore!”.

Beato Giustino Maria Russolillo

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Il cuore di Gesù, pace dei cristiani

Posté par atempodiblog le 27 juin 2014

Il cuore di Gesù, pace dei cristiani
di San Josemaría Escrivá de Balaguer
Tratto da: josemariaescriva.info

Il cuore di Gesù, pace dei cristiani dans Fede, morale e teologia 21jw129

Omelia pronunciata il 17 giugno 1966, festa del Sacro Cuore

La vera devozione al Sacro Cuore
Prestiamo attenzione al significato profondo racchiuso in queste parole: Sacro Cuore di Gesù. Quando parliamo del cuore umano non ci riferiamo solo ai sentimenti, ma alludiamo a tutta la persona che vuol bene, che ama e frequenta gli altri. Nel modo umano di esprimerci, il modo raccolto dalle Sacre Scritture perché potessimo intendere le cose divine, il cuore è considerato come il compendio e la fonte, l’espressione e la radice ultima dei pensieri, delle parole e delle azioni. Un uomo, per dirla nel nostro linguaggio, vale ciò che vale il suo cuore.

Al cuore appartengono: la gioia — “gioisca il mio cuore nella tua salvezza” (Sal 12, 6); il pentimento — “il mio cuore è come cera, si fonde in mezzo alle mie viscere” (Sal 21, 15), la lode a Dio — “effonde il mio cuore liete parole” (Sal 44, 2); la decisione di ascoltare il Signore — “saldo è il mio cuore” (Sal 56, 8); la veglia amorosa — “io dormo, ma il mio cuore veglia” (Ct 5, 2); e anche il dubbio e il timore — “non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede in me” (Gv 14, 1).

Il cuore non si limita a sentire: sa e capisce. La legge di Dio si riceve nel cuore e in esso rimane scritta. La Scrittura aggiunge ancora: “La bocca parla dalla pienezza del cuore” (Mt 12, 34). Il Signore apostrofa gli scribi: “Perché mai pensate cose malvagie nei vostri cuori?” (Mt 9, 4). E, come sintesi dei peccati che l’uomo può commettere, Gesù dice: “Dal cuore provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie” (Mt 15, 19).

Quando la Sacra Scrittura parla del cuore, non intende un sentimento passeggero che porta all’emozione o alle lacrime. Parla del cuore — come testimonia lo stesso Gesù — per riferirsi alla persona che si rivolge tutta, anima e corpo, a ciò che considera il suo bene: “Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore (Mt 6, 21).

Ecco pertanto che, considerando il Cuore di Gesù, scopriamo la certezza dell’amore di Dio e la verità del suo donarsi a noi. Nel raccomandare la devozione al Sacro Cuore, non facciamo che raccomandare di orientare integralmente noi stessi, con tutto il nostro essere — la nostra anima, i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni, le nostre fatiche e le nostre gioie — a Gesù tutto intero.

La vera devozione al Cuore di Gesù consiste in questo: conoscere Dio e conoscere noi stessi, guardare a Gesù e ricorrere a Lui che ci esorta, ci istruisce, ci guida. In questa devozione non si dà altra superficialità che quella dell’uomo che, non essendo interamente umano, non riesce a cogliere la realtà del Dio incarnato.

Per leggere l’intera omelia,  clicca qui

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12 consigli per ottenere la pace

Posté par atempodiblog le 27 juin 2014

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1 La Madonna — così l’invoca la Chiesa — è la Regina della pace. Per questo quando la tua anima, l’ambiente famigliare o professionale, la convivenza La Madonna nella società o tra i popoli sono agitati, non cessare di acclamarla con questo titolo: «Regina pacis, ora pro nobis!» — Regina della pace, prega per noi! Hai provato, almeno, quando perdi la serenità?… — La sua immediata efficacia ti sorprenderà.
Solco, 874

2 Coltiva, nella tua anima e nel tuo cuore — nella tua intelligenza e nel tuo volere —, lo spirito di fiducia e di abbandono nell’amorosa Volontà del Padre celeste… — Da qui nasce la pace interiore a cui aneli.
Solco, 850

3 Un rimedio contro queste tue inquietudini: avere pazienza, rettitudine d’intenzione, e guardare le cose con prospettiva soprannaturale.
Solco, 853

4 Allontana subito — Dio è con te! — il timore e il turbamento dello spirito…: evita radicalmente queste reazioni, che servono solo a moltiplicare le tentazioni e ad accrescere il pericolo.
Solco, 854

5 Anche se tutto sprofonda e finisce, anche se gli avvenimenti evolvono in senso contrario a quanto previsto, con tremende avversità, non si guadagna nulla a turbarsi. Inoltre, ricorda la fiduciosa preghiera del profeta: «Il Signore è nostro Giudice, il Signore è nostro Legislatore, il Signore è nostro Re; Egli ci salverà». — Recitala devotamente, ogni giorno, per adeguare la tua condotta ai disegni della Provvidenza, che ci governa per il nostro bene.
Solco, 855

6 Se — avendo fissato lo sguardo in Dio — sai mantenerti sereno davanti alle preoccupazioni, se impari a dimenticare le piccolezze, i rancori e le invidie, ti risparmierai la perdita di molte energie, di cui hai bisogno per lavorare con efficacia, al servizio degli uomini.
Solco, 856

7 Quando ti abbandonerai sul serio nel Signore, imparerai a contentarti di ciò che avviene, e a non perdere la serenità se le faccende — malgrado tu abbia messo tutto l’impegno e i mezzi opportuni — non riescono secondo i tuoi gusti… Perché saranno «riuscite» come sarà parso conveniente al Signore.
Solco, 860

8 Quando ci si ritrova al buio, con l’anima accecata e inquieta, dobbiamo ricorrere, come Bartimeo, alla Luce. Ripeti, grida, insisti con più forza: «Domine, ut videam!» — Signore, che io veda!… E si farà giorno per i tuoi occhi, e potrai godere la luce che Egli ti concederà.
Solco, 862

9 Lotta contro le asprezze del tuo carattere, contro il tuo egoismo, contro la tua comodità, contro le tue antipatie… Oltre al fatto che dobbiamo essere corredentori, il premio che riceverai — pensaci bene — sarà in strettissima relazione con la semina che avrai fatto.
Solco, 863

10 Compito del cristiano: annegare il male nella sovrabbondanza del bene. Non si tratta di far campagne negative, né di essere antiqualcosa. Al contrario: si tratta di vivere di affermazioni, pieni di ottimismo, con gioventù, allegria e pace; di guardare tutti con comprensione: quelli che seguono Cristo e quelli che lo abbandonano o non lo conoscono. — Ma comprensione non significa astensionismo, né indifferenza, bensì azione.
Solco, 864

11 Per carità cristiana e per eleganza umana, devi sforzarti di non creare un abisso con nessuno…, di lasciar sempre una via d’uscita al prossimo affinché non si allontani ancora di più dalla Verità.
Solco, 865

12 Paradosso: da quando mi sono deciso a seguire il consiglio del Salmo: «Getta sul Signore il tuo affanno, ed Egli ti darà sostegno», di giorno in giorno ho meno preoccupazioni per la testa… E al tempo stesso, con il lavoro opportuno, si risolve ogni cosa con più chiarezza!
Solco, 873

San Josemaría Escrivá de Balaguer
Tratto da: josemariaescriva.info

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I primi 33 anni di Medjugorje

Posté par atempodiblog le 25 juin 2014

I primi 33 anni di Medjugorje *
di Michele Canali – Comunità Ambrosiana
Tratto da: Ascolta tua Madre

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Immagine tratta da: Eccoci Madre, guidaci

Trentatré  anni fa esattamente il 24 giugno del 1981 verso le ore 18 nella piccola frazione del comune di Citluk, Medjugorje, una ragazzina di 15 anni di nome Ivanka grida all’amica: «Mirjiana guarda, la Madonna!».  Inizia così tra le sperdute colline di un paesino di 2000 anime della Jugoslavia comunista un evento che non ha precedenti nella storia del cristianesimo.  Le apparizioni durano ancora oggi e per ora non si sa quando avranno fine. La Madonna ha riversato sul mondo una quantità infinita di messaggi  e consegnato ai sei veggenti  10 segreti che riguardano le sorti dell’umanità.  Il destino dell’Europa e del mondo sono inevitabilmente legati a questa eccezionale presenza della Madre di Cristo sulla Terra. La  Madonna stessa ha annunciato che queste sono «le mie ultime apparizioni sulla Terra» perché alla fine di questo lungo processo storico la Sua presenza non sarà più necessaria e il Suo Cuore Immacolato trionferà.

Le apparizioni a cui assistiamo rappresentano l’ultima tappa di un grande progetto di Maria sull’Europa. «Sono venuta a completare quanto iniziato a Fatima» dice la Madonna stessa ai ragazzini di Medjugorje. I quali di Fatima non sapevano nulla.

Un piano di salvezza che inizia quattro secoli fa con le primissime apparizioni mariane in Europa a santa Margherita Alacoque che, per la profonda devozione verso la Madonna, assume il nome di Maria. La Francia del XVII secolo doveva divenire  il tempio della devozione al  Sacro Cuore di Gesù e il re Luigi XIV  doveva consacrare la nazione a questa devozione. Sappiamo invece come andò la storia: la consacrazione non venne mai fatta e un secolo più tardi dalla Francia partì la madre di tutte le rivoluzioni che puntò a cancellare la fede dall’Europa.

Di quella stessa rivoluzione oggi viviamo l’aspetto più stringente e sensuale. La recente approvazione della legge sul divorzio breve è solo l’ultima di una serie  di eventi che testimoniano che l’assalto rivoluzionario è diretto a scardinare la famiglia e isolare la persona. Per questo  la presenza di Maria nella storia si è fatta più forte, visibile e chiara. Il messaggio di Medjugorje è direttamente rivolto al cuore delle persone con l’incessante invito alla conversione e alla preghiera. Medjugorje è divenuta in questi anni il centro di recupero di tanti cuori travolti dall’orgoglio e dalla sensualità  che imperversano nella nostra epoca. E’ la grande tenda da campo in cui vengono ricostruiti i legami familiari e sanate tutte le ferite spirituali. Sono innegabili i frutti per milioni di pellegrini:  confessionali pieni, sentita partecipazione all’Eucarestia e all’Adorazione della parrocchia di san Giacomo. I messaggi della Gospa (Madonna in croato)  vengono spesso criticati per essere banali e ripetitivi. Più che altro sono essenziali e amorevoli.  Solo alla luce del disastro spirituale causato dal 900, il secolo infernale e dell’ateismo militante, si può capire il premuroso e instancabile invito alla conversione  e alla preghiera della Mamma del Cielo. È solo dalla conversione del cuore  che può partire la  nuova civiltà, la «civiltà dell’amore», annunciata dalla Madonna.  Lei, infatti, meglio di chiunque altro riesce a raggiungere quelle «periferie esistenziali» di cui parla costantemente papa Francesco. Tra l’altro lo stretto legame e la comunione d’intenti tra il papato e Maria è sempre più palese nella storia della Chiesa. Soprattutto da quando un papa marchigiano Pio IX , frequente pellegrino al Santuario di Loreto, proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione.

Il cuore dei messaggi di Medjugorje  riguarda i 10 segreti che la Madonna ha affidato ai veggenti.  La particolarità rispetto alle precedenti apparizioni sta nel fatto che questi  segreti verranno rivelati prima che accadano. Il francescano Petar Ljubicic, oggi sessantottenne,  è il sacerdote incaricato di svelarli al mondo di volta in volta tre giorni prima del loro verificarsi. I commentatori e gli studiosi del fenomeno sono concordi nell’affermare che durante i 10 segreti tutto il mondo volgerà lo sguardo verso Medjugorje.  È alla fine di questo processo che la Madonna ha promesso il trionfo del Suo Cuore Immacolato e un lungo periodo di pace per il mondo.  Per questo c’è poco spazio per i catastrofisti che vedono nei messaggi  l’annuncio solo di guerre e castighi.  Ai piedi della Croce Gesù aveva affidato l’umanità, rappresentata da san Giovanni, a sua Madre. Oggi Lei sta adempiendo  questo compito e  attuando l’ultimo capitolo di un piano che porterà alla edificazione di una nuova Europa.  La bandiera con le dodici stelle mariane è già pronta.

 

(*) Ad oggi la posizione della Chiesa  sulle apparizioni di Medjugorje è espressa dalla Conferenza Episcopale dell’ex Jogoslavia riunita a Zara nel 1991. Nella dichiarazione finale si legge che: «sulla base delle ricerche sin qui compiute non è possibile affermare che si tratta di apparizioni e fenomeni soprannaturali».  In pratica è una dichiarazione di attesa.  Per questo, data l’eccezionalità dell’evento, Benedetto XVI nel 2010 ha istituito una speciale commissione di studio presieduta dal card. Camillo Ruini. La commissione ha concluso i lavori lo scorso gennaio e ha consegnato i risultati alla Congregazione per la dottrina della fede.  Per ora non c’è stato nessun pronunciamento ufficiale.

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Fulvio Gambirasio: pregate per il fermato

Posté par atempodiblog le 25 juin 2014

CHE COMMOZIONE QUANDO ARRIVA UN CRISTIANO!!!! UN ALTRO MONDO!!!! (Antonio Socci)

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Fulvio Gambirasio: pregate per il fermato

Sembrerebbe tutto da buttare se non fosse per una persona, il padre della bimba uccisa: Fulvio Gambirasio. L’unico che ha avuto la forza di prendere una posizione da uomo…. Una posizione fuori dal teatrino mediatico. «Prega per tutti», ha detto a don Corinno, il parroco di Brembate Sopra, «anche per la famiglia della persona fermata, anche per lui, c’è bisogno di preghiera». Dal settimanale Vita
http://www.vita.it/societa/giustizia/fulvio-gambirasio-pregate-per-il-fermato.html

Tratto da: Antonio Socci Facebook

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Tra la gente che fatica sempre

Posté par atempodiblog le 24 juin 2014

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“Lo crederesti, amico mio, che la maggioranza di quelli che amano l’ozio si trova tra la gente che fatica sempre!”.

Fëdor Dostoevskij – L’adolescente

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Ascoltare i bambini…

Posté par atempodiblog le 23 juin 2014

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“Quando i saggi hanno raggiunto il limite estremo della loro saggezza, conviene ascoltare i bambini…”.

Georges Bernanos

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Il Papa: chi giudica gli altri è un ipocrita, si mette al posto di Dio

Posté par atempodiblog le 23 juin 2014

“Chi giudica sbaglia, ma non solo sbaglia, anche si confonde. E’ tanto ossessionato da quello che vuole giudicare, da quella persona – tanto, tanto ossessionato!”.
Chi giudica un fratello sbaglia e finirà per essere giudicato allo stesso modo. Dio è “l’unico giudice” e chi è giudicato potrà contare sempre sulla difesa di Gesù, il suo primo difensore, e sullo Spirito Santo. Lo ha affermato Papa Francesco all’omelia della Messa del mattino, celebrata in Casa S. Marta.

di Alessandro De Carolis – Radio Vaticana

Il Papa: chi giudica gli altri è un ipocrita, si mette al posto di Dio dans Commenti al Vangelo 2h2qxs0

Usurpatore di un posto e di un ruolo che non gli compete e, insieme, anche uno sconfitto, perché finirà vittima della sua stessa mancanza di misericordia. È questo ciò che accade a chi giudica un fratello. Papa Francesco ha appena letto la pagina del Vangelo sulla pagliuzza e la trave nell’occhio ed è subito chiaro nel distinguere: “La persona che giudica – dice – sbaglia, si confonde e diventa sconfitta”, perché “prende il posto di Dio, che è l’unico giudice”. Quell’appellativo, “ipocriti”, che Gesù lancia più volte all’indirizzo dei dottori della legge è in realtà rivolto a chiunque. Anche perché, osserva il Papa, chi giudica lo fa “subito”, mentre “Dio per giudicare si prende tempo”:

“Per questo chi giudica sbaglia, semplicemente perché prende un posto che non è per lui. Ma non solo sbaglia, anche si confonde. E’ tanto ossessionato da quello che vuole giudicare, da quella persona – tanto, tanto ossessionato! – che quella pagliuzza non lo lascia dormire! ‘Ma, io voglio toglierti quella pagliuzza!’… E non si accorge della trave che lui ha. Confonde: crede che la trave sia quella pagliuzza. Confonde la realtà. E’ un fantasioso. E chi giudica diventa uno sconfitto, finisce male, perché la stessa misura sarà usata per giudicare lui. Il giudice che sbaglia posto perché prende il posto di Dio – superbo, sufficiente – scommette su una sconfitta. E qual è la sconfitta? Quella di essere giudicato con la misura con la quale lui giudica”.

“L’unico che giudica è Dio e quelli ai quali Dio dà la potestà di farlo”, soggiunge Papa Francesco, che indica nell’atteggiamento di Gesù l’esempio da imitare, rispetto a chi non si fa scrupoli nel trinciare giudizi sugli altri:

“Gesù, davanti al Padre, mai accusa! E’ il contrario: difende! E’ il primo Paraclito. Poi ci invia il secondo, che è lo Spirito. Lui è il difensore: è davanti al Padre per difenderci dalle accuse. E chi è l’accusatore? Nella Bibbia, si chiama “accusatore” il demonio, satana. Gesù giudicherà, sì: alla fine del mondo, ma nel frattempo intercede, difende..

In definitiva, chi giudica – afferma Papa Francesco, “è un imitatore del principe di questo mondo, che va sempre dietro le persone per accusarle davanti al Padre”. Che il Signore, conclude, “ci dia la grazia di imitare Gesù intercessore, difensore, avvocato, nostro e degli altri”. E di “non imitare l’altro, che alla fine ci distruggerà”:

“Se noi vogliamo andare sulla strada di Gesù, più che accusatori dobbiamo essere difensori degli altri davanti al Padre. Io vedo una cosa brutta a un altro, vado a difenderlo? No! Ma stai zitto! Vai a pregare e difendilo davanti al Padre, come fa Gesù. Prega per lui, ma non giudicare! Perché se lo fai, quando tu farai una cosa brutta, sarai giudicato. Ricordiamo questo bene, ci farà bene nella vita di tutti i giorni, quando ci viene la voglia di giudicare gli altri, di sparlare degli altri, che è una forma di giudicare”.

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20 giugno 2014, festa della Patrona dell’Arcidiocesi di Torino: Messa e processione con l’Arcivescovo

Posté par atempodiblog le 19 juin 2014

20 giugno 2014, festa della Patrona dell’Arcidiocesi di Torino: Messa e processione con l’Arcivescovo
Fonte: Diocesi di Torino

20 giugno 2014, festa della Patrona dell'Arcidiocesi di Torino: Messa e processione con l'Arcivescovo dans Apparizioni mariane e santuari 21bkmzk
Piazza della Consolata – tel. 011/4363235

Di seguito il calendario degli appuntamenti e delle celebrazioni in programma venerdì 20 giugno 2014 per la festa della Patrona dell’Arcidiocesi presso il santuario della Consolata:

ore 9,30: S. Messa presieduta dal Vicario Generale mons. Valter Danna

ore 11: S. Messa presieduta dall’arcivescovo, mons. Cesare Nosiglia

ore 18,15: S. Messa presieduta da S.E.R. mons. Guido Fiandino, Vescovo Ausiliare

ore 20.30 (ritrovo nel chiostro del Santuario): in vista della conclusione del secondo anno di Sinodo dei Giovani, l’Arcivescovo chiama e invita i giovani a compiere un significativo tratto di cammino, tornando in quella « casa » dove tutto è iniziato: il Santuario della Consolata, in occasione – appunto – della sua festa. Si pregherà per tutte le necessità dei giovani, da quelle che riguardano lo studio e il lavoro a quelle che toccano la ricerca della propria vocazione e dell’amore; si pregherà per la loro fede in Cristo e la loro vita nella Chiesa. Si affiderà poi in modo particolare a Maria l’esperienza di sintesi del Sinodo dei Giovani a Les Combes dal 29 luglio al 3 agosto. Per confermare la propria adesione è sufficiente inviare una email a giovani@diocesi.torino.it. In allegato il volantino dell’iniziativa.

ore 21: solenne processione della festa guidata da mons. Nosiglia. La processione sarà trasmessa in diretta su Telepace (satellite), sul canale streaming della Consolata accessibile da pc in tutto il mondo (www.laconsolata.org, sezione Web-TV) e su TeleSubalpina.

ore 23 circa (al termine della processione): S. Messa presieduta da don Franco Lotto, Rettore del Santuario di Maria Ausiliatrice

In occasione della festa della Patrona delle Diocesi gli Uffici di Curia resteranno chiusi tutto il giorno.

file attached   Invito ai giovani per la Festa della Consolata 2014 (jpg, 599 Kb)

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