Un fiore di Lucca: la beata Elena Guerra

Posté par atempodiblog le 11 avril 2014

Un fiore di Lucca: la beata Elena Guerra
di Maurizio Schoepflin – Radici Cristiane

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Fondatrice delle oblate dello Spirito Santo, beatificata il 26 aprile del 1959 (la sua fu la prima beatificazione di Papa Giovanni XXXIII), Elena Guerra nacque a Lucca il 23 giugno del 1835 da una famiglia agiata della media borghesia. Fu un’autodidatta, perché a quell’epoca alle fanciulle non veniva assicurata un’istruzione, ed Elena invece era profondamente assetata di cultura e convinta che essa fosse importante anche per le donne: così imparò da sola l’italiano, il francese, la musica, la pittura, il ricamo e addirittura il latino, ascoltando di nascosto le lezioni che venivano impartite al fratello Almerico, che diventerà tra l’altro una figura eminente del clero lucchese.

Primi frutti al servizio di Dio
Nel 1856, a poco più di vent’anni, dette vita al “Giardinetto di Maria” e poi alle “Amicizie spirituali”, due aggregazioni femminili laicali finalizzate all’aiuto e al sostegno reciproco tra giovani donne. A diciannove anni Elena fu colpita da una grave malattia che la costrinse a un lungo periodo di immobilità, durante il quale accarezzò l’idea di abbracciare la vita contemplativa in un monastero. Poi però, una volta guarita, rivide questo suo proposito e si mise a studiare e a viaggiare: nel 1870 assisté in Roma a una seduta del Concilio Vaticano I. Fondò nella sua città l’Istituto di Santa Zita, una comunità femminile dedita alla vita attiva e senza professione di voti, costituita da volontarie, chiamate affettuosamente dai lucchesi “Zitine”, che si occupavano dell’istruzione e dell’educazione delle fanciulle. In quella comunità fu accolta pure colei che poi diventerà santa Gemma Galgani. I primi dieci anni di questa attività si svolsero in mezzo all’incomprensione di tutti, del popolo, del vescovo, del clero e della sua stessa famiglia.

Le Suore Oblate dello Spirito Santo
Dal 1882 la beata iniziò la vita in comunità, lasciando la propria casa, e ottenne il riconoscimento della sua congregazione, le “Suore Oblate dello Spirito Santo”. Compito specifico delle figlie di Elena Guerra era quello di essere “anime in ascolto sempre docili ad ogni soffio della Grazia” per diffondere nel mondo la devozione allo Spirito Santo. Convinta che la stampa potesse e dovesse avere una funzione primaria e indispensabile a favore della Chiesa, cominciò a pubblicare i suoi “librini”, nei quali affrontava vari temi riguardanti in particolare il mondo delle donne. Fu anche convinta assertrice della necessità di un ritorno da parte della Chiesa a una spiritualità più forte, da conseguire attraverso il recupero e l’approfondimento della devozione allo Spirito Santo. La Guerra si sentiva profondamente illuminata e sostenuta dal seguente nucleo di verita: «L’incarnazione è opera del Divino Amore, l’immolazione di Gesù sul Calvario è opera del Divino Amore, l’istituzione dell’adorabile Eucaristia (chi può dubitarne?) è opera del Divino Amore». La sorreggeva la certezza che lo Spirito Santo è una presenza ineffabile e nello stesso tempo dinamica.

Il Cenacolo permanente
L’allora vescovo di Lucca monsignor Giovanni Volpi la incoraggiò non solo a pubblicare i suoi scritti, ma anche a recarsi a Roma, dove Elena fu ricevuta in udienza dal Papa Leone XIII. Al Papa ella stessa del resto aveva scritto ripetutamente perché venissero prese delle decisioni utili a favorire un ritorno allo Spirito Santo, del quale tutti, predicatori compresi, ad avviso della beata, si erano dimenticati. Al Santo Padre la Guerra disse: «Io non sono altro che un misero portavoce di un’anima che fa bene orazione, e alla quale si può prudentemente credere che Dio talvolta manifesti i suoi voleri». Quando il pontefice emanò l’enciclica sullo Spirito Santo, Divinum illud munus, la beata fondò il “Cenacolo Permanente”, un’associazione di religiosi e laici volta alla preghiera comune, soprattutto liturgica. Tra il 1905 e il 1906 Elena visse un periodo di grande difficoltà e di immenso dolore: venne accusata di aver dilapidato tutto il patrimonio della congregazione per realizzare le sue pubblicazioni, e dunque di avere esercitato una cattiva amministrazione; in seguito a questo pesante addebito le autorità ecclesiastiche la invitarono a lasciare la carica di superiora e a smettere di pubblicare. Elena fu costretta a sottomettersi e passò il resto della vita nel silenzio e nell’inazione, sostenuta solo dalle consorelle più fedeli ma soprattutto dalla convinzione interiore che bisogna sempre saper offrire l’esempio dell’amore totale e incondizionato. Per questo non vacillò mai e seppe accettare ogni ingiustizia e umiliazione. Subito dopo la morte, la città la considerò santa e nel 1930 si aprì il processo per la sua beatificazione. Il messaggio profetico di Elena Guerra è attualissimo e imponente la ricchezza della sua eredità spirituale. Terminiamo ricordando una simpatica curiosità: l’Acadèmie Parisienne ha inserito il nome della beata lucchese fra i propri membri, perché la Guerra fu l’inventrice e la realizzatrice dell’Orologio Eucaristico, un apparecchio che permette di individuare immediatamente le zone geografiche della terra in cui viene celebrata nella stessa ora la Santa Messa.

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