• Accueil
  • > Archives pour le Mardi 1 avril 2014

Grande miracolo in Costa Rica

Posté par atempodiblog le 1 avril 2014

Grande miracolo in Costa Rica
Grande miracolo in Costa Rica dans Apparizioni mariane e santuari
i_ed_2014apr dans Apparizioni mariane e santuariLa provvidenza divina fa succedere le cose più insolite. E la benevolenza di Dio ha voluto che fosse il Costa Rica, un paese relativamente piccolo rispetto a molti altri del nostro pianeta, ad avere la benedizione di ospitare il miracolo che ora è il motivo della canonizzazione di Papa Giovanni Paolo II. Nel 2011, Floribeth Mora, abitante di Tres Ríos a San José, colpita da un grave aneurisma, guarì senza che i medici potessero spiegarne il motivo: questo avvenne grazie alle preghiere rivolte dalla donna e dalla sua famiglia a Giovanni Paolo II. Nelle interviste rilasciate a Radio Maria, la donna, suo marito e il suo medico ci hanno raccontato che nel suo caso particolare non era possibile operare a causa delle caratteristiche della lesione cerebrale, e purtroppo non c’era altro da fare che attendere il momento della sua morte. Per questo i medici dell’ospedale pubblico le chiesero di lasciare la struttura e tornare a casa per morire tra le mura domestiche. Il marito ci ha raccontato che questo lo portò alla disperazione, e fu in quei momenti, seduto su una delle scale dell’ospedale, che cominciò a pregare Papa Giovanni Paolo II; tale era la sua certezza che il Papa avrebbe interceduto davanti a Dio che con molta tranquillità l’uomo riportò la moglie a casa. Il giorno della beatificazione del Papa la donna aveva davanti a sé la copertina di un giornale con la foto del Papa e lo pregò, mentre guardava in televisione la celebrazione religiosa. Proprio in quel momento avvenne il miracolo. Si alzò in piedi e camminò fino alla cucina per vedere suo marito e raccontargli cos’era successo. Il suo miglioramento fu progressivo, e ora è una grande evangelizzatrice. Si resero conto che si era trattato di un miracolo e da Roma arrivarono i “monsignori” a verificarlo nella Clinica La Católica di Costa Rica e all’ospedale Gemelli di Roma. E dopo tutti i procedimenti canonici venne dichiarato il miracolo. In un’intervista radiofonica con il medico curante ci è stato detto che quanto avvenuto non poteva essere spiegato dalla scienza e pertanto si tratta di un miracolo. Abbiamo ascoltato la grande testimonianza con tutte le persone che abbiamo intervistato a Radio Maria e questa serie di programmi sarà inviata alle diverse Radio Maria perché voi ascoltatori possiate essere testimoni diretti di questi fantastici avvenimenti.
 
Padre Emilio Garreaud (WfMagaz. aprile 2014), Direttore RM Costa Rica


“All’inizio della celebrazione, ‘fissando quell’immagine del Papa, mi rivolsi a lui e dissi con grande fede queste testuali parole: Intercedi presso Dio, perché non voglio morire, e aiutami a guarire. Sono rimasta sveglia per tutta la durata della Messa e al termine mi sono addormentata’”. E al risveglio, alle 9 del mattino successivo, quando Giovanni Paolo II è beato da circa sette ore, la donna volge lo sguardo sull’immagine del papa e si fa un segno di croce. E “’d’improvviso, con mia grande sorpresa, mentre continuavo a fissarne il volto, sentii nel cuore come la sua voce, che mi diceva: Alzati, non avere paura!. Rimasi attonita ed ebbi la sensazione che le sue mani, così come sono riportate nella fotografia della copertina, si alzassero dal basso verso l’alto, per sollecitarmi ad alzarmi. Mi alzai dal letto, così come mi aveva esortato il Santo Padre, e mi recai in cucina dove c’era mio marito, il quale mi disse meravigliato: Che cosa ci fai qui?. Io gli risposi che vivevo in quel momento una grande pace nel cuore, che mi sentivo fisicamente molto bene, ma non ebbi la forza di raccontargli quello che mi era successo qualche minuto prima perché temevo che lui mi desse della matta’”.

Tratto da: Vatican Insider

Publié dans Apparizioni mariane e santuari | Pas de Commentaire »

Pochi lo sanno, ma la Chiesa ha contribuito a rendere grande il basket americano. Ecco perché

Posté par atempodiblog le 1 avril 2014

Pochi lo sanno, ma la Chiesa ha contribuito a rendere grande il basket americano. Ecco perché 

Villanova, Dayton, St. Louis University sono centri importanti per la teologia cattolica negli Stati Uniti, mentre Gonzaga e Creighton sono due degli atenei simbolo dell’apostolato intellettuale dei gesuiti. Ma per l’americano medio queste realtà, almeno nel mese di marzo, richiamano una cosa sola: il basket. Marzo è infatti il mese in cui si tiene il seguitissimo campionato della prima divisione della NCAA, quello dei college, vivaio e preludio al basket professionistico. Su 68 squadre che ogni anno raggiungono la fase finale (su ben 351) immancabilmente un quinto o un sesto sono di college cattolici. I quali rappresentano solo una piccola porzione del mondo universitario e anche come numero di iscritti, in genere al di sotto dei 10mila, sono poco cosa rispetto ai grandi atenei statali. Il motivo di questa tradizione cestistica nelle università cattoliche, guardata con ammirazione da milioni di appassionati, l’ha spiegato Julie Byrne, una docente dell’Università di Hofstra che ha dedicato un approfondito studio al misterioso feeling tra Gesuiti, Agostiniani, Maristi e la palla a spicchi. Le moltitudini di immigrati cattolici – irlandesi, italiani, polacchi – che si riversarono nei maggiori centri urbani tra fine ‘800 e inizi ‘900 incontrarono una cultura e anche un sistema scolastico ostile. Per far fronte a quella situazione nacquero come funghi scuole cattoliche. Ma sia per la povertà degli studenti, che non potevano permettersi le attrezzature del football americano, sia per gli spazi ristretti dei quartieri cementificati di New York o Chicago, che non si prestavano a ospitare un campo da baseball, la pallacanestro divenne lo sport per eccellenza, facile da giocare anche in palestre improvvisate. Da allora, quell’amore nato per caso, o per mano della Provvidenza, non si è mai interrotto. E, si può aggiungere, se i neri hanno dato a questo sport, anche qui non va dimenticato che i primi a integrarli e a schierarli massicciamente in campo furono i cattolici.

Tratto da: Il Timone

Publié dans Sport, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Il Papa ai Salesiani: vicini ai poveri e responsabili nella gestione dei beni, giovani siano protagonisti nella Chiesa

Posté par atempodiblog le 1 avril 2014

Il Papa ai Salesiani: vicini ai poveri e responsabili nella gestione dei beni, giovani siano protagonisti nella Chiesa

Il Papa ai Salesiani: vicini ai poveri e responsabili nella gestione dei beni, giovani siano protagonisti nella Chiesa dans Discernimento vocazionale

“Lavoro e temperanza” guidarono l’opera di San Giovanni Bosco, volta a curare le anime, specie dei giovani. Lo ha ricordato il Papa, ricevendo ieri i partecipanti al 27.mo Capitolo generale dei Salesiani dedicato al tema “Testimoni della radicalità evangelica”, nell’anno bicentanario della nascita del fondatore. “Lo Spirito Santo vi aiuti a cogliere le attese e le sfide del nostro tempo” , ha auspicato Papa Francesco rivolto al neo-eletto rettor maggiore, don Angel Fernandez Artime, e al Consiglio generale, raccomandando a tutta la famiglia salesiana “trasparenza e responsabilità nella gestione dei beni”, oltre che “una vita essenziale ad austera”.
di Roberta Gisotti – Radio Vaticana

Se il motto di don Bosco era “Da mihi animas, cetera tolle” (Dammi le anime, prenditi il resto), il suo programma era rafforzato da altri due elementi – ha osservato il Papa – il lavoro e la temperanza. Dunque “lavorare per il bene delle anime”, superando “la tentazione della mondanità spirituale”, nella “temperanza”, che è il “senso della misura”, di “accontentarsi”, di “essere semplici”, che al figlio Giovanni aveva trasmesso la mamma:

“La povertà di Don Bosco e di mamma Margherita ispiri ad ogni salesiano e ad ogni vostra comunità una vita essenziale e austera, vicinanza ai poveri, trasparenza e responsabilità nella gestione dei beni”.

L’esperienza di Don Bosco e il suo sistema ‘preventivo’ – ha proseguito Francesco – vi sostengano “per rispondere all’attuale emergenza educativa”, preparando i giovani “a lavorare nella società secondo lo spirito del Vangelo, come operatori di giustizia e di pace, e a vivere da protagonisti nella Chiesa »:

“La presenza in mezzo a loro si distingua per quella tenerezza che Don Bosco ha chiamato amorevolezza, sperimentando anche nuovi linguaggi, ma ben sapendo che quello del cuore è il linguaggio fondamentale per avvicinarsi e diventare loro amici”.

E, “fondamentale qui – ha aggiunto il Papa – è la dimensione vocazionale”, che non venga “confusa con una scelta di volontariato”, evitando “visioni parziali, per non suscitare risposte vocazionali fragili e sorrette da motivazioni deboli”. Perché le vocazioni siano frutto di una buona pastorale giovanile, Papa Francesco ha chiesto anzitutto la preghiera, il coraggio della proposta, il coinvolgimento delle famiglie:

“La geografia vocazionale è cambiata e sta cambiando, e questo significa nuove esigenze per la formazione, l’accompagnamento e il discernimento”.

Attenzione particolare ha raccomandato il Papa per i giovani esclusi dal mondo del lavoro – 75 milioni solo in Occidente – e a quelli schiavi di dipendenze “che derivano da una comune mancanza di amore vero”:

“Andare incontro ai giovani emarginati richiede coraggio, maturità umana e molta preghiera. E a questo lavoro si devono inviare i migliori! I migliori! Ci può essere il rischio di lasciarsi prendere dall’entusiasmo, inviando su tali frontiere persone di buona volontà, ma non adatte. Perciò è necessario un attento discernimento e un costante accompagnamento”.

Infine una riferimento alla vita di comunità, perché sia ispirata a “relazioni autentiche”, superando “tensioni”, il rischio dell’individualismo e della dispersione”, e sia fatta di “accoglienza, rispetto, aiuto reciproco, comprensione, cortesia, perdono e gioia”.

Publié dans Discernimento vocazionale, Fede, morale e teologia, Papa Francesco I | Pas de Commentaire »