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Papa Francesco: la misericordia è la via della pace nel mondo

Posté par atempodiblog le 17 mars 2014

Perdonare per trovare misericordia: questo è il cammino che porta la pace nei nostri cuori e nel mondo: è quanto, in sintesi, ha detto Papa Francesco nell’omelia di stamane durante la Messa presieduta a Santa Marta.
di Sergio Centofanti – Radio Vaticana

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Cristo e l’adultera, Certosa di San Martino, Napoli

“Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso”: il Papa commenta l’esortazione di Gesù, affermando subito che “non è facile capire questo atteggiamento della misericordia” perché siamo abituati a giudicare: “non siamo persone che danno naturalmente un po’ di spazio alla comprensione e anche alla misericordia”. “Per essere misericordiosi – osserva – ci sono necessari due atteggiamenti. Il primo è la conoscenza di se stessi”: sapere che “abbiamo fatto tante cose non buone: siamo peccatori!”. E di fronte al pentimento, “la giustizia di Dio … si trasforma in misericordia e perdono”. Ma è necessario vergognarsi dei peccati:

“E’ vero, nessuno di noi ha ammazzato nessuno, ma tante piccole cose, tanti peccati quotidiani, di tutti i giorni… E quando uno pensa: ‘Ma che cosa, ma che cuore piccolino: ho fatto questo contro il Signore!’. E vergognarsi! Vergognarsi davanti a Dio e questa vergogna è una grazia: è la grazia di essere peccatori. ‘Io sono peccatore e mi vergogno davanti a Te e ti chiedo il perdono’. E’ semplice, ma è tanto difficile dire: ‘Io ho peccato’”.

Spesso – osserva Papa Francesco – giustifichiamo il nostro peccato scaricando la colpa sugli altri, come hanno fatto Adamo ed Eva. “Forse – ha proseguito – l’altro mi ha aiutato, ha facilitato la strada per farlo, ma lo ho fatto io! Se noi facciamo questo, quante cose buone ci saranno, perché saremo umili!”. E “con questo atteggiamento di pentimento siamo più capaci di essere misericordiosi, perché sentiamo su di noi la misericordia di Dio”, come diciamo nel Padre Nostro: “Perdona, come noi perdoniamo”. Così, “se io non perdono, io sono un po’ fuori gioco!”.

L’altro atteggiamento per essere misericordiosi – ha poi affermato il Papa – “è allargare il cuore”, perché “un cuore piccolo” ed “egoista è incapace di misericordia”:

“Allargare il cuore! ‘Ma io sono peccatore’. ‘Ma guarda cosa ha fatto questo, quello…. Io ne ho fatte tante! Chi sono io per giudicarlo?’. Questa frase: ‘Chi sono io per giudicare questo? Chi sono io per chiacchierare di questo? Chi sono io per? Chi sono io che ho fatto le stesse cose o peggio?’. Il cuore allargato! E il Signore lo dice: ‘Non giudicate e non sarete giudicati! Non condannate e non sarete condannati! Perdonate e sarete perdonati! Date e vi sarà dato!’. Questa generosità del cuore! E cosa vi sarà dato? Una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo. E’ l’immagine delle persone che andavano a prendere il grano con il grembiule e allargavano il grembiule per ricevere più, più grano. Se tu hai il cuore largo, grande, tu puoi ricevere di più”.

Il cuore grande – ha detto Papa Francesco – “non condanna, ma perdona, dimentica” perché “Dio ha dimenticato i miei peccati; Dio ha perdonato i miei peccati. Allargare il cuore. Questo è bello! – esclama il Papa – Siate misericordiosi”:

“L’uomo e la donna misericordiosi hanno un cuore largo, largo: sempre scusano gli altri e pensano ai loro peccati. ‘Ma hai visto cosa ha fatto questo?’. ‘Ma io ne ho abbastanza con quello che ho fatto io e non mi immischio!’. Questo è il cammino della misericordia che dobbiamo chiedere. Ma se tutti noi, se tutti i popoli, le persone, le famiglie, i quartieri, avessimo questo atteggiamento, quanta pace ci sarebbe nel mondo, quanta pace nei nostri cuori! Perché la misericordia ci porta alla pace. Ricordatevi sempre: ‘Chi sono io per giudicare?’. Vergognarsi e allargare il cuore. Che il Signore ci dia questa grazia”.

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Le icone russe: ascesa verso la bellezza divina

Posté par atempodiblog le 17 mars 2014

Il termine icona deriva dal greco ““eikon”, che vuol dire semplicemente immagine. Durante i primi secoli del Cristianesimo il termine venne usato nell’’Impero bizantino per indicare la pittura sacra su tavola.
L’’icona è una delle manifestazioni maggiormente espressive della fede dell’’Ortodossia. Non si tratta di una semplice forma di creazione artistica, pur potendo annoverare splendidi capolavori di esemplare coerenza formale. Attraverso l’’icona, oggetto di venerazione prima che di ammirazione estetica, il fedele può entrare in contatto con il mondo celeste e partecipare di quella bellezza che è il riflesso di una superiore armonia. Come afferma il teologo russo Sergej Bulgakov, “i popoli ortodossi hanno ricevuto il dono di vedere la bellezza del mondo spirituale”.

Icone in mostra al Museo Diocesano di Napoli

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“Nelle icone che segnano ed accompagnano tutta la storia del cristianesimo russo dalle origini fino ai nostri giorni, è dato rintracciare una serie di elementi che, nel loro insieme, costituiscono quel particolare stile di  arte sacra, che le rende tanto preziose: esse sono infatti espressione propria  della cultura slavo-bizantina, iniziata dai santi Cirillo e Metodio; sono  manifestazioni dell’anima religiosa, nutrita dalla spiritualità dei padri  orientali, per la quale si vede come trasferire all’immagine sacra una misteriosa “presenza” del Prototipo trascendente; una concezione dunque, della  bellezza artistica, come occasione e stimolo di elevazione morale e di ascesa verso la bellezza divina, creatrice di ogni bellezza fisica ed umana”.

Giovanni Paolo II

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