Don Mauro Mergola: “apro la chiesa anche di notte, sarà la movida spirituale”
Posté par atempodiblog le 3 mars 2014
Don Mauro Mergola: “apro la chiesa anche di notte, sarà la movida spirituale”
L’arcivescovo tra i ragazzi nei pub «Ho parlato di Dio e di rispetto»
di Marco Bardesono – Corriere della Sera
Tratto da: Incontri di “Fine Settimana”
Con la coppola nera calata sulla fronte, l’arcivescovo Cesare Nosiglia è entrato, poco dopo la mezzanotte di sabato in un pub di San Salvario, il quartiere multietnico della città, luogo della movida. Ne è uscito dopo mezz’ora e si è recato in un secondo locale, poi in un terzo. Così fino alle due del mattino, «per parlare di Dio ai ragazzi». Un fuori programma; l’epilogo di un’iniziativa che qualche ora prima sembrava fallita. L’avevano organizzata i giovani dell’oratorio Santi Pietro e Paolo e l’idea era stata del parroco, don Mauro Mergola: «Se i ragazzi affollano la piazza ed esagerano con l’alcol, occorre offrire un’alternativa. Quindi apro la chiesa anche di notte, sarà la movida spirituale».
Alle 23, quando l’arcivescovo è arrivato alla guida della sua vecchia Punto, ad attenderlo erano in pochi: i giovani dell’oratorio e il loro prete, qualche fedele e gli agenti del commissariato che con la loro presenza avevano allontanato i pusher che spesso spacciano in Largo Saluzzo, cuore del quartiere, a due passi dalla stazione. Lì c’è la chiesa di don Mauro, attorno sono fioriti pub e discoteche dove di notte si ritrovano migliaia di giovani e a cento metri c’è la moschea più grande della città. Dunque una parrocchia isolata e circondata, da anni avamposto della fede.
Sabato sera neppure il calciobalilla sul sagrato o la musica new age diffusa dagli altoparlanti (attenzione ai pericoli della musica new age, per approfondire cliccare qui), hanno attirato l’attenzione del popolo della movida. Nosiglia è entrato in chiesa, si è inginocchiato e ha recitato il rosario. Tutto sembrava finito lì: «Le bettole sono piene, ma la chiesa è vuota», si lamentava agli inizi del 1800 Jean-Marie Baptiste Vianney, da poco curato d’Ars. «Ma se le osterie sono piene — rifletteva il santo che la Chiesa indica come il patrono dei parroci — è perché i cuori sono vuoti». Cesare Nosiglia, tra lo stupore di tutti, terminate le decine del rosario, si è alzato dal banco e ha detto: «E ora cominciamo la movida». L’accoglienza nei locali è stata calda.
L’arcivescovo ha avuto modo di informare che «poco distante c’è una chiesa aperta fino a tardi e sarebbe bello incontrarsi anche lì». Qualcuno lo ha chiamato Santità e ciò gli ha offerto la possibilità di spiegare in modo simpatico che «l’alcol può fare brutti scherzi e che è meglio non abusarne», benché la Chiesa non condanni i bevitori (moderati), tant’è che è con il vino che si celebra la messa. «Ma la moderazione e il rispetto sono necessari, ad esempio — ha detto Nosiglia — verso le persone che vivono in questo quartiere e che hanno il diritto di riposare, così da non essere vittime di schiamazzi per tutta la notte».
L’arcivescovo ha anche ammesso che «la movida, con tutti gli eccessi, non riguarda soltanto persone che non conoscono Dio.
Ci sono ragazzi che vanno in parrocchia, ma spesso si lasciano andare. Ci si può divertire senza mai dimenticare Dio. E la chiesa aperta è la testimonianza della Sua presenza».
Quando poi il prelato si è ritirato, il messaggio era stato recepito con chiarezza: «Non basta aprire le porte del tempio, bisogna spalancare quelle del cuore».
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