Gesù Vero Dio e vero uomo
L’Io di Gesù Cristo è un io divino. Quando ti rivolgi a Gesù Cristo come a un Tu, ti rivolgi al Verbo, a Dio. Il “Tu” di Cristo è un “Tu” Divino. L’Io di Cristo è un Io divino. In Gesù Cristo non ci sono due Io (un “io” divino e un “io” umano), c’è un “io” divino soltanto che opera attraverso la natura umana, la quale natura umana ha un corpo e un’anima e quindi Gesù Cristo ha anche un’anima creata, perché è vero uomo. L’uomo ha un’anima e un corpo, ma quest’anima è sorretta dall’Io divino. Quindi l’Io divino opera anche attraverso l’intelligenza umana, attraverso la volontà umana e un corpo umano. Quindi la natura umana in Gesù Cristo è uno strumento attraverso cui opera la divinità, questo è molto importante. E’ fondamentale. Tutti gli Io, compreso quello della Madonna sono io creati, “io” umani. L’Io di Gesù Cristo è un Io divino, tanto che la Chiesa ha condannato Nestorio che diceva che in Gesù Cristo c’erano un io divino e un io umano. In Gesù c’è una sola persona, la persona divina.
Questo è importante perché se si vacilla su questo cade il Cristianesimo, perché se l’io di Gesù Cristo non è un io divino, se la Sua persona non è una persona divina… cade il Cristianesimo. Cade perché Gesù Cristo sarebbe un uomo e se è un uomo… sarebbe un profeta e non il Figlio di Dio.
Lungo il corso della storia della Chiesa c’è stata una grande lotta per affermare la divinità di Gesù Cristo, infatti le eresie dei primi secoli, tutte in qualche modo, hanno tentato di sgretolare la divinità di Gesù Cristo e in alcuni casi sono state così diffuse, specialmente l’arianesimo del IV secolo che negava la divinità di Gesù Cristo. San Girolamo dice che improvvisamente la Chiesa Cattolica si svegliò ariana, la stragrande maggioranza dei vescovi era ariana, ma non il Papa, non sant’Attanasio e non tanti altri… La lotta di sant’Ambrogio con gli ariani la sanno tutti.
I primi Concili Ecumenici si sono fatti tutti su questo punto: affermare la fede in Gesù Figlio di Dio. Anche l’espressione “Maria Madre di Dio” vuol dire che quel Bambino che da Lei è nato è Dio. L’identità di una persona è il suo “io” e l’Io di Cristo è un Io divino. Noi questo lo vediamo nel Vangelo di san Giovanni, quando Gesù disse: “prima che Abramo fosse, Io sono”. Quell’“Io sono” è il nome che Dio rivelò sul monte Siani o quando nel Getzemani chiede chi cercassero e poi Lui rispose “Io sono” e stramazzano per terra.
Noi professiamo la divinità di Gesù Cristo vero Uomo e vero Dio. La fede non solo ha vacillato nel passato, ma vacilla tutt’ora. Benedetto XVI ha lamentato, in un suo discorso, che proprio questa fede centrale è continuamente corrosa. Si cerca di dire che era talmente uomo da dimenticare di essere Dio.
Una suora che mi diceva che dove va a studiare teologia si insegna che Gesù Cristo studiando la Sacra Scrittura si è accorto di essere Dio. La navicella della fede fa naufragio.
Noi crediamo che Gesù è il Verbo di Dio fatto uomo, il Figlio di Dio fatto uomo. Quando la domenica diciamo il Credo… diciamolo con il cuore: “Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato”… generato da che? Emana dal Padre prima di tutti i secoli ed è della stessa sostanza del Padre. Gesù è Dio, un unico Dio.
Ecco perché il Credo che noi diciamo è quello niceno-costantinopolitano che esprime la fede della Chiesa dei primi secoli contro le eresie. Siccome dicevano è simile al Padre… no: della stessa sostanza del Padre.
Quindi Dio da Dio e non creatura da Creatore. La Chiesa fin dall’inizio è stata precisa ad affermare la fede che è nei Vangeli. L’affermazione di essere Dio l’ha fatta Gesù Cristo ed è per quello che lo hanno ucciso, perché volevano lapidarlo? “Noi ti lapidiamo non per quello che tu fai, ma perché tu essendo uomo ti fai Dio”.
Tratto da una catechesi giovanile (del 2006) di Padre Livio Fanzaga ai microfoni di Radio Maria
Dal Catechismo
III. Vero Dio e vero uomo
464 L’evento unico e del tutto singolare dell’incarnazione del Figlio di Dio non significa che Gesù Cristo sia in parte Dio e in parte uomo, né che sia il risultato di una confusa mescolanza di divino e di umano. Egli si è fatto veramente uomo rimanendo veramente Dio. Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo. La Chiesa nel corso dei primi secoli ha dovuto difendere e chiarire questa verità di fede contro eresie che la falsificavano.
465 Le prime eresie più che la divinità di Cristo hanno negato la sua vera umanità (docetismo gnostico). Fin dall’epoca apostolica la fede cristiana ha insistito sulla vera incarnazione del Figlio di Dio «venuto nella carne». Ma nel terzo secolo, la Chiesa ha dovuto affermare contro Paolo di Samosata, in un Concilio riunito ad Antiochia, che Gesù Cristo è Figlio di Dio per natura e non per adozione. Il primo Concilio Ecumenico di Nicea nel 325 professò nel suo Credo che il Figlio di Dio è «generato, non creato, della stessa sostanza (homousios) del Padre», e condannò Ario, il quale sosteneva che «il Figlio di Dio veniva dal nulla» e che sarebbe «di un’altra sostanza o di un’altra essenza rispetto al Padre».
466 L’eresia nestoriana vedeva in Cristo una persona umana congiunta alla Persona divina del Figlio di Dio. In contrapposizione ad essa san Cirillo di Alessandria e il terzo Concilio Ecumenico riunito a Efeso nel 431 hanno confessato che «il Verbo, unendo a se stesso ipostaticamente una carne animata da un’anima razionale, [...] si fece uomo». L’umanità di Cristo non ha altro soggetto che la Persona divina del Figlio di Dio, che l’ha assunta e fatta sua al momento del suo concepimento. Per questo il Concilio di Efeso ha proclamato nel 431 che Maria in tutta verità è divenuta Madre di Dio per il concepimento umano del Figlio di Dio nel suo seno; «Madre di Dio [...] non certo perché la natura del Verbo o la sua divinità avesse avuto origine dalla santa Vergine, ma, poiché nacque da lei il santo corpo dotato di anima razionale a cui il Verbo è unito sostanzialmente, si dice che il Verbo è nato secondo la carne».
467 I monofisiti affermavano che la natura umana come tale aveva cessato di esistere in Cristo, essendo stata assunta dalla Persona divina del Figlio di Dio. Opponendosi a questa eresia, il quarto Concilio Ecumenico, a Calcedonia, nel 451, ha confessato:
«Seguendo i santi Padri, all’unanimità noi insegniamo a confessare un solo e medesimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità, vero Dio e vero uomo, [composto] di anima razionale e di corpo, consostanziale al Padre per la divinità, e consostanziale a noi per l’umanità, “simile in tutto a noi, fuorché nel peccato”;generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, e in questi ultimi tempi, per noi e per la nostra salvezza, nato da Maria Vergine e Madre di Dio, secondo l’umanità.
Un solo e medesimo Cristo, Signore, Figlio unigenito, che noi dobbiamo riconoscere in due nature, senza confusione, senza mutamento, senza divisione, senza separazione. La differenza delle nature non è affatto negata dalla loro unione, ma piuttosto le proprietà di ciascuna sono salvaguardate e riunite in una sola persona e una sola ipostasi».
468 Dopo il Concilio di Calcedonia, alcuni fecero della natura umana di Cristo una sorta di soggetto personale. Contro costoro, il quinto Concilio Ecumenico, a Costantinopoli, nel 553, ha confessato riguardo a Cristo: vi è «na sola ipostasi [o Persona]…, cioè il Signore (nostro) Gesù Cristo, uno della Trinità». Tutto, quindi, nell’umanità di Cristo deve essere attribuito alla sua Persona divina come al suo soggetto proprio, non soltanto i miracoli ma anche le sofferenze e così pure la morte: «Il Signore nostro Gesù Cristo, crocifisso nella sua carne, è vero Dio, Signore della gloria e uno della Santa Trinità».
469 La Chiesa così confessa che Gesù è inscindibilmente vero Dio e vero uomo. Egli è veramente il Figlio di Dio che si è fatto uomo, nostro fratello, senza con ciò cessare d’essere Dio, nostro Signore:
«Id quod fuit remansit et quod non fuit assumpsit – Rimase quel che era e quel che non era assunse», canta la liturgia romana. E la liturgia di san Giovanni Crisostomo proclama e canta: «O Figlio unigenito e Verbo di Dio, tu, che sei immortale, per la nostra salvezza ti sei degnato d’incarnarti nel seno della santa Madre di Dio e sempre Vergine Maria; tu, che senza mutamento sei diventato uomo e sei stato crocifisso, o Cristo Dio, tu, che con la tua morte hai sconfitto la morte, tu che sei uno della Santa Trinità, glorificato con il Padre e lo Spirito Santo, salvaci!».
IV. Come il Figlio di Dio è uomo?
470 Poiché nella misteriosa unione dell’incarnazione «la natura umana è stata assunta, senza per questo venir annientata», la Chiesa nel corso dei secoli è stata condotta a confessare la piena realtà dell’anima umana, con le sue operazioni di intelligenza e di volontà, e del corpo umano di Cristo. Ma parallelamente ha dovuto di volta in volta ricordare che la natura umana di Cristo appartiene in proprio alla Persona divina del Figlio di Dio che l’ha assunta. Tutto ciò che egli è e ciò che egli fa in essa deriva da «uno della Trinità». Il Figlio di Dio, quindi, comunica alla sua umanità il suo modo personale d’esistere nella Trinità. Pertanto, nella sua anima come nel suo corpo, Cristo esprime umanamente i comportamenti divini della Trinità:
«Il Figlio di Dio [...] ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato».
L’anima e la conoscenza umana di Cristo
471 Apollinare di Laodicea sosteneva che in Cristo il Verbo aveva preso il posto dell’anima o dello spirito. Contro questo errore la Chiesa ha confessato che il Figlio eterno ha assunto anche un’anima razionale umana.
472 L’anima umana che il Figlio di Dio ha assunto è dotata di una vera conoscenza umana. In quanto tale, essa non poteva di per sé essere illimitata: era esercitata nelle condizioni storiche della sua esistenza nello spazio e nel tempo. Per questo il Figlio di Dio, facendosi uomo, ha potuto accettare di «crescere in sapienza, età e grazia» (Lc 2,52) e anche di doversi informare intorno a ciò che nella condizione umana non si può apprendere che attraverso l’esperienza. Questo era del tutto consono alla realtà del suo volontario umiliarsi nella «condizione di servo» (Fil 2,7).
473 Al tempo stesso, però, questa conoscenza veramente umana del Figlio di Dio esprimeva la vita divina della sua persona. «Il figlio di Dio conosceva ogni cosa; e ciò per il tramite dello stesso uomo che egli aveva assunto; non per la natura (umana), ma per il fatto che essa stessa era unita al Verbo [...]. La natura umana, che era unita al Verbo, conosceva ogni cosa, e tutto ciò che è divino lo mostrava in se stesso per la sua maestà». È, innanzi tutto, il caso della conoscenza intima e immediata che il Figlio di Dio fatto uomo ha del Padre suo. Il Figlio di Dio anche nella sua conoscenza umana mostrava la penetrazione divina che egli aveva dei pensieri segreti del cuore degli uomini.
474 La conoscenza umana di Cristo, per la sua unione alla Sapienza divina nella Persona del Verbo incarnato, fruiva in pienezza della scienza dei disegni eterni che egli era venuto a rivelare. Ciò che in questo campo dice di ignorare, dichiara altrove di non avere la missione di rivelarlo.
La volontà umana di Cristo
475 Parallelamente, la Chiesa nel sesto Concilio Ecumenico ha dichiarato che Cristo ha due volontà e due operazioni naturali, divine e umane, non opposte, ma cooperanti, in modo che il Verbo fatto carne ha umanamente voluto, in obbedienza al Padre, tutto ciò che ha divinamente deciso con il Padre e con lo Spirito Santo per la nostra salvezza. La volontà umana di Cristo «segue, senza opposizione o riluttanza, o meglio, è sottoposta alla sua volontà divina e onnipotente».
Il vero corpo di Cristo
476 Poiché il Verbo si è fatto carne assumendo una vera umanità, il corpo di Cristo era delimitato. Perciò l’aspetto umano di Cristo può essere «dipinto». Nel settimo Concilio Ecumenicola Chiesa ha riconosciuto legittimo che venga raffigurato mediante venerande e sante immagini.
477 Al tempo stesso la Chiesa ha sempre riconosciuto che nel corpo di Gesù il «Verbo invisibile apparve visibilmente nella nostra carne». In realtà, le caratteristiche individuali del corpo di Cristo esprimono la Persona divina del Figlio di Dio. Questi ha fatto a tal punto suoi i lineamenti del suo corpo umano che, dipinti in una santa immagine, possono essere venerati, perché il credente che venera «l’immagine, venera la realtà di chi in essa è riprodotto».
Il cuore del Verbo incarnato
478 Gesù ci ha conosciuti e amati, tutti e ciascuno, durante la sua vita, la sua agonia e la sua passione, e per ognuno di noi si è offerto: il Figlio di Dio «mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,20). Ci ha amati tutti con un cuore umano. Per questo motivo, il sacro cuore di Gesù, trafitto a causa dei nostri peccati e per la nostra salvezza, «praecipuus consideratur index et symbolus [...] illius amoris, quo divinus Redemptor aeternum Patrem hominesque universos continenter adamat – è considerato il segno e simbolo principale [...] di quell’infinito amore, col quale il Redentore divino incessantemente ama l’eterno Padre e tutti gli uomini».
In sintesi
479 Nel tempo stabilito da Dio, il Figlio unigenito del Padre, la Parola eterna, cioè il Verbo e l’immagine sostanziale del Padre, si è incarnato: senza perdere la natura divina, ha assunto la natura umana.
480 Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, nell’unità della sua Persona divina; per questo motivo è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini.
481 Gesù Cristo ha due nature, la divina e l’umana, non confuse, ma unite nell’unica Persona del Figlio di Dio.
482 Cristo, essendo vero Dio e vero uomo, ha una intelligenza e una volontà umane, perfettamente armonizzate e sottomesse alla sua intelligenza e alla sua volontà divine, che egli ha in comune con il Padre e lo Spirito Santo.
483 L’incarnazione è quindi il mistero dell’ammirabile unione della natura divina e della natura umana nell’unica Persona del Verbo.
Inoltre Gesù (di Antonio Socci)