Il limite imposto al male nella storia dell’Europa
“Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male” (Rm 12,21).
Tratto da: libro di Giovanni Paolo II, “Memoria e Identità. Conversazioni a cavallo dei millenni”, edito da Rizzoli (2005)
Fonte: chiesa.espressonline.it
D. – La riflessione da Lei sviluppata, Santo Padre, è istruttiva. Vien fatto, tuttavia, di chiedersi se facendo esperienza della enormità del male che gli si riversa addosso, l’uomo non abbia a volte l’impressione che esso sia onnipotente, che domini in modo assoluto nel mondo. Esiste secondo Lei, Santità, un limite invalicabile per il male?
R. – Mi è stato dato di fare esperienza personale della realtà delle “ideologie del male”. E’ qualcosa che resta incancellabile nella mia memoria. Prima ci fu il nazismo. Quello che in quegli anni si poté vedere era già cosa terribile. Ma molti aspetti del nazismo, in quella fase, di fatto rimasero nascosti. La reale dimensione del male che imperversava in Europa non fu percepita da tutti, neppure da quelli tra noi che vivevano al centro stesso di quel vortice. Vivevamo sprofondati in una grande eruzione di male [...]. Sia i nazisti durante la guerra che, più tardi, nell’Est dell’Europa i comunisti, cercavano di nascondere dinanzi all’opinione pubblica ciò che facevano. Per lungo tempo l’Occidente non volle credere allo sterminio degli Ebrei [...]. Neppure in Polonia si sapeva tutto su ciò che i nazisti avevano fatto e facevano ai polacchi, né su quanto i sovietici avevano fatto agli ufficiali polacchi a Katyn [...].
Più tardi, ormai dopo la guerra, pensavo tra me: il Signore Dio ha concesso al nazismo dodici anni di esistenza e dopo dodici anni quel sistema è crollato. Si vede che quello era il limite imposto dalla Divina Provvidenza ad una simile follia. In verità, non era stata soltanto una follia – era stata una “bestialità”, come scrisse il Prof. Konstanty Michalski (cfr. “Midzy heroizmem a bestialstwem”, Tra l’eroismo e la bestialità). Ma di fatto la Divina Provvidenza concesse solo quei dodici anni allo scatenarsi di quel furore bestiale. Se il comunismo è sopravvissuto più a lungo e se ha ancora dinanzi a sé, pensavo allora tra me, una prospettiva di ulteriore sviluppo, deve esserci qualche senso in tutto questo. [...]
Si aveva allora la netta sensazione che i comunisti avrebbero conquistato la Polonia e sarebbero andati oltre, nell’Europa occidentale, proiettandosi alla conquista del mondo. In realtà, non si giunse a tanto. “Il miracolo sulla Vistola”, cioè il trionfo di Pitsudski nella battaglia contro l’Armata Rossa fermò queste pretese sovietiche. Dopo la vittoria nella seconda guerra mondiale sul nazismo, infatti, i comunisti si accingevano con sfrontatezza ad impadronirsi del mondo e, in ogni caso, dell’Europa. All’inizio ciò portò alla ripartizione del Continente in sfere di influenza. Fu questo l’accordo raggiunto nella Conferenza di Jalta del febbraio 1945, un accordo solo apparentemente rispettato dai comunisti, che lo trasgredirono di fatto in vari modi [...]. Per me, allora, fu subito chiaro che ciò sarebbe durato per un tempo molto più lungo di quello nazista. Quanto lungo? Era difficile prevederlo. Ciò che veniva fatto di pensare era che quel male fosse in qualche modo necessario al mondo e all’uomo. Succede, infatti, che in certe concrete situazioni dell’esistenza umana il male si riveli in qualche misura utile – utile in tanto in quanto crea occasioni per il bene. Non ha forse J. W. v. Goethe qualificato il diavolo come “ein Teil von jener Kraft, / die stets das Böse will und stets das Gute schafft?” (“Faust”, Teil I, 3 Szene: « Studierzimmer »). San Paolo, per parte sua, ammonisce a questo proposito: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male” (Rm 12,21).