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Benedetto XVI, quando il cuore si apre alla voce di Dio…

Posté par atempodiblog le 13 février 2014

Benedetto XVI, quando il cuore si apre alla voce di Dio... dans Padre Livio Fanzaga 344qxq0

Cari amici,
L’11 Febbraio dello scorso anno è stata data al mondo la sconvolgente notizia che Benedetto XVI  aveva rinunciato al servizio petrino. Insieme alla commozione, alla comprensione e al rincrescimento, non sono mancate le voci  apertamente critiche.

Papa Francesco, a un anno dall’evento, ha espresso in un tweet una grande considerazione per il suo predecessore, definendolo “un uomo umile e coraggioso”.

Questo gesto straordinario, frutto di umiltà e di coraggio, ci aiuta a capire come sia importante nelle vicende della vita, agire sotto la guida di una coscienza illuminata. 

È stato lo stesso Benedetto XVI ad affermare, in diverse occasioni, che egli ha fatto la sua scelta seguendo una convinzione di coscienza e quindi obbedendo alla volontà di Dio.

“Cari fratelli e sorelle, come sapete, ho deciso di rinunciare al ministero che il Signore mi ha affidato il 19 aprile 2005. Ho fatto questo in piena libertà per il bene della Chiesa, dopo aver pregato a lungo ed aver esaminato davanti a Dio la mia coscienza, ben consapevole della gravità di tale atto, ma altrettanto consapevole di non essere più in grado di svolgere il ministero petrino con quella forza che esso richiede”.

Per pervenire a un giudizio di coscienza retto e certo, cioè sicuro di adempiere  la volontà di Dio, Benedetto XVI ha dovuto dedicarsi alla preghiera, predisporsi interiormente all’ascolto, fare discernimento delle voci interiori, ponderare con prudenza ogni pro e contro.

Alla fine è arrivata la decisione, umile e coraggiosa, che gli ha dato una grande pace:
“Il Signore mi chiama a ‘salire  sul monte’, a dedicarmi ancora  di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo, è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui l’ho fatto fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze”.

Quando il cuore si apre alla voce di Dio e cerca la sua volontà, mettendo a tacere tutto il resto, Dio ci fa sentire ciò che desidera da noi e ci chiede di compierlo con la fortezza che egli ci dona.

di Padre Livio Fanzaga

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Il Papa: credenti trasformati in pagani dalla vanità e pagani che giungono alla fede dall’umiltà

Posté par atempodiblog le 13 février 2014

Un credente può perdere la fede a causa delle sue passioni e vanità, mentre un pagano può diventare credente attraverso la sua umiltà: questo, in sintesi, quanto ha detto il Papa stamani durante la Messa presieduta a Santa Marta.
di Sergio Centofanti – Radio Vaticana

Il Papa: credenti trasformati in pagani dalla vanità e pagani che giungono alla fede dall'umiltà dans Fede, morale e teologia 2q15bm1

Le letture del giorno fanno riflettere su un duplice cammino: “dall’idolatria al Dio vivente” e, al contrario, “dal Dio vivente verso l’idolatria”. La meditazione del Papa parte dal Vangelo, in cui una “donna coraggiosa”, una cananea, cioè una pagana, chiede a Gesù di liberare la figlia dal demonio. E’ una madre “disperata” – commenta Papa Francesco – “e una madre, davanti alla salute di un figlio, fa di tutto”. “Gesù le spiega che lui è venuto prima per le pecore della casa d’Israele, ma glielo spiega con un linguaggio duro: ‘Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini’. Questa donna, che certamente non era andata all’università, sapeva come rispondere”. E risponde – sottolinea il Papa – “non con la sua intelligenza, ma con le sue viscere di madre, con il suo amore: ‘Ma anche i cagnolini mangiano quello che cade dalla mensa; dà a me, queste briciole a me!’”. Questa donna – spiega il Papa – “non ha avuto vergogna” e per la sua fede Gesù “le ha fatto il miracolo”:

“Si era esposta al rischio di fare una brutta figura, ma ha insistito, e dal paganesimo e dall’idolatria ha trovato la salute per sua figlia e per lei ha trovato il Dio vivente. Questo è il cammino di una persona di buona volontà, che cerca Dio e lo trova. Il Signore la benedice. Quanta gente fa questo cammino e il Signore l’aspetta! Ma è lo stesso Spirito Santo che li porta avanti per fare questo cammino. Ogni giorno nella Chiesa del Signore ci sono persone che fanno questo cammino, silenziosamente, per trovare il Signore, perché si lasciano portare avanti dallo Spirito Santo”.

“Ma c’è anche il cammino contrario” – osserva il Papa – quello di Salomone, come riportato dalla prima lettura. Salomone era “l’uomo più saggio della terra”, aveva ricevuto da Dio grandi benedizioni, aveva “una fama universale, tutto il potere”, era “un credente in Dio, ma cosa è successo?”. Gli piacevano le donne e aveva tante concubine pagane che gli hanno fatto “deviare il cuore per seguire altri dei”: così ha introdotto gli idoli in Israele. “E queste donne hanno indebolito il cuore di Salomone lentamente, lentamente. Il suo cuore non restò integro con il Signore, come il cuore di Davide, suo padre”:

“Il suo cuore si indebolì, si è indebolito così e ha perso la fede. Ha perso la fede. L’uomo più saggio del mondo si è lasciato portare avanti per un amore indiscreto, senza discrezione; si è lasciato andare avanti per le sue passioni. ‘Ma padre, Salomone non ha perso la fede, lui credeva in Dio ed era capace di recitare la Bibbia!’. Sì, è vero, ma avere fede non significa essere capaci di recitare il Credo. Ma tu puoi recitare il Credo e avere perso la fede”.

Salomone – ha proseguito il Papa – “era peccatore, come suo padre Davide. Ma poi è andato avanti e da peccatore si è convertito in corrotto. Il suo cuore era corrotto, per questa idolatria. Suo padre era peccatore, ma il Signore aveva perdonato tutti i peccati, perché lui era umile e chiedeva perdono”. Salomone, invece, era “tanto saggio”, ma la vanità e le sue passioni lo hanno portato alla corruzione. E’ proprio nel cuore, dove si perde la fede”:

“Il seme maligno delle sue passioni è cresciuto nel cuore di Salomone e lo ha portato all’idolatria. E abbiamo sentito, dopo la prima Lettura, nell’Alleluja, questo bel consiglio: ‘Accogliete con docilità la Parola’ – con docilità – ‘la Parola che è stata piantata in voi può portarvi alla salvezza’. Facciamo la strada di quella donna cananea, di quella donna pagana, accogliendo la Parola di Dio, che è stata piantata in noi e che ci porterà alla salvezza. Che la Parola di Dio, potente, ci custodisca in questa strada e non permetta che noi finiamo nella corruzione e questa ci porti all’idolatria”.

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Bambini, crociata in Belgio

Posté par atempodiblog le 13 février 2014

Bambini, crociata in Belgio
Altro che pedofilia, il rapporto morboso degli adulti verso i bambini è la loro eutanasia “volontaria”. Uno scandalo che ha svegliato dal torpore la chiesa, che ora grida. E torna al suo posto nel dibattito pubblico
di Matteo Matzuzzi – Il Foglio

Bambini, crociata in Belgio dans Articoli di Giornali e News mvm3xjIl rapporto mostrificante e morboso tra adulti e bambini, il tabù inconfessabile dell’occidente secolarizzato, torna a investire il Belgio. Stavolta la pedofilia non c’entra, e neppure la chiesa. Dopotutto le salme dei cardinali arcivescovi da tempo defunti sono già state esumate quattro anni fa alla ricerca di documenti segreti probanti casi di abusi sessuali. In gioco c’è l’eutanasia per i minori da somministrare ex lege. Atto di umanità e di dignità, si giustificano luminari della medicina e politici locali, sfoderando sondaggi che attesterebbero l’enorme popolarità del provvedimento in quella che è tra le società più secolarizzate d’Europa. E questo nonostante a finire sul lettino dell’iniezione letale potranno essere anche bambini di cinque, sei, sette anni. L’età non è un problema, sancirà infatti oggi in via definitiva il Parlamento di Bruxelles. Basta che siano consapevoli della fine cui vanno incontro e che siano malati terminali. D’altronde, a dicembre sedici illustri pediatri valloni e fiamminghi avevano pubblicato un dotto commento sui quotidiani Soir e Morgen in cui certificavano – manuali di medicina e psichiatria alla mano – che “in casi di morte prossima, i minori sviluppano velocemente un forte livello di maturità, fino a diventare spesso in grado di riflettere”.

Sarà anche così, ma ciò non è bastato a far cambiare idea all’arcivescovo di Bruxelles, mons. André Léonard, che protestando per quello che definiva “un orrore”, chiamava a raccolta il popolo, laico e cattolico, per una giornata di digiuno e preghiera: “Bisogna avere il coraggio di dire ai nostri concittadini che non è troppo tardi, il momento è ora! E’ giunto il momento di agire. Contiamo su di voi”. Agitare le coscienze, aveva chiesto l’arcivescovo, perché “l’eutanasia è un problema che trascende il proprio credo, ma è una minaccia per la società, per la vita e per la libertà umana”. Ecco perché non si può più rimanere preda dell’indifferentismo, ma “si ha il dovere di partecipare attivamente al dibattito pubblico”. In chiesa, nelle piazze, in strada. Far sentire la propria voce: “Questo è un momento cruciale per la società”. Qualche intellettuale abituato a osservare i mutamenti sociali dai bistrot affacciati sulla Grand Place, rideva divertito e scuoteva il capo. Non a torto. Dopotutto, il Belgio è pur sempre il paese dove il numero di cattolici è crollato del trenta per cento in trentacinque anni, con le chiese che paiono sempre più inutili cattedrali bianche in mezzo al deserto. Il paese dove la polizia può irrompere nel palazzo arcivescovile di Bruxelles e interrogare tutti i membri della Conferenza episcopale riguardo dossier segreti sulla diffusione della pedofilia nel clero. Anche per questo, giovedì scorso, mons. Léonard – l’uomo che lo scorso aprile rimase imperterrito con le mani giunte in preghiera e gli occhi chiusi mentre le attiviste di Femen gli gettavano addosso acqua agitando le madonnine di plastica di solito usate come acquasantiere – si è commosso nel vedere che la basilica del Sacro Cuore di Koekelberg traboccava di almeno milletrecento persone lì convenute per la veglia di preghiera. E alla stessa ora, le chiese erano piene anche a Lovanio, Namur, Wavre, Liegi, “come non succede neanche alla messa di Natale”, ha commentato qualche incredulo prelato locale. Non solo cattolici si erano radunati tra i banchi lignei che non vedevano anima viva da decenni, ma anche tanti laici inorriditi dalla prospettiva di vedere i bambini – benché previo discernimento – dire sì all’iniezione letale.

Se l’obiettivo di Léonard era quello di risvegliare le coscienze, la sfida è stata vinta. Più presenza pubblica della chiesa e meno dibattiti sul celibato sacerdotale che da più di quarant’anni dominano la scena, svuotando le cattedrali e costringendo i vescovi a mettere in vendita le chiese. Solo qualche giorno fa, ad esempio, il portavoce della diocesi di Bruxelles confermava la decisione di sconsacrare la chiesa ottocentesca di Santa Caterina, pieno centro cittadino, a due passi dalla Borsa e non troppo distante dal Palazzo reale dove risiedeva anche quel Baldovino che pur di non firmare la legge sull’aborto preferì abdicare. La chiesa di Santa Caterina sarà trasformata in un mercato ortofrutticolo coperto, con il dispiacere di un vecchio curiale locale: “Speravamo ancora di farla diventare un centro di meditazione”. Altre decine di edifici di culto subiranno la stessa sorte. Nella migliore delle ipotesi, le chiese saranno cedute alla comunità ortodossa, che non risente di alcuna crisi, forse non avendo a che fare con discussioni sullo Spirito del Concilio e la consacrazione delle donne prete.

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