Un cuore santo e misericordioso

Posté par atempodiblog le 24 janvier 2014

Un cuore santo e misericordioso
Se il corpo di san Francesco di Sales riposa nella sua Annecy, il suo cuore, incorrotto e fonte di miracoli, è venerato oggi, dopo tante traversie, a Treviso, nel monastero delle Visitandine.
di Roberto de Mattei – Radici Cristiane

Tratto da: Il giudizio cattolico

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San Francesco di Sales, conosciuto in tutto il mondo, gode di una notorietà speciale in Italia, anche grazie a san Giovanni Bosco, che volle perpetuarne la memoria e lo spirito fondando la congregazione dei salesiani. Pochi sanno però che se il corpo di san Francesco di Sales riposa ad Annecy, il suo cuore, integro e incorrotto, è conservato in Italia, nella cittadina di Treviso. Vale la pena ripercorrerne il movimentato itinerario.
Il 28 dicembre 1622, il grande santo savoiardo moriva a Lione, colpito da un attacco apoplettico, all’età di 54 anni. Appena diffusasi la notizia, i fedeli accorsero in folla per venerare la sua salma che solo dopo una lunga contesa, fu restituita alla città di Annecy, dove aveva risieduto come vescovo della calvinista Ginevra e dove, con santa Giovanna di Chantal, aveva fondato l’ordine della Visitazione. Il cuore, che nell’operazione di imbalsamazione era stato trovato “grande, sano e completo”, fu lasciato alle suore visitandine di Lione che lo avevano ospitato negli ultimi giorni.
Il monastero di Lione, intitolato a Santa Maria di Bellecour, era stato fondato nel 1615. Mons. Marquemont, arcivescovo di quella città aveva rifiutato però l’idea originaria di Francesco di Sales, che era quella di dar vita ad una congregazione femminile di vita attiva, senza clausura.
Con quella docilità alla Provvidenza che caratterizza la sua spiritualità, il Santo accettò di mutare le regole primitive della Visitazione, che nel 1618 fu trasformata in Ordine religioso con voti solenni e clausura pontificia.
Ordine contemplativo dunque, destinato, per la sua straordinaria fioritura, a rendere nel XVII e nel XVIII secolo un servizio alla Chiesa complementare a quello che sul piano dell’attività educativa e culturale andavano svolgendo i gesuiti.
Le religiose di Lione, il “secondo” monastero della Visitazione, dopo quello di Annecy, avevano l’onore di conservare il cuore del fondatore, custodito in uno splendido reliquiario d’oro donato da Luigi XIII Re di Francia.
Nel 1658, quando il delegato del Papa Alessandro VII stese l’atto ufficiale di autentica del cuore lo trovò incorrotto, in ottimo stato ed effondente un profumo dolce e penetrante. Questa misteriosa fragranza era la stessa che ad Annecy diffondevano i suoi resti mortali, impregnando i chiostri e i viali, e che emanava tutto ciò che era appartenuto al Santo, come il cappello a Vienna e il breviario conservato a Nevers.
Il cuore di san Francesco di Sales divenne per i lionesi uno degli oggetti più cari di venerazione e di culto. Ogni anno, negli ultimi giorni di gennaio, veniva esposto pubblicamente per quattro giorni consecutivi, con un’immensa affluenza di popolo.

Nella tempesta rivoluzionaria
Chi avrebbe immaginato che il regno “cristianissimo” di Francia avrebbe presto abbracciato la via della rivolta e della scristianizzazione? La “figlia primogenita della Chiesa” celebrava i suoi Stati Generali, il 5 maggio 1789, in un clima ancora sacrale, ma dopo pochi mesi annunciava al mondo la soppressione degli ordini religiosi, la nazionalizzazione dei beni ecclesiastici, la Costituzione Civile del Clero, che la poneva in rotta aperta con Roma.
Dopo il 10 agosto 1792, anche per le visitandine di Lione la situazione si fece insostenibile. Le religiose vennero sottoposte a interrogatori e vessazioni di ogni genere e finalmente costrette alla dispersione e alla fuga.
Abbandonarono da un giorno all’altro tutto, ma non il loro bene più caro, la reliquia del fondatore, che da quel momento accompagnò la loro peregrinazione. Nei primi mesi del 1793, mentre Luigi XVI veniva condotto al patibolo e la Vandea si sollevava in armi, le suore, divise in piccoli gruppi, senza passaporti o commendatizie attraversarono la Francia e la Svizzera per giungere avventurosamente a Mantova, dove l’Imperatore del Sacro Romano Impero aveva offerto loro la possibilità di aprire un monastero.

Il cuore in Italia
L’accoglienza della popolazione fu calorosa, ma la tranquillità di breve durata. Agli inizi di aprile del 1796, il generale Bonaparte valicava le Alpi e dilagava nella Pianura Padana. Le religiose, incalzate dalle armate francesi, sempre portando con sé il cuore del Salesio, furono costrette ad un nuovo peregrinare che le portò in Boemia a Krumau, quindi a Vienna e finalmente, nel 1801, a Venezia.
Il cuore di san Francesco di Sales e le sue suore avevano possesso del monastero di San Giuseppe di Castello di Venezia, presso il quale esse tennero un educandato frequentato per quasi un secolo dalle migliori famiglie venete. A questa aristocrazia di sangue e di spirito appartennero nell’Ottocento modelli di visitandine come le madri Giulia Gaetana Thiene, Teresa Caterina Michiel, Giuseppina Antonietta Monico.
Si chiuse il secolo e il vento del laicismo e dell’anticlericalismo tornò a soffiare. In Italia prese di mira i beni religiosi e tra questi il monastero di San Giuseppe, che secondo le leggi del tempo apparteneva al demanio.
Pio X, che da cardinale le aveva protette, indusse le suore a costruire un nuovo monastero a Treviso, in località Le Corti, non lontano da quella Riese dove era nato e aveva trascorso la sua infanzia contadina.
Santo attira santo. Il 2 luglio 1913, festa titolare dell’ordine, mons. Giacinto Longhin vescovo di Treviso di cui è oggi in corso la causa di beatificazione, accoglieva il nuovo insediamento della comunità facendosene fino alla sua morte, nel 1936, l’infaticabile protettore.

“Vi lascio il mio spirito e il mio cuore”
Dopo tre secoli di storia movimentata, il cuore errabondo di san Francesco di Sales sembra aver trovato dunque il suo riposo nella aristocratica e tranquilla cittadina veneta.  Le eredi del monastero di Lione, che oggi sopravvive a Treviso, vivono raccolte, nella preghiera e nel silenzio, attorno al cuore del fondatore, che, poco prima di morire, aveva detto alle sue figlie: “Vi lascio il mio spirito e il mio cuore”.
Chi volesse gustare la profondità di questo spirito, non ha che da attingere direttamente alle fonti. Del grande scrittore e patrono dei giornalisti, numerose sono le opere recentemente ristampate, tra le quali i Trattenimenti e le Esortazioni (Città Nuova) rivolte alle suore della Visitazione, le incantevoli Lettere a Chantal (Rusconi), le battagliere Controversie (Morcelliana) e naturalmente i due capolavori: la Filotea e il Trattato dell’Amor di Dio, ( Paoline).
San Francesco di Sales, conosciuto come il santo del sentimento e della dolcezza, vi appare come l’uomo incrollabile nella difesa della fede e nell’amore esclusivo a Dio e alla sua giustizia. «Io – scriveva – sono l’uomo più affettuoso del mondo, e tuttavia non amo – credo – assolutamente nulla se non Dio e tutte le anime per Dio».

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