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Stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa

Posté par atempodiblog le 27 novembre 2013

Vi è uno stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa. Perché ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. In lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti.

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Stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa dans Fede, morale e teologia 333wy75

Vergine e Madre Maria,
tu che, mossa dallo Spirito,
hai accolto il Verbo della vita
nella profondità della tua umile fede,
totalmente donata all’Eterno,
aiutaci a dire il nostro “sì”
nell’urgenza, più imperiosa che mai,
di far risuonare la Buona Notizia di Gesù.

Tu, ricolma della presenza di Cristo,
hai portato la gioia a Giovanni il Battista,
facendolo esultare nel seno di sua madre.
Tu, trasalendo di giubilo,
hai cantato le meraviglie del Signore.
Tu, che rimanesti ferma davanti alla Croce
con una fede incrollabile,
e ricevesti la gioiosa consolazione della risurrezione,
hai radunato i discepoli nell’attesa dello Spirito
perché nascesse la Chiesa evangelizzatrice.

Ottienici ora un nuovo ardore di risorti
per portare a tutti il Vangelo della vita
che vince la morte.
Dacci la santa audacia di cercare nuove strade
perché giunga a tutti
il dono della bellezza che non si spegne.

Tu, Vergine dell’ascolto e della contemplazione,
madre dell’amore, sposa delle nozze eterne,
intercedi per la Chiesa, della quale sei l’icona purissima,
perché mai si rinchiuda e mai si fermi
nella sua passione per instaurare il Regno.

Stella della nuova evangelizzazione,
aiutaci a risplendere nella testimonianza della comunione,
del servizio, della fede ardente e generosa,
della giustizia e dell’amore verso i poveri,
perché la gioia del Vangelo
giunga sino ai confini della terra
e nessuna periferia sia priva della sua luce.

Madre del Vangelo vivente,
sorgente di gioia per i piccoli,
prega per noi.
Amen. Alleluia.

Papa Francesco – Evangelii Gaudium

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La lettura spirituale: guardiamo con sincerità alla nostra esistenza

Posté par atempodiblog le 27 novembre 2013

La lettura spirituale: guardiamo con sincerità alla nostra esistenza

La lettura spirituale: guardiamo con sincerità alla nostra esistenza dans Fede, morale e teologia 2h4e0hw

Alla presenza di Dio, in una lettura calma del testo, è bene domandare, per esempio: «Signore, che cosa dice a me questo testo? Che cosa vuoi cambiare della mia vita con questo messaggio? Che cosa mi dà fastidio in questo testo? Perché questo non mi interessa?», oppure: «Che cosa mi piace, che cosa mi stimola in questa Parola? Che cosa mi attrae? Perché mi attrae?».

Quando si cerca di ascoltare il Signore è normale avere tentazioni. Una di esse è semplicemente sentirsi infastidito o oppresso, e chiudersi; altra tentazione molto comune è iniziare a pensare quello che il testo dice agli altri, per evitare di applicarlo alla propria vita. Accade anche che uno inizia a cercare scuse che gli permettano di annacquare il messaggio specifico di un testo. Altre volte riteniamo che Dio esiga da noi una decisione troppo grande, che non siamo ancora in condizione di prendere. Questo porta molte persone a perdere la gioia dell’incontro con la Parola, ma questo vorrebbe dire dimenticare che nessuno è più paziente di Dio Padre, che nessuno comprende e sa aspettare come Lui. Egli invita sempre a fare un passo in più, ma non esige una risposta completa se ancora non abbiamo percorso il cammino che la rende possibile. Semplicemente desidera che guardiamo con sincerità alla nostra esistenza e la presentiamo senza finzioni ai suoi occhi, che siamo disposti a continuare a crescere, e che domandiamo a Lui ciò che ancora non riusciamo ad ottenere.

Papa Francesco – Evangelii Gaudium

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Mondanità spirituale: non lasciamoci rubare il Vangelo

Posté par atempodiblog le 27 novembre 2013

Mondanità spirituale: non lasciamoci rubare il Vangelo

Mondanità spirituale: non lasciamoci rubare il Vangelo dans Fede, morale e teologia 23t1d1w

Questa oscura mondanità si manifesta in molti atteggiamenti apparentemente opposti ma con la stessa pretesa di “dominare lo spazio della Chiesa”. In alcuni si nota una cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa, ma senza che li preoccupi il reale inserimento del Vangelo nel Popolo di Dio e nei bisogni concreti della storia. In tal modo la vita della Chiesa si trasforma in un pezzo da museo o in un possesso di pochi. In altri, la medesima mondanità spirituale si nasconde dietro il fascino di poter mostrare conquiste sociali e politiche, o in una vanagloria legata alla gestione di faccende pratiche, o in un’attrazione per le dinamiche di autostima e di realizzazione autoreferenziale. Si può anche tradurre in diversi modi di mostrarsi a se stessi coinvolti in una densa vita sociale piena di viaggi, riunioni, cene, ricevimenti. Oppure si esplica in un funzionalismo manageriale, carico di statistiche, pianificazioni e valutazioni, dove il principale beneficiario non è il Popolo di Dio ma piuttosto la Chiesa come organizzazione. In tutti i casi, è priva del sigillo di Cristo incarnato, crocifisso e risuscitato, si rinchiude in gruppi di élite, non va realmente in cerca dei lontani né delle immense moltitudini assetate di Cristo. Non c’è più fervore evangelico, ma il godimento spurio di un autocompiacimento egocentrico.

In questo contesto, si alimenta la vanagloria di coloro che si accontentano di avere qualche potere e preferiscono essere generali di eserciti sconfitti piuttosto che semplici soldati di uno squadrone che continua a combattere. Quante volte sogniamo piani apostolici espansionisti, meticolosi e ben disegnati, tipici dei generali sconfitti! Così neghiamo la nostra storia di Chiesa, che è gloriosa in quanto storia di sacrifici, di speranza, di lotta quotidiana, di vita consumata nel servizio, di costanza nel lavoro faticoso, perché ogni lavoro è “sudore della nostra fronte”. Invece ci intratteniamo vanitosi parlando a proposito di “quello che si dovrebbe fare” – il peccato del “si dovrebbe fare” – come maestri spirituali ed esperti di pastorale che danno istruzioni rimanendo all’esterno. Coltiviamo la nostra immaginazione senza limiti e perdiamo il contatto con la realtà sofferta del nostro popolo fedele.

Chi è caduto in questa mondanità guarda dall’alto e da lontano, rifiuta la profezia dei fratelli, squalifica chi gli pone domande, fa risaltare continuamente gli errori degli altri ed è ossessionato dall’apparenza. Ha ripiegato il riferimento del cuore all’orizzonte chiuso della sua immanenza e dei suoi interessi e, come conseguenza di ciò, non impara dai propri peccati né è autenticamente aperto al perdono. È una tremenda corruzione con apparenza di bene. Bisogna evitarla mettendo la Chiesa in movimento di uscita da sé, di missione centrata in Gesù Cristo, di impegno verso i poveri. Dio ci liberi da una Chiesa mondana sotto drappeggi spirituali o pastorali! Questa mondanità asfissiante si sana assaporando l’aria pura dello Spirito Santo, che ci libera dal rimanere centrati in noi stessi, nascosti in un’apparenza religiosa vuota di Dio. Non lasciamoci rubare il Vangelo!

Papa Francesco – Evangelii Gaudium

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Necessità di una migliore selezione dei candidati al sacerdozio

Posté par atempodiblog le 27 novembre 2013

Necessità di una migliore selezione dei candidati al sacerdozio dans Citazioni, frasi e pensieri 34erivl

In molti luoghi scarseggiano le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Spesso questo è dovuto all’assenza nelle comunità di un fervore apostolico contagioso, per cui esse non entusiasmano e non suscitano attrattiva. Dove c’è vita, fervore, voglia di portare Cristo agli altri, sorgono vocazioni genuine. Persino in parrocchie dove i sacerdoti non sono molto impegnati e gioiosi, è la vita fraterna e fervorosa della comunità che risveglia il desiderio di consacrarsi interamente a Dio e all’evangelizzazione, soprattutto se tale vivace comunità prega insistentemente per le vocazioni e ha il coraggio di proporre ai suoi giovani un cammino di speciale consacrazione. D’altra parte, nonostante la scarsità di vocazioni, oggi abbiamo una più chiara coscienza della necessità di una migliore selezione dei candidati al sacerdozio. Non si possono riempire i seminari sulla base di qualunque tipo di motivazione, tanto meno se queste sono legate ad insicurezza affettiva, a ricerca di forme di potere, gloria umana o benessere economico.

Papa Francesco – Evangelii Gaudium

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Rue du Bac: molti richiami a fatti importanti di storia della Chiesa

Posté par atempodiblog le 27 novembre 2013

Rue du Bac
È una via centralissima di Parigi, stretta dai grandi boulevards.
Per i cattolici è un luogo “mistico” e non solo per la cappella delle apparizioni.
Molti richiami a fatti importanti di storia della Chiesa.
di Claudio Damioli - Il Timone

Rue du Bac: molti richiami a fatti importanti di storia della Chiesa dans Apparizioni mariane e santuari Rue-du-Bac-Parigi

«Venite ai piedi dell’altare. Qui le grazie saranno sparse su tutte le persone che le chiederanno con fiducia e fervore», disse la Vergine Maria a S. Caterina Labourè, nella cappella delle Figlie della Carità in Rue du Bac, a Parigi, il 18 luglio 1830. Da allora milioni di pellegrini percorrono quella via per chiedere una grazia alla Madonna e per adorare Gesù nell’ostia consacrata sull’altare. Questa la richiesta immediata di Maria. Poi venne l’apparizione del 27 novembre, il cui contenuto fu riprodotto, su indicazione della Vergine, nel conio di una medaglia detta miracolosa per le grazie ottenute da molti di coloro che la portano al collo. La Regina del Cielo era racchiusa in un quadro ovale la cui parte superiore recava la scritta: “O Maria concepita senza peccato pregate per noi che ricorriamo a Voi”. Questa scritta è un’anticipazione del dogma dell’Immacolata Concezione, istituito poi da Pio IX nel 1854. «Io sono l’Immacolata Concezione» confermò, quattro anni dopo, la Vergine a Lourdes, rivolgendosi a S. Bernadette che portava al collo quella medaglietta. La singolarità delle apparizioni di Rue du Bac sta nel fatto che avvengono, diversamente da quelle di La Salette, Lourdes, Fatima, nel cuore di una grande capitale europea.

È significativo che Maria, nella prima apparizione privata dei tempi moderni, abbia scelto di manifestarsi proprio a Parigi che della modernità, in Europa, è diventata l’emblema. Rue du Bac, situata nel centralissimo 7° arrondissement, stretta dai grandi boulevards, circondata da banche, grandi magazzini e ministeri, è per i cattolici una via “mistica” non solo per la cappella delle apparizioni. Il viandante si imbatterà in un portone, in una lapide, in un giardino nascosto che gli ricorderanno un pezzo di storia della Chiesa, una fondazione ecclesiastica o la vita di un santo. Impossibile non soffermarsi davanti al civico 128, la sede della Società delle Missioni Estere, il seminario che dal 1659 ha preparato oltre 4500 sacerdoti alla missione nel continente asiatico. Qui si sono formati i 10 martiri di Corea e i 10 del Vietnam, canonizzati rispettivamente il 6 maggio 1984 e il 19 luglio 1988, e i 5 sacerdoti beatificati tra il 1900 e il 1954. Al numero 120 non deve sfuggire una lapide collocata su un muro esterno. Vi si legge: “in questo palazzo il 4 luglio 1848 morì François Renè de Chateaubriand”. Lo scrittore lì trascorse gli ultimi anni della sua vita. Letterato e ufficiale, viaggiatore e diplomatico, oppositore di Napoleone Bonaparte, Chateaubriand denunciò gli effetti distruttivi che la Rivoluzione stava apportando alla Francia e alla Chiesa Cattolica. Egli, che era un convertito, nel suo Il Genio del Cristianesimo, opera di apologetica cattolica, mise in luce la bellezza del cristianesimo e come questo avesse permeato la civiltà occidentale in contrapposizione ai frutti nefasti dell’illuminismo. Fu inviso e isolato, ma la sua opera e i valori propugnati influenzarono  generazioni di scrittori.

Tornando al n.140, al portone della cappella delle apparizioni, a poche decine di metri di distanza, nella chiesa dei Lazzaristi, è esposto il corpo di S. Vincenzo de’ Paoli. Il santo francese è il protagonista nascosto delle vicende legate alla Medaglia Miracolosa. Fu lui a fondare nel 1633 la comunità religiosa di S. Caterina Labourè a cui S. Vincenzo apparve in sogno preannunziandole la vocazione religiosa: «… tu verrai da me», e così avvenne. Fondatore di opere di carità e di formazione del clero, fu tenace avversario delle idee gianseniste, in quel periodo pervadenti la Francia, che negavano, accanto alla Grazia, il valore delle opere e delle virtù umane. Egli favorì l’inserimento di una giovane religiosa, Catherine de Bar, poi Madre Mectilde, in una comunità monastica parigina. Il 25 marzo 1653 M. Mectilde fondò, proprio in Rue du Bac, una nuova comunità monastica, le Benedettine Adoratrici del SS. Sacramento. Il monastero fu messo sotto il patrocinio della Vergine. L’adorazione perpetua del SS. Sacramento e la riparazione delle offese a Dio costituivano il carisma di quelle monache, tuttora presenti con conventi in Europa. «Venite ai piedi dell’altare», sarà la richiesta della Vergine Maria a S. Caterina Labourè quasi duecento anni dopo. Da allora una moltitudine percorre Rue du Bac (via del traghetto, anticamente portava i viandanti dall’altra parte della Senna), giunge al numero 140, silenziosamente prega, compostamente partecipa alla Messa e, nel ricordo delle apparizioni, si mette in adorazione davanti al tabernacolo, ai piedi dell’altare, per chiedere una grazia nel nome dell’Immacolata.

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