Posté par atempodiblog le 26 novembre 2013
A coloro che sono feriti da antiche divisioni risulta difficile accettare che li esortiamo al perdono e alla riconciliazione, perché pensano che ignoriamo il loro dolore o pretendiamo di far perdere loro memoria e ideali. Ma se vedono la testimonianza di comunità autenticamente fraterne e riconciliate, questa è sempre una luce che attrae. Perciò mi fa tanto male riscontrare come in alcune comunità cristiane, e persino tra persone consacrate, si dia spazio a diverse forme di odio, divisione, calunnia, diffamazione, vendetta, gelosia, desiderio di imporre le proprie idee a qualsiasi costo, fino a persecuzioni che sembrano una implacabile caccia alle streghe. Chi vogliamo evangelizzare con questi comportamenti?
Papa Francesco – Evangelii Gaudium
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Posté par atempodiblog le 26 novembre 2013
Il cuore di Alessio Cerci
Da ragazzo matto a uomo e campione. Un giocatore diventato grande con la maglia del Toro addosso
di Piero Vietti – Toro.it
Io non ricordo, nella mia più che ventennale esperienza di tifo granata, un altro come Cerci. Non me lo ricordo perché ai tempi del primo Lentini ero troppo piccolo, e a casa mia non si seguiva più di tanto il Toro. Ho la memoria dolorante per Amsterdam, ma non vedevo tutte le partite, né andavo allo stadio. Martin Vasquez, Casagrande e Scifo li ho apprezzati più avanti, rivedendoli. Un altro come Cerci non me lo ricordo perché Asta è stato un’altra cosa, così come Ferrante o Bianchi più tardi, e prima di loro Carbone e Silenzi. Cerci è il giocatore che molti ci invidiano, come non accadeva da tempo. Cerci è il giocatore che quando tocca palla tu sai sempre che qualcosa succederà. Cerci è quel giocatore che finalmente meritavamo. E se quando andrà via qualcuno si ricorderà di dare dei meriti a Ventura, Cerci – questo Cerci – dovrà essere in cima alla lista.
Io non lo so che cosa succederà a fine anno. E’ possibile, forse probabile, che Cerci lascerà il Toro per andare a giocare là dove si vincono campionati e coppe (mi auguro fuori dall’Italia). Non so nemmeno se lui questo già lo sappia. Quello che so è che lui adesso a Torino, e al Toro, sta bene. E non perché me lo abbia raccontato qualcuno, ma perché basta guardarlo, leggere quello scrive sui social network e dice nelle interviste. Mi spiego. Se sei un campione, da te non si pretenderà altro che il massimo impegno, la maglia sudata a fine gara e i colpi che possono fare la differenza. Il resto è di più. Cerci invece ultimamente ha cominciato a dire cose che nessuno gli aveva mai chiesto. In tempi in cui ogni tweet o status di Facebook vengono analizzati dai giornalisti al microscopio come è successo a Balotelli, prudenza vorrebbe che si riducessero al minimo esternazioni che potrebbero essere interpretate in certi modi.
Cerci se ne frega. Esterna. Chiede scusa ai tifosi dopo che ha sbagliato il rigore contro l’Inter, o dice la sua sulla pessima fiction su Meroni scrivendo che “quando i tifosi del Toro mi parlano di Meroni trasmettono davvero molto ma molto di più rispetto al film di stasera. È dai loro racconti che capisco l’affetto che provavano per lui . Ciao Gigi da tutti noi!”. Non ha paura di attaccare la Juve dopo il gol irregolare nel derby (sapendo che questo potrebbe avere ripercussioni) e alla fine della partita con il Catania ha voluto ancora una volta ringraziare i tifosi così: “Grande vittoria quella di oggi. Felice per la squadra e per tutti i tifosi. Un ringraziamento particolare però lo voglio fare alla curva che oggi mi ha dimostrato ancora una volta tutto l’affetto di cui ho bisogno… Peccato per il gol mancato ! Un abbraccio sincero”. Me lo chiedevo in questi giorni: c’è qualcuno che lo obbliga a scrivere certe cose? No. E allora, perché lo fa? Non ha bisogno di intortarci, ci bastano i suoi gol.
La cosa impressionante è che Cerci in questo anno e mezzo in granata è cresciuto davvero, passando da ragazzo immaturo e un po’ matto a campione consapevole dei suoi limiti e quindi sempre più forte perché in grado di superarli. In 15 mesi ha fatto un salto di qualità come solo a chi cresce con questa maglia addosso capitava. Le parole con cui ha commentato l’analisi di Mondonico su questo sito sono le parole di un uomo consapevole del compito che ha in questa squadra e fiero del rapporto con i suoi tifosi e con la storia unica di cui il destino ha voluto che – almeno per un po’ – entrasse a far parte. Io non lo so se a fine anno andrà via. Possibile, forse probabile.
Quel giorno noi granata saremo tutti un po’ più tristi. E i più tristi forse saranno quei bambini che prima della gara con il Catania lo hanno abbracciato e poi tifato da quello spicchio di stadio così bello da far saltare il cuore ogni volta che lo si guardava. Anche se nessuno mi potrà impedire fino all’ultimo di sperare che Cerci rimanga da noi, diventando – in quel modo così granatamente anacronistico – una bandiera e un simbolo per il Toro del futuro. Io non lo so se Cerci stia diventando un cuore granata. So però che con il granata addosso sta diventando uomo e campione. Se continua così, e se noi continueremo a volergli bene e a farlo sentire a casa, quando se ne andrà non saremo soltanto tristi, ma anche un po’ meno soli: sapremo con certezza che nel mondo ci sarà un tifoso granata in più.
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