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La preghiera del Buon ladrone

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2013

La preghiera del Buon ladrone dans Citazioni, frasi e pensieri afajih
Il cardinale Bergoglio con don Giacomo Tantardini in una foto del marzo 2009 [© Paolo Galosi]

Come sarà per santa Teresina di Gesù Bambino, così per sant’Ambrogio il Buon ladrone è uno dei santi preferiti. L’inno di Pasqua, Hic est dies verus Dei, di sant’Ambrogio, è tutto sul Buon ladrone. Nella liturgia di oggi del breviario, san Cirillo di Gerusalemme usa la stessa espressione che usa sant’Ambrogio in questo inno: il Signore dona la salvezza «con la fede di un istante». La preghiera dice: «Manum tuam porrige lapsis / Porgi la tua mano a noi che siamo caduti, / qui latroni confitenti Paradisi ianuas aperuisti / Tu che al ladrone che Ti ha riconosciuto hai aperto le porte del Paradiso». Come è bello quel latroni confitenti! Non ha fatto niente quell’assassino. Lo ha solo riconosciuto. Ha solo riconosciuto. Confessio. E domandato. Supplex confessio: «Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno». Solo quel «Gesù», quel: «Ricordati di me». Solo quel riconoscimento supplice. E Gesù gli ha detto: «Oggi sarai con me in Paradiso» (cfr. Lc 23, 39-43). Oggi, in questo istante. Come nel sacramento della confessione: «Io ti assolvo». Così, in questa fede di un istante, così si comunica anche a noi la salvezza di Gesù Cristo.

di don Giacomo Tantardini – 30 Giorni

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Prima di tutto, la conoscenza della verità

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2013

Prima di tutto, la conoscenza della verità dans Citazioni, frasi e pensieri Jean-Marie-Baptiste-Vianney-Curato-d-Ars

Figli miei, la parola di Dio non è certo poca cosa! Le prime parole che Nostro Signore rivolse ai suoi Apostoli furono: “Andate e ammaestrate…”. Questo per mostrarci che la conoscenza della verità deve essere posta al di sopra di ogni cosa.
Cosa ci ha fornito la nostra religione? Gli insegnamenti che abbiamo ricevuto. Cosa ci fa sentire l’orrore del peccato… ci fa avvertire la bellezza della virtù… e nascere in noi il desiderio del cielo? Gli insegnamenti. Che cos’è che fa conoscere ai padri e alle madri i doveri che hanno nei confronti dei loro figli e ai figli i doveri che hanno verso i loro genitori? Gli insegnamenti.
Figli miei, perché siamo così ciechi e così ignoranti? Perché non facciamo affatto caso alla parola di Dio…
Se una persona è istruita, c’è sempre la possibilità che si riprenda. Per quanto si perda in ogni sorta di brutta strada, si può sempre sperare, che presto o tardi torni al buon Dio, foss’anche in punto di morte. Al contrario, una persona che è ignorante nella propria religione, è come un moribondo che ha perso conoscenza: non conosce né la gravità del peccato, né la bellezza della sua anima, né il valore della virtù; si trascina di peccato in peccato.

Una persona istruita ha sempre due guide che camminano davanti a lei: il consiglio e l’obbedienza.
Credo che una persona che non ascolta la parola di Dio come si deve, non si potrà salvare: non saprà mai cosa bisogna fare per ottenere la salvezza.
Figli miei, penso spesso che la maggior parte dei cristiani che si dannano, si dannano a causa della loro ignoranza.

Tratto da: Curato d’Ars, Pensieri scelti e fioretti, ed. San Paolo

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Nella festa di Cristo Re

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2013

Nella festa di Cristo Re - San Josemaría Escrivá de Balaguer
Tratto da: San Josemaría Escrivá

Nella festa di Cristo Re dans Fede, morale e teologia Cristo-Re-dell-Universo

È Re e desidera regnare nei nostri cuori di figli di Dio. Ma mettiamo da parte l’immagine che abbiamo dei regni della terra: Cristo non domina né cerca di imporsi, perché non è venuto per essere servito, ma per servire. Suo regno è la pace, la gioia, la giustizia. Cristo, nostro re, non vuole da noi ragionamenti inutili, ma fatti, perché non chiunque mi dice: «Signore, Signore!» entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
E’ Gesù che passa, 93

“Dunque tu sei re”… — Sì, Cristo è il Re, che non solo ti concede udienza quando lo desideri, ma che, in un delirio d’Amore, abbandona persino — mi capisci? — il magnifico palazzo del Cielo, dove tu non puoi ancora arrivare, e ti aspetta nel Tabernacolo. — Non ti sembra assurdo non accorrere premurosamente e con maggiore costanza a parlare con Lui?
Forgia, 1004

Dov’è il re? Dove cercarlo se non là dove vuole regnare, cioè nel cuore, nel tuo cuore? Per questo si fa bambino: chi non ama infatti una piccola creatura? Dov’è allora il re, il Cristo che lo Spirito Santo cerca di formare nella nostra anima? Non può essere di certo nella superbia che ci separa da Dio, non nella mancanza di carità che ci isola. Lì Cristo non c’è; lì l’uomo resta solo.
E’ Gesù che passa, 31

Cristo deve regnare innanzitutto nella nostra anima. Ma come risponderemmo se ci domandasse: tu, mi lasci regnare dentro di te? Io gli risponderei che per farlo regnare in me ho un grande bisogno della sua grazia: soltanto così anche il palpito più nascosto, il sospiro impercettibile, lo sguardo più insignificante e la parola più banale, perfino la sensazione più elementare, tutto potrà tradursi in un osanna a Cristo, il mio Re.
E’ Gesù che passa, 181

Di fronte a coloro che riducono la religione a un cumulo di negazioni, o si accontentano di un cattolicesimo a mezzatinta; di fronte a coloro che vogliono mettere il Signore con la faccia al muro, o collocarlo in un cantuccio dell’anima…: dobbiamo affermare, con le nostre parole e le nostre opere, che aspiriamo a fare di Cristo un Re autentico di tutti i cuori…, anche dei loro.
Solco, 608

Se lasciamo che Cristo regni nella nostra anima, non saremo mai dei dominatori, ma servitori di tutti gli uomini. Servizio: come mi piace questa parola! Servire il mio Re e, per Lui, tutti coloro che sono stati redenti dal suo sangue. Se noi cristiani sapessimo servire! Andiamo dal Signore e confidiamogli la nostra decisione di voler imparare a servire, perché soltanto così potremo non solo conoscere e amare Cristo, ma farlo conoscere e farlo amare dagli altri.
E’ Gesù che passa, 182

A tutto ciò siamo stati chiamati noi cristiani, questo è il nostro compito apostolico e l’ansia che deve consumarci interiormente: far si che il regno di Cristo divenga realtà, che non ci sia più odio né crudeltà, e che si estenda per tutta la terra il balsamo forte e pacifico dell’amore. Chiediamo in questo giorno al nostro Re che faccia di noi degli umili e ferventi collaboratori al disegno divino di unire ciò che è spezzato, di salvare ciò che è perduto, di riordinare quello che l’uomo ha sconvolto, di condurre alla meta ciò che devia, di ricostruire l’armonia di tutto il creato.
E’ Gesù che passa, 183

Celebriamo oggi la festa di Cristo Re e senza sconfinare dal mio ambito di sacerdote vi dico che se qualcuno intendesse il regno di Cristo come un programma politico non avrebbe approfondito la finalità soprannaturale della fede e non sarebbe lontano dal gravare le coscienze con oneri che non sono quelli di Gesù, perché il suo giogo è dolce e il suo carico leggero. Amiamo veramente tutti gli uomini. E amiamo soprattutto Cristo. Allora non potremo far altro che amare la legittima libertà degli altri, in una pacifica e rispettosa convivenza.
E’ Gesù che passa, 184

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Lo sbaglio di Giuda

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2013

Lo sbaglio di Giuda
di Domenico Mongiello – Il Sussidiario.net

Lo sbaglio di Giuda dans Fede, morale e teologia 308wg2s

L’ultima domenica di novembre la Chiesa festeggia la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo.

Cosa dice alle nostre esistenze questa verità? Dice che c’è un signore del mondo, che le sorti dell’umanità non sono guidate dal caso o da chi ha la forza di conquistare il potere. Perché ogni potere, anche mondano, è concesso da Dio. Egli stesso conduce la storia, veglia sul cammino dei popoli e sulla vita di ogni uomo.

Nel tempo poi dimostra la sua signoria originaria e la gloria del suo Regno di pace, non solo con la sua onnipotenza, ma dall’interno delle vicende umane. Quasi, verrebbe da dire, nonostante le contraddizioni che sempre muovono le azioni umane.

Quando Pilato gli chiede “dunque tu sei re?”, Gesù risponde “tu lo dici”. Pilato dice la verità, anche se il suo intento è dispregiativo o canzonatorio.

E quando Caifa, il sommo sacerdote di Israele, decreta di far morire Gesù perché è meglio che si sacrifichi uno solo per il bene di tutto il popolo, sta collaborando, a sua insaputa, alla venuta del Regno di Dio. Commenta il papa emerito Benedetto XVI nel secondo volume sulla vita di Gesù di Nazareth: “Questo significa che la croce rispondeva ad una necessità divina e che Caifa con la sua decisione divenne, in ultima analisi, l’esecutore della volontà di Dio, anche se la sua motivazione personale era impura, non rispondente alla volontà di Dio, ma mirante a scopi egoistici”.

Gesù rivela di essere il signore della storia senza contraddirla, senza annientare il male con la potenza della sua regalità e l’azione della sua giustizia. Prende possesso della storia dall’interno di avvenimenti umani che sono mossi quasi sempre da altre logiche.

Entriamo così in un mistero profondo, per noi razionalmente incomprensibile, dove si vede che davvero Gesù era Dio, in quanto solo Dio può trarre un bene da un male conclamato. Entriamo nel mistero stesso della storia, dove Dio mostra la sua potenza dentro un amore che abbraccia il peccato e il male, facendoli diventare occasione di un bene più grande. Egli assume la condizione umana, tutta intera, fino al punto di redimerla dall’interno di logiche perverse che ne hanno condizionato lo sviluppo in pienezza.

Certo le responsabilità dei singoli che commettono il male non è annullata. Come per coloro che collaborarono alla condanna di Gesù. Ciascuno ebbe una responsabilità ben precisa e meritevole di giudizio, tanto più grave quanto più grande fu la vicinanza di vita trascorsa con Gesù e la consapevolezza che si stava commettendo un inaudito delitto. Si stava ammazzando Dio.

Dirà Gesù a Pilato: “chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande”.

Tale responsabilità rimane. Ma la condanna peggiore è il non voler guardare alla misericordia di cui Gesù li fa oggetto, proprio nel momento in cui prende possesso del suo regno sul trono della croce. Paradossalmente bastava accettare il dolore del loro delitto e del loro tradimento.

Giuda non sopportò quel dolore come occasione di un amore più grande. Pietro visse tutta la vita con la ferita del suo rinnegamento che divenne strada feconda per annunciare al mondo che Dio già stava manifestando il suo regno di pace.

Sono un missionario. Viaggiando nelle case dove sono presenti i miei fratelli, ho conosciuto una donna che aveva commesso un grave peccato e che non pensava possibile che Gesù la potesse perdonare. La testimonianza del dolore che viveva diede il coraggio ad un’altra donna di non fare lo stesso peccato. Capì che era impossibile che Dio si stava servendo di lei per fare del bene, senza aver ricevuto il suo perdono. Il dolore non andò via. Ma il bene fu più grande.

Così, non solo Gesù manifesta la sua signoria sul mondo e sulla storia nonostante le nostre azioni malvagie o almeno precarie, ma ha bisogno della verità della nostra testimonianza e della nostra vita per poter regnare nelle anime di tutti gli uomini e prendere possesso definitivo dell’universo.

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Il silenzio

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2013

Il silenzio dans Avvento Sant-Alfonso-Maria-de-Liguori

“Difficilmente si trova una persona spirituale che parli assai. Tutte le anime di orazione sono amanti del silenzio, il quale è custode dell’innocenza, difesa dalle tentazioni e fonte dell’orazione; poiché con il silenzio si conserva la devozione, e nel silenzio sorgono nella mente buoni pensieri”.

Sant’Alfonso Maria de Liguori

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