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Il beato Nunzio Sulprizio: un esempio per i giovani di oggi

Posté par atempodiblog le 30 novembre 2013

Giornata di festa nella parrocchia di San Domenico Soriano in occasione del cinquantesimo anniversario della Beatificazione di Nunzio Sulprizio
Un esempio per i giovani di oggi
di Eleonora Belfiore – Parrocchia San Domenico Soriano di Napoli

Il beato Nunzio Sulprizio: un esempio per i giovani di oggi dans Articoli di Giornali e News w9cft0Nella cinquecentesca chiesa di San Domenico Soriano a piazza Dante (Napoli), il 1° dicembre si celebra il cinquantesimo anniversario della proclamazione del Beato Nunzio Sulprizio, giovane operaio, la cui memoria liturgica ricorre il 5 maggio.
Gli anniversari che investono, in qualche modo, l’immaginario collettivo, possono essere letti in due modi, molto diversi tra loro. La prima chiave di lettura è quella celebrativa, atta a dimostrare l’efficacia storica e culturale di un personaggio. L’altro metodo, più sottile e complesso, è quello dell’analisi critica che ci porta a riflettere sulla validità ed universalità dei messaggi che questi personaggi hanno apportato nella società. Ed è per questo che ci chiediamo se Nunzio possa essere un modello di virtù per i giovani di oggi che vivono in un’era così lontana da quella in cui visse questo sfortunato ragazzo.
Nunzio Sulprizio nacque il 13 aprile 1817 a Pescosansoneco, in provincia di Pescara, figlio di Domenico Sulprizio, calzolaio, e di Rosa Luciani, filatrice.
Rimasto orfano in tenera età, Nunzio fu affidato allo zio Domenico Luciani, fabbro ferraio, che lo tenne con sé come garzone nella sua officina. A causa della debole tempra e dei lavori pesanti cui era destinato, il ragazzo ebbe un grave incidente alla tibia del piede sinistro. La ferita, che lo avrebbe condotto alla morte nel giro di  pochi anni, non si sanò mai e gli provocò atroci sofferenze. Portato a Napoli  per ricevere cure mediche più adeguate, venne affidato al colonnello Felice Wochinger, che lo accolse in casa come un figlio. Durante il suo soggiorno napoletano, il ragazzo si fece conoscere da tutti per il suo coraggio.

n4blzp dans Beato Nunzio Sulprizio“O ciuncariello santo”, come lo chiamava il popolo che già lo venerava come un santo, morì a 19 anni, il 5 maggio 1836. Oggetto di un immediato culto tra la gente, il corpo ebbe varie traslazioni fino al 1986, quando venne definitivamente trasferito nella parrocchia di San Domenico Soriano, che attualmente conserva il numero maggiore di reliquie del Beato, in una cappella a lui dedicata.
In Campania, la devozione popolare per questo sfortunato giovane è particolarmente sentita.
“Nella nostra parrocchia è molto sentita la figura di questo giovane operaio. La sua generosità ed il suo coraggio sono un esempio per tutti noi. – spiega Mons. Luigi Di Maio, parroco della chiesa di San Domenico Soriano -La nostra speranza è che questo giovane operaio possa essere presto canonizzato. La sua santità è già una realtà per i fedeli anche se non ancora ufficialmente proclamata. Molti hanno documentato i suoi interventi sia per guarigioni spirituali che fisiche”.
I casi di un uomo ed una donna improvvisamente guariti dopo essersi bagnati con l’acqua della fonte di Riparossa, la stessa dove l’operaio andava a risciacquare le bende che avvolgevano le sue ferite, hanno dato avvio al processo di beatificazione, iniziato sotto il pontificato di Paolo VI. Che cosa significa, dunque, per i giovani del 2013, la figura di questo giovane vissuto nella prima metà dell’Ottocento? Nunzio ha percorso in breve tempo, da giovane e da operaio, le altezze sella santità, come ebbe a dire Paolo VI nel discorso della proclamazione. Ed è in questa frase che risiede tutta l’attualità del messaggio di questo ragazzo.
Nunzio Sulprizio è un esempio, un modello che incita i giovani ad essere “straordinari” nell’ordinario. A tutti loro, ancora oggi, egli sembra dire: “Potete farcela, potete essere come me. E’ veramente possibile essere santi!”. La santità ci sembra terribilmente difficile perché, forse, non sappiamo cosa sia, e nemmeno ce lo domandiamo più seriamente. Essa ha molti volti e si esprime nella Configurazione a Cristo, nell’accettazione serena della sofferenza e nella comprensione del suo valore salvifico.

AVVISO SACRO
50° anniversario della beatificazione di Nunzio Sulprizio (giovane operaio)

Domenica 1 dicembre 2013
Festa solenne presso la parrocchia San Domenico Soriano, piazza Dante n.82, 80135 Napoli

ore 10:00 – Santa Messa con i ragazzi del catechismo
ore 12:00 – Santa Messa presieduta da don Antonio Paone (postulatore per la santificazione del Beato)

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2e2mot5 dans Diego Manetti Il segreto del beato Nunzio Sulprizio

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Il Belgio negli anni di Hitler: la Madonna a Beauraing e a Banneux

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2013

Il Belgio negli anni di Hitler
Tratto da: A.D. 2012. La Donna, il drago e l’Apocalisse. Di Saverio Gaeta e Andrea Tornielli. Ed. PIEMME

Due delle ultime apparizioni ufficialmente riconosciute in Europa si sono verificate quasi contemporaneamente a Beauraing e a Banneux, due paesi distanti fra loro in linea d’aria una settantina di chilometri, situati nella parte occidentale del Belgio che separa Francia e Germania.

Il Belgio negli anni di Hitler: la Madonna a Beauraing e a Banneux dans Andrea Tornielli Baureing

A Beauraing la Vergine si rivelò per trentatré volte, tra il 29 novembre 1932 e il 3 gennaio 1933, a cinque ragazzi. Quando i veggenti le chiesero il motivo della sua venuta sulla terra, la Madonna – il 30 dicembre 1932 e il successivo 1° gennaio – rispose in maniera coincisa: “Pregate, pregate molto, pregate sempre”. I bambini si sposarono tutti, cercando di restare il più possibile in secondo piano, in quanto si consideravano unicamente uno strumento per la diffusione del messaggio della Madonna. Le apparizioni vennero ufficialmente riconosciute nel 1949.

Banneux dans Apparizioni mariane e santuari

Dopo neanche due settimane da questi avvenimenti, fra il 15 gennaio e il 2 marzo 1933, la Madonna apparve per altre otto volte a Banneux. Alla veggente Mariette indicò una piccola fonte, affermando: “Io sono la Madonna dei poveri. Questa sorgente è riservata a me, per tutte le nazioni”. Nel 1949 il vescovo di Liegi ha dichiarato autentiche le otto apparizioni.

Le due manifestazioni contigue, sia dal punto di vista dello spazio che del tempo, sono state interpretate dai mariologi come un’ulteriore conferma dell’attenzione della Vergine per il destino degli uomini in particolari momenti della storia, con l’obiettivo di segnalare i pericoli e di offrire un aiuto per affrontarli. Donald Anthony Foley, nel suo Libro delle apparizioni mariane, osserva come “nel contesto dell’imminente salita al potere di Hitler, questi messaggi assumono un significato profondo”.

La Madonna invita a “pregare, pregare moltissimo”, “pregare sempre” e “sacrificarsi”. E’ l’urgente necessità di preghiere, aggiunge Foley “per il popolo tedesco e per i suoi politici, affinché non commettessero il tremendo orrore di permettere a Hitler di andare al potere”. Ma le preghiere della gente di Beauraing e altrove in Belgio non avrebbero ottenuto il risultato sperato e Hitler sarebbe divenuto il Cancelliere del Reich il 20 gennaio 1933.

Anche nelle apparizioni di Banneux il tema della preghiera è centrale. Il 15 febbraio, la veggente Mariette riferì queste parole della Madonna: “Credete in me, Io crederò in voi. Pregate molto”. Il 20 febbraio, la Vergine, con aria particolarmente afflitta, si era limitata a dire: “Mia cara figlia, prega molto”, mentre nell’apparizione finale, il 2 marzo 1933, le sue parole per Mariette furono: “Io sono la Madre del Salvatore, Madre di Dio, pregate molto”. Anche le parole con cui la Madonna disse che la fonte era “riservata a tutte le nazioni, per dare sollievo agli ammalati”, erano, spiega Foley “un rifiuto implicito nei confronti delle grossolane teorie razziali naziste; infatti Hitler, anziché dare sollievo agli ammalati e alle persone portatrici di un handicap, stava pianificando di liberarsene”.

“Ma, in ogni caso” osserva “proprio la contemporaneità delle due apparizioni con le vicende relative a Hitler dimostrano che la Vergine non ha trascurato di avvertirci a riguardo della tragedia nazista. Per di più, Beauraing e Banneux si trovano nel territorio delle Ardenne dove, fra dicembre 1944 e gennaio 1945, si sarebbe svolta l’ultima sanguinosa battaglia fra i nazisti e gli eserciti alleati durante la Seconda guerra mondiale”. Uno straordinario tempismo storico che richiama alla mente le apparizioni del 1981 a Medjugorje in Bosnia-Erzegovina, dieci anni prima della guerra in ex Jugoslavia, e a Kibeho in Africa, avvenute anche lì una dozzina d’anni prima delle stragi nella regione dei “Grandi Laghi”.

Il significato profondo e profetico delle due apparizioni di Beauraing e Banneux va dunque colto sotto l’aspetto storico: di fronte alla bufera incombente sull’Europa, la Madonna ha indicato la vera e unica soluzione, l’implorazione a Dio affinché allontani il male dalla faccia della Terra.
“Del resto” aggiunge padre Fanzaga “non è per nulla casuale che, in ben diciannove delle trentatré apparizioni a Beauraong, la Madonna non abbia detto nulla, ma sia venuta soltanto per pregare. Questo desidero sottolinearlo perché, anche riguardo a Medjugorje, ci sono critiche e perplessità per la ripetitività delle apparizioni: se però una sola volta al mese, il giorno 25, viene dato il messaggio, in tutti gli altri giorni la Regina della Pace appare ai veggenti e prega con loro”.

E’ interessante ritornare infine sul fatto che proprio quelle zone sono state teatro di terribili scontri tra le truppe tedesche in ritirata e quelle alleate in avanzata. I tedeschi si sarebbero scatenati in queste terre con le bombe volanti. “Leggiamo nella storia che, nel dicembre 1944” scrive Foley “la controffensiva tedesca era penetrata a sud della linea Liegi-Namur. Inspiegabilmente si arrestò, a qualche chilometro da Beauraing e sul suo fianco nord, a dieci chilometri da Banneux, cioè a Spa, località che nel centro del suo abitato aveva eretto una statua della Madonna dei poveri”.

Anche la città di Liegi non fu più colpita da bombardamenti tedeschi dal giorno in cui il vescovo si era recato a Banneux a implorare dalla Madonna questa grazia. In precedenza, 2141 bombe volanti V1 e V2 avevano distrutto più della metà dell’abitato e provocato la morte di oltre tremila persone. “Banneux stessa” continua Foley “che veniva sorvolata in continuazione da queste bombe, sperimentò uno speciale intervento di protezione. Una bomba volante, un giorno, fu vista mentre stava per colpire in pieno l’Ospizio dei bambini che ne ospitava una cinquantina. E invece, tra lo stupore di chi assisteva al fatto, la bomba fece un quarto di giro e andò a scoppiare sulla strada che costeggia l’edificio. L’impatto fu tremendo: i vetri saltarono tutti, e volarono schegge ovunque; ma, alla fine, si dovette constatare che, eccetto la paura e i danni materiali, non ci fu nessun morto e addirittura nessun ferito”.

Si racconta anche un episodio commovente e anche un po’ divertente. Quando il fumo scatenato dallo scoppio aveva cominciato a dissiparsi, la gente che si trovava nel rifugio vide, con grande meraviglia, scendere la Madonna dei poveri. Non lei in persona, ma la sua statua che si trovava nella cappella, portata in braccio da un giovane ufficiale americano che, pur essendo di religione protestante, aveva pensato bene do non lasciarla fuori dal rifugio, esposta alle bombe.

Nel libro Ipotesi su Maria, lo scrittore Vittorio Messori scrive: “I legami (di Banneux, N.d.A.) con Lourdes sembrano indubbi; e ancor più se si pensa che le precedenti apparizioni di Beauraing hanno inizio e in gran parte si svolgono presso ‘una grotta di Massabielle’ costruita nel giardino delle suore locali. E il cappellano di Banneux è colui che lega, con il suo voto, un evento mariano all’altro. Bernadette e Mariette sono accomunate non solo dall’età giovanissima, dall’ignoranza, dalla miseria, ma anche dal fatto di essere state le sole testimoni: cosa che non avvenne nelle altre apparizioni degli ultimi due secoli, escludendone la prima, quella della Medaglia miracolosa nella Parigi del 1830. C’è un legame anche nel fatto  che, mentre sul gave de Pau (a Lourdes, N.d.A.) fu confermato il dogma mariano dell’Immacolata Concezione, sulle Ardenne (il “Sono la Madre del Salvatore, Madre di Dio” dell’ultima apparizione) fu confermato il più antico dogma della Theotòkos, della maternità divina”.

Messori fa notare anche un’altra coincidenza: “La diocesi di Liegi confina non soltanto con la Germania, ma anche con l’Olanda. A poche decine di chilometri da Banneux c’è Maastricht, che è giusto a ridosso del confine belga. E’ la città dove le nazioni d’Europa hanno completato la fase iniziale del processo unitario. Sarà davvero un caso che, proprio lì accanto, Maria abbia dedicato una sorgente a ‘tutte le nazioni’? E’ una domanda che ci poniamo, a conferma dei molti enigmi che circondano questa tappa belga della moderna epifania mariana. Enigmi tra i quali, non ultimo, quello della presa del potere da parte di Hitler proprio in quel gennaio del 1933. La riproposta dell’umanità, del servizio, della povertà, del nascondimento, mentre iniziava la sanguinosa parabola un regime nato proprio dal rifiuto di questo”.

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Vite indegne di essere vissute

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2013

Vite indegne di essere vissute
Ovunque in occidente avanza l’eutanasia dei bimbi. Il Belgio insegna
Fonte: Il Foglio
Tratto da: Scienza&Vita

Vite indegne di essere vissute dans Articoli di Giornali e News 34iiow5In Belgio è diventata legale, dunque universale e persino morale, l’uccisione dei bambini nelle corsie di ospedale. La legge per l’eutanasia infantile gode, infatti, di una ampia maggioranza in Parlamento e in suo favore si sono espressi medici e pediatri con appelli sulle prime pagine dei giornali. Un paese pasciuto, trasparente e democratico come il Belgio è la sede di tante organizzazioni transnazionali e umanitarie, oltre che del Parlamento del Vecchio continente. Dunque la capitale della più alta istanza politica europea ma anche di un nichilismo feroce. L’eutanasia in Belgio è legale dal 2002. Se l’estensione verrà approvata, ha annunciato il socialista Philippe Mahoux, i medici potranno porre “fine alla vita di un bambino, qualora si trovi in una situazione medica senza uscita, in uno stato di sofferenza fisica o psichica costante e insopportabile, e che presenti una domanda di eutanasia”. Un po’ ovunque in occidente si vogliono far morire a vista i bambini, in una solitudine senza appello, nella “luce di piombo” di cui parlava Samuel Beckett. Luce di ospedali che anziché alla cura si dedicano all’eliminazione di vite “indegne di essere vissute”, per usare l’adagio di morte coniato dai medici tedeschi Binding e Hoche, in un divorzio fra umanità e linguaggio, ragione e sintassi, dialogo e speranza. Esiste come una fretta spasmodica a lavare l’onta della presenza nell’album dei vivi di questi bambini malati e disabili. Stiamo trasformando i nostri ospedali in obitori e i medici in boia dal camice bianco. E’ già successo. Sta succedendo di nuovo. Ma dove sono tutte le voci indignate dei professionisti della “tutela dell’infanzia”?

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Maria SS. Immacolata

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2013

Oggi inizia la novena a Maria SS. Immacolata (da recitarsi dal 29 novembre al 7 dicembre).

Maria SS. Immacolata dans Citazioni, frasi e pensieri 2zgtfrb

“La beatissima Vergine Maria, nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale”.

PIO IX

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Una Lourdes nel cuore dell’Africa nera. Le straordinarie apparizioni della Madonna a Kibeho

Posté par atempodiblog le 28 novembre 2013

Le straordinarie apparizioni della Madonna a Kibeho
Una Lourdes nel cuore dell’Africa nera
In un piccolo lembo dell’Africa centrale è sorto un Santuario intitolato a ‘Nostra Signora dei Dolori’. Qui la Madonna apparve ad alcune ragazze del luogo per invitarle a pregare per la salvezza del mondo.
di Maria Di Lorenzo – Madre di Dio

Una Lourdes nel cuore dell’Africa nera. Le straordinarie apparizioni della Madonna a Kibeho dans Apparizioni mariane e santuari Madonna-di-Kibeho

“Vi esorto a pregare con fervore affinché questo Santuario di Kibeho possa diventare il luogo da cui sorgerà un popolo rwandese rinnovato nella fede, assetato di amore per il suo Dio, deciso a dimenticare il triste passato della guerra fratricida, i cui segni terribili si riscontrano dappertutto e, in modo particolare, in questo luogo”.
Così esordiva, la mattina del 31 maggio (2003), il Card. Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, nel consacrare il nuovo Santuario mariano dedicato a “Notre Dame des Douleurs” a Kibeho, luogo oramai divenuto meta di pellegrinaggi da ogni parte dell’Africa e del mondo fin dall’inizio degli anni Ottanta. Quasi una nuova Lourdes nel cuore dell’Africa nera.
Le apparizioni della Vergine a Kibeho (dal 28 novembre 1981 al 28 novembre 1989) sono le prime che si sono verificate in terra africana e sulle quali la Chiesa ha espresso il suo riconoscimento, giudicandole autentiche, al termine di una lunga inchiesta e di un rigoroso processo canonico.
Una dichiarazione del Vescovo di Gikongoro, la diocesi di appartenenza di Kibeho, preparata in accordo con la Congregazione per la Dottrina della Fede, è stata resa nota in contemporanea, nel maggio 2003, in Africa e in Vaticano, per ufficializzare quello che è un evento straordinario. Un documento lungo ventitre pagine che rappresenta il frutto di una lunga e prudente inchiesta da parte della Chiesa.
“La Vergine Maria è apparsa a Kibeho, nella giornata del 28 novembre 1981 – ha affermato il Vescovo Monsignor Augustin Misago – e nel corso dei mesi seguenti. Ci sono più buone ragioni per crederlo che per negarlo. A questo riguardo, solo le tre veggenti dell’inizio meritano di essere considerate come autentiche; si tratta di Alphonsine Mumureke, Anathalie Mukamazimpaka e Marie-Claire Mukangango”.

“Io sono la Madre del Verbo”
La storia di Kibeho cominciò alle 12,35 di un sabato, il 28 novembre 1981, in un Collegio gestito da Suore locali, frequentato da poco più di un centinaio di ragazze della zona. Un Collegio rurale, povero, dove si imparava a diventare maestre oppure segretarie. Era diretto da tre Suore che fungevano anche da insegnanti. Gli altri insegnanti, una donna e cinque uomini, erano laici. Il complesso non era dotato di Cappella e, quindi, non vi era un clima religioso particolarmente sentito.
Quel giorno tutte le ragazze del Collegio erano nel refettorio. La prima del gruppo a “vedere” fu Alphonsine Mumureke, di sedici anni. Secondo quanto lei stessa scrive nel suo diario, stava servendo a tavola le sue compagne, quando udì una voce femminile che la chiamava: “Figlia mia, vieni qui”. Si diresse verso il corridoio, accanto al refettorio, e lì le apparve una donna di incomparabile bellezza.
Era vestita di bianco, con un velo bianco sulla testa, che nascondeva i capelli, e che sembrava unito al resto del vestito, che non aveva cuciture. Era scalza e le sue mani erano giunte sul petto con le dita rivolte al cielo. La Madonna, come lei disse, non era proprio bianca (muzungu) quale si vede nei santini, ma neppure nera. Alphonsine affermerà, nella sua testimonianza, di non riuscire a dire con esattezza di che colore fosse la sua pelle.
Alphonsine le domandò: “Chi sei?”; e lei rispose, in lingua rwandese: “Io sono la Madre del Verbo”.

La Signora a questo punto chiese ad Alphonsine di insegnare alle sue compagne a pregare perché esse non sapevano farlo o non lo facevano abbastanza, nonché a tenere in stima la devozione a Maria, loro Madre. L’apparizione durò circa un quarto d’ora. Alla fine, la Signora scomparve lentamente, alzandosi verso il cielo.
Le compagne del Collegio lì presenti avevano udito le parole di Alphonsine, ma non quelle della Signora. Pensarono subito ad un attacco di isteria o che fosse vittima di allucinazioni. Presto Alphonsine divenne il loro zimbello, sicché nelle successive visioni ella domandò alla Vergine che apparisse anche a qualche altra ragazza, in modo che tutte potessero credere. E la Madonna l’accontentò.
La sera del 12 gennaio 1982, Maria apparve ad Anathalie Mukamazimpaka, che aveva allora 17 anni. Ma le ragazze del Collegio continuarono a non credere, finché due mesi più tardi, il 2 marzo 1982, la Madonna apparve anche a Marie-Claire Mukangango, di 21 anni. Questa apparizione fu determinante, dal momento che Marie-Claire era la più scettica e, data anche la sua maggiore età, esercitava una grande influenza sulle altre compagne del Collegio. Per lei Alphonsine era solo matta. Sosteneva con fermezza di non credere assolutamente alle apparizioni. Ma quando pure lei dovette ammettere di aver visto la Madonna, tutte le collegiali si arresero a tale evidenza.
Da quel momento la notizia delle apparizioni si diffuse assai velocemente in tutto il Rwanda, attirando a Kibeho una folla sempre più imponente di curiosi e di fedeli.

Un orribile fiume di sangue
Secondo il racconto delle veggenti, la Madonna apparsa a Kibeho come “Nyina wa Jambo” – in lingua locale: “Madre del Verbo” o “Madre di Dio” – vuole portare, non solo a Kibeho e alla terra africana, bensì al mondo intero, il suo messaggio evangelico, il messaggio di suo Figlio Gesù, che è poi lo stesso di tutti i tempi e per tutti i luoghi: l’amore per Dio e per il prossimo, invitando tutti gli uomini alla conversione, alla penitenza e al digiuno. Il frutto di tutto ciò sarà l’unità e la pace. Diversamente non ci potrà essere che odio ed inimicizie.
È significativo, infatti, che in una delle apparizioni, e precisamente in quella del 19 agosto 1982, di fronte a oltre ventimila persone, i veggenti ebbero una spaventosa visione di quello che poi dodici anni più tardi sarebbe accaduto nel loro paese, con il genocidio rwandese.
Quel giorno la “Signora” apparve ai veggenti a turno. Il suo volto era triste, sembrava assai contrariata. Alphonsine, una del gruppo, disse che piangeva. E anche i veggenti cominciarono a piangere e a battere i denti dalla paura.
L’apparizione fu eccezionalmente lunga, ebbe una durata complessiva di circa otto ore; e le immagini della visione furono tremende: “un fiume di sangue, persone che si uccidevano a vicenda, cadaveri abbandonati senza che nessuno si curasse di seppellirli, teste mozzate, un albero immerso nelle fiamme, un mostro spaventoso, un abisso spalancato…”. Fatti terrificanti che poi si sarebbero tristemente avverati allo scoppio della guerra civile fra le etnie degli Hutu e i Tutsi che avrebbero funestato anni dopo il Rwanda. Alcuni dei veggenti scomparvero proprio nei massacri del 1994.
Il sacrificio di migliaia di persone uccise nella vecchia chiesa e intorno ad essa – ha ricordato il Cardinale Sepe, il giorno dell’inaugurazione del Santuario mariano di Kibeho –, grida con voce forte verso tutti noi e ci invita ad incamminarci su una nuova strada, sulla strada della pace, del perdono reciproco delle colpe arrecate e sulla strada della riconciliazione. Il vero popolo di Dio non può nutrire sentimenti di odio, di divisione, di vendette, di disprezzo, che sono estranei a Dio e al suo amore”.

Universale messaggio di salvezza
Le apparizioni di Kibeho sono state considerate per molto tempo con scetticismo e sospetto. Una Commissione medica internazionale ha condotto a suo tempo accuratissimi esami sulla salute fisica e mentale di tutti i giovani veggenti coinvolti nelle apparizioni.
Altre tre ragazze (Stephanie Mukamurenzi, Agnes Kamagaju, Vestine Salima) ed un ragazzo, Emmanuel Segatashya, furono infatti coinvolti nel fenomeno delle apparizioni; ma soltanto i racconti delle prime tre veggenti (Alphonsine Mumureke, Anathalie Mukamazimpaka e Marie Claire Mukangango) sono stati ritenuti i più convincenti.
Il fatto però che le apparizioni ricevute dagli altri quattro ragazzi non siano state approvate non significa necessariamente che il Vescovo le ritenga false, ma soltanto che la Commissione diocesana non ha trovato in esse elementi sufficienti per qualificarle come sicuramente attendibili. La Santa Vergine è apparsa a tre ragazze del luogo, ma i suoi messaggi si rivolgono a tutto il mondo. Disse infatti la Madonna a Marie-Claire: “Io mi rivelo dove voglio, quando voglio e a chi io voglio. Io non vengo soltanto per Kibeho, non soltanto per la diocesi di Butare, non soltanto per il Rwanda, non soltanto per l’Africa, ma per il mondo intero. Questo mondo è sull’orlo di una catastrofe. Meditate sulle sofferenze di Nostro Signore Gesù e sul profondo dolore di Sua Madre. Pregate il Rosario, specialmente i Misteri Dolorosi, per ricevere la grazia di pentirvi”.
Alla veggente Alphonsine, Maria disse: “Sono venuta per preparare la strada a mio Figlio, per il vostro bene, e voi non lo volete capire. Il tempo rimasto è poco e voi siete distratti. Siete distratti dai beni effimeri di questo mondo. Ho visto molti dei miei figli perdersi e sono venuta per mostrargli la vera strada…”.

Come per altre apparizioni mariane, il messaggio fondamentale di Kibeho è l’invito alla conversione, alla preghiera e al digiuno. Nei suoi accorati appelli, Maria sottolinea l’importanza di amare il prossimo e di non sottovalutare il reale potere della preghiera, specialmente del Santo Rosario. Alphonsine ha detto: “Se Maria sta venendo a Kibeho, è per preparare il ritorno di suo Figlio. Il mondo si sta avvicinando alla fine. Il ritorno di Gesù è vicino. Ma la fine del mondo non è una punizione. La Vergine Maria viene per avvisarci di prepararci per il ritorno di suo Figlio. Dobbiamo soffrire con Gesù, pregare ed essere apostoli per preparare il suo ritorno”.

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Stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa

Posté par atempodiblog le 27 novembre 2013

Vi è uno stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa. Perché ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. In lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti.

[...]

Stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa dans Fede, morale e teologia 333wy75

Vergine e Madre Maria,
tu che, mossa dallo Spirito,
hai accolto il Verbo della vita
nella profondità della tua umile fede,
totalmente donata all’Eterno,
aiutaci a dire il nostro “sì”
nell’urgenza, più imperiosa che mai,
di far risuonare la Buona Notizia di Gesù.

Tu, ricolma della presenza di Cristo,
hai portato la gioia a Giovanni il Battista,
facendolo esultare nel seno di sua madre.
Tu, trasalendo di giubilo,
hai cantato le meraviglie del Signore.
Tu, che rimanesti ferma davanti alla Croce
con una fede incrollabile,
e ricevesti la gioiosa consolazione della risurrezione,
hai radunato i discepoli nell’attesa dello Spirito
perché nascesse la Chiesa evangelizzatrice.

Ottienici ora un nuovo ardore di risorti
per portare a tutti il Vangelo della vita
che vince la morte.
Dacci la santa audacia di cercare nuove strade
perché giunga a tutti
il dono della bellezza che non si spegne.

Tu, Vergine dell’ascolto e della contemplazione,
madre dell’amore, sposa delle nozze eterne,
intercedi per la Chiesa, della quale sei l’icona purissima,
perché mai si rinchiuda e mai si fermi
nella sua passione per instaurare il Regno.

Stella della nuova evangelizzazione,
aiutaci a risplendere nella testimonianza della comunione,
del servizio, della fede ardente e generosa,
della giustizia e dell’amore verso i poveri,
perché la gioia del Vangelo
giunga sino ai confini della terra
e nessuna periferia sia priva della sua luce.

Madre del Vangelo vivente,
sorgente di gioia per i piccoli,
prega per noi.
Amen. Alleluia.

Papa Francesco – Evangelii Gaudium

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La lettura spirituale: guardiamo con sincerità alla nostra esistenza

Posté par atempodiblog le 27 novembre 2013

La lettura spirituale: guardiamo con sincerità alla nostra esistenza

La lettura spirituale: guardiamo con sincerità alla nostra esistenza dans Fede, morale e teologia 2h4e0hw

Alla presenza di Dio, in una lettura calma del testo, è bene domandare, per esempio: «Signore, che cosa dice a me questo testo? Che cosa vuoi cambiare della mia vita con questo messaggio? Che cosa mi dà fastidio in questo testo? Perché questo non mi interessa?», oppure: «Che cosa mi piace, che cosa mi stimola in questa Parola? Che cosa mi attrae? Perché mi attrae?».

Quando si cerca di ascoltare il Signore è normale avere tentazioni. Una di esse è semplicemente sentirsi infastidito o oppresso, e chiudersi; altra tentazione molto comune è iniziare a pensare quello che il testo dice agli altri, per evitare di applicarlo alla propria vita. Accade anche che uno inizia a cercare scuse che gli permettano di annacquare il messaggio specifico di un testo. Altre volte riteniamo che Dio esiga da noi una decisione troppo grande, che non siamo ancora in condizione di prendere. Questo porta molte persone a perdere la gioia dell’incontro con la Parola, ma questo vorrebbe dire dimenticare che nessuno è più paziente di Dio Padre, che nessuno comprende e sa aspettare come Lui. Egli invita sempre a fare un passo in più, ma non esige una risposta completa se ancora non abbiamo percorso il cammino che la rende possibile. Semplicemente desidera che guardiamo con sincerità alla nostra esistenza e la presentiamo senza finzioni ai suoi occhi, che siamo disposti a continuare a crescere, e che domandiamo a Lui ciò che ancora non riusciamo ad ottenere.

Papa Francesco – Evangelii Gaudium

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Mondanità spirituale: non lasciamoci rubare il Vangelo

Posté par atempodiblog le 27 novembre 2013

Mondanità spirituale: non lasciamoci rubare il Vangelo

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Questa oscura mondanità si manifesta in molti atteggiamenti apparentemente opposti ma con la stessa pretesa di “dominare lo spazio della Chiesa”. In alcuni si nota una cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa, ma senza che li preoccupi il reale inserimento del Vangelo nel Popolo di Dio e nei bisogni concreti della storia. In tal modo la vita della Chiesa si trasforma in un pezzo da museo o in un possesso di pochi. In altri, la medesima mondanità spirituale si nasconde dietro il fascino di poter mostrare conquiste sociali e politiche, o in una vanagloria legata alla gestione di faccende pratiche, o in un’attrazione per le dinamiche di autostima e di realizzazione autoreferenziale. Si può anche tradurre in diversi modi di mostrarsi a se stessi coinvolti in una densa vita sociale piena di viaggi, riunioni, cene, ricevimenti. Oppure si esplica in un funzionalismo manageriale, carico di statistiche, pianificazioni e valutazioni, dove il principale beneficiario non è il Popolo di Dio ma piuttosto la Chiesa come organizzazione. In tutti i casi, è priva del sigillo di Cristo incarnato, crocifisso e risuscitato, si rinchiude in gruppi di élite, non va realmente in cerca dei lontani né delle immense moltitudini assetate di Cristo. Non c’è più fervore evangelico, ma il godimento spurio di un autocompiacimento egocentrico.

In questo contesto, si alimenta la vanagloria di coloro che si accontentano di avere qualche potere e preferiscono essere generali di eserciti sconfitti piuttosto che semplici soldati di uno squadrone che continua a combattere. Quante volte sogniamo piani apostolici espansionisti, meticolosi e ben disegnati, tipici dei generali sconfitti! Così neghiamo la nostra storia di Chiesa, che è gloriosa in quanto storia di sacrifici, di speranza, di lotta quotidiana, di vita consumata nel servizio, di costanza nel lavoro faticoso, perché ogni lavoro è “sudore della nostra fronte”. Invece ci intratteniamo vanitosi parlando a proposito di “quello che si dovrebbe fare” – il peccato del “si dovrebbe fare” – come maestri spirituali ed esperti di pastorale che danno istruzioni rimanendo all’esterno. Coltiviamo la nostra immaginazione senza limiti e perdiamo il contatto con la realtà sofferta del nostro popolo fedele.

Chi è caduto in questa mondanità guarda dall’alto e da lontano, rifiuta la profezia dei fratelli, squalifica chi gli pone domande, fa risaltare continuamente gli errori degli altri ed è ossessionato dall’apparenza. Ha ripiegato il riferimento del cuore all’orizzonte chiuso della sua immanenza e dei suoi interessi e, come conseguenza di ciò, non impara dai propri peccati né è autenticamente aperto al perdono. È una tremenda corruzione con apparenza di bene. Bisogna evitarla mettendo la Chiesa in movimento di uscita da sé, di missione centrata in Gesù Cristo, di impegno verso i poveri. Dio ci liberi da una Chiesa mondana sotto drappeggi spirituali o pastorali! Questa mondanità asfissiante si sana assaporando l’aria pura dello Spirito Santo, che ci libera dal rimanere centrati in noi stessi, nascosti in un’apparenza religiosa vuota di Dio. Non lasciamoci rubare il Vangelo!

Papa Francesco – Evangelii Gaudium

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Necessità di una migliore selezione dei candidati al sacerdozio

Posté par atempodiblog le 27 novembre 2013

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In molti luoghi scarseggiano le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Spesso questo è dovuto all’assenza nelle comunità di un fervore apostolico contagioso, per cui esse non entusiasmano e non suscitano attrattiva. Dove c’è vita, fervore, voglia di portare Cristo agli altri, sorgono vocazioni genuine. Persino in parrocchie dove i sacerdoti non sono molto impegnati e gioiosi, è la vita fraterna e fervorosa della comunità che risveglia il desiderio di consacrarsi interamente a Dio e all’evangelizzazione, soprattutto se tale vivace comunità prega insistentemente per le vocazioni e ha il coraggio di proporre ai suoi giovani un cammino di speciale consacrazione. D’altra parte, nonostante la scarsità di vocazioni, oggi abbiamo una più chiara coscienza della necessità di una migliore selezione dei candidati al sacerdozio. Non si possono riempire i seminari sulla base di qualunque tipo di motivazione, tanto meno se queste sono legate ad insicurezza affettiva, a ricerca di forme di potere, gloria umana o benessere economico.

Papa Francesco – Evangelii Gaudium

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Rue du Bac: molti richiami a fatti importanti di storia della Chiesa

Posté par atempodiblog le 27 novembre 2013

Rue du Bac
È una via centralissima di Parigi, stretta dai grandi boulevards.
Per i cattolici è un luogo “mistico” e non solo per la cappella delle apparizioni.
Molti richiami a fatti importanti di storia della Chiesa.
di Claudio Damioli - Il Timone

Rue du Bac: molti richiami a fatti importanti di storia della Chiesa dans Apparizioni mariane e santuari Rue-du-Bac-Parigi

«Venite ai piedi dell’altare. Qui le grazie saranno sparse su tutte le persone che le chiederanno con fiducia e fervore», disse la Vergine Maria a S. Caterina Labourè, nella cappella delle Figlie della Carità in Rue du Bac, a Parigi, il 18 luglio 1830. Da allora milioni di pellegrini percorrono quella via per chiedere una grazia alla Madonna e per adorare Gesù nell’ostia consacrata sull’altare. Questa la richiesta immediata di Maria. Poi venne l’apparizione del 27 novembre, il cui contenuto fu riprodotto, su indicazione della Vergine, nel conio di una medaglia detta miracolosa per le grazie ottenute da molti di coloro che la portano al collo. La Regina del Cielo era racchiusa in un quadro ovale la cui parte superiore recava la scritta: “O Maria concepita senza peccato pregate per noi che ricorriamo a Voi”. Questa scritta è un’anticipazione del dogma dell’Immacolata Concezione, istituito poi da Pio IX nel 1854. «Io sono l’Immacolata Concezione» confermò, quattro anni dopo, la Vergine a Lourdes, rivolgendosi a S. Bernadette che portava al collo quella medaglietta. La singolarità delle apparizioni di Rue du Bac sta nel fatto che avvengono, diversamente da quelle di La Salette, Lourdes, Fatima, nel cuore di una grande capitale europea.

È significativo che Maria, nella prima apparizione privata dei tempi moderni, abbia scelto di manifestarsi proprio a Parigi che della modernità, in Europa, è diventata l’emblema. Rue du Bac, situata nel centralissimo 7° arrondissement, stretta dai grandi boulevards, circondata da banche, grandi magazzini e ministeri, è per i cattolici una via “mistica” non solo per la cappella delle apparizioni. Il viandante si imbatterà in un portone, in una lapide, in un giardino nascosto che gli ricorderanno un pezzo di storia della Chiesa, una fondazione ecclesiastica o la vita di un santo. Impossibile non soffermarsi davanti al civico 128, la sede della Società delle Missioni Estere, il seminario che dal 1659 ha preparato oltre 4500 sacerdoti alla missione nel continente asiatico. Qui si sono formati i 10 martiri di Corea e i 10 del Vietnam, canonizzati rispettivamente il 6 maggio 1984 e il 19 luglio 1988, e i 5 sacerdoti beatificati tra il 1900 e il 1954. Al numero 120 non deve sfuggire una lapide collocata su un muro esterno. Vi si legge: “in questo palazzo il 4 luglio 1848 morì François Renè de Chateaubriand”. Lo scrittore lì trascorse gli ultimi anni della sua vita. Letterato e ufficiale, viaggiatore e diplomatico, oppositore di Napoleone Bonaparte, Chateaubriand denunciò gli effetti distruttivi che la Rivoluzione stava apportando alla Francia e alla Chiesa Cattolica. Egli, che era un convertito, nel suo Il Genio del Cristianesimo, opera di apologetica cattolica, mise in luce la bellezza del cristianesimo e come questo avesse permeato la civiltà occidentale in contrapposizione ai frutti nefasti dell’illuminismo. Fu inviso e isolato, ma la sua opera e i valori propugnati influenzarono  generazioni di scrittori.

Tornando al n.140, al portone della cappella delle apparizioni, a poche decine di metri di distanza, nella chiesa dei Lazzaristi, è esposto il corpo di S. Vincenzo de’ Paoli. Il santo francese è il protagonista nascosto delle vicende legate alla Medaglia Miracolosa. Fu lui a fondare nel 1633 la comunità religiosa di S. Caterina Labourè a cui S. Vincenzo apparve in sogno preannunziandole la vocazione religiosa: «… tu verrai da me», e così avvenne. Fondatore di opere di carità e di formazione del clero, fu tenace avversario delle idee gianseniste, in quel periodo pervadenti la Francia, che negavano, accanto alla Grazia, il valore delle opere e delle virtù umane. Egli favorì l’inserimento di una giovane religiosa, Catherine de Bar, poi Madre Mectilde, in una comunità monastica parigina. Il 25 marzo 1653 M. Mectilde fondò, proprio in Rue du Bac, una nuova comunità monastica, le Benedettine Adoratrici del SS. Sacramento. Il monastero fu messo sotto il patrocinio della Vergine. L’adorazione perpetua del SS. Sacramento e la riparazione delle offese a Dio costituivano il carisma di quelle monache, tuttora presenti con conventi in Europa. «Venite ai piedi dell’altare», sarà la richiesta della Vergine Maria a S. Caterina Labourè quasi duecento anni dopo. Da allora una moltitudine percorre Rue du Bac (via del traghetto, anticamente portava i viandanti dall’altra parte della Senna), giunge al numero 140, silenziosamente prega, compostamente partecipa alla Messa e, nel ricordo delle apparizioni, si mette in adorazione davanti al tabernacolo, ai piedi dell’altare, per chiedere una grazia nel nome dell’Immacolata.

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Implacabile caccia alle streghe

Posté par atempodiblog le 26 novembre 2013

 Implacabile caccia alle streghe dans Citazioni, frasi e pensieri n33m85

A coloro che sono feriti da antiche divisioni risulta difficile accettare che li esortiamo al perdono e alla riconciliazione, perché pensano che ignoriamo il loro dolore o pretendiamo di far perdere loro memoria e ideali. Ma se vedono la testimonianza di comunità autenticamente fraterne e riconciliate, questa è sempre una luce che attrae. Perciò mi fa tanto male riscontrare come in alcune comunità cristiane, e persino tra persone consacrate, si dia spazio a diverse forme di odio, divisione, calunnia, diffamazione, vendetta, gelosia, desiderio di imporre le proprie idee a qualsiasi costo, fino a persecuzioni che sembrano una implacabile caccia alle streghe. Chi vogliamo evangelizzare con questi comportamenti?

Papa Francesco – Evangelii Gaudium

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Il cuore di Alessio Cerci

Posté par atempodiblog le 26 novembre 2013

Il cuore di Alessio Cerci
Da ragazzo matto a uomo e campione. Un giocatore diventato grande con la maglia del Toro addosso
di Piero Vietti – Toro.it

Il cuore di Alessio Cerci dans Piero Vietti 2r5tczk

Io non ricordo, nella mia più che ventennale esperienza di tifo granata, un altro come Cerci. Non me lo ricordo perché ai tempi del primo Lentini ero troppo piccolo, e a casa mia non si seguiva più di tanto il Toro. Ho la memoria dolorante per Amsterdam, ma non vedevo tutte le partite, né andavo allo stadio. Martin Vasquez, Casagrande e Scifo li ho apprezzati più avanti, rivedendoli. Un altro come Cerci non me lo ricordo perché Asta è stato un’altra cosa, così come Ferrante o Bianchi più tardi, e prima di loro Carbone e Silenzi. Cerci è il giocatore che molti ci invidiano, come non accadeva da tempo. Cerci è il giocatore che quando tocca palla tu sai sempre che qualcosa succederà. Cerci è quel giocatore che finalmente meritavamo. E se quando andrà via qualcuno si ricorderà di dare dei meriti a Ventura, Cerci – questo Cerci – dovrà essere in cima alla lista.

Io non lo so che cosa succederà a fine anno. E’ possibile, forse probabile, che Cerci lascerà il Toro per andare a giocare là dove si vincono campionati e coppe (mi auguro fuori dall’Italia). Non so nemmeno se lui questo già lo sappia. Quello che so è che lui adesso a Torino, e al Toro, sta bene. E non perché me lo abbia raccontato qualcuno, ma perché basta guardarlo, leggere quello scrive sui social network e dice nelle interviste. Mi spiego. Se sei un campione, da te non si pretenderà altro che il massimo impegno, la maglia sudata a fine gara e i colpi che possono fare la differenza. Il resto è di più. Cerci invece ultimamente ha cominciato a dire cose che nessuno gli aveva mai chiesto. In tempi in cui ogni tweet o status di Facebook vengono analizzati dai giornalisti al microscopio come è successo a Balotelli, prudenza vorrebbe che si riducessero al minimo esternazioni che potrebbero essere interpretate in certi modi.

Cerci se ne frega. Esterna. Chiede scusa ai tifosi dopo che ha sbagliato il rigore contro l’Inter, o dice la sua sulla pessima fiction su Meroni scrivendo che “quando i tifosi del Toro mi parlano di Meroni trasmettono davvero molto ma molto di più rispetto al film di stasera. È dai loro racconti che capisco l’affetto che provavano per lui . Ciao Gigi da tutti noi!”. Non ha paura di attaccare la Juve dopo il gol irregolare nel derby (sapendo che questo potrebbe avere ripercussioni) e alla fine della partita con il Catania ha voluto ancora una volta ringraziare i tifosi così: “Grande vittoria quella di oggi. Felice per la squadra e per tutti i tifosi. Un ringraziamento particolare però lo voglio fare alla curva che oggi mi ha dimostrato ancora una volta tutto l’affetto di cui ho bisogno… Peccato per il gol mancato ! Un abbraccio sincero”. Me lo chiedevo in questi giorni: c’è qualcuno che lo obbliga a scrivere certe cose? No. E allora, perché lo fa? Non ha bisogno di intortarci, ci bastano i suoi gol.

La cosa impressionante è che Cerci in questo anno e mezzo in granata è cresciuto davvero, passando da ragazzo immaturo e un po’ matto a campione consapevole dei suoi limiti e quindi sempre più forte perché in grado di superarli. In 15 mesi ha fatto un salto di qualità come solo a chi cresce con questa maglia addosso capitava. Le parole con cui ha commentato l’analisi di Mondonico su questo sito sono le parole di un uomo consapevole del compito che ha in questa squadra e fiero del rapporto con i suoi tifosi e con la storia unica di cui il destino ha voluto che – almeno per un po’ – entrasse a far parte. Io non lo so se a fine anno andrà via. Possibile, forse probabile.

Quel giorno noi granata saremo tutti un po’ più tristi. E i più tristi forse saranno quei bambini che prima della gara con il Catania lo hanno abbracciato e poi tifato da quello spicchio di stadio così bello da far saltare il cuore ogni volta che lo si guardava. Anche se nessuno mi potrà impedire fino all’ultimo di sperare che Cerci rimanga da noi, diventando – in quel modo così granatamente anacronistico – una bandiera e un simbolo per il Toro del futuro. Io non lo so se Cerci stia diventando un cuore granata. So però che con il granata addosso sta diventando uomo e campione. Se continua così, e se noi continueremo a volergli bene e a farlo sentire a casa, quando se ne andrà non saremo soltanto tristi, ma anche un po’ meno soli: sapremo con certezza che nel mondo ci sarà un tifoso granata in più.

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La scoperta del mare

Posté par atempodiblog le 25 novembre 2013

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Vada (Livorno), giugno 1994 – Ora cammina, e osserva attento ogni cosa. Ha un anno e mezzo. Siamo appena arrivati da Milano e corriamo a salutare il mare. C’è un gran vento oggi, e, in spiaggia, nessuno. Con il bambino in braccio cammino fino a dove arrivano le onde. Lui scalcia: vuole scendere. Il viso verso di me, non ha ancora visto il mare. Si gira e se lo trova davanti, per la prima volta. Resta immobile, sbalordito. Davanti a lui le onde si gonfiano e si acquietano; e non c’è nulla tra noi e l’orizzonte, solo l’immensità del cielo.

Pietro rimane muto, incantato. Poi di corsa torna verso di me, che seduta sulla sabbia lo aspetto; e mi si tuffa addosso, e mi abbraccia, come uno che abbia ricevuto uno straordinario regalo. Lo abbraccio anch’io, un po’ meravigliata. Non crederà, mi dico perplessa, che l’abbia fatto io, il mare?

«Tuo figlio invece ha avuto ragione», mi dice poi un amico sacerdote, «a correre ad abbracciarti, nell’istante in cui per la prima volta ha visto il mare. Non sei tu che lo hai fatto, però mettendo tuo figlio al mondo gli hai permesso di vedere quanto splendido è, il mare». (Vivessi cento anni, conserverei negli occhi l’attimo del voltarsi di mio figlio verso di me, pazzo di gioia; e, dietro, solo lo sterminato blu del cielo).

di Marina Corradi – Avvenire

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La preghiera del Buon ladrone

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2013

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Il cardinale Bergoglio con don Giacomo Tantardini in una foto del marzo 2009 [© Paolo Galosi]

Come sarà per santa Teresina di Gesù Bambino, così per sant’Ambrogio il Buon ladrone è uno dei santi preferiti. L’inno di Pasqua, Hic est dies verus Dei, di sant’Ambrogio, è tutto sul Buon ladrone. Nella liturgia di oggi del breviario, san Cirillo di Gerusalemme usa la stessa espressione che usa sant’Ambrogio in questo inno: il Signore dona la salvezza «con la fede di un istante». La preghiera dice: «Manum tuam porrige lapsis / Porgi la tua mano a noi che siamo caduti, / qui latroni confitenti Paradisi ianuas aperuisti / Tu che al ladrone che Ti ha riconosciuto hai aperto le porte del Paradiso». Come è bello quel latroni confitenti! Non ha fatto niente quell’assassino. Lo ha solo riconosciuto. Ha solo riconosciuto. Confessio. E domandato. Supplex confessio: «Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno». Solo quel «Gesù», quel: «Ricordati di me». Solo quel riconoscimento supplice. E Gesù gli ha detto: «Oggi sarai con me in Paradiso» (cfr. Lc 23, 39-43). Oggi, in questo istante. Come nel sacramento della confessione: «Io ti assolvo». Così, in questa fede di un istante, così si comunica anche a noi la salvezza di Gesù Cristo.

di don Giacomo Tantardini – 30 Giorni

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Prima di tutto, la conoscenza della verità

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2013

Prima di tutto, la conoscenza della verità dans Citazioni, frasi e pensieri Jean-Marie-Baptiste-Vianney-Curato-d-Ars

Figli miei, la parola di Dio non è certo poca cosa! Le prime parole che Nostro Signore rivolse ai suoi Apostoli furono: “Andate e ammaestrate…”. Questo per mostrarci che la conoscenza della verità deve essere posta al di sopra di ogni cosa.
Cosa ci ha fornito la nostra religione? Gli insegnamenti che abbiamo ricevuto. Cosa ci fa sentire l’orrore del peccato… ci fa avvertire la bellezza della virtù… e nascere in noi il desiderio del cielo? Gli insegnamenti. Che cos’è che fa conoscere ai padri e alle madri i doveri che hanno nei confronti dei loro figli e ai figli i doveri che hanno verso i loro genitori? Gli insegnamenti.
Figli miei, perché siamo così ciechi e così ignoranti? Perché non facciamo affatto caso alla parola di Dio…
Se una persona è istruita, c’è sempre la possibilità che si riprenda. Per quanto si perda in ogni sorta di brutta strada, si può sempre sperare, che presto o tardi torni al buon Dio, foss’anche in punto di morte. Al contrario, una persona che è ignorante nella propria religione, è come un moribondo che ha perso conoscenza: non conosce né la gravità del peccato, né la bellezza della sua anima, né il valore della virtù; si trascina di peccato in peccato.

Una persona istruita ha sempre due guide che camminano davanti a lei: il consiglio e l’obbedienza.
Credo che una persona che non ascolta la parola di Dio come si deve, non si potrà salvare: non saprà mai cosa bisogna fare per ottenere la salvezza.
Figli miei, penso spesso che la maggior parte dei cristiani che si dannano, si dannano a causa della loro ignoranza.

Tratto da: Curato d’Ars, Pensieri scelti e fioretti, ed. San Paolo

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