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Sulle tracce di Maria: Saragozza

Posté par atempodiblog le 6 octobre 2013

Sulle tracce di Maria: Saragozza dans Apparizioni mariane e santuari 1bbq

Il Santuario della Virgen del Pilar, una delle più grandi chiese al mondo, è costruita intorno alla colonna (pilar, in spagnolo) da dove nel 40 d.C. Maria, lì trasportata dagli angeli, ha parlato all’apostolo Giacomo. La Virgen del Pilar è anche legata al “miracolo dei miracoli”, avvenuto nel 1640, quando a Miguel Juan Pellicer «fu restituita la gamba che da molto tempo gli era stata amputata».

Divisore dans Diego Manetti

La nuova Bussola Quotidiana: Ogni primo sabato del mese, su Radio Maria, va in onda alle 22.45 un programma condotto da Diego Manetti e titolato “Sulle tracce di Maria”. Si tratta di un cammino che, puntata dopo puntata, porta gli ascoltatori nei tanti santuari dedicati alla Madonna. Per gentile concessione dell’autore, seguiamo anche noi questo cammino, pubblicando la trascrizione di ogni puntata del programma, non appena terminata. Dopo quelle dedicate a Notre Dame du Laus e alla Regina della Famiglia delle Ghiaie di Bonate (Bg), oggi è la volta della Virgen del Pilar di Saragozza.

Sulle tracce di Maria Freccia dans Libri Saragozza

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Misericordia e conversione

Posté par atempodiblog le 5 octobre 2013

Riallacciandosi ai due predecessori, papa Francesco sottolinea la verità della Divina Misericordia, specialmente nella nostra epoca, come lotta contro il male e come via di conversione.
de Il Timone

Misericordia e conversione  dans Fede, morale e teologia hebw

Nel nome della Divina Misericordia è cominciato il pontificato di Francesco. In particolare, nella seconda domenica dopo Pasqua, in occasione della festa liturgica della Divina Misericordia, papa Francesco ha ricordato «questa realtà della fede per la nostra vita» durante l’omelia per l’insediamento nella Cattedrale del vescovo di Roma, la basilica di san Giovanni in Laterano. Il Pontefice ha rievocato tre passaggi della Scrittura per indicarci «lo stile» di Dio, cioè la sua «pazienza»: l’apostolo incredulo Tommaso, il Padre misericordioso che aspetta e abbraccia il figlio minore che aveva abbandonato la casa paterna e i discepoli di Emmaus, che avevano perso la speranza. Tutte queste situazioni hanno in comune la debolezza umana e in tutte queste circostanze «Dio risponde alla nostra debolezza con la sua pazienza e questo è il motivo della nostra fiducia, della nostra speranza».
Appare evidente, che il Santo Padre (che usa le parole del «grande teologo » del Novecento Romano Guardini) ha in mente l’uomo del nostro tempo con le sue debolezze e infedeltà. Quest’uomo, ciascuno di noi, deve fare una cosa sola: «deve trovare […] il coraggio di ritornare a Lui, qualunque errore, qualunque peccato ci sia nella [sua] vita». Il Papa ne è fermamente convinto: «Nella mia vita personale ho visto tante volte il volto misericordioso di Dio, la sua pazienza; ho visto anche in tante persone il coraggio di entrare nelle piaghe di Gesù dicendogli: Signore sono qui, accetta la mia povertà, nascondi nelle tue piaghe il mio peccato, lavalo col tuo sangue. E ho sempre visto che Dio l’ha fatto, ha accolto, consolato, lavato, amato». Quello che vale per gli uomini, per analogia può valere per le società; se ritorneranno a Dio, troveranno la pace.

Che cos’è la Misericordia?
Spesso con la Misericordia si “scherza”, attribuendole falsità buoniste. Lo aveva detto Benedetto XVI nell’omelia della Messa pro eligendo Pontifice, prima di entrare nel Conclave dal quale sarebbe uscito Papa, il 18 aprile 2005: «La misericordia di Cristo non è una grazia a buon mercato, non suppone la banalizzazione del male. Cristo porta nel suo corpo e sulla sua anima tutto il peso del male, tutta la sua forza distruttiva. Egli brucia e trasforma il male nella sofferenza, nel fuoco del suo amore sofferente. Il giorno della vendetta e l’anno della misericordia coincidono nel mistero pasquale, nel Cristo morto e risorto. Questa è la vendetta di Dio: egli stesso, nella persona del Figlio, soffre per noi. Quanto più siamo toccati dalla misericordia del Signore, tanto più entriamo in solidarietà con la sua sofferenza – diveniamo disponibili a completare nella nostra carne “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col 1, 24)».
Papa Francesco riprende questa idea, anche a conferma di una continuità che molti si ostinano a negare: «Anche noi credo che siamo questo popolo che, da una parte vuole sentire Gesù, ma dall’altra, a volte, ci piace bastonare gli altri, condannare gli altri. E il messaggio di Gesù è quello: la misericordia. Per me, lo dico umilmente, è il messaggio più forte del Signore: la misericordia. Ma Lui stesso l’ha detto: Io non sono venuto per i giusti; i giusti si giustificano da soli. Va’, benedetto Signore, se tu puoi farlo, io non posso farlo! Ma loro credono di poterlo fare. Io sono venuto per i peccatori (cfr Mc 2,17)» (omelia nella chiesa di sant’Anna in Vaticano, 17 marzo 2013).
Parole simili le aveva pronunciate anche il beato Giovanni Paolo II: «In tal modo, in Cristo e mediante Cristo, diventa anche particolarmente visibile Dio nella sua misericordia, cioè si mette in risalto quell’attributo della divinità che già l’Antico Testamento, valendosi di diversi concetti e termini, ha definito “misericordia”. Cristo conferisce a tutta la tradizione vetero-testamentaria della misericordia divina un significato definitivo. Non soltanto parla di essa e la spiega con l’uso di similitudini e di parabole, ma soprattutto egli stesso la incarna e la personifica. Egli stesso è, in un certo senso, la misericordia. Per chi la vede in lui – e in lui la trova – Dio diventa particolarmente “visibile” quale Padre “ricco di misericordia” (Ef 2, 4)» (enciclica Dives in misericordia, n. 2).

La storia della salvezza come storia della Misericordia

Cristo dunque ci permette di vedere la Misericordia. Come scrive padre Livio Fanzaga, «che Dio sia divenuto uomo è già di per sé l’atto più grande di misericordia che il Cielo potesse darci» (La divina misericordia, p. 34). Tuttavia, è nel nostro tempo che appare un bisogno speciale di un intervento divino affinché la divina misericordia elevi un argine al dilagare del male. Proprio questa infatti sembra la strategia di Dio: «Nell’Antico Testamento mandai al Mio popolo i profeti con i fulmini. Oggi mando te a tutta l’umanità con la Mia Misericordia. Non voglio punire l’umanità sofferente, ma desidero guarirla e stringerla al Mio Cuore misericordioso. Faccio uso dei castighi solo quando essi stessi Mi costringono a questo; la Mia mano afferra malvolentieri la spada della giustizia. Prima del giorno della giustizia mando il giorno della Misericordia» (Faustina Kowalska, Diario, n. 1588).

La “segretaria della divina misericordia”
Tutto comincia in Polonia negli anni Trenta, attorno alla breve vita di una suora polacca, Faustina Kowalska (1905-1938), che Dio sceglie per diffondere nel mondo la devozione alla divina misericordia. Non che prima la Misericordia non operasse, ma nella modernità sembra necessario un richiamo esplicito e una maggiore evidenza dell’opera misericordiosa di Dio nella storia, forse perché l’uomo moderno ne ha un particolare bisogno in conseguenza del suo disprezzo, o della dimenticanza, dell’azione di Dio nella storia: «La mentalità contemporanea, forse più di quella dell’uomo del passato, sembra opporsi al Dio di misericordia e tende altresì ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l’idea stessa della misericordia. La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l’uomo, il quale, grazie all’enorme sviluppo della scienza e della tecnica, non mai prima conosciuto nella storia, è diventato padrone ed ha soggiogato e dominato la terra (cfr. Gn 1, 28). Tale dominio sulla terra, inteso talvolta unilateralmente e superficialmente, sembra che non lasci spazio alla misericordia» (Enciclica Dives in misericordia, 2).
Può apparire paradossale, ma più gli uomini si allontanano da Dio, più smettono di credere nella Sua Misericordia. Più peccano, più lo considerano un Giudice feroce incapace di perdonare. Era così anche durante la vita terrena di Gesù, come dimostra la fine di Giuda, apostolo e traditore.

Il limite al male

La Divina Misericordia nel nostro tempo appare come il limite posto da Dio al dilagare del male. Lo disse il card. Ratzinger l’8 aprile 2005 nell’omelia della Messa per le esequie del beato Giovanni Paolo II riprendendo una tesi del suo predecessore. Noi non sappiamo come avverrà la conversione di questa epoca storica. Sappiamo dalle parole di Maria a Fatima che «infine il Mio cuore immacolato trionferà», ma non sappiamo come e quando. Ma il recente insegnamento della Chiesa ci dice che l’uomo contemporaneo non verrà, ordinariamente, convinto da un ragionamento, perché non ne è più capace. Non verrà convinto da una tradizione, che non gli viene più trasmessa. Potrà convertirsi se si convincerà che Qualcuno è morto per salvarlo e così si lascerà invadere dalla misericordia incredibile di Dio, oppure dalla bellezza del cristianesimo, reso visibile in qualche modo dal pensiero o dalla mano dell’uomo. E allora ritroverà la verità che non ha mai conosciuto veramente e la Tradizione che ha abbandonato. Questo mi sembra essere l’itinerario di conversione proposto dal Magistero di papa Francesco.

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San Francesco d’Assisi e il suo desiderio di restaurare la Chiesa (di San Bonaventura da Bagnoregio)

Posté par atempodiblog le 4 octobre 2013

San Francesco d’Assisi e il suo desiderio di restaurare la Chiesa (di San Bonaventura da Bagnoregio) dans San Bonaventura da Bagnoregio zn93[…]

7. Ormai ben radicato nell’umiltà di Cristo, Francesco richiama alla memoria l’obbedienza di restaurare la chiesa di San Damiano, che la Croce gli ha imposto.
Vero obbediente, ritorna ad Assisi, per eseguire l’ordine della voce divina, se non altro con la mendicazione.
Deposta ogni vergogna per amore del povero Crocifisso, andava a cercar l’elemosina da coloro con i quali un tempo aveva vissuto nell’abbondanza, e sottoponeva il suo debole corpo, prostrato dai digiuni, al peso delle pietre.
Riuscì così, a restaurare quella chiesetta, con l’aiuto di Dio e il devoto soccorso dei concittadini. Poi, per non lasciare intorpidire il corpo nell’ozio, dopo la fatica, passò a riparare, in un luogo un po’ più distante dalla città, la chiesa dedicata a San Pietro spinto dalla devozione speciale che nutriva, insieme con la fede pura e sincera, verso il Principe degli Apostoli.

8. Riparata anche questa chiesa, andò finalmente in un luogo chiamato Porziuncola, nel quale vi era una chiesa dedicata alla beatissima Vergine: una fabbrica antica, ma allora assolutamente trascurata e abbandonata. Quando l’uomo di Dio la vide così abbandonata, spinto dalla sua fervente devozione per la Regina del mondo, vi fissò la sua dimora, con l’intento di ripararla.
Là egli godeva spesso della visita degli Angeli, come sembrava indicare il nome della chiesa stessa, chiamata fin dall’antichità Santa Maria degli Angeli. Perciò la scelse come sua residenza, a causa della sua venerazione per gli Angeli e del suo speciale amore per la Madre di Cristo.

Il Santo amò questo luogo più di tutti gli altri luoghi del mondo. Qui, infatti, conobbe l’umiltà degli inizi; qui progredì nelle virtù; qui raggiunse felicemente la meta. Questo luogo, al momento della morte, raccomandò ai frati come il luogo più caro alla Vergine.
Riguardo a questo luogo, un frate, a Dio devoto, prima della sua conversione ebbe una visione degna di essere riferita. Gli sembrò di vedere innumerevoli uomini, colpiti da cecità, che stavano attorno a questa chiesa, in ginocchio e con la faccia rivolta al cielo. Tutti protendevano le mani verso l’alto e, piangendo, invocavano da Dio misericordia e luce.

Ed ecco, venne dal cielo uno splendore immenso, che penetrando in loro tutti, portò a ciascuno la luce e la salvezza desiderate.
È questo il luogo, nel quale san Francesco, guidato dalla divina rivelazione, diede inizio all’Ordine dei frati minori. Proprio per disposizione della Provvidenza divina, che lo dirigeva in ogni cosa, il servo di Cristo aveva restaurato materialmente tre chiese, prima di fondare l’Ordine e di darsi alla predicazione del Vangelo. In tal modo non solamente egli aveva realizzato un armonioso progresso spirituale, elevandosi dalle realtà sensibili a quelle intelligibili, dalle minori alle maggiori; ma aveva anche, con un’opera tangibile, mostrato e prefigurato simbolicamente la sua missione futura.
Infatti, così come furono riparati i tre edifici, sotto la guida di quest’uomo santo si sarebbe rinnovata la Chiesa in tre modi: secondo la forma di vita, secondo la Regola e secondo la dottrina di Cristo da lui proposte – e avrebbe celebrato i suoi trionfi una triplice milizia di eletti. E noi ora costatiamo che così è avvenuto.

Fonte: “Legenda Maior” – (Vita di san Francesco d’Assisi) di San Bonaventura da Bagnoregio, capitolo II, traduzione di Simpliciano Olgiati
Tratto da: Luci sull’Est 

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Guarigione a Medjugorje

Posté par atempodiblog le 3 octobre 2013

Guarigione a Medjugorje dans Medjugorje qxfm

Carissimo Padre Livio, Le scrivo per testimoniare una guarigione di cui sono stato testimone il 26 settembre a Medjugorje. Il giovane Cristian di 37 anni, sposato con due figli piccoli, affetto da SLA da cinque anni e da me personalmente conosciuto per essere stato operato nell’Ospedale di Napoli, di cui sono il cappellano nel 2011; paralizzato agli arti inferiori, e dovendo servirsi del respiratore di notte e alimentato grazie alla peg direttamente nello stomaco, dopo una preghiera di Viçka nel corso della testimonianza da suor Kornelia e dopo un’adorazione la notte del 25 quando si è sentito pieno di un’inesprimibile gioia al passaggio di una stella cadente che ha attraversato il cielo, ha voluto farsi accompagnare il giorno dopo in carrozzina ai piedi della Collina delle apparizioni. Lì, sentendosi interiormente chiamato, nei pressi della Croce blu si è alzato in piedi e ha mosso autonomamente i passi per salire appoggiandosi – non sorretto – a me, al suo parroco, all’accompagnatore – cosa fisicamente impossibile per le sue condizioni: è salito fino in cima insieme alla moglie e ai due bambini, e alla vista della statua della Madonna è scoppiato in lacrime. Per la strada più dolce dei misteri del Rosario siamo poi ridiscesi. Tornato al suo paese di Piane Crati cammina, non usa più le carrozzine, di notte dorme senza il respiratore e tra un mese gli sarà tolta la peg. I medici dichiarano inspiegabile questa condizione, non essendoci al mondo casi di remissione della SLA. Il miracolo, se di questo si tratta, è unico nel suo genere. Cristian in una meravigliosa testimonianza di fede e di amore quando era ammalato dichiarava che proprio la malattia gli aveva fatto scoprire il senso della vita – A gloria di Maria, Regina della pace.

Grazie a Lei Padre Livio, per la sua meravigliosa catechesi e il suo instancabile appello alla conversione, autentico interprete e testimone della presenza di Maria in mezzo a noi che da Medjugorje irradia il suo amore e la sua luce

don Giovanni Palmieri cappellano Ospedale Cardarelli – Napoli
Tratta da: Ascolta tua Madre

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Lettera a Giuliano Ferrara

Posté par atempodiblog le 2 octobre 2013

Lettera a Giuliano Ferrara dans Angela Pellicciari aak7

Al Direttore,

viviamo affogati – come lei sa bene – nel sangue dei bambini abortiti, nel gelo di quelli congelati, nella desolazione dei vecchi abbandonati alle cure eutanasiche di infermieri, medici, parenti. Stiamo ripudiando – in nome della scienza – i nomi su cui da piccoli abbiamo imparato a sillabare: mamma e papà.

Un uomo, peccatore come tutti, chiamato ad essere papa, ci annuncia una notizia: Dio ci ama. Incredibile a credere! Dio ci ama omicidi come siamo, infedeli, violenti, ladri, invidiosi, avari. Dio ama proprio noi. E, se imbocchiamo la via del ritorno, ci perdona gratis. Wojtyla tanto sapeva questo, tanto captava il bisogno primordiale di misericordia, da trasformare la grande festa della prima domenica dopo Pasqua, la domenica in albis, nella domenica della misericordia.

di Angela Pellicciari

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Maria Valtorta e l’Angelo Custode

Posté par atempodiblog le 2 octobre 2013

Maria Valtorta e l'Angelo Custode dans Angeli angelo-custode

[26 giugno 1944]
L’angelo è in ginocchio al lato destro del letto, in fondo. Sta a capo chino con sommo rispetto e con le braccia congiunte sul seno. Nella stessa posa che aveva ai primi di gennaio, credo, quando vidi il Paradiso e il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo; mentre presso me erano Maria e Giovanni.
L’angelo è uguale. E’ il mio! Come è bello! Il volto di luce condensata, dalle linee perfette, pur stando così curvo, mi sorride. La sua incorporea veste pare uno smeraldo chiaro fatto abito di luce. Alle spalle un breve manto di un rosso chiaro, vivissimo, come di rubino trapassato da un raggio di sole. Le ali sono due bianchi splendori raccolti lungo i lati. E come è adorante!

Non faccio che dire degli “Angele Dei!” per salutarlo e delle “Ave Maria” perché mi ricordo che in gennaio mi insegnava a salutare Maria, presente, con quella preghiera in quella sua composta e venerante attitudine. Forse dovrei dire dei “Gloria”. Ma penso che me lo farebbe capire. Maria è la sua Regina e lodando Maria si loda anche Dio di cui è Figlia, Madre e Sposa. Credo perciò di fare cosa gradita a Dio e al mio custode pregando così.
Ma stammi sempre presente, perché veramente sono alla “tristezza di morte” di cui piangeva Gesù nel Getsemani…

Maria Valtorta - I Quaderni del 1944, Centro Editoriale Valtortiano

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Come San Giuseppe Moscati recitava l’Ave Maria

Posté par atempodiblog le 1 octobre 2013

Come San Giuseppe Moscati recitava l’Ave Maria dans Pompei 9wyw
Tomba di San Giuseppe Moscati – Chiesa del Gesù Nuovo, Napoli

La signorina Emma Picchillo manifestò al biografo Fernando Bea (Storia di un medico, Marietti, Torino, 1961, p.134) che Moscati soleva scrivere suoi pensieri su pezzi di carta, che gettava poi nel cestino, per mantenere così sempre sgombra la sua scrivania. La sorella Nina talvolta trovava per caso questi frammenti e li conservò con grande amore. Ed ecco uno di questi preziosi frammenti, che qui si riporta integralmente:

“Come recito l’Ave Maria.
Per evitare distrazioni, e per recitare con maggiore fervore l’Ave Maria, sono solito riportarmi col pensiero ad una immagine, o meglio al significato di una immagine della Beatissima Vergine, mentre pronuncio i vari versetti della preghiera contenuti nel Vangelio di S.Luca. E prego in questo modo:
Ave, Maria, gratia plenaIl mio pensiero corre alla Madonna delle Grazie, così come è rappresentata nella chiesa di S. Chiara.
Dominus tecum… Mi si presenta alla mente la Santa Vergine sotto il titolo del Rosario di Pompei.
Benedicta tu in mulieribus et benedictus fructus ventris tui, Jesus… Ho uno slancio di tenerezza per la Madonna sotto il titolo del Buon Consiglio, che mi sorride così come è effigiata nella Chiesa delle Sacramentine. Innanzi a questa Immagine di Lei ed in questa Chiesa io feci abiura degli affetti impuri terreni.
Benedicta tu in mulieribus… E se sto davanti al Tabernacolo mi rivolgo al SS.Sacramento: Benedictus fructus ventris tui, Jesus.
Sancta Maria, Mater Dei…
Volo con l’affetto alla Madonna sotto il privilegio della Porziuncola di S.Francesco di Assisi. Ella implorò a Gesù Cristo il perdono dei peccatori; e Gesù le rispose di non poterle nulla negare, perché sua Madre!

Ora pro nobis peccatoribus… Ho lo sguardo alla Madonna quando apparve a Lourdes, dicendo che bisognava pregare per i peccatori…
Nunc et in hora mortis nostrae… Penso alla Madonna venerata sotto il nome del Carmine, protettrice della mia famiglia; confido nella Vergine che sotto il titolo del Carmine arricchisce di doni spirituali i moribondi e libera le anime dei morti nel Signore! Io domando: è superstizioso riferirsi a tante immagini, o meglio a tanti titoli della Vergine durante un’unica preghiera? Durante l’Ave Maria?”.

Alla domanda di Moscati non si può dare una risposta negativa, perché, essendo noi legati alla sensibilità, è indispensabile aiutare lo spirito mediante immagini ad elevarsi al Signore o alla Vergine, a cui è rivolta la nostra preghiera.

di Padre Alfredo Marranzini S.J. – L’Osservatore Romano

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