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15 ottobre, anniversario della nascita di Salvo D’Acquisto (1920)

Posté par atempodiblog le 14 octobre 2013

15 ottobre, anniversario della nascita di Salvo D’Acquisto (1920) dans Citazioni, frasi e pensieri yl5j
Basilica di Santa Chiara, Napoli

Dagli scritti del Servo di Dio:

“Fin dal primo giorno ho preso questa nuova vita con rassegnazione e mi auguro che così sia per l’intera durata del corso…
Bisogna rassegnarsi al volere di Dio a prezzo di qualunque dolore e qualsiasi sacrificio”.

“Un dono inaspettato: l’immagine del Cuore di Gesù che protegge i soldati del mare, della terra e del cielo; da molto tempo desideravo una simile immagine”.

“La guerra finirà quando saranno raggiunte le premesse di libertà e di uguaglianza per tutti i popoli…
Finché nel mondo non ci sarà un più giusto equilibrio, l’umanità non potrà progredire e vivere in pace”.

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Pazienza e rispetto

Posté par atempodiblog le 12 octobre 2013

Pazienza e rispetto dans Fede, morale e teologia d2kx

Diceva Benedetto XVI, ripreso poi da Papa Francesco, la conversione avviene per attrazione. Non c’è bisogno di fare tanti spot pubblicitari, o neanche fare lavaggi di cervello, neanche insistere troppo perché, alla fin fine, non è un rapporto fra te e una persona… io da tempo non mi sogno neanche di convertire una persona. Il Papa lo ha detto a Scalfari “non ho nessuna intenzione di convertirla”, alcuni si sono scandalizzati, hanno stracciato le vesti… adesso c’è la mania di alcuni gruppuscoli di tradizionalisti che si stracciano le vesti quando parla… ma il Papa dicendo “io mi guardo bene dal convertirti”… io so già che Scalfari è in crisi in questo momento. Io dico: “con Dio sono felice, tu senza Dio sei felice? Complimenti!…”. Basta non dico altro, ma prego per quella persona. Dov’è lo sbaglio che facciamo? Lo sbaglio che facciamo è che noi quando… sto parlando della testimonianza… noi crediamo che la cosa sia fra me e lui, nooo! La cosa è fra lui e il Padreterno, non fra me e lui! Per cui tu gli dai la tua testimonianza, che io grazie a Dio mi sono convertito, sento che Dio c’è e che Dio mi da la pace, che Dio mi da il perdono, che sono andato a confessarmi e che mi sono sentito liberato, che adesso guardo al futuro con più ottimismo, che mi è passata pure la depressione perché il male deprime, vi assicuro che una delle cause della depressione è che Dio non brilla come il sole nell’azzurro del cielo.

Tu devi capire che il vero problema è che ognuno, ogni uomo ha a che fare direttamente con Dio, quindi tu al massimo sei un aiuto. Tu al massimo sei colui che lui cerca per avere una parola, per avere una testimonianza, per sapere come hai fatto tu, ma poi tocca a lui. Lui ha a che fare con Dio nel suo cuore. Tu sei uno strumento utile a volte, a volte non sei neanche necessario perché quanti si convertono senza che nessuno li intercetti, ma semplicemente nel rapporto a tu per tu con Dio nel rapporto personale, vero? È verità questo, no? Allora tu devi semplicemente essere uno strumento molto discreto e, siccome la conversione è opera della grazia di Dio e della persona, tu la grazia per quella persona la puoi ottenere con la preghiera. Tu preghi perché possa avere la grazia della conversione e quindi in questo modo lui sta nel posto giusto, cioè lui non è che deve parlare con te, si può anche parlare, ma non è che debba decidere di fare come te… lui deve decidere di aprirsi a Dio che bussa alla porta del suo cuore, questo lo dico alle mamme soprattutto che vorrebbero che i figli si convertissero. Voi pregate, date la vostra testimonianza, teneteli sotto la protezione della preghiera, ma la partita si gioca fra loro e il Padreterno e la grazia di Dio, questo vale per tutti. […]

Tu aspetti che loro si aprano, sei disponibile, dici le ragioni della tua fede e dopo lasci che Lui faccia.. non lavare il cervello, non affrettare i passi. E’ il momento della pazienza. Ma guarda come Dio è stato paziente con te! La Madonna ha detto “figlioli cari, con materna pazienza vi chiedo il vostro amore”, capito? Ci vuole una pazienza infinita! Pensate voi da 32 anni è qui con materna pazienza a chiedere il nostro amore. Le persone vanno rispettate con pazienza. E con rispetto, lasciando che la grazia lavori nei loro cuori e noi dobbiamo sapere camminare accanto, rispondere quando ci chiedono, stare vicino quando hanno bisogno e così, pian piano, fanno un lungo cammino di conversione perché poi si ha bisogno degli altri. Io ho visto come vengono recuperati i ragazzi drogati da suor Elvira, mica cambiammo da un momento all’altro, un lungo processo che dura anche anni però supportati dalla comunità, da soli non ce la farebbero. [...]

Se ci sono persone lontane da Dio, ma è inutile lanciare gli improperi! E’ inutile star lì a fare forzature, tanto con gli improperi non si è mai convertito nessuno, con le forzature men che meno, al contrario si son create delle resistenze. Si tace, si prega , si ama. [...] Ci vuole pazienza, non escludere perché non si è convertito…. No, no, no, no, no assolutamente! Amore, rispetto che ognuno ha i suoi tempi e Dio ha le sue esche.

Tratto da una catechesi audio di Padre Livio Fanzaga

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L’appello storico di Fatima

Posté par atempodiblog le 12 octobre 2013

L’appello storico di Fatima

fatima

La data e il luogo delle apparizioni [..] sono in relazione alla gravità della situazione storica. Il 1917 è l’anno più critico della Grande Guerra ed è allo stesso tempo l’inizio del regime comunista e della sua persecuzione della Chiesa in molti paesi del mondo. Il luogo, Fatima, da una parte richiama un mondo ancora ricco di fede semplice e viva, dall’altra si collega con la cultura laicista e belligerante che dominava il Portogallo e l’Europa dell’epoca. E’ incredibile come attraverso un fattore così storicamente irrilevante, come tre poveri bambini di una sperduta cittadina portoghese, la Madonna abbia potuto richiamare il mondo intero al fattore più rilevante della storia, che è la fede. […]

13 ottobre 1917 (alla presenza di circa 70 mila persone)
“Voglio dirti che desidero che si eriga qui una Cappella in mio onore, perché io sono Nostra Signora del Rosario. Continuate a recitare il Rosario ogni giorno. La guerra finirà presto e i soldati ritorneranno alle loro case”.
Lucia: “Ho molte cose da chiedervi: la guarigione di alcune persone ammalate, la conversione dei peccatori e altre cose…”.
“Alcune le esaudirò, altre no. E’ necessario che si emendino, che chiedano perdono dei loro peccati”. Quindi con espressione triste disse: “Non offendete più Dio, Nostro Signore, perché Egli è già troppo offeso!”.

Il miracolo del sole
A questo punto Nostra Signora, aprendo le mani, le fece riflettere sul sole e, mentre saliva, il riflesso della Sua persona era proiettato sul sole stesso. Questa è la ragione per cui io gridai forte: “Guardate il sole”.
Quando Nostra Signora scomparve nelle immense distanze del firmamento, oltre al sole vedemmo S. Giuseppe con il Bambino Gesù e Nostra Signora vestita di bianco con un manto blu. S. Giuseppe con il Bambino Gesù sembravano benedire il mondo: fecero infatti il Segno di Croce con le loro mani. Poco dopo, questa visione scomparve e vidi Nostro Signore e la Vergine sotto le apparenze di Addolorata. Nostro Signore fece l’atto di benedire il mondo, come aveva fatto S. Giuseppe. Questa apparizione scomparve e vidi ancora Nostra Signora, questa volta sotto le apparenze di Nostra Signora del Carmelo.

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Gli elementi essenziali delle affermazioni mariane potrebbero essere riassunti così:
- necessità primaria della preghiera;
- importanza del Rosario quotidiano, specialmente per la pace (la Madonna si definisce Nostra Signora del Rosario);
- con la preghiera la guerra finirà presto e i soldati torneranno;
- necessità di fare sacrifici per salvare i peccatori;
- l’inferno è una realtà e bisogna pregare per evitare che gli uomini finiscano in essa;
- la storia richiede conversione, altrimenti l’umanità affonda nella violenza e nel male;
- la Chiesa deve attraversare una grande persecuzione e una grande prova che coinvolgerà anche il papato;
- le guarigioni fisiche sono possibili, ma prima di tutto occorre la conversione e la richiesta di perdono dei peccati;
- occorre costruire un santuario;
- il miracolo non mancherà;
- Dio è molto offeso, occorre non offenderlo più.

In una lettera scritta nel 1958 ad un sacerdote Lucia scrive:
La Madonna mi ha ripetuto che i rimedi ultimi dati al mondo sono: il Santo Rosario e la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Poi mi disse che, esauriti gli altri mezzi disprezzati dagli uomini, ci offre con tremore l’ultima ancora di salvezza: la SS. Vergine in persona, le sue numerose apparizioni, le sue lacrime, i messaggi dei veggenti sparsi in tutte le parti del mondo.
La recita quotidiana del Rosario, già richiesta di fatto anche a Lourdes, diventa a Fatima un impegno di enorme importanza per tutta l’umanità. Come verrà precisato dagli insegnamenti dei Papi, tale recita comporta un ripercorrere continuamente il Vangelo insieme con Maria: essa perciò introduce e prepara costantemente alla Confessione, all’Eucarestia e alla vita della Chiesa, dove l’incontro con Cristo si compie. Nel Rosario si impara a chiedere questo dono, a mendicarlo continuamente, ad affidarsi a Maria per essere con Cristo.
La collocazione geografica di Fatima, nella parte più occidentale dell’Europa, fa pensare ad punto di convergenza tra Europa e Americhe, con uno sguardo anche all’Africa: un appello dunque a tutto il mondo occidentale cristiano o ex-cristiano, mentre nei messaggi il pensiero va non poco anche alla Russia e al continente asiatico. Non è forse da escludere un riferimento al mondo islamico, implicato nel nome della cittadina stessa di Fatima. Insomma, uno sguardo al mondo intero, interpellato fin alle sue radici e nel suo destino decisivo da tre umili bambini portoghesi.
Fatima è dunque un appello di Maria al mondo a ritornare a Cristo. Questo appello ha scosso le coscienze di molti, facendo capire che la posta in gioco non è classificabile come semplice ‘devozione religiosa’, ma coincide con il destino del mondo: tale destino si può compiere solo nell’incontro con Dio. In caso contrario il mondo non diventa autonomo, ma disumano e alla fin fine impossibile e perduto.
Il nesso con Medjugorje è chiaro come il sole: sia come giudizio storico che come indicazioni per la rinascita. L’idea che Medjugorje sia il compimento di Fatima, come annunciato in uno dei messaggi, è ampiamente verificabile sia nei contenuti che nella natura degli eventi.

Tratto da: La scuola di Medjugorje, a cura di  don Matteo Graziola

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Le apparizioni di Amsterdam (1945-1959) e il nuovo dogma: Corredentrice, Mediatrice, Avvocata

Posté par atempodiblog le 12 octobre 2013

Le apparizioni di Amsterdam (1945-1959) e il nuovo dogma: Corredentrice, Mediatrice, Avvocata dans Apparizioni mariane e santuari bc64

I messaggi di Amsterdam sono così unici nella storia delle apparizioni mariane, anche perché la Madonna stessa descrive in ogni particolare l’immagine miracolosa: «Questa immagine è il significato e la raffigurazione del nuovo dogma. Perciò io stessa ho dato questa immagine ai popoli» (08.12.1952).
In effetti, Maria si manifesta tre volte come la Corredentrice, perché è davanti alla Croce di suo Figlio, dalla quale proviene la luce che la illumina con i suoi raggi.
Un panno le avvolge la vita; e lei spiega: «Ascolta bene ciò che questo significa: esso è come la fascia che cinse i fianchi del Figlio sulla Croce. Io mi trovo in quanto la Donna davanti alla Croce del Figlio» (15.04.1951).
Nelle sue mani si vedono piaghe luminose. Con questa immagine, Maria descrive perciò la sofferenza fisica e spirituale che ha sopportato, unita al Figlio Divino, per la Redenzione dell’umanità. La Signora di nuovo chiede a Ida di fissare lo sguardo sulle sue mani. Si manifesta così come la Mediatrice di tutte le grazie. «Ora guarda le mie mani e di’ ciò che vedi». Allora Ida vede in mezzo al palmo delle mani come se ci fosse stata una piaga. Tre raggi partono dalla ferita di ogni mano e sembrano riflettersi sulle pecore. La Signora sorride e dice: «Questi sono tre raggi, i raggi di Grazia, Redenzione e Pace» (31.05. 1951). La Grazia che viene dal Padre, la Redenzione dal Figlio e la Pace dallo Spirito Santo.
«Ho posto i miei piedi fermamente sul globo, perché il Padre e il Figlio vogliono presentarmi in questo periodo, in questo mondo, come la Corredentrice, Mediatrice e Avvocata» (31.05.1951). «Questo tempo è il Nostro tempo» (02.07.1951).
Come un’immagine biblica, Maria fa vedere alla veggente, tutto intorno al globo, il gregge che rappresenta tutti i popoli e le razze della terra, aggiungendo poi: «Non troveranno il riposo fino a quando non si umilieranno e guarderanno pacificamente la Croce, il centro di questo mondo» (31.05.1931).
Di nuovo Maria ci chiede di guardare la Croce, il centro del mondo! Maria ci chiede di diffondere questa immagine nel mondo, perché essa «è il significato e la raffigurazione del nuovo dogma» (08.12.1952).
Per questo motivo Maria sottolinea più volte che questa immagine deve precedere il dogma: «Questa immagine precederà, precederà un dogma, un nuovo dogma» (15.04.1951).
Quando nel 1966 l’immagine fu portata durante un anno in Francia e la veggente visitò la cappella delle apparizioni nella Rue du Bac, la cappella dei vincenziani, la Madonna le spiegò: «Ciò che qui è iniziato verrà portato avanti dalla Signora di tutti i Popoli» (31.05. 1969). Lo sapeva il Santo Padre, quando nominò un provinciale dei vincenziani, Mons. Henrik Bomers, come Vescovo di Harlem?
E’ vero: l’Immacolata della Rue du Bac rappresenta l’inizio luminoso dell’epoca mariana in cui viviamo adesso. Ma Amsterdam è il coronamento o, come dice Lei stessa, «questo dogma sarà la pietra finale del pensiero mariano» (04.04.1954).
Il nuovo titolo “Signora di tutti i popoli” (De Vrouwe van alle Volkeren) (in olandese “vrouwe” significa, sia “signora” che “donna”) appare scritto in lettere oscure all’interno di un semicerchio luminoso, che si stende da un braccio all’altro della Croce.

Fonte: Lo Zuavo Pontificio
Tratto da: Luci sull’Est

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Monsignor Frisina: “Halloween è solo una corruzione della festa di Ognissanti”

Posté par atempodiblog le 12 octobre 2013

Monsignor Frisina: “Halloween è solo una corruzione della festa di Ognissanti” dans Festa dei Santi e dei fedeli defunti Festa-santi

«Il commercio non inventa una festa per celebrare qualcosa. Halloween è infatti solo una corruzione della festa di Ognissanti. Un momento di limpida memoria del Paradiso è diventato una festa horror che non si concilia con la “luminosità” della cultura mediterranea.
Eppure persino la tv italiana dimostra che le fiction sui santi riescono ad avere più audience dei film violenti. Questo perché l’Italia conserva un dna cristiano, anche se spesso è soffocato da culture commerciali ed ostili. Dobbiamo riuscire a dare un senso cristiano alle date del 1 e del 2 novembre senza metterci su quel livello. Ossia, se Halloween ha i suoi gadget, non per questo il cristianesimo deve crearsi i suoi. La Chiesa deve proporre una cultura alternativa.
[…] ricordare il Paradiso, il Purgatorio e i nostri defunti in modo luminoso, con lo sguardo rivolto verso il Cielo».

Monsignor Marco Frisina – RomaSette

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L’amore puro tra fidanzati, una rivoluzione possibile

Posté par atempodiblog le 12 octobre 2013

Ogni uomo cerca l’Amore dans Riflessioni amiciziafI freddi numeri delle statistiche in Italia rivelano un mondo giovanile allo sbando: i giovanissimi acquistano metà delle 400 mila confezioni di pillole  Norlevo vendute ogni anno, aumentano gli aborti delle adolescenti (+ 112% dal ‘95 al 2010) e le baby-mamme (+0,5% e quasi 10 mila l’anno). Una realtà confermata anche da un’indagine condotta dal Centro di Aiuto alla Vita (CAV) di Benevento nei licei sanniti, in cui si è rilevato che oltre la metà dei ragazzi e circa un terzo delle ragazze “fa sesso” prima dei 17 anni.

Una tale emergenza sociale richiederebbe azioni educative decise, ma spesso la famiglia è assente o incapace, mentre la cultura libertaria dominante propone solo l’introduzione di corsi di “educazione sessuale” nelle scuole che, di fatto, sono corsi di contraccezione, con l’implicito messaggio “divertiti, ma stai attento alle conseguenze…”, e perciò falliscono miseramente (come accade anche in Francia o Inghilterra).

In realtà occorre “offrire soprattutto agli adolescenti e ai giovani l’autentica educazione alla sessualità e all’amore, un’educazione implicante la formazione alla castità, quale virtù che favorisce la maturità della persona e la rende capace di rispettare il significato «sponsale» del corpo”, come ha scritto Giovanni Paolo II nell’Evangelium Vitae. Da qui trae spunto il lavoro del CAV che promuove nelle scuole incontri con gli studenti sul tema della sessualità e dell’affettività. Le conferenze sono state precedute da un’indagine statistica dalla quale, oltre alle non poche ombre, emergono anche luci e  segni di speranza.

Se è vero, infatti, che i giovani tendono a porre al centro della relazione affettiva la dimensione genitale, è altrettanto vero che essi fanno trapelare una profonda aspirazione a un amore autentico e fedele. Solo il 30% di essi, infatti, ritiene che il problema delle gravidanze e degli aborti tra le giovanissime si risolva con la contraccezione, mentre molto più alta, il 78%, è la percentuale dei maschi convinta che sia un problema di autocontrollo (per il 60% di loro le ragazze si concedono troppo facilmente) e di rispetto del proprio corpo (il 18% vede nella purezza la condizione del vero amore). Le ragazze hanno rapporti sessuali nel 37% (circa il 10% tra le cattoliche praticanti) dei casi rispetto al 51% dei ragazzi, ma esse dichiarano che lo fanno per amore (il 41% rispetto al 15% dei ragazzi) e solo col fidanzato (il 98% rispetto al 59% dei ragazzi), ossia con la persona con cui intessono un rapporto stabile.

Motivo di speranza è inoltre il fatto che la maggioranza dei giovani, anche qui con netta prevalenza femminile - il 76,3% rispetto al 53,8% degli uomini – è convinta che un amore autentico tra fidanzati possa fare a meno del sesso. Insomma, se da un lato i maschi sono convinti che le ragazze si “concedono” troppo facilmente, dall’altro l’indagine rivela una donna più propensa alla castità. Se “cede” lo fa per amore e solo con la persona che  ama. Le ragazze, dunque, possono essere protagoniste di un cambiamento culturale, di una vera rivoluzione. Saranno esse a chiedere al proprio fidanzato la “prova di amore” – quella vera - dell’attesa che, se da un lato esige un sacrificio, dall’altro è premessa  per un rapporto d’amore felice e stabile. E preferiscono perdere chi cerca solo il loro corpo e non il loro cuore.

Possiamo, dunque, riporre nei giovani una grande fiducia. A patto però che le famiglie, parrocchie e scuole, raccolgano la sfida e promuovano questo percorso educativo.

di Carlo Principe  da “Notizie Pro Vita
Fonte: UCCR
Tratto da: Una casa sulla Roccia

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Guardare al Cielo

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2013

Guardare al Cielo dans Citazioni, frasi e pensieri Raoul-Follereau

“Se vi manca qualcosa nella vita è perché non avete guardato abbastanza in alto”.

Raoul Follereau

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Soeren Kierkegaard. Ammiratori di Cristo? No: imitatori

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2013

“Il mio pensiero dominante era che nella nostra età è stato dimenticato che cosa significa esistere e che cosa significa interiorità”. (Soeren Kierkegaard)

Soeren Kierkegaard. Ammiratori di Cristo? No: imitatori dans Riflessioni ilsr

Settimo figlio di un agiato commerciante, Soeren Kierkegaard nacque a Copenhagen il 5 maggio 1813: il clima familiare improntato a una religiosità severa, la morte dei genitori e di tre fratelli e la sensazione di essere vittima di una sorta di maledizione contribuirono a rendere la sua personalità estremamente sensibile e drammaticamente attraversata da una costante vena di sofferenza. Non intraprese la carriera di pastore, alla quale si era pure avviato, né coronò con le nozze il fidanzamento con Regina Olsen, ma lo interruppe dopo breve tempo: trascorse tutta la sua breve esistenza – morì l’11 ottobre 1855 – nella meditazione, scrivendo notevoli opere filosofiche, che gli hanno assicurato un posto di primissimo piano nella storia del pensiero occidentale.
La filosofia kierkegaardiana, dominata da una viva e palpitante ansia religiosa, prende le mosse da una decisa critica dell’idealismo, la grande corrente di pensiero sviluppatasi agli inizi del XIX secolo, che ebbe in Hegel il massimo rappresentante. Di essa Kierkegaard contesta il primato attribuito alle realtà sovraindividuali (lo Spirito, la Storia, lo Stato): per il filosofo danese l’unico vero protagonista è “il singolo”, e l’irriducibile individualità di ciascun uomo è la sola categoria filosofica degna di essere presa in considerazione. Di qui un’importante conseguenza: la filosofia non potrà mai diventare una scienza oggettiva, come avrebbe voluto Hegel, bensì rimarrà sempre una riflessione soggettiva nella quale il singolo è direttamente coinvolto (non casualmente, il capolavoro di Kierkegaard resta il Diario) perché non può esistere una riflessione scissa dalla vita concreta, un sapere che non si leghi all’esistenza. Anche per quanto riguarda la condizione dell’uomo, Kierkegaard si differenzia radicalmente da Hegel, che ritiene di poter interpretare e risolvere tutto attraverso la mediazione e la sintesi dei contrasti e delle opposizioni; al contrario, il pensatore danese è convinto che la vita del singolo sia caratterizzata dalla possibilità: l’individuo viene a trovarsi sempre in bilico tra varie opzioni che si escludono a vicenda. Per questo motivo, all’uomo è costantemente richiesto di scegliere, accettando l’inevitabile rischio che è connesso ad ogni scelta: ciascuno sarà ciò che avrà scelto di essere, giocandosi quotidianamente il proprio destino. Tutto ciò fa sì che l’esistenza umana sia drammaticamente segnata dall’angoscia e dalla disperazione: angoscia che deriva proprio dal fatto che l’uomo è completamente libero di operare qualunque scelta, disperazione che è il frutto di quella lacerante tensione che il singolo prova quando si rende conto dell’insufficienza e della finitezza che lo contraddistinguono. Kierkegaard ha individuato tre modi fondamentali di vivere, corrispondenti a tre tipi di scelta che ogni persona può operare: si tratta della vita estetica, di quella etica e di quella religiosa.
Il primo genere di esistenza, simboleggiato dalla figura del Don Giovanni (Kierkegaard dedicò pagine memorabili all’omonima opera mozartiana), è caratterizzato dalla ricerca del piacere momentaneo e di emozioni sempre diverse: esso, tuttavia, conduce ben presto alla noia e all’insoddisfazione, perché dischiude davanti all’uomo il vuoto e il nulla propri della vita dell’esteta. La scelta etica è caratterizzata, a giudizio di Kierkegaard, dall’assunzione da parte di chi la compie di un impegno che richiede serietà e fedeltà: è il caso del buon padre di famiglia, che rimane fedele alla moglie e si assume le responsabilità connesse alla sua condizione di marito, di genitore e di lavoratore. Siamo qui in presenza di una scelta ben più alta di quella dell’esteta, ma non ancora risolutiva del dramma del singolo, che non si sente appagato da essa.
A questo punto, abissalmente differente da tutte le altre, si prospetta la vita religiosa: il singolo, che ha preso sul serio la propria angoscia e la propria disperazione, opta per la fede, aprendosi in modo totale e incondizionato a Dio: non v’è nulla di normale e di tranquillizzante nella vita religiosa, tanto che la figura scelta da Kierkegaard come simbolo di essa è quella di Abramo, l’uomo della speranza impossibile, l’uomo che per obbedire a Dio era pronto, contro qualunque codice etico tradizionale, a uccidere il figlio. La fede cristiana è scandalo e paradosso, e lungi dall’essere riconducibile entro schemi razionali, scompagina i disegni umani; l’Incarnazione di Cristo realizza un’inconcepibile inserzione dell’eterno nel tempo, la sua crocifissione accentua in misura quasi insopportabile l’assurdità della fede che è richiesta al credente: eppure – insiste Kierkegaard – fuori della dimensione della fede, l’esistenza umana è priva di significato. Sembra opportuno sottolineare due fra le numerose caratteristiche della concezione religiosa di Kierkegaard. La prima è costituita dall’evidente carica contestatrice che egli attribuì alla fede cristiana e in nome della quale rivolse aspre critiche alla gerarchia della chiesa protestante danese, colpevole ai suoi occhi di avere annacquato il genuino messaggio evangelico, che, invece, egli desiderava mantenere inalterato nella sua dirompente e provocatoria paradossalità. Infine, Kierkegaard guardò a Gesù Cristo come all’unico salvatore dell’uomo e ricordò a tutti che il Signore non cerca ammiratori, ma imitatori pronti a prendere la croce e a seguirlo.

di Maurizio Schoepflin – Il Timone

 Ricorda
“Kierkegaard afferma ripetutamente la superiorità del cristianesimo cattolico su quello protestante, ma non giunse ad un’accettazione esplicita del cattolicesimo, come fecero molti, spinti dall’ardore e dalla forza dei suoi scritti”.

(Cornelio Fabro, voce Kierkegaard, in Enciclopedìa Cattolica, voi. VII, col. 692).

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Sarà come l’impossibilità della Vergine alla Maternità divina…

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2013

Sarà come l’impossibilità della Vergine alla Maternità divina... dans Citazioni, frasi e pensieri Maria-SS

“Come può essere e farsi, poiché sono indegno infinitamente della predilezione dell’Altissimo?
Ma la tua indegnità e indisposizione sarà come l’impossibilità della Vergine alla Maternità divina… E come alla Vergine Maria fu concessa la Maternità di Dio per opera dello Spirito Santo, così alla nullità e indegnità tua può essere concessa la relazione e lo stato di Sposa della Trinità”.

Beato Giustino M. Russolillo

Divisore dans San Francesco di Sales

Divina Maternità di Maria Santissima (11 ottobre) Freccia dans Viaggi & Vacanze La Madonna è sempre Vergine: ha concepito e generato verginalmente

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“Se si vedesse l’inizio dei tuoi santi…”

Posté par atempodiblog le 8 octobre 2013

“Se si vedesse l'inizio dei tuoi santi…” dans Charles Péguy 2n8rerc

1425.
In piena estate.
Al mattino, Jeannette, figlia di Jacques d’Arc, fila pascolando le pecore di suo padre, su un colle lungo la Mosa. In secondo piano si vedono, da destra a sinistra, la Mosa tra i prati, il villaggio di Domremy con la chiesa, e la strada che porta a Vancouleurs. A sinistra in lontananza il villaggio di Maxey. In fondo le colline di fronte: messi, vigneti e boschi; le messi sono gialle.

Jeannette ha tredici anni e mezzo; Hauviette, la sua amica, dieci anni e qualche mese. Madama Gervaise ha venticinque anni.
Jeannette continua a filare; poi si alza; si volge verso la chiesa; dice il segno della croce senza farlo.

JEANNETTE: […] Nel nome del Padre; e del Figlio; e dello Spirito Santo; Così sia.
Padre nostro, padre nostro che sei nei cieli, com’è lontano il tuo nome dall’essere santificato; com’è lontano dall’arrivare il tuo regno.
Padre nostro, padre nostro che sei nel regno dei cieli, com’è lontano il tuo regno dall’arrivare nel regno della terra.
Padre nostro, padre nostro che sei nel regno dei cieli, com’è lontano il tuo regno dall’arrivare nel regno di Francia.
Padre nostro, padre nostro che sei nei cieli, com’è lontana la tua volontà dall’essere fatta; come siamo lontani dall’avere il nostro pane quotidiano.
Come siamo lontani dal perdonare i nostri debitori; e dal non cedere alla tentazione; e dall’essere liberati dal male. Così sia.

O mio Dio se solo si vedesse l’inizio del tuo regno. Se solo si vedesse sorgere il sole del tuo regno. Ma nulla, mai nulla. Ci hai mandato tuo Figlio, che amavi tanto, è venuto tuo figlio, che ha tanto sofferto, ed è morto, e nulla, mai nulla. Se solo si vedesse spuntare il giorno del tuo regno. E hai mandato i tuoi santi, li hai chiamati per nome, uno per uno, voi santi figli miei, e voi sante figlie mie, e i tuoi santi sono venuti, e le tue sante sono venute, e nulla, mai nulla. Anni sono passati, così tanti che non ne so il numero; secoli di anni sono passati; quattordici secoli di cristianità, ahimè, dalla nascita, e la morte, e la predicazione. E nulla, nulla, mai nulla. E ciò che regna sulla faccia della terra, nulla, nulla, non è altro che perdizione.
Quattordici secoli (fossero di cristianesimo), quattordici secoli dal riscatto delle nostre anime. E nulla, mai nulla, il regno della terra non è altro che il regno della perdizione, il regno della terra non è altro che il regno della perdizione.

Ci hai mandato tuo figlio e gli altri santi. E sulla faccia della terra non scorre che un’ondata d’ingratitudine e di perdizione.
Dio mio, Dio mio, sarà mai che tuo figlio sia morto invano. Sarebbe venuto; e questo non servirebbe a nulla. È peggio che mai. Se solo, se solo si vedesse sorgere il sole della tua giustizia. Ma si direbbe, Dio mio, Dio mio, perdonami, si direbbe che il tuo regno se ne va.
Non s’è mai bestemmiato tanto il tuo nome. Non si è mai disprezzata tanto la tua volontà. Non si è mai disubbidito tanto. Non ci è mai mancato tanto il nostro pane; e se non mancasse che a noi, mio Dio, se non mancasse che a noi; e se non fosse che il pane del corpo a mancarci, il pane di granturco, il pane di segale e di grano; ma un altro pane ci manca; il pane del nutrimento delle nostre anime; e noi siamo affamati di un’altra fame; della sola fame che lasci nel ventre un vuoto imperituro. Un altro pane ci manca.

E invece di essere il regno della tua carità, il solo regno che regni sulla faccia della terra, della tua terra, della terra che tu hai creato, invece di essere il regno del reame della tua carità, il solo regno che regni, è il regno del reame imperituro del peccato. E ancora se si vedesse l’inizio dei tuoi santi, se si vedesse spuntare l’inizio del regno dei tuoi santi.
Ma che è stato fatto, Dio mio, che è stato fatto della tua creatura, che è stato fatto del tuo creato? Non si sono mai fatte tante offese; e mai tante offese sono morte senza perdono. Mai il cristiano ha fatto tante offese al cristiano, e mai a te, mio Dio, mai l’uomo ti ha fatto tante offese. E mai una simile offesa è morta così priva di perdono.
Sarà mai che tu abbia mandato invano tuo figlio, e che tuo figlio abbia sofferto invano, e che sia morto. E bisognerà che sia invano che egli si sacrifica e che noi lo sacrifichiamo tutti i giorni. Sarà invano che una croce è stata eretta un giorno e che noi altri la erigiamo tutti i giorni. Che è stato fatto del popolo cristiano, mio Dio, del tuo popolo. E non sono più soltanto le tentazioni ad assediarci, ma sono le tentazioni che trionfano; e sono le tentazioni che regnano; ed è il regno della tentazione; e il regno dei reami della terra è caduto completamente nel regno del reame della tentazione; e i malvagi soccombono alle tentazioni del male, di fare del male; di fare del male agli altri; e perdonami, mio Dio, di fare del male a te; ma i buoni, quelli che erano buoni, soccombono a una tentazione infinitamente peggiore: alla tentazione di credere di essere abbandonati da te.

Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo, Dio mio liberaci dal male, liberaci dal male. Se non ci sono ancora stati abbastanza santi e sante, mandacene altri, mandacene quanti ce ne vorrà; mandacene finché il nemico sia stanco. Noi li seguiremo, mio Dio. Faremo tutto quello che vorrai. Faremo tutto quello che vorranno. Faremo tutto quello che ci diranno da parte tua. Noi siamo i tuoi fedeli, mandaci i tuoi santi; siamo le tue pecore, mandaci i tuoi pastori; siamo il gregge, mandaci i pastori. Siamo buoni cristiani, tu sai che siamo buoni cristiani. Allora come può essere che tanti buoni cristiani non facciano una buona cristianità. Bisogna che ci sia qualcosa che non va. Se tu ci mandassi, se solo tu volessi mandarci una delle tue sante. Perché ce n’è ancora. Si dice che ce ne siano. Se ne vede. Se ne sa. Se ne conosce. Ma non si sa come possa essere. Ci sono delle sante, c’è della santità, e lo stesso le cose non vanno. C’è qualcosa che non va. Ci sono delle sante, c’è della santità e mai il regno del reame della perdizione aveva tanto dominato sulla faccia della terra.
Forse ci vorrebbe altro, mio Dio, tu sai tutto. Sai quello che ci manca. Ci vorrebbe forse qualcosa di nuovo, qualcosa di mai visto prima. Qualcosa che non fosse ancora mai stato fatto. Ma chi oserebbe dire, mio Dio, che ci possa essere ancora del nuovo dopo quattordici secoli di cristianità, dopo tante sante e tanti santi, dopo tutti i tuoi martiri, dopo la passione e la morte di tuo figlio.
(Si risiede e ricomincia a filare.) Insomma quello che ci vorrebbe, mio Dio, ci vorrebbe che tu ci mandassi una santa… che riuscisse.

Charles Péguy - Il mistero della carità di Giovanna d’Arco, Jaca Book

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Il Papa: una preghiera fatta col cuore apre la porta a Dio e produce miracoli

Posté par atempodiblog le 8 octobre 2013

Un cuore che sa pregare e sa perdonare. Da questo si riconosce un cristiano. Lo ha spiegato questa mattina Papa Francesco all’omelia della Messa presieduta in Casa Santa Marta. E proprio dal Vangelo dedicato alla Santa cui è intitolata la sua residenza, il Papa ha preso le mosse per ricordare che la “preghiera fa miracoli”, purché non sia frutto di un atto meccanico.
di Alessandro De Carolis – Radio Vaticana

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Marta e il profeta Giona. Queste figure plastiche del Nuovo e dell’Antico Testamento, presentate dalla liturgia odierna, erano accomunate da una identica incapacità: non sapevano pregare. Papa Francesco ha sviluppato l’omelia su questo aspetto, partendo dalla famosa scena del Vangelo in cui Marta chiede quasi in tono di rimprovero a Gesù che la sorella l’aiuti a servire, invece di rimanere ferma ad ascoltarlo, mentre Gesù replica: “Maria ha scelto la parte migliore”. E questa “parte”, ribadisce Papa Francesco, è “quella della preghiera, quella della contemplazione di Gesù”:

“Agli occhi della sorella era perdere tempo, anche sembrava, forse, un po’ fantasiosa: guardare il Signore come se fosse una bambina meravigliata. Ma chi la vuole? Il Signore: ‘Questa è la parte migliore’, perché Maria ascoltava il Signore e pregava col suo cuore. E il Signore un po’ ci dice: ‘Il primo compito nella vita è questo: la preghiera’. Ma non la preghiera di parole, come i pappagalli; ma la preghiera, il cuore: guardare il Signore, ascoltare il Signore, chiedere al Signore. Noi sappiamo che la preghiera fa dei miracoli”.

E la preghiera produce un miracolo anche nell’antica città di Ninive, alla quale il profeta Giona annuncia su incarico di Dio l’imminente distruzione e che invece si salva perché gli abitanti, credendo alla profezia, si convertono dal primo all’ultimo invocando il perdono divino con tutte le forze. Tuttavia, anche in questa storia di redenzione il Papa rileva un atteggiamento sbagliato, quello di Giona, più disposto a una giustizia senza misericordia in modo analogo a Marta, incline a un servizio che esclude l’interiorità:

“E Marta faceva questo: faceva cosa? Ma non pregava! Ci sono altri come questo testardo Giona, che sono i giustizieri. Lui andava, profetizzava, ma nel suo cuore diceva: ‘Ma se la meritano. Se la meritano. Se la sono cercata!’. Lui profetizzava, ma non pregava! Non chiedeva al Signore perdono per loro. Soltanto li bastonava. Sono i giustizieri, quelli che si credono giusti! E alla fine – continua il Libro di Giona – si vede che era un uomo egoista, perché quando il Signore ha salvato, per la preghiera del popolo, Ninive, lui si è arrabbiato col Signore: ‘Tu sempre sei così. Tu sempre perdoni!’.

Dunque, conclude Papa Francesco, la preghiera che è solo formula senza cuore, come pure il pessimismo o la voglia di una giustizia senza perdono, sono le tentazioni dalle quali un cristiano deve sempre guardarsi per arrivare a scegliere “la parte migliore”:

“Anche noi quando non preghiamo, quello che facciamo è chiudere la porta al Signore. E non pregare è questo: chiudere la porta al Signore, perché Lui non possa fare nulla. Invece, la preghiera, davanti a un problema, a una situazione difficile, a una calamità è aprire la porta al Signore perché venga. Perché Lui rifà le cose, Lui sa arrangiare le cose, risistemare le cose. Pregare è questo: aprire la porta al Signore, perché possa fare qualcosa. Ma se noi chiudiamo la porta, il Signore non può far nulla! Pensiamo a questa Maria che ha scelto la parte migliore e ci fa vedere la strada, come si apre la porta al Signore”.

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Il tempo per la gloria di Cristo, la gloria di Cristo come significato del tempo

Posté par atempodiblog le 7 octobre 2013

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“Che la Madonna del rosario, recitato nei suoi misteri gaudiosi — che rappresentano la vita nei suoi chiari e scuri —, nei suoi misteri dolorosi — che rappresentano la vita nei momenti faticosi — nei misteri gloriosi — che son già di questo mondo, perché la Madonna ha visto il Figlio risorto e ascendere al Cielo — ci aiuti a essere meno aridi.
Quanto più uno vive seriamente la volontà di rapporto con Cristo e la dignità sua d’uomo, perciò di lavoratore nel mondo, tanto più c’è come una vertigine possibile. Quella vertigine per cui le due cose restano come due rette sghembe: se uno lavora seriamente, come fa a pensare a Cristo? Se uno pensa a Cristo, come fa a dedicarsi a un lavoro che lo assorbe totalmente?
La regola non è nient’altro che questa: l’assicurare in noi il momento sorgivo dove il fiotto dell’acqua della memoria erompe.
Il grande lavoro è uno: il tempo per la gloria di Cristo, la gloria di Cristo come significato del tempo”.

Don Luigi Giussani

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Ecco la felicità

Posté par atempodiblog le 7 octobre 2013

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“Un cuore che possiede Dio, ecco la felicità!”.

Beato Giustino M. Russolillo

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Rolando Rivi è beato. «Siamo qui per celebrare la vittoria della vita sulla morte, del bene sul male»

Posté par atempodiblog le 6 octobre 2013

“Io sono di Gesù!”.
Beato Rolando Rivi

Rolando Rivi è beato. «Siamo qui per celebrare la vittoria della vita sulla morte, del bene sul male»
L’omelia del cardinale Angelo Amato alla Messa per la beatificazione del giovane seminarista assassinato nel 1945 da partigiani «imbottiti di odio e indottrinati a combattere il cristianesimo»
Tratto da: Tempi.it

Rolando Rivi è beato. «Siamo qui per celebrare la vittoria della vita sulla morte, del bene sul male» dans Misericordia wtiuj4

Tratto dall’Osservatore Romano – Una delle più dolorose pagine della  storia italiana recente, a pochi giorni dalla fine del secondo conflitto mondiale, fu la barbara uccisione del quattordicenne Rolando  Rivi (1931-1945). Un ragazzo che preferì morire per «onorare e difendere la sua identità  di seminarista». Per questo, il suo martirio per la fede è «una  lezione di esistenza evangelica». All’odio dei suoi carnefici, infatti, rispose «con la mitezza dei martiri, che inermi offrono la vita perdonando e pregando per i loro persecutori». È quasi commosso il cardinale Angelo Amato, prefetto  della Congregazione delle Cause dei Santi, quando durante il rito di  beatificazione del giovane Rivi – presieduto in rappresentanza di Papa  Francesco, sabato pomeriggio, 5 ottobre, a Modena – racconta i drammatici e  ultimi giorni di vita del nuovo beato.

«Era – ha sottolineato il porporato – troppo piccolo per avere nemici, erano  gli altri che lo consideravano un nemico. Per lui tutti erano fratelli e  sorelle. Egli non seguiva una ideologia di sangue e di morte, ma professava il Vangelo della vita e della carità». Nonostante fosse ancora un bambino, Rolando  aveva già ben compreso il messaggio del Vangelo: «Amare non solo i genitori e i  fratelli, ma anche i nemici, fare del bene a chi lo odiava e benedire chi lo  malediceva». Celebrare il martirio del piccolo Rolando, ha detto il cardinale, è  anche un’occasione per «gridare forte: mai più odio fratricida, perché il vero  cristiano non odia nessuno, non combatte nessuno, non fa male a nessuno. L’unica  legge del cristiano è l’amore di Dio e l’amore del prossimo». Infatti, le  ideologie umane «crollano, ma il Vangelo dell’amore non tramonta mai perché è  una buona notizia». E la beatificazione di Rivi è «una buona notizia per tutti.  Di fronte alla sua bontà e alla sua gioia di vivere, siamo qui riuniti per piangere sì il suo sacrificio, ma soprattutto per celebrare la vittoria della vita sulla morte, del bene sul male, della carità sull’odio».

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Fin da piccolo, Rolando aveva un sogno: quello di  diventare sacerdote. A undici anni entrò in seminario, come ha ricordato il  porporato, e come si usava allora, indossò la veste talare, che da quel giorno «diventò la sua divisa». La portava «con orgoglio. Era il segno visibile del suo amore sconfinato a Gesù e della sua totale appartenenza alla Chiesa. Non si  vergognava della sua piccola talare. Ne era fiero», tanto che la portava in  seminario, in campagna, in casa. «Era il suo tesoro da custodire gelosamente – ha aggiunto – era il distintivo della sua scelta di vita, che tutti potevano vedere e capire». A causa della guerra, molti consigliavano a Rolando di togliersi la talare, perché era pericoloso indossarla, visto il clima di odio contro il clero. Davanti ai timori anche dei familiari, Rolando rispondeva: «Non  posso, non devo togliermi la veste. Io non ho paura, io sono orgoglioso di portarla. Non posso nascondermi. Io sono del Signore». Ma il 10 aprile 1945, dei  partigiani «imbottiti di odio e indottrinati a combattere il cristianesimo», catturarono Rolando. Il ragazzo, ha ricordato il porporato, venne «spogliato,  insultato e seviziato con percosse e cinghiate per ottenere l’ammissione di una  improbabile attività spionistica». Dopo tre giorni di sequestro, «con una  procedura arbitraria e a insaputa dei capi, il 13 aprile 1945, il ragazzo fu  prima barbaramente mutilato e poi assassinato con due colpi di pistola, uno alla  tempia sinistra e l’altro al cuore». Dal sacrificio di Rolando, ha aggiunto il  porporato, vengono quattro consegne per tutti noi: perdono, fortezza, servizio e pace. In modo particolare, ha concluso, egli «si rivolge ai seminaristi d’Italia e del mondo, esortandoli a rimanere fedeli a Gesù, a essere fieri della loro vocazione sacerdotale e a testimoniarla senza rispetto umano, con gioia, serenità e carità».

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Siberian Husky gioca con le foglie morte

Posté par atempodiblog le 6 octobre 2013

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