Santa Margherita Maria Alacoque
Qui sopra, Margherita, a soli quattro anni, impara a pregare nel castello di Corcheval
Nacque nel 1647 nella diocesi di Autun in Francia. Accolta tra le suore della Visitazione di Paray-le-Monial, percorse rapidamente la via della perfezione. Ricevette mistiche rivelazioni, particolarmente sulla devozione verso il Cuore di Gesù, e lavorò molto per introdurne il culto nella Chiesa. Morì il 17 ottobre del 1690.
Con gli occhi fissi sul campanile della chiesa, dove sa che Gesù è presente, Margherita è assorta nella preghiera e non sente i richiami del fratello
È il 27 dicembre 1673, festa di S. Giovanni evangelista. La venticinquenne Suor Margherita Maria è raccolta in adorazione davanti al SS. Sacramento nella cappella del monastero della Visitazione di Paray-le-Monial, in Francia. All’improvviso il suo corpo diventa insensibile, mentre lo spirito si ravviva e acquista una lucidità fuori del comune. In lei sta avvenendo qualcosa di straordinario. Riferisce: “mi sentii tutta investita dalla divina presenza”. Poi vide Lui, circonfuso di luce e di gloria, e raccolse il suo messaggio: “Questo mio Cuore brucia di tanto amore per te e per gli uomini che non posso più contenerlo. È necessario che sia fatto conoscere a tutti, perché tutti siano ricolmi dei miei benefici”. È l’inizio di una serie di manifestazioni visibili di Gesù che, per circa tre anni, si ripeteranno ogni primo venerdì del mese. Grazie straordinarie che infiammano una esistenza, tutto sommato, ordinaria. La vita di suor Margherita, infatti, fino a quel giorno non aveva proprio nulla di particolare, se non povertà, sofferenze e anonimato.
Margherita Maria entra nel monastero della Visitazione il 25 maggio 1671
Nata nel 1647, in uno sperduto villaggio francese, è la quinta di sette figli. La sua giovinezza non è facile: rimasta orfana di padre all’età di otto anni, Margherita cresce “senz’altra educazione che quella che veniva dalla servitù e dai contadini”, come ella stessa riferisce nella sua Autobiografia. La madre, spesso malata, è in balia di alcuni parenti che si comportano in modo rozzo e dispotico, non risparmiando insulti e perfino maltrattamenti. La convivenza con la famiglia paterna è “una guerra continua”, Margherita e sua madre sono “ridotte alla più dura schiavitù”. Per le gravi ristrettezze economiche viene affidata a una comunità di clarisse: vi rimane solo due anni a causa di una grave malattia reumatica che rischia di immobilizzarla: “Le ossa doloranti sembravano conficcarsi nella pelle per tutto il corpo”, scriverà più tardi. Guarisce e in lei si fa strada, tenacemente, il richiamo della vita consacrata. Ostacolata dai familiari che la spingono al matrimonio ha qualche incertezza: è il periodo della mondanità, dei vestiti eleganti, delle feste e dei ricevimenti, ma poi il richiamo dello Sposo celeste è troppo forte e insistente.
Margherita Maria, immersa nella preghiera, si dimentica di controllare che l’asina e il puledro non bruchino nell’orto del monastero. Ma gli animali non combinano nessun guaio
Il 20 giugno 1671, a 24 anni, Margherita entra nel convento di Paray-le-Monial, nell’ordine contemplativo delle Visitandine. Qui vivrà per 19 anni, fino alla morte. La vita in convento non è facile. Spesso viene umiliata dalle consorelle che la considerano sbadata, squilibrata, “visionaria”. Alcune, nel sentire ciò che ella riferisce della sua vita spirituale, si indignano, la trattano da pazza, da posseduta dal demonio: arrivano a spruzzarle addosso dell’acqua benedetta. La stessa Margherita teme di essere ingannata e di ingannare a sua volta: “Piangevo in continuazione, non riuscendo in alcun modo a sottrarmi alla potenza di quello Spirito sovrumano che agiva in me”. Intanto continuano le straordinarie rivelazioni che procurarono a suor Margherita sofferenze e incomprensioni.
Gesù appare a Margherita Maria
Nella più celebre delle visioni Gesù le si mostrò con il petto aperto, dentro il quale essa vide il Cuore divino consumato da fiamme e circondato di spine. In uno dei colloqui lo Sposo le chiede di farsi apostola della riparazione e di impegnarsi per istituire la festa del Sacro Cuore il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini. Così farà, con l’aiuto provvidenziale di un altro santo, il gesuita Claudio de la Colombière, suo direttore spirituale. Le rivelazioni non la esaltano. Lo stesso Sposo la mette in guardia: “Non fare nulla senza l’approvazione di chi ti guida, per avere con te l’autorità dell’obbedienza”. Quando si tratta di scegliere tra un comando di Gesù e quello della Superiora non ha dubbi: preferisce obbedire alla Superiora. Umiltà e obbedienza, preghiera e sacrificio. La sua vita ascetica ha dei tratti impressionanti. Scrive: “Legavo il mio corpo con corde nodose, serrando così forte che, a mala pena, riuscivo a respirare e mangiare. Lasciavo le corde tanto a lungo in quello stato che alla fine esse affondavano nella carne che vi ricresceva sopra; e quando andavo a toglierle, le dovevo strappare a viva forza e fra immani sofferenze”. Altrove, narrando una delle sue esperienze mistiche, Margherita confessa: “Ero convinta che nella mia vita non ci fossero abbastanza sofferenze, né sufficienti umiliazioni e nulla sembrava bastare alla mia immensa voglia di patire. La sofferenza maggiore era quella di non soffrire abbastanza”.
Margherita Maria, maestra delle novizie, riceve in dono da esse un disegno del Sacro Cuore
A poco a poco, nella comunità, la diffidenza nei suoi confronti viene vinta, l’indifferenza scossa: si capisce che Margherita, oltre ad avere il privilegio di comunicazioni straordinarie da parte di Dio, è una religiosa ricca di esperienza e degna di fiducia. Viene così eletta Maestra delle novizie. Le giovani allieve l’amano e la ammirano: “Ci farà diventare sante, anche nostro malgrado”, afferma una di loro. Il 22 luglio 1690 comincia gli esercizi spirituali che dureranno quaranta giorni. In un ultimo gesto di offerta affida la sua vita al Cuore di Gesù.
Papa Clemente XIII istituisce il 6 febbraio 1765 la festa del Sacro Cuore e Pray-le-Monial diviene meta di pellegrinaggi
L’8 ottobre si ammala. Il medico è convinto che guarirà anche questa volta. Margherita sa invece che la sua ora è venuta e chiede gli ultimi sacramenti. Le sue ex novizie la vegliano di continuo. A una di esse chiede di bruciare tutto quello che il suo confessore le aveva chiesto di scrivere sulla sua esperienza spirituale. La giovane è esitante: sa che tutti quei manoscritti sono un vero tesoro per la Congregazione e per la Chiesa e allora le chiede di rinunciare anche a quest’ultimo desiderio e di lasciare la decisione alla Superiora. La Maestra delle novizie, sul letto di morte, obbedisce a una sua alunna. Muore poco dopo, il 17 ottobre, a 43 anni, pronunciando il nome di Gesù.
All’indomani della morte, dietro richiesta di numerosi fedeli che desideravano avere qualche ricordo di Margherita, alcune consorelle entrarono nella sua celletta in cerca di piccoli oggetti: non fu trovato nient’altro che il libro delle Regole e il flagello. Margherita, che aveva contemplato la bellezza e la pienezza del cielo, parlando cuore a cuore con il suo Signore, era ricca solo di Dio, e questo le bastava: “Il cuore divino è un oceano pieno di tutte le cose buone; lì le anime povere possono gettare le loro necessità: è un oceano pieno di gioia dove far annegare tutta la nostra tristezza, un oceano di umiltà dove far annegare il nostro orgoglio, un oceano di misericordia per quelli che sono nell’angoscia, un oceano d’amore in cui immergere le nostre miserie” (S. Margherita Maria Alacoque). Memoria Liturgica: 16 ottobre.
di Alessandro Belano fdp
Tratto dalla Rivista “Don Orione Oggi” (2004)
In questo articolo (fonte 30Giorni) alcune immagini di Mauro Cavallini, tratte dal libro “Santa Margherita Maria”, Editions du Signe, Strasbourg 2000.