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“Se si vedesse l’inizio dei tuoi santi…”

Posté par atempodiblog le 8 octobre 2013

“Se si vedesse l'inizio dei tuoi santi…” dans Charles Péguy 2n8rerc

1425.
In piena estate.
Al mattino, Jeannette, figlia di Jacques d’Arc, fila pascolando le pecore di suo padre, su un colle lungo la Mosa. In secondo piano si vedono, da destra a sinistra, la Mosa tra i prati, il villaggio di Domremy con la chiesa, e la strada che porta a Vancouleurs. A sinistra in lontananza il villaggio di Maxey. In fondo le colline di fronte: messi, vigneti e boschi; le messi sono gialle.

Jeannette ha tredici anni e mezzo; Hauviette, la sua amica, dieci anni e qualche mese. Madama Gervaise ha venticinque anni.
Jeannette continua a filare; poi si alza; si volge verso la chiesa; dice il segno della croce senza farlo.

JEANNETTE: […] Nel nome del Padre; e del Figlio; e dello Spirito Santo; Così sia.
Padre nostro, padre nostro che sei nei cieli, com’è lontano il tuo nome dall’essere santificato; com’è lontano dall’arrivare il tuo regno.
Padre nostro, padre nostro che sei nel regno dei cieli, com’è lontano il tuo regno dall’arrivare nel regno della terra.
Padre nostro, padre nostro che sei nel regno dei cieli, com’è lontano il tuo regno dall’arrivare nel regno di Francia.
Padre nostro, padre nostro che sei nei cieli, com’è lontana la tua volontà dall’essere fatta; come siamo lontani dall’avere il nostro pane quotidiano.
Come siamo lontani dal perdonare i nostri debitori; e dal non cedere alla tentazione; e dall’essere liberati dal male. Così sia.

O mio Dio se solo si vedesse l’inizio del tuo regno. Se solo si vedesse sorgere il sole del tuo regno. Ma nulla, mai nulla. Ci hai mandato tuo Figlio, che amavi tanto, è venuto tuo figlio, che ha tanto sofferto, ed è morto, e nulla, mai nulla. Se solo si vedesse spuntare il giorno del tuo regno. E hai mandato i tuoi santi, li hai chiamati per nome, uno per uno, voi santi figli miei, e voi sante figlie mie, e i tuoi santi sono venuti, e le tue sante sono venute, e nulla, mai nulla. Anni sono passati, così tanti che non ne so il numero; secoli di anni sono passati; quattordici secoli di cristianità, ahimè, dalla nascita, e la morte, e la predicazione. E nulla, nulla, mai nulla. E ciò che regna sulla faccia della terra, nulla, nulla, non è altro che perdizione.
Quattordici secoli (fossero di cristianesimo), quattordici secoli dal riscatto delle nostre anime. E nulla, mai nulla, il regno della terra non è altro che il regno della perdizione, il regno della terra non è altro che il regno della perdizione.

Ci hai mandato tuo figlio e gli altri santi. E sulla faccia della terra non scorre che un’ondata d’ingratitudine e di perdizione.
Dio mio, Dio mio, sarà mai che tuo figlio sia morto invano. Sarebbe venuto; e questo non servirebbe a nulla. È peggio che mai. Se solo, se solo si vedesse sorgere il sole della tua giustizia. Ma si direbbe, Dio mio, Dio mio, perdonami, si direbbe che il tuo regno se ne va.
Non s’è mai bestemmiato tanto il tuo nome. Non si è mai disprezzata tanto la tua volontà. Non si è mai disubbidito tanto. Non ci è mai mancato tanto il nostro pane; e se non mancasse che a noi, mio Dio, se non mancasse che a noi; e se non fosse che il pane del corpo a mancarci, il pane di granturco, il pane di segale e di grano; ma un altro pane ci manca; il pane del nutrimento delle nostre anime; e noi siamo affamati di un’altra fame; della sola fame che lasci nel ventre un vuoto imperituro. Un altro pane ci manca.

E invece di essere il regno della tua carità, il solo regno che regni sulla faccia della terra, della tua terra, della terra che tu hai creato, invece di essere il regno del reame della tua carità, il solo regno che regni, è il regno del reame imperituro del peccato. E ancora se si vedesse l’inizio dei tuoi santi, se si vedesse spuntare l’inizio del regno dei tuoi santi.
Ma che è stato fatto, Dio mio, che è stato fatto della tua creatura, che è stato fatto del tuo creato? Non si sono mai fatte tante offese; e mai tante offese sono morte senza perdono. Mai il cristiano ha fatto tante offese al cristiano, e mai a te, mio Dio, mai l’uomo ti ha fatto tante offese. E mai una simile offesa è morta così priva di perdono.
Sarà mai che tu abbia mandato invano tuo figlio, e che tuo figlio abbia sofferto invano, e che sia morto. E bisognerà che sia invano che egli si sacrifica e che noi lo sacrifichiamo tutti i giorni. Sarà invano che una croce è stata eretta un giorno e che noi altri la erigiamo tutti i giorni. Che è stato fatto del popolo cristiano, mio Dio, del tuo popolo. E non sono più soltanto le tentazioni ad assediarci, ma sono le tentazioni che trionfano; e sono le tentazioni che regnano; ed è il regno della tentazione; e il regno dei reami della terra è caduto completamente nel regno del reame della tentazione; e i malvagi soccombono alle tentazioni del male, di fare del male; di fare del male agli altri; e perdonami, mio Dio, di fare del male a te; ma i buoni, quelli che erano buoni, soccombono a una tentazione infinitamente peggiore: alla tentazione di credere di essere abbandonati da te.

Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo, Dio mio liberaci dal male, liberaci dal male. Se non ci sono ancora stati abbastanza santi e sante, mandacene altri, mandacene quanti ce ne vorrà; mandacene finché il nemico sia stanco. Noi li seguiremo, mio Dio. Faremo tutto quello che vorrai. Faremo tutto quello che vorranno. Faremo tutto quello che ci diranno da parte tua. Noi siamo i tuoi fedeli, mandaci i tuoi santi; siamo le tue pecore, mandaci i tuoi pastori; siamo il gregge, mandaci i pastori. Siamo buoni cristiani, tu sai che siamo buoni cristiani. Allora come può essere che tanti buoni cristiani non facciano una buona cristianità. Bisogna che ci sia qualcosa che non va. Se tu ci mandassi, se solo tu volessi mandarci una delle tue sante. Perché ce n’è ancora. Si dice che ce ne siano. Se ne vede. Se ne sa. Se ne conosce. Ma non si sa come possa essere. Ci sono delle sante, c’è della santità, e lo stesso le cose non vanno. C’è qualcosa che non va. Ci sono delle sante, c’è della santità e mai il regno del reame della perdizione aveva tanto dominato sulla faccia della terra.
Forse ci vorrebbe altro, mio Dio, tu sai tutto. Sai quello che ci manca. Ci vorrebbe forse qualcosa di nuovo, qualcosa di mai visto prima. Qualcosa che non fosse ancora mai stato fatto. Ma chi oserebbe dire, mio Dio, che ci possa essere ancora del nuovo dopo quattordici secoli di cristianità, dopo tante sante e tanti santi, dopo tutti i tuoi martiri, dopo la passione e la morte di tuo figlio.
(Si risiede e ricomincia a filare.) Insomma quello che ci vorrebbe, mio Dio, ci vorrebbe che tu ci mandassi una santa… che riuscisse.

Charles Péguy - Il mistero della carità di Giovanna d’Arco, Jaca Book

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Il Papa: una preghiera fatta col cuore apre la porta a Dio e produce miracoli

Posté par atempodiblog le 8 octobre 2013

Un cuore che sa pregare e sa perdonare. Da questo si riconosce un cristiano. Lo ha spiegato questa mattina Papa Francesco all’omelia della Messa presieduta in Casa Santa Marta. E proprio dal Vangelo dedicato alla Santa cui è intitolata la sua residenza, il Papa ha preso le mosse per ricordare che la “preghiera fa miracoli”, purché non sia frutto di un atto meccanico.
di Alessandro De Carolis – Radio Vaticana

Il Papa: una preghiera fatta col cuore apre la porta a Dio e produce miracoli dans Commenti al Vangelo ailf

Marta e il profeta Giona. Queste figure plastiche del Nuovo e dell’Antico Testamento, presentate dalla liturgia odierna, erano accomunate da una identica incapacità: non sapevano pregare. Papa Francesco ha sviluppato l’omelia su questo aspetto, partendo dalla famosa scena del Vangelo in cui Marta chiede quasi in tono di rimprovero a Gesù che la sorella l’aiuti a servire, invece di rimanere ferma ad ascoltarlo, mentre Gesù replica: “Maria ha scelto la parte migliore”. E questa “parte”, ribadisce Papa Francesco, è “quella della preghiera, quella della contemplazione di Gesù”:

“Agli occhi della sorella era perdere tempo, anche sembrava, forse, un po’ fantasiosa: guardare il Signore come se fosse una bambina meravigliata. Ma chi la vuole? Il Signore: ‘Questa è la parte migliore’, perché Maria ascoltava il Signore e pregava col suo cuore. E il Signore un po’ ci dice: ‘Il primo compito nella vita è questo: la preghiera’. Ma non la preghiera di parole, come i pappagalli; ma la preghiera, il cuore: guardare il Signore, ascoltare il Signore, chiedere al Signore. Noi sappiamo che la preghiera fa dei miracoli”.

E la preghiera produce un miracolo anche nell’antica città di Ninive, alla quale il profeta Giona annuncia su incarico di Dio l’imminente distruzione e che invece si salva perché gli abitanti, credendo alla profezia, si convertono dal primo all’ultimo invocando il perdono divino con tutte le forze. Tuttavia, anche in questa storia di redenzione il Papa rileva un atteggiamento sbagliato, quello di Giona, più disposto a una giustizia senza misericordia in modo analogo a Marta, incline a un servizio che esclude l’interiorità:

“E Marta faceva questo: faceva cosa? Ma non pregava! Ci sono altri come questo testardo Giona, che sono i giustizieri. Lui andava, profetizzava, ma nel suo cuore diceva: ‘Ma se la meritano. Se la meritano. Se la sono cercata!’. Lui profetizzava, ma non pregava! Non chiedeva al Signore perdono per loro. Soltanto li bastonava. Sono i giustizieri, quelli che si credono giusti! E alla fine – continua il Libro di Giona – si vede che era un uomo egoista, perché quando il Signore ha salvato, per la preghiera del popolo, Ninive, lui si è arrabbiato col Signore: ‘Tu sempre sei così. Tu sempre perdoni!’.

Dunque, conclude Papa Francesco, la preghiera che è solo formula senza cuore, come pure il pessimismo o la voglia di una giustizia senza perdono, sono le tentazioni dalle quali un cristiano deve sempre guardarsi per arrivare a scegliere “la parte migliore”:

“Anche noi quando non preghiamo, quello che facciamo è chiudere la porta al Signore. E non pregare è questo: chiudere la porta al Signore, perché Lui non possa fare nulla. Invece, la preghiera, davanti a un problema, a una situazione difficile, a una calamità è aprire la porta al Signore perché venga. Perché Lui rifà le cose, Lui sa arrangiare le cose, risistemare le cose. Pregare è questo: aprire la porta al Signore, perché possa fare qualcosa. Ma se noi chiudiamo la porta, il Signore non può far nulla! Pensiamo a questa Maria che ha scelto la parte migliore e ci fa vedere la strada, come si apre la porta al Signore”.

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