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Misericordia e conversione

Posté par atempodiblog le 5 octobre 2013

Riallacciandosi ai due predecessori, papa Francesco sottolinea la verità della Divina Misericordia, specialmente nella nostra epoca, come lotta contro il male e come via di conversione.
de Il Timone

Misericordia e conversione  dans Fede, morale e teologia hebw

Nel nome della Divina Misericordia è cominciato il pontificato di Francesco. In particolare, nella seconda domenica dopo Pasqua, in occasione della festa liturgica della Divina Misericordia, papa Francesco ha ricordato «questa realtà della fede per la nostra vita» durante l’omelia per l’insediamento nella Cattedrale del vescovo di Roma, la basilica di san Giovanni in Laterano. Il Pontefice ha rievocato tre passaggi della Scrittura per indicarci «lo stile» di Dio, cioè la sua «pazienza»: l’apostolo incredulo Tommaso, il Padre misericordioso che aspetta e abbraccia il figlio minore che aveva abbandonato la casa paterna e i discepoli di Emmaus, che avevano perso la speranza. Tutte queste situazioni hanno in comune la debolezza umana e in tutte queste circostanze «Dio risponde alla nostra debolezza con la sua pazienza e questo è il motivo della nostra fiducia, della nostra speranza».
Appare evidente, che il Santo Padre (che usa le parole del «grande teologo » del Novecento Romano Guardini) ha in mente l’uomo del nostro tempo con le sue debolezze e infedeltà. Quest’uomo, ciascuno di noi, deve fare una cosa sola: «deve trovare […] il coraggio di ritornare a Lui, qualunque errore, qualunque peccato ci sia nella [sua] vita». Il Papa ne è fermamente convinto: «Nella mia vita personale ho visto tante volte il volto misericordioso di Dio, la sua pazienza; ho visto anche in tante persone il coraggio di entrare nelle piaghe di Gesù dicendogli: Signore sono qui, accetta la mia povertà, nascondi nelle tue piaghe il mio peccato, lavalo col tuo sangue. E ho sempre visto che Dio l’ha fatto, ha accolto, consolato, lavato, amato». Quello che vale per gli uomini, per analogia può valere per le società; se ritorneranno a Dio, troveranno la pace.

Che cos’è la Misericordia?
Spesso con la Misericordia si “scherza”, attribuendole falsità buoniste. Lo aveva detto Benedetto XVI nell’omelia della Messa pro eligendo Pontifice, prima di entrare nel Conclave dal quale sarebbe uscito Papa, il 18 aprile 2005: «La misericordia di Cristo non è una grazia a buon mercato, non suppone la banalizzazione del male. Cristo porta nel suo corpo e sulla sua anima tutto il peso del male, tutta la sua forza distruttiva. Egli brucia e trasforma il male nella sofferenza, nel fuoco del suo amore sofferente. Il giorno della vendetta e l’anno della misericordia coincidono nel mistero pasquale, nel Cristo morto e risorto. Questa è la vendetta di Dio: egli stesso, nella persona del Figlio, soffre per noi. Quanto più siamo toccati dalla misericordia del Signore, tanto più entriamo in solidarietà con la sua sofferenza – diveniamo disponibili a completare nella nostra carne “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col 1, 24)».
Papa Francesco riprende questa idea, anche a conferma di una continuità che molti si ostinano a negare: «Anche noi credo che siamo questo popolo che, da una parte vuole sentire Gesù, ma dall’altra, a volte, ci piace bastonare gli altri, condannare gli altri. E il messaggio di Gesù è quello: la misericordia. Per me, lo dico umilmente, è il messaggio più forte del Signore: la misericordia. Ma Lui stesso l’ha detto: Io non sono venuto per i giusti; i giusti si giustificano da soli. Va’, benedetto Signore, se tu puoi farlo, io non posso farlo! Ma loro credono di poterlo fare. Io sono venuto per i peccatori (cfr Mc 2,17)» (omelia nella chiesa di sant’Anna in Vaticano, 17 marzo 2013).
Parole simili le aveva pronunciate anche il beato Giovanni Paolo II: «In tal modo, in Cristo e mediante Cristo, diventa anche particolarmente visibile Dio nella sua misericordia, cioè si mette in risalto quell’attributo della divinità che già l’Antico Testamento, valendosi di diversi concetti e termini, ha definito “misericordia”. Cristo conferisce a tutta la tradizione vetero-testamentaria della misericordia divina un significato definitivo. Non soltanto parla di essa e la spiega con l’uso di similitudini e di parabole, ma soprattutto egli stesso la incarna e la personifica. Egli stesso è, in un certo senso, la misericordia. Per chi la vede in lui – e in lui la trova – Dio diventa particolarmente “visibile” quale Padre “ricco di misericordia” (Ef 2, 4)» (enciclica Dives in misericordia, n. 2).

La storia della salvezza come storia della Misericordia

Cristo dunque ci permette di vedere la Misericordia. Come scrive padre Livio Fanzaga, «che Dio sia divenuto uomo è già di per sé l’atto più grande di misericordia che il Cielo potesse darci» (La divina misericordia, p. 34). Tuttavia, è nel nostro tempo che appare un bisogno speciale di un intervento divino affinché la divina misericordia elevi un argine al dilagare del male. Proprio questa infatti sembra la strategia di Dio: «Nell’Antico Testamento mandai al Mio popolo i profeti con i fulmini. Oggi mando te a tutta l’umanità con la Mia Misericordia. Non voglio punire l’umanità sofferente, ma desidero guarirla e stringerla al Mio Cuore misericordioso. Faccio uso dei castighi solo quando essi stessi Mi costringono a questo; la Mia mano afferra malvolentieri la spada della giustizia. Prima del giorno della giustizia mando il giorno della Misericordia» (Faustina Kowalska, Diario, n. 1588).

La “segretaria della divina misericordia”
Tutto comincia in Polonia negli anni Trenta, attorno alla breve vita di una suora polacca, Faustina Kowalska (1905-1938), che Dio sceglie per diffondere nel mondo la devozione alla divina misericordia. Non che prima la Misericordia non operasse, ma nella modernità sembra necessario un richiamo esplicito e una maggiore evidenza dell’opera misericordiosa di Dio nella storia, forse perché l’uomo moderno ne ha un particolare bisogno in conseguenza del suo disprezzo, o della dimenticanza, dell’azione di Dio nella storia: «La mentalità contemporanea, forse più di quella dell’uomo del passato, sembra opporsi al Dio di misericordia e tende altresì ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l’idea stessa della misericordia. La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l’uomo, il quale, grazie all’enorme sviluppo della scienza e della tecnica, non mai prima conosciuto nella storia, è diventato padrone ed ha soggiogato e dominato la terra (cfr. Gn 1, 28). Tale dominio sulla terra, inteso talvolta unilateralmente e superficialmente, sembra che non lasci spazio alla misericordia» (Enciclica Dives in misericordia, 2).
Può apparire paradossale, ma più gli uomini si allontanano da Dio, più smettono di credere nella Sua Misericordia. Più peccano, più lo considerano un Giudice feroce incapace di perdonare. Era così anche durante la vita terrena di Gesù, come dimostra la fine di Giuda, apostolo e traditore.

Il limite al male

La Divina Misericordia nel nostro tempo appare come il limite posto da Dio al dilagare del male. Lo disse il card. Ratzinger l’8 aprile 2005 nell’omelia della Messa per le esequie del beato Giovanni Paolo II riprendendo una tesi del suo predecessore. Noi non sappiamo come avverrà la conversione di questa epoca storica. Sappiamo dalle parole di Maria a Fatima che «infine il Mio cuore immacolato trionferà», ma non sappiamo come e quando. Ma il recente insegnamento della Chiesa ci dice che l’uomo contemporaneo non verrà, ordinariamente, convinto da un ragionamento, perché non ne è più capace. Non verrà convinto da una tradizione, che non gli viene più trasmessa. Potrà convertirsi se si convincerà che Qualcuno è morto per salvarlo e così si lascerà invadere dalla misericordia incredibile di Dio, oppure dalla bellezza del cristianesimo, reso visibile in qualche modo dal pensiero o dalla mano dell’uomo. E allora ritroverà la verità che non ha mai conosciuto veramente e la Tradizione che ha abbandonato. Questo mi sembra essere l’itinerario di conversione proposto dal Magistero di papa Francesco.

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