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Una “rete” di angeli per noi

Posté par atempodiblog le 29 septembre 2013

Dobbiamo venerare gli angeli custodi, dono di Dio a ciascuno di noi. Per illuminarci, custodirci, sostenerci e governarci nella quotidianità della vita. Seguiamo l’esempio dei santi.
di Rosanna Brichetti Messori – Il Timone

Una “rete” di angeli per noi dans Angeli k1j5
Napoli: Chiesa Santa Maria di Piedigrotta, particolare dell’affresco della volta della prima Cappella a sinistra raffigurante la Santissima Trinità e Angeli opera di Bellisario Corinzio, prima metà del XVII secolo. Calendario 2009 del Fondo Edifici di Culto (F.E.C.). Ministero dell’Interno.

Nella puntata precedente abbiamo visto su quali basi poggi una giusta devozione agli angeli, puri spiriti al servizio di Dio nella sua opera di salvezza. Ora cerchiamo di riflettere sulle forme che può assumere questa devozione.
Due certamente restano privilegiate.
Anzitutto la preghiera liturgica, ufficiale della Chiesa, nelle feste dedicate ad ognuno dei tre angeli maggiori (e cioè gli arcangeli Gabriele, Michele, Raffaele, di cui conosciamo ruolo e nome dalla Scrittura) e nel giorno dedicato alla commemorazione di tutti gli angeli, il 2 di ottobre. In secondo luogo la semplice, breve, ma intensa e profondissima preghiera che ciascuno di noi ha imparato a recitare fin da bambino: “Angelo di Dio che sei il mio custode illumina, custodisci, reggi e governa me che ti fui affidato dalla pietà celeste” .
Mentre, infatti, partecipare alle messe dedicate alla commemorazione degli arcangeli e degli angeli, con le letture appositamente scelte, ci aiuterà di anno in anno ad approfondire sempre più il ruolo di questi messaggeri e collaboratori celesti verso l’uomo e il mondo, recitare quelle poche parole dell’“Angelo di Dio” ci riporterà ogni volta a porci nel centro stesso di questa devozione, rendendola sempre più personale, intima, profonda.
È il cammino che hanno fatto praticamente tutti i santi, che hanno lasciato su questo tema innumerevoli testimonianze. Vi è solo l’imbarazzo della scelta. Diversissimi per temperamento, epoca nella quale sono vissuti, carisma del quale sono stati dotati, sono stati devotissimi agli angeli, per es., S. Bernardo, S. Ignazio di Loyola, don Bosco, il Beato Escrivà de Balaguer.
Raccomandava S. Bernardo ai fratelli monaci: “Che gli angeli siano i vostri confidenti; frequentate assiduamente con il pensiero e la preghiera devota coloro che sono sempre vicino a voi per custodirvi e consolarvi” .
S. Ignazio, nei suoi famosi Esercizi assegna un importante posto agli angeli, portando colui che li pratica a riflettere con impegno sul ruolo che essi hanno avuto e hanno nei misteri di salvezza. Inoltre, da fine psicologo quale era, si cimenta nella descrizione delle loro ispirazioni. Tema questo sul quale si erano applicati anche S. Tommaso, Origene, Agostino.
Don Bosco scrisse un libro al proposito: “Il devoto dell’angelo custode”. Lo fece per riconoscenza. Aveva parlato di questo tema una sera ai suoi ragazzi e li aveva caldamente esortati ad affidarsi a lui in ogni pericolo. La mattina dopo, uno di loro, un giovane muratore, ebbe subito l’occasione per verificare la verità di quelle parole. Si trovò con altri su di una impalcatura che, dal quarto piano, si schiantò al suolo. Ma egli vi giunse illeso.
Escrivà del Balaguer aveva una devozione particolare per gli angeli custodi. Così, proprio nel giorno a loro dedicato ricevette con chiarezza l’ispirazione per la fondazione dell’Opus Dei. Ai suoi figli spirituali lo raccomandò sempre come “un grande alleato” anche per gli aspetti pratici nelle imprese apostoliche. E se al proposito qualcuno gli riferiva meravigliato dell’aiuto ricevuto: “Ti sorprendi – rispondeva – perché il tuo angelo custode ti ha reso palesi servizi? Non dovresti, perché proprio per questo il Signore lo ha messo al tuo fianco”.
Giganti nella fede, i santi, saldi e sicuri anche per quel che riguarda gli angeli. E noi, noi uomini d’oggi spesso assai fragili e insicuri, anche se credenti, incerti sulle scelte del bene, confusi e frastornati dai valori diversi, talvolta opposti a quelli cristiani, che dominano il mondo? Noi, troppo spesso in preda all’emotività, sofferenti di solitudine e di depressione, prigionieri dell’angoscia?
È certo che una riscoperta della verità di fede dell’angelo custode e una conseguente devozione a lui forte, sincera, fiduciosa può davvero sollevare molte e difficili situazioni. Siamo spesso tanto speranzosi nelle cure mediche e psicologiche. Esse sono necessarie e certamente aiutano. Ma non possono togliere quell’angoscia di fondo sul significato della vita e della morte cui solo la fede può dare una risposta. La fede in un Dio che, tra i tanti doni, ci ha fatto anche quello di metterei accanto sempre, per ogni situazione, un angelo che vive con noi.
Quale solitudine, quale tristezza, quale disperazione oso dire – può resistere a ciò? Chi, se ci pensa bene, non sente il cuore aprirsi alla confidenza e alla speranza? Chi non capisce quale sollievo anche psicologico sia per dei genitori affidare i propri figli, con tutti i loro problemi, anche ai loro angeli custodi? Per un bambino crescere poco a poco con la certezza di non essere solo ad affrontare la vita? Per un marito e una moglie sapere che vi è chi veglia sul loro matrimonio, per il quale si può contare addirittura su una “rete” di angeli, quelli che custodiscono i membri della loro famiglia e la loro casa? E così via per i propri amici, per i propri nemici, il proprio paese, la nazione, il mondo intero.

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Chi sono gli Angeli?
Gli Angeli sono i ministri invisibili di Dio, ed anche nostri Custodi, avendo Dio affidato ciascun uomo ad uno di essi.
Abbiamo dei doveri verso gli Angeli?
Verso gli Angeli abbiamo il dovere della venerazione; e verso l’Angelo Custode abbiamo anche quello di essergli grati, di ascoltarne le ispirazioni e di non offenderne mai la presenza col peccato” (Catechismo di San Pio X, nn. 57-58).

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Gli Angeli, messageri e coordinatori di Dio

Posté par atempodiblog le 29 septembre 2013

Sono tornati di moda con la New Age che, sbagliando, li considera energie spirituali autonome. Ma chi sono in verità gli angeli? Creature spirituali, messaggeri di Dio, custodi di uomini, popoli, città e nazioni.
di Rosanna Brichetti Messori – Il Timone
Gli Angeli, messageri e coordinatori di Dio dans Angeli 2qfj
Napoli: Chiesa di San Nicola da Tolentino, particolare dell’affresco della volta della navata raffigurante Angeli musicanti, opera di Vincenzo Galloppi, fine del XIV secolo. Calendario 2009 del Fondo Edifici di Culto (F.E.C.). Ministero dell’Interno.

In questi ultimi anni, come forse mai prima, abbiamo potuto assistere a filmati, trasmissioni televisive, pubblicazioni sugli angeli. Un vero boom. La New Age ha fatto di questo tema addirittura uno dei suoi cavalli di battaglia. Si voleva dimostrare che non solo questi esseri spirituali esistono, ma che sono in stretta relazione con noi uomini. Che intervengono nella nostra vita, spesso in modo anche visibile, per aiutarci, per assisterci in momenti di particolare bisogno fisico o morale. Esseri dunque che hanno come scopo quello di vegliare su di noi, di proteggerci, di guidarci.
Tutto bene, direte. Sì, ma… A questo punto, infatti, si pone inevitabile la domanda sul significato profondo di queste presenze accanto a noi, su quale sia la meta di questo loro infaticabile lavoro di assistenza. Per questo sarà interessante rivisitare, seppure brevemente, quello che crede la fede cristiana al proposito proprio per fondare correttamente la nostra devozione agli angeli. La Sacra Scrittura, sia nell’Antico come nel Nuovo Testamento, è ricchissima di queste presenze angeliche.
Dalla Genesi fino alla Apocalisse gli angeli partecipano attivamente all’avventura (straordinaria, ricca di colpi di scena, perché fondata sulla libertà) del rapporto tra Dio e l’uomo. Questa creatura fragile ed esposta all’errore, vivente dello spirito di Dio e tuttavia impastato di materia corruttibile verso la quale, però, tutto sembra convergere. Infatti, non solo la storia umana, ma legata ad essa la storia dell’intero universo, non è cieca, tende a un fine: ristabilire pienamente, dopo l’iniziale caduta, il Regno di Dio e mostrarlo visibilmente in Cieli nuovi e nuova Terra. Al centro di essa l’episodio fondamentale: l’incarnazione del Verbo, la sua passione, la sua morte, la sua risurrezione, la sua ascensione. Eventi tutti determinanti, perché lo Spirito di vita ritorni a soffiare con pienezza in ogni uomo che lo invochi e lo desideri. Tramite l’amore di quel Figlio che si è addossato tutto il fardello del male umano, è avvenuta la redenzione a cui, da quel momento in avanti, ogni uomo, unito a lui come tralcio alla vite, può attingere a piene mani.
Ebbene, in questa dinamica di amore e di salvezza, gli angeli sono costantemente presenti. Ordinati in nove cori gerarchici: Serafini, Cherubini, Troni, Dominazioni, Virtù, Potenze, Principati, Arcangeli, Angeli, ognuno riflettente, dice san Bernardo, una particolare perfezione divina, essi lodano e glorificano costantemente quel Dio che contemplano faccia a faccia. Ma, al contempo, cooperano attivamente perché anche l’uomo, che a causa della caduta vive in una dimensione di fede, non più in una visione diretta, capisca sempre più profondamente il disegno di amore di Dio e vi aderisca di tutto cuore.
Così verso di noi essi si rivelano soprattutto come messaggeri del Signore e insieme come i collaboratori della provvidenza divina. Per questo li vediamo all’opera lungo tutta la storia della salvezza. Per citare solo alcuni esempi: chiudono il paradiso terrestre, trattengono la mano di Abramo che stava per uccidere Isacco, guidano il popolo di Israele verso la terra promessa, assistono i profeti nel loro compito. La stessa Legge, ci dicono gli Atti (7,53), viene comunicata a Mosé “per mano degli angeli”.
Nel Nuovo Testamento la vita di Gesù, dalla incarnazione fino alla ascensione è continuamente circondata dall’adorazione e dal servizio degli angeli. Essi annunziano a Maria la nascita del Redentore esultando poi sulla grotta di Betlemme; ne proteggono l’infanzia minacciata da Erode, lo servono nel deserto, lo confortano durante l’agonia, annunciano alle donne la sua risurrezione, accompagnano la sua ascensione. Facendo tutto questo non si limitano ad annunciare gli eventi, ma spesso li spiegano ai presenti, perché ne capiscano significato profondo, perché intuiscano in essi il piano di Dio. Per questo la Chiesa, riflettendo su tutto ciò, nel corso dei secoli ha promosso la devozione agli angeli. A quelli che vegliano sul disegno generale di salvezza, sul Cielo, sulla Terra, sulla Chiesa, sulle nazioni, sulle città ma anche su ognuno di noi. Perché sì, è verità di fede che ogni uomo abbia un angelo custode che ha il compito preciso di proteggerne la salute fisica e spirituale, facendosi mediatore della luce e della grazia divina che discendono dall’alto e che sono la vita dell’uomo. Ma anche delle preghiere di lode e al contempo delle richieste di aiuto che salgono al Cielo dai faticosi e turbolenti sentieri umani. In Gesù siamo tutti figli di Dio e come Lui è stato protetto dagli angeli del Padre così lo siamo anche noi. È una splendida e rasserenante certezza sulla quale contare.
Occorre tuttavia fare attenzione a non scambiare il mezzo con il fine. È il grave pericolo che esiste nella massiccia riproposizione New Age: fermare lo sguardo agli angeli, inducendoci così a pensare che essi possano essere potenze autonome, dotate cioè di energie salvatrici in proprio. Sarebbe un grave errore. Il loro ruolo, il loro potere trae senso e significato solo ed esclusivamente all’interno del piano divino di salvezza.
(continua)

Ricorda
“Non dimentichiamo che fuori di questo mondo materiale che conosciamo per mezzo dei sensi esiste un altro mondo che sfugge completamente a questa specie di conoscenza. Codesto mondo, composto di creature intelligenti buone o cattive, angeli o demoni, è in comunione reale, intima e misteriosa con noi. È però fuori del nostro ordine naturale, trovandosi su un piano completamente diverso. Esso costituisce, in relazione a noi, il mondo del preternaturale” (Antonio Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, Paoline, Roma 19656, p. 1032-3).

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Caratteristica della teologia morale del diavolo

Posté par atempodiblog le 29 septembre 2013

Caratteristica della teologia morale del diavolo dans Anticristo j85s

Il color cupo del sangue dei Murdstone incupiva anche la religione dei Murdstone, che era austera e rabbiosa. Questa, ebbi poi a pensare, era una necessaria conseguenza della fermezza del signor Murdstone, il quale non poteva permettere a nessuno di sfuggire ai più severi castighi, che sotto qualsiasi pretesto si potessero infliggere.

Sia come sia, ricordo bene le grinte arcigne con cui eravam soliti recarci in chiesa, e ricordo come l’atmosfera stessa del luogo sembrasse mutata.
Ecco: arriva la temuta domenica, e io m’infilo per primo nel nostro vecchio banco come un delinquente condotto, sotto buona scorta, al servizio religioso per prigionieri. Ecco la signorina Murdstone, con la sua gonna di velluto nero che sembra tagliata in un drappo funebre, venir subito dietro di me; poi mia madre; poi suo marito. Non c’è più Peggoty con noi, come una volta. Ecco la signorina Murdstone che brontola le risposte al servizio divino accentuando con crudele soddisfazione le parole più terribili. Ecco: rivedo i suoi occhi cupi fare giro della chiesa, mentr’ella dice “miserabili peccatori”, come se stesse facendo l’appello dei presenti.

Ecco: riesco a intravedere mia madre, che muove timidamente le labbra, stretta fra quei due che le riempion le orecchie col loro brontolio simile a un tuono soffocato. Ecco: mi domando, con improvviso terrore, se per caso non abbia torto il nostro vecchio buon pastore, e non abbiano invece ragione il signore e la signorina Murdstone, e se davvero tutti gli angeli del cielo non siano angeli di distruzione. Ecco: se io muovo un dito, o allento un muscolo della faccia, la signorina Murdstone mi colpisce dolorosamente le costole col suo libro di preghiere.

 di Charles Dickens – David Copperfield. Ed. Mondadori

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Caratteristica della teologia morale del diavolo

Un’altra caratteristica della teologia morale del diavolo è la distinzione esagerata che fa tra questo e quello, tra bene e male, tra giusto e ingiusto. Queste distinzioni diventano divisioni irriducibili. Non presuppongono che forse tutti più o meno abbiamo un poco di colpa, che dovremmo accollarci i torti degli altri per mezzo del perdono, della sopportazione, della comprensione paziente e dell’amore, aiutandoci così, a vicenda, a trovare la verità.

Al contrario, nella teologia del diavolo la cosa importante è di avere sempre assolutamente ragione e di dimostrare che tutti gli altri hanno torto. Questo non porta certo alla pace e all’unione tra gli uomini, perché significa che ognuno vuole aver ragione ad ogni costo o star dalla parte di chi ha ragione. E, per dimostrare di aver ragione, i «fedeli» devono punire ed eliminare tutti quelli che sono nel torto.

Thomas Merton – Nuovi semi di contemplazione. Ed. Garzanti

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Colei che ha capito Dio

Posté par atempodiblog le 29 septembre 2013

“Non abbandonare senza amore un uomo o la speranza in lui, poiché è possibile che anche il figlio più perduto si salvi, che anche il nemico più accanito possa ritornare tuo amico; è possibile che colui che è caduto così in fondo si risollevi; è possibile che l’amore che si è raffreddato torni ad ardere: perciò non abbandonare mai un uomo, neppure nell’ultimo momento, non disperare, no – spera tutto!”. (Soren Kierkegaard)

Colei che ha capito Dio dans Canti 68ty

«Quando nell’ombra cade la sera». Sono le parole che compongono la prima frase dell’omonimo canto popolare ed evocano pensieri che ci rimandano alla sera intesa come fine della giornata o come conclusione di un cammino difficoltoso o ancora come termine del cammino della vita; una sera, però, che si rischiara dall’immagine luminosa di Maria alla quale l’uomo può aprire il suo cuore nella ricerca di conforto, coraggio, aiuto. Il futuro del mondo in cui siamo immersi è incerto: la febbre dell’egoismo ha ormai contaminato tutto ciò che ci circonda, ma la certezza che Maria è speranza è ancora viva e forte.

I valori umani indicati da Maria sono le virtù basilari per guarire dall’incomprensione, dalla rivalità, dall’avidità. A un mondo schiavo del denaro Maria richiama la povertà, a un mondo provocatore e astuto consiglia la semplicità di cuore; a un mondo vecchio e indurito dall’odio porta il sorriso addolcito di giovinezza. L’uomo che affida la sua vita alla maternità di Maria è guidato verso i misteriosi legami dello Spirito che lo portano gradualmente a creare un contatto sempre più intenso con il Dio dell’amore, della misericordia, del perdono.

Nel corso dei secoli la devozione mariana ha trovato numerose espressioni: si sono sviluppati pensieri individuali in armonia con profondi sentimenti di fiducia e di speranza. In questo contesto un ruolo importante va riservato ai canti popolari mariani che hanno arricchito la preghiera della Chiesa e impresso il loro carattere alla cultura dei popoli. Le origini di queste lodi non ci sono note e oggi la maggior parte di esse sono cadute in disuso, ma bisogna riconoscere che le melodie e i testi di questi canti coinvolgono e trascinano.

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T. Grassi, Incoronazione della Vergine (1692), chiesa Madonna del Popolo, Romagnano Sesia (Novara).

«Quando nell’ombra» è un canto semplice, strutturato con strofe e ritornello; la conduzione ritmica si presenta uguale nel corso del brano, creando regolarità e continuità. La melodia delle strofe rispecchia, pur nella sua brevità, un percorso di quattro battute ascendenti, in progressione, a cui corrispondono altrettante battute, sempre in progressione, ma discendenti. È un percorso che richiede delicatezza nell’esecuzione; la graziosità melodica non va disturbata dall’appoggio sulla croma: tutto procede con linearità e spontaneità, privilegiando una sonorità delicata e leggera.

Il ritornello inizia con due battute che, data la scelta ritmica, interrompono l’atmosfera precedente. Le tre semiminime di Fa’ pura introducono una successione melodica più marcata che fa esplicito riferimento a una richiesta di aiuto, a un’invocazione resa ancora più convincente dall’apertura verso l’acuto che può essere accompagnata, anche, da un’intensità sonora maggiore.  È qui il punto che maggiormente si presta alla coralità con la possibilità di aggiungere alla melodia principale altre voci che danno rinforzo e grandiosità al ritornello. Dalla terza battuta del ritornello, poi, si riprende il ritmo iniziale, seppur leggermente variato nell’ultima parte, con un evidente richiamo melodico che conduce a una conclusione dolce e riservata.

Quando nell’ombra…
Quando nell’ombra cade la sera,
è questa, o Madre, la mia preghiera:
fa’ pura e santa l’anima mia.
Ave Maria, Ave.
Di stelle e d’angeli incoronata,
da mille popoli sempre invocata:
ave, divina bianca Regina.
Avvolta in splendida candida veste,
cinta da un serico nastro celeste:
ave, divina bianca Regina.
Nel duol, nel gaudio da mane a sera
s’innalzi unanime una preghiera
alla divina bianca Regina.

di Luisa Tarabra
a cura di Mario Moscatello e Giuseppe Tarabra – Madre di Dio

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