San Gennaro e la Solfatara di Pozzuoli
Posté par atempodiblog le 19 septembre 2013
San Gennaro e la Solfatara di Pozzuoli
Vicino alla Solfatara, ove nel 305, Gennaro, Vescovo di Benevento, subì il martirio, sorse, tra la fine del VI e l’inizio del VII secolo, una basilica in suo onore. Molto verosimilmente, di essa è rimasto soltanto l’Altare, noto alla pietà popolare come la pietra sulla quale sarebbe stato decapitato il Santo. L’eruzione della Solfatara, avvenuta nel 1198, provocò la sua rovina e fu più volte restaurata in seguito ai ricorrenti sismi, specialmente quelli che precedettero la tremenda eruzione con la formazione del Monte Nuovo (1538). Fu ricostruita in forme più ampie nel 1584, a spese del Comune di Napoli, su una porzione di suolo di proprietà dei canonici della cattedrale di Pozzuoli. Nello stesso tempo, accanto alla chiesa, fu edificato il convento dei Frati Minori Cappuccini i quali fin d’allora l’occupano ed officiano il sacro edificio con cura e zelo.
In un resoconto – Relatio ad Sacra Limina – sulla diocesi di Pozzuoli, inviato al papa nel 1589 dal vescovo Leonardo Vairo (1587 – 1603), si legge: “…La grande et universale devotione delli signori napolitani hanno edificato un nobile et bello monastero de’ padri Capuccini sotto la invocatione di detto santo Gianuario, dove officiano con tanta devotione et essemblarità di vita, che piamente si crede che per l’orationi di detti padri sia cessati li terremoti ch’erano tanto grandi et assidui che facevano cascare le case, et davano gran spavento a gli habitanti, et da cinque anni in qua che fu edificato detto monastero non se n’è sentito altro gratia al Signore…” (D.Ambrasi, A. D’Ambrosio, La Diocesi e i Vescovi di Pozzuoli, Napoli 1990, p.90). La chiesa di San Gennaro, dopo il 1584 sia pure gradatamente, diventò un famoso luogo di culto del Santo e Vescovo martire e meta di continui e devoti pellegrinaggi, specialmente da Napoli, sì da meritare il titolo di santuario; per tanto, tra il 1701 e il 1708, su progetto dell’architetto Ferdinando Sanfelice fu ampliato e reso più decoroso. Ma un incendio, scoppiato nella notte tra il 21 e 22 febbraio 1860, lo semidistrusse. Restaurato in breve tempo, su disegno dell’architetto Ignazio Rispoli e a spese del comune di Napoli e dei fedeli puteolani, nel 1926 fu arricchito di marmi e pitture di Luigi Tammaro. L’11 febbraio 1945 il vescovo di Pozzuoli Alfonso Castaldo (1934 – 1966) elevò il santuario a parrocchia, intitolandola a San Gennaro vescovo e martire e Santi Festo e Desiderio martiri, affidandone la cura delle anime agli stessi Frati Minori Cappuccini.
Sulla pietra porosa sono rimaste solo poche macchie del sangue di San Gennaro, nere durante tutto l’anno. Ma nei giorni che precedono l’anniversario della sua decapitazione assumono ogni giorno di più un colore rosso rubino. Una persona non credente o estremamente razionale non riesce a vedere quello che significa il miracolo del sangue. E’ qualcosa di impalpabile, straordinario. Il fenomeno del sangue di San Gennaro continua a non avere una spiegazione scientifica, a restare quindi un mistero che la scienza stessa definisce prodigioso. Affidandosi all’intercessione del loro patrono, i napoletani sono stati salvati dalla fame, dalla peste, dalla lava del Vesuvio e dai terremoti. San Gennaro è protettore degli orafi e dei donatori di sangue ed è patrono anche di Benevento, Sassari e Torre del Greco.
Durante la persecuzione di Diocleziano, Gennaro, vescovo di Benevento, si recò a Pozzuoli per far visita ai fedeli. Saputo di questo viaggio, Sessio, diacono dell’odierna Miseno, gli andò incontro. Quest’ultimo venne, però, fermato lungo la strada e arrestato per ordine di Dragonzio, giudice anticristiano. Saputo dell’accaduto, Gennaro andò a trovare l’amico finito in carcere a causa sua. Dragonzio approfittò dell’occasione per arrestare anche lui. La sentenza fu di adorazione forzata degli idoli agli altari pagani. Naturalmente Gennaro rifiutò. Al rifiuto, Dragonzio sentenziò che fossero divorati dalle belve nell’anfiteatro. La comunità cristiana si ribellò, ma ottenne solo la conversione della pena: la decapitazione.
A sentenza eseguita, alcuni cristiani si incaricarono di seppellire i martiri e di conservare un po’ del loro sangue, rito usuale all’epoca dei fatti. Il sangue di Gennaro fu tenuto in custodia dalla sua nutrice in due ampolle, mentre il corpo venne sistemato prima a Fuorigrotta e poi in quelle che oggi sono le Catacombe di San Gennaro a Capodimonte. Un secolo dopo, nel 431, in occasione della traslazione delle reliquie del Santo da Pozzuoli a Napoli, un’altra donna presentò le due ampolle, affermando che contenevano il sangue coagulato del martire.
Come per provare la sincerità della donna, il sangue si liquefece all’improvviso sotto gli occhi del vescovo e della folla riunita ad assistere alla cerimonia di traslazione. Il miracolo, da allora, si ripete ogni anno in una delle date legate al santo: la vigilia della prima domenica di maggio, data della traslazione, il 16 dicembre (anniversario dell’eruzione vesuviana del 1631 durante la quale i napoletani invocarono il santo a protezione) e il 19 settembre, per ricordare il martirio. Il fenomeno si ripete anche nella pietra porosa, impregnata del suo sangue, nel monastero di Pozzuoli, soprattutto a ridosso dell’anniversario del martirio.
Festa di San Gennaro: 19 Settembre
Tratto da: Santuario San Gennaro alla Solfatara
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