San Gennaro e il suo miracolo
Il santo patrono di Napoli è senz’altro una delle figure più celebri della Chiesa, sebbene di lui si abbiano pochissime incerte notizie. Ciò è dovuto senz’altro al miracolo dello scioglimento del sangue, che egli compie da secoli tre volte l’anno.
di Maurizio Schoepflin – Radici Cristiane
San Gennaro è sicuramente uno dei santi più noti e popolari, e tale popolarità è legata a un famosissimo miracolo che continua a ripetersi nel tempo, quello della liquefazione del suo sangue, contenuto in due ampolle completamente sigillate che sono custodite nella Cappella del Tesoro del Duomo di Napoli.
Il secolare miracolo del santo
Si tratta di una massa solida di colore rosso scuro che, in occasione del miracolo, si scioglie totalmente o parzialmente. Tale fenomeno prodigioso, che sfugge alle fondamentali leggi della fisica, ha alimentato la fede di migliaia e migliaia di devoti.
E’ opportuno precisare che il miracolo della liquefazione del sangue non è esclusivo di san Gennaro, ma riguarda anche altri santi; tuttavia a Napoli (perché, come noto, è proprio in questa città che avviene) esso ha assunto un valore e un significato davvero eccezionali.
Fonti attendibili attestano che l’evento miracoloso si è verificato per la prima volta il 17 agosto del 1389. Da allora continua a ripetersi tre volte all’anno, con una regolarità “straordinaria”.
Ogni primo sabato di maggio il busto d’argento contenete le ossa del cranio del santo, ornato di preziosi paramenti vescovili, e il reliquario contenente la teca e le ampolle vengono portate in processione dal Duomo alla Basilica di Santa Chiara, in ricordo della prima traslazione delle reliquie del santo da Pozzuoli a Napoli, e qui, dopo le preghiere di rito, avviene la liquefazione del sangue raggrumato.
La seconda occasione è il 19 settembre, giorno al quale risale, secondo la tradizione, la decapitazione del martire: questa volta il miracolo si ripete sull’altare del Duomo; il terzo momento è il 16 dicembre, in ricordo della terribile eruzione del Vesuvio del 1631, repentinamente bloccatosi dopo le invocazioni della popolazione al santo.
Ma chi era Gennaro, vescovo e martire della Chiesa napoletana?
Tradizioni biografiche
Intorno alla sua figura si sa poco o nulla di certo e si annoverano varie leggende: secondo una di queste, il santo, nativo di Napoli, sarebbe stato eletto vescovo di Benevento e martirizzato con altri sei compagni al tempo dell’Imperatore Diocleziano, intorno all’anno 305.
Tale leggenda racconta che Gennaro svolse il suo apostolato con grande capacità, fu amato dalla comunità cristiana e rispettato anche dai pagani. Egli conosceva apprezzava il diacono Sosso, che guidava la comunità di Misero, e quando seppe che Sosso era stato arrestato e incarcerato dal giudice Dragonio, proconsole in Campania, volle recarsi con altri due compagni, Festo e Desiderio, a fargli visita, ma tutti e tre furono a loro volta arrestati.
Procolo, diacono di Pozzuoli, e altri due fedeli, Eutiche e Acuzio, protestarono vivamente contro questo provvedimento e così anch’essi vennero tratti in arresto. Tutti e sette i prigionieri furono condannati a essere sbranati dagli orsi durante i giochi dell’anfiteatro; ma mentre si stavano facendo i preparativi, Dragonio si rese conto che la simpatia che il popolo provava per loro avrebbe potuto procurare dei disordini e pertanto decise di commutare la pena nella decapitazione, che, secondo la tradizione, avvenne il 19 settembre del 305.
Esiste in realtà una certa contraddittorietà fra leggenda e documentazione storica, e per tale motivo gli studiosi, tra cui Delehaye, hanno proposti di identificare il martire Gennaro, con l’omonimo vescovo di Benevento che partecipò al Concilio di Sardica del 343: come accadde anche ad altri vescovi cattolici, egli avrebbe patito la persecuzione del partito ariano e per questo motivo avrebbe meritato l’appellativo di martyr sine sanguine, Sarebbe stato un tardo agiografo a sdoppiarne l’unica figura storica di Gennaro, facendone un martire di Diocleziano.
Le reliquie del santo furono portare a Benevento e successivamente, nel XII secolo, trasferite nel cenobio di Montevergine; un racconto piuttosto misterioso parla di una successiva traslazione a Reichenau, sul Lago di Costanza, in Svizzera, dove tuttora Gennaro è molto venerato. Piccoli frammenti del cranio sarebbero rimasti a Napoli e conservati nell’artistico busto che ancora li contiene. Nel 1497 il corpo fu traslato solennemente nel Duomo di Napoli.
“Una delle meraviglie di Napoli”
Nel frattempo il culto del santo aveva subito una svolta molto significativa, poiché era stata trovata una nuova reliquia: il sangue. La prima attestazione della liquefazione risale, come si è già detto, al 17 agosto 1389, quando la città di Napoli stava attraversando un momento particolarmente difficile: il suo coinvolgimento nelle lotte dinastiche degli Angiò e nello scisma avignonese, insieme a una terribile carestia e a un’eruzione del Vesuvio, avevano gettato il popolo napoletano nella disperazione; ebbene, in quella data di sangue di San Gennaro si sciolse, e da allora esso è diventato non solo una delle “meraviglie” di Napoli, ma anche l’emblema della protezione assicurata dal santo alla città.
In merito al miracolo della liquefazione del sangue di sono avute, nel corso dei secoli, varie dispute, sia in ambienti laici che ecclesiastici, e il suo verificarsi o meno è stato interpretato come un pronostico favorevole o negativo per la storia e le vicende complessive della città partenopea.
Inoltre, alcuni hanno parlato di abile frode, sostenendo che si tratterebbe non di sangue ma di una sostanza preparata molti secoli fa; tuttavia le analisi scientifiche effettuate da esperti di chiara fama, tra cui il professore Baima Bollone, noto studioso della Sindone, hanno confermato senza dubbio alcuno la presenza di sangue.
La Chiesa non si è mai pronunciata ufficialmente sul miracolo; tuttavia, in un suo discorso, il Pontefice Paolo VI si richiamò a esso, auspicando che la fede del popolo napoletano potesse “ribollire” proprio come il sangue di san Gennaro.