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LEWIS/ Il cristianesimo? Non è cosa per “brave persone”

Posté par atempodiblog le 9 septembre 2013

LEWIS/ Il cristianesimo? Non è cosa per “brave persone”
di Andrea Monda – Il Sussidiario
Tratto da: Il Centro culturale Gli scritti

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Nel 1952 viene pubblicato in Inghilterra un libro dallo strano titolo, Mere Christianity di Clive Staples Lewis, già famoso, anche al di fuori della madrepatria, per Le lettere di Berlicche e Le Cronache di Narnia. Con quest’opera dedicata al «mero» cristianesimo, cioè ai principi-base della fede, comuni ad ogni confessione cristiana, il poliedrico genio del professore di filologia di Cambridge, poeta e apologeta, saggista e romanziere, metteva ordine e raccoglieva in un unico volume le sue riflessioni di oltre una decade sulla fede cristiana, quella fede che alla fine degli anni ’20 aveva riscoperto e abbracciato grazie a diversi “incontri”, con i libri di George MacDonald e di Gilbert Keith Chesterton e con la persona di J.R.R.Tolkien.

Da buon convertito egli fu infatti un energico apologeta: proprio come Chesterton aveva fatto nei primi decenni del secolo, così Lewis tra gli anni ’40 e ’60 percorre in lungo e in largo il territorio britannico per sfidare, dal vivo o anche per radio, atei e agnostici a singolar tenzone e quindi sconfiggerli in virtù di una eccezionale forza dialettica. Quella stessa forza che insieme alla propria cultura filologica, ad un notevole acume psicologico ed una grande conoscenza del cuore umano, troviamo riversata in tutte le sue opere. È proprio dalla sua attività di conferenziere che nasce nel 1942 il volume Broadcast Talks e l’anno successivo Christian Behaviour: A Further Series of Broadcast Talks e poi Beyond Personality: the Christian Idea of God pubblicato nel 1944. Mere Christianity è di fatto l’edizione riveduta e ampliata di questi tre volumi in un’unica raccolta e in qualche modo è la summa del Lewis apologeta (anche se a questo saggio devono essere aggiunti Il problema della sofferenza, La mano nuda di Dio: uno studio preliminare sui miracoli, I quattro amori e L’onere della gloria). In Italia Lewis non ha conosciuto la fortuna del suo amico Tolkien e nemmeno quella del suo “maestro” Chesterton: Mere Christianity è stato tradotto solo nel 1981, prima dalle Edizioni G.B.U. con il titolo Scusi, qual è il suo dio? e poi nel 1997 da Adelphi, con il titolo Il cristianesimo così come è.

In questo libro piccolo quanto prezioso splende la forza intellettuale e il nitore spirituale del Lewis apologeta pugnace, degno erede di Chesterton, forse meno sanguigno e spassoso dell’illustre creatore di Padre Brown, ma dotato di uno stile più limpido e distaccato (e non per questo meno efficace, tutt’altro). Il lettore italiano del terzo millennio riesce a gustare i ragionamenti di Lewis che lo introducono con la forza di un moderno Padre della Chiesa nel vivo della fede cristiana presentata ad un tempo con passione ed equilibrio.

Ritroverà nelle pagine di Lewis gli insegnamenti di Agostino (splendida nella prima parte la critica al dualismo) per cui “…la malvagità non può nemmeno riuscire ad essere un male allo stesso modo in cui la bontà è un bene. La bontà è, per così dire, se stessa, ma la malvagità è solo bontà deteriorata. Ci deve dunque essere, prima, qualcosa di buono, perché possa poi essere guastato [...] Cominciate ora a capire perché il cristianesimo ha sempre affermato che il diavolo è un angelo caduto? Non è semplicemente una storiella per bambini; è il riconoscimento del fatto che il male è un parassita, non qualcosa di originale”, ma anche quella forte rivalutazione dei sensi e della ragione umana di chiara marca “tomista”.

Tutto questo condito con le “salse” tipicamente britanniche del buon senso, dell’umorismo e di un innato sentimento poetico. Se per Borges, “inglese di Buenos Aires”, la poesia è essenzialmente cogliere la stranezza delle cose della vita, anche per Lewis, seguace di Chesterton, il cristianesimo eccelle tra le altre religioni per la sua stranezza, cioè corrispondenza con la realtà: “Di solito, infatti, la realtà è qualcosa che non si sarebbe mai potuta immaginare. Questa è una delle ragioni per cui credo nel cristianesimo: è una religione che non si sarebbe mai potuta immaginare. Se ci proponesse proprio il tipo di universo che ci saremmo sempre aspettati, mi sembrerebbe il frutto di una nostra invenzione. Ma in effetti, non è niente che qualcuno abbia potuto inventare e presenta quelle strane contraddizioni che sono proprie delle cose vere”.

Con questa stessa freschezza e leggerezza Lewis si muove tra i principali dogmi del cristianesimo, dalla creazione all’incarnazione, passando per il peccato originale (“Per quanto ne sappiamo, a Dio non costa nulla creare cose belle; ma convertire delle volontà ribelli gli costa la crocifissione”), con ragionamenti rigorosi e nitidi quanto politicamente scorretti (si tratta sempre di parlare di Cristo, segno di contraddizione) fino alla distinzione finale tra “brave persone” e “uomini nuovi” che il cristianesimo, questa religione sempre giovane, è venuta a sancire definitivamente: “paragonata allo sviluppo dell’uomo su questo pianeta, la diffusione del cristianesimo nella razza umana sembra sia avvenuto nel tempo di un lampo, perché duemila anni sono quasi nulla nella storia dell’universo […] siamo ancora i ‘primi cristiani’ […] stiamo mettendo i primi denti. Il mondo esterno, senza dubbio, pensa esattamente il contrario, e cioè che stiamo morendo di vecchiaia, ma ogni volta il mondo è rimasto deluso [...] L’uniformità è più diffusa tra gli uomini ‘naturali’ che tra chi si arrende a Cristo. Come sono stati monotonamente simili tutti i grandi tiranni e conquistatori! E come sono gloriosamente diversi i santi!”.

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Radio Maria: una voce cristiana nella tua casa

Posté par atempodiblog le 9 septembre 2013

Radio Maria: una voce cristiana nella tua casa dans Stile di vita kwzu

L’anima di Radio Maria
Dopo oltre 25 anni dalle sue umili origini, Radio Maria, ormai divenuta una rete mondiale di radio locali che comprende 65 emittenti, ha sentito la necessità di fissare in un Documento ufficiale le sue caratteristiche irrinunciabili, che fanno di essa un fenomeno unico nel panorama delle radio cattoliche. Questa esigenza si è manifestata nel Convegno mondiale che si è tenuto nell’Ottobre 2012, quando erano presenti le delegazioni di tutte le Radio Maria dei cinque continenti. Abbiamo compreso che era giunto il momento di fissare, nero su bianco, in un testo condiviso e vincolante, ciò che costituisce l’identità di Radio Maria, in modo tale che possa valere non solo oggi ma anche per il futuro.
L’importante Documento non rivela nulla di nuovo, ma sancisce i principi ispiratori del Progetto-Radio Maria, al quale tutte le Radio Maria devono ispirarsi ed essere fedeli, pena la perdita del nome. Invitiamo i nostri affezionati ascoltatori a leggere attentamente il testo inserito nel giornalino, perché si possano rendere conto di questo straordinario dono della Madonna e quanto sia importante che tutti lo custodiamo e lo facciamo crescere, perché possa dare frutti anche per le future generazioni. Guai se, per mancanza di fede, il sale divenisse scipito! A cosa servirebbe se non ad essere gettato via e calpestato dagli uomini?
L’amore per la Madonna, l’annuncio della conversione, la preghiera e l’evangelizzazione, la rinuncia alla pubblicità, l’affidamento alla Provvidenza, l’amore e l’obbedienza alla Chiesa, in particolare al Sommo Pontefice, la cooperazione fra laici e sacerdoti, la forza del volontariato, l’attenzione ai poveri, ai sofferenti, alle persone sole, agli anziani e ai carcerati, il coinvolgimento degli ascoltatori, sono gli elementi distintivi di Radio Maria in ogni paese del mondo.

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La meravigliosa storia di Radio Maria
Radio Maria ha avuto ufficialmente inizio nel 1987 quando l’associazione RadioMaria ha rilevato la radio parrocchiale di una frazione del comune di Erba.
Con l’aiuto e la spinta degli ascoltatori abbiamo potuto approfittare del triennio 1988-1990, prima dell’entrata in vigore della legge che ha normalizzato l’esistente, per creare una rete nazionale con più di 500 ripetitori. Ovviamente ci siamo trovati anche con molti debiti, ma la generosità degli ascoltatori non è mancata e in pochi anni tutto è rientrato nella norma. Nel decennio successivo si è ottimizzata la rete privata che è divenuta quella con la presenza più capillare in Italia per essere fedeli al nostro slogan: “Ovunque ci sia un uomo, Radio Maria sarà al suo fianco”.
Raggiunta buona parte della popolazione italiana si trattava di portare il segnale agli italiani all’estero e puntualmente nel 1992 sono iniziate le trasmissioni a New York con il programma italiano ritrasmesso negli USA via satellite, a cui è seguito il segnale per gli italiani in Canada e in tutta Europa.
Nel frattempo sono pervenute due chiamate: dal Burkina Faso (Africa) e dal Perù (Sud America).
Una delle caratteristiche della “nuova” Radio Maria era quella di un ampio dialogo degli ascoltatori con i vari conduttori dei programmi, in modo particolare con il direttore. Sono stati gli ascoltatori a spingerci non solo a rispondere a queste chiamate, ma anche ad aiutare economicamente le radio che nascevano nei paesi più poveri del mondo.
Dal 1992 al 1997, iniziando da Burkina Faso e Perù, Radio Maria Italia ha visto nascere emittenti in Europa, America Latina e Africa.
È stato quindi necessario costituire una nuova associazione che raccogliesse le radio esistenti e si aprisse alle nuove chiamate: così è nata il 3 giugno 1998 l’Associazione World Family of Radio Maria, organizzazione non governativa in seguito riconosciuta anche dall’Onu.
È stato un lavoro entusiasmante. Oggi siamo in 59 paesi con 19 radio nelle Americhe, 19 in Europa, 17 in Africa, 3 in Asia e 1 in Oceania, più cinque radio per le minoranze linguistiche e un gemellaggio in Libano.
Quale futuro? Sicuramente la Santa Vergine, nei tempi che solo Lei conosce, vorrà coprire con il suo manto tutto il mondo arrivando anche dove oggi sembrerebbe utopia.
Noi continuiamo giorno dopo giorno a installare antenne e trasmettitori, a migliorare le attrezzature tecnologiche, a raggiungere anche i paesi con scarsa presenza cattolica, oltre a formare costantemente nel mondo tutte le persone coinvolte nel progetto.
Chiediamo alla Santa Vergine la Sua protezione, affinché possiamo essere sempre fedeli ai nostri due pilastri: aiutare la Santa Chiesa nell’opera di evangelizzazione ed essere accanto all’uomo con una parola di conforto e di speranza.

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L’identità di Radio Maria
Nel panorama radiofonico Radio Maria ha una sua precisa identità, che la distingue ovunque nel mondo e si è delineata lungo il corso del tempo, restando fedele alla ispirazione originaria. Gli elementi costitutivi dell’identità di Radio Maria sono un patrimonio prezioso da custodire e da sviluppare.

L’amore per la Madre di Dio è l’anima di Radio Maria
Radio Maria è nata e si è diffusa prima in Italia e poi nei cinque continenti sotto la spinta dell’amore per la Madonna. Senza un amore filiale per la Madre di Dio e la Madre della Chiesa Radio Maria sarebbe una realtà inspiegabile. Il desiderio di aiutare l’Ancella del Signore nell’opera della salvezza delle anime è all’origine di Radio Maria ed è la sorgente da cui scaturiscono energie sempre nuove.
Se svanisse l’amore per la Madonna Radio Maria appassirebbe come un fiore senza l’acqua. Lo stesso nome “Radio Maria” vuole indicare una identità e una appartenenza. Indica un’emittente che si ispira alla Santa Vergine e si pone al suo servizio.
Nella solennità dell’Annunciazione tutte le Radio Maria del mondo rinnovano la loro consacrazione alla Madonna.

La Radio strumento al servizio di Maria
Dio sceglie gli strumenti più semplici per incontrare gli uomini. Ha usato il libro per comunicare la sua Parola e la predicazione per diffonderla. La Radio si pone nella prospettiva della diffusione della parola. Infatti lo strumento radiofonico è portatore della voce che, dalla bocca di chi parla, giunge agli orecchi di chi ascolta: fides ex auditu, la fede nasce dall’ascolto (Rm 10,17). L’annuncio della Parola di Dio è il grande mezzo usato da Gesù Cristo e dagli Apostoli: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato” (Mc 16,15). La Radio è un mezzo semplice ed efficace per la propagazione del Vangelo. L’evoluzione tecnologica ne ha fatto uno strumento capillare che raggiunge le persone ovunque si trovino. La Radio è uno strumento per sua natura missionario. La voce arriva fino al cuore e lo interpella. La centralità della Radio non esclude ma, al contrario, valorizza i mezzi ausiliari di comunicazione sociale che l’innovazione tecnica propone.

Le finalità di Radio Maria
Radio Maria è una iniziativa che nasce sotto la spinta dell’amore cristiano. Il suo obbiettivo è quello di aiutare le persone a cercare e trovare il senso della vita alla luce della buona novella del Vangelo di Gesù Cristo. Attraverso le onde dell’etere si propone di portare la riconciliazione e la pace nei cuori, nelle famiglie e nella società. Radio Maria è “una mano tesa” che si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà, per incoraggiarli nelle difficoltà della vita e guardare con fiducia al futuro. La sua attenzione è rivolta in modo speciale ai sofferenti nel corpo e nello spirito, alle persone sole, agli anziani, ai poveri e ai carcerati. Nel rispetto delle coscienze, testimonia l’amore di Dio e la speranza della vita eterna.

La configurazione giuridica di Radio Maria
La struttura giuridica di Radio Maria è costituita da una Associazione civile (e in caso di impossibilità da una Fondazione o altro ente no profit) senza fine di lucro, composta da persone che ne condividono gli ideali e le finalità. L’Associazione civile è uno strumento che consente a Radio Maria di essere presente, come soggetto giuridico, ovunque nel mondo per realizzare i suoi scopi. La struttura giuridica di Associazione civile no profit consente a Radio Maria la gestione delle varie attività e permette all’Autorità Ecclesiastica competente la vigilanza sulla dottrina attraverso il Sacerdote Direttore. La World Family of Radio Maria è una Associazione civile, con sede in Italia, costituita dalle Associazioni nazionali di Radio Maria. La WF vigila sull’identità di Radio Maria, sostiene la sua diffusione nel mondo e ne promuove l’unità e la solidarietà nell’ambito di un’unica grande famiglia.

Radio Maria nella Chiesa e nella società
Radio Maria opera nell’ambito sia della comunità ecclesiale come della società multireligiosa odierna.
Lo strumento della radio per sua natura si estende all’intera popolazione. Il destinatario del messaggio è ogni uomo che porta nel suo cuore la fame di Dio e il bisogno della salvezza. Le onde dell’etere portano la luce del Vangelo ben oltre i confini dell’appartenenza ecclesiale. Una parte degli ascoltatori e dei sostenitori di Radio Maria sono pecorelle che si trovano fuori dall’ovile. Radio Maria, pur essendo un’Associazione civile, garantisce la vigilanza della Chiesa cattolica sul messaggio attraverso la presenza del Sacerdote Direttore, munito del permesso dell’Autorità ecclesiastica competente.
La Famiglia Mondiale di Radio Maria è l’interlocutore dell’Autorità Ecclesiastica locale per qualsiasi questioni di reciproco interesse e mantiene regolari rapporti informativi col Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali. Radio Maria si impegna in modo particolare a seguire gli insegnamenti e le direttive pastorali del Sommo Pontefice.

Le figure del Presidente e del Sacerdote Direttore di Radio Maria
Il Presidente dell’Associazione e il Sacerdote Direttore dei programmi sono i due centri propulsivi dell’attività di Radio Maria. In essi si realizza la collaborazione nell’apostolato fra sacerdozio e laicato, auspicata dal Concilio Vaticano II. Sono due figure di pari dignità, che si completano e si sostengono a vicenda, operando ognuna nel proprio settore di competenza. La loro attività concorde si muove nell’ambito delle finalità di Radio Maria e nella tutela della sua identità. La loro sinergia è assicurata dalla reciproca presenza negli organi direttivi e operativi.
Il Presidente è il legale rappresentante dell’Associazione e il Paterfamilias che ne promuove l’unità. Al Presidente fanno capo tutte le attività di gestione.
Il Sacerdote Direttore è responsabile di tutto ciò che riguarda i programmi, promuove la vita spirituale e garantisce la comunione con la Chiesa cattolica.

Il Presidente e il Director Advisor della Famiglia Mondiale
All’interno della World Family, il Presidente, nominato dal Consiglio Direttivo, è il rappresentante legale della World Family e il vero Paterfamilias di tutti i presidenti delle Associazioni Radio Maria promuovendone l’unità e la appropriata formazione; fa in modo che i principi di tutte le attività di gestione delle Associazioni siano conformi allo spirito dell’Identità.
Il Director Advisor è colui il quale ha il compito di rappresentare la World Family “nel processo di approvazione” (oppure “per l’approvazione”) della nomina del Sacerdote Direttore di ogni Radio Maria. Essendo il custode della conformità ecclesiale dell’Identità di Radio Maria, deve vigilare in modo che l’attività editoriale di ogni Radio Maria sia conforme allo spirito dell’Identità.
Il primo direttore del Progetto Radio Maria è Director Advisor incaricato. Il Director Advisor è nominato dal Consiglio Direttivo della World Family tra i suoi membri sacerdoti ed eserciterà la sua carica presso le sedi della World Family.

Il volontariato forza propulsiva di Radio Maria
“Date e vi sarà dato” (Lc 6,38). Il progetto di Radio Maria si basa sull’apporto insostituibile del volontariato. I volontari sono il cuore pulsante che fa scorrere il sangue in ogni parte del corpo. L’anima del volontariato è il desiderio di aiutare la Madonna nella realizzazione della sua opera materna di pace e di amore. Lo spirito del volontariato è una fiamma accesa in tutti gli operatori di Radio Maria, anche di coloro che hanno una retribuzione. Tutte le trasmissioni di Radio Maria sono a titolo gratuito.
È necessario sollecitare i volontari nei vari servizi ausiliari che sono alla loro portata. Gli ascoltatori di Radio Maria sono una fonte inesauribile di volontariato.

La Divina Provvidenza sostegno sicuro di Radio Maria
“Cercate prima il Regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù” (cfr. Lc 12,31). Il lavoro ben fatto è benedetto da Dio. Radio Maria per i suoi bisogni materiali fa appello alla generosità dei suoi ascoltatori ed estimatori. Rinuncia ai finanziamenti che provengono dalla pubblicità e da altre fonti che possano limitare o condizionare la sua missione. Il sostegno degli ascoltatori è una garanzia che non viene mai meno ed è, nel medesimo tempo, una verifica della qualità dei programmi. L’esperienza testimonia che Radio Maria trova nel suo pubblico le risorse necessarie. Radio Maria evita le forme spurie di finanziamento come, ad esempio, la trasmissione a pagamento di programmi altrui. La fiducia nella Divina Provvidenza non è passiva ma operativa e richiede iniziative appropriate per rendere corresponsabili gli ascoltatori nel sostegno quotidiano.

Lo spirito di ogni attività di gestione in Radio Maria
Lo spirito che anima la gestione di ogni attività di Radio Maria è quello dell’essenzialità e della sobrietà, essendo costituita come una associazione civile no profit ed essendo guidata da un particolare zelo missionario.
Uno degli scopi principali delle attività di gestione di ogni Radio Maria è il raggiungimento dell’intera popolazione nazionale e dei cosidetti “ultimi”.
Questo deve avvenire con serietà professionale in modo che le risorse a disposizione possano garantire la graduale e ottimale copertura nazionale del segnale radiofonico anche con l’ausilio delle più moderne tecnologie della comunicazione.
Le principali informazioni di gestione devono essere aperte e condivise con gli ascoltatori e tutto deve essere orientato al principio dell’onestà e oculatezza amministrativa attraverso l’estrema cura e attenzione nella gestione delle risorse (edifici, equipaggiamenti, stipendi) come espressione del rispetto verso i poveri che affidano alla radio il loro denaro.
I soci dell’Associazione civile e i membri del consiglio direttivo possiedono lo spirito del volontariato e pertanto la gratuità di tutte le cariche nell’associazione e il controllo dell’amministrazione tramite un ente indipendente sono parte integrante dello spirito di gestione dell’Identità di una Radio Maria.

Radio Maria annuncia la conversione
“Convertitevi e credete nel Vangelo” (Mc 1,15). Radio Maria, attraverso il suo palinsesto, chiama gli uomini alla conversione, perché possano camminare nella luce di Dio e vivere nella pace. Il palinsesto di Radio Maria si ispira ai valori spirituali e morali del Vangelo e agli insegnamenti della Chiesa cattolica. Le componenti fondamentali del palinsesto di Radio Maria sono la preghiera, l’evangelizzazione, la promozione umana cristianamente ispirata e l’informazione illuminata dalla fede. Anche la musica deve elevare l’anima e aprire i cuori.
La preghiera è l’attività più importante di Radio Maria e comprende: le preghiere del buon cristiano al mattino e alla sera, la S. Messa quotidiana trasmessa dalle parrocchie e dalle comunità, la Liturgia delle Ore, il S. Rosario, l’Angelus, Devozioni e preghiere particolari.
L’evangelizzazione fa riferimento a tutto il patrimonio di fede e di cultura della Chiesa cattolica e comprende: l’annuncio delle verità fondamentali della fede, la spiegazione sistematica del Catechismo della Chiesa Cattolica, corsi di Teologia Dogmatica, Teologia Morale, Sacra Scrittura, Spiritualità, Storia della Chiesa, Mariologia, Agiografia, Dottrina Sociale della Chiesa, problematiche pastorali, Ecumenismo, Religioni non cristiane, ecc.
La promozione umana si concentra in modo particolare sulla famiglia, l’educazione, la bioetica, la salute, il lavoro, il rispetto del creato, ecc.
L’informazione presenta gli avvenimenti del mondo nell’ottica della fede e informa correttamente gli ascoltatori sulla via della Chiesa universale e locale.
In ogni momento del suo palinsesto Radio Maria deve comunicare luce, pace e fraternità.

I Conduttori di Radio Maria
I Conduttori di Radio Maria sono dei cattolici che condividono il progetto di Radio Maria e danno il loro apporto volontario per la sua realizzazione. Ogni conduttore si ispira all’insegnamento della Chiesa cattolica, attenendosi in particolare al nuovo Catechismo universale. Le trasmissioni di Radio Maria operano per il risveglio e la crescita della fede e per costruire la comunione ecclesiale. Nel medesimo tempo comunicano valori autenticamente umani e si rivolgano ai lontani e ai non credenti per aiutarli a trovare la via della salvezza. Ogni conduttore di Radio Maria deve essere non solo un annunciatore, ma un testimone credibile, che si propone ai microfoni con umiltà e bontà, vivendo quanto comunica e mettendo al servizio della Madonna e degli ascoltatori la propria testimonianza di fede e le proprie competenze professionali.

Gli ascoltatori di Radio Maria
Gli ascoltatori di Radio Maria non sono una moltitudine anonima, ma una famiglia che si riconosce in un cammino da compiere insieme.
Essi svolgono un ruolo attivo e dinamico nelle trasmissioni, intervenendo con le loro domande e le loro riflessioni. Le testimonianze di vita degli ascoltatori non sono meno importanti degli insegnamenti dei conduttori. Gli ascoltatori rispondono quando vengono sollecitati ad aiutare Radio Maria nei modi possibili, con la preghiera, il sostegno economico e il volontariato. Gli ascoltatori sono il vero tesoro di Radio Maria, da proteggere, incoraggiare e incrementare ogni giorno.

di Padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria
Tratto da: Il giornalino di RM

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2e2mot5 dans Diego Manetti La trappola di Dio

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La macchina da soldi degli armamenti

Posté par atempodiblog le 9 septembre 2013

La macchina da soldi degli armamenti
di Francesco Grignetti – La Stampa

La macchina da soldi degli armamenti dans Riflessioni pedt

Il geniale Alberto Sordi ce l’aveva raccontato già nel 1974. «Finché c’è guerra, c’è speranza». Sono trascorsi quasi quarant’anni e siamo ancora lì. Nel frattempo il mercato delle armi è cresciuto senza pause. Da 1994 al 2010 è stato un crescendo. Alla faccia della crisi internazionale, non c’è Paese africano, asiatico, americano che non spenda cifre da capogiro per rifornire i propri arsenali. Secondo il rapporto annuale redatto a Stoccolma, soltanto nell’ultimo anno c’è stato un rallentamento. Le vendite hanno subito un piccolo calo del 5%, scendendo dai 412 miliardi di dollari del 2010 ai 410 del 2011. Però ha inciso sulle statistiche la fine della guerra in Iraq e l’inizio del ritiro dall’Afghanistan. Infatti cala leggermente il peso degli Stati Uniti, ma crescono Russia e Cina.

Le cifre in ballo sono gigantesche. E dai dati si consideri che sono escluse le aziende produttrici di armi della Cina in quanto non sono disponibili cifre ufficiali. La Cina in verità è in piena corsa al riarmo. Ma il discorso vale per tutta l’area del Pacifico. E per il Medio Oriente. Ci sono Paesi quasi spopolati, ma ricchissimi di petrolio che devono obbligatoriamente tutelarsi. L’insegnamento di Saddam Hussein che invade il vicino non lo dimenticheranno più. Di qui il continuo shopping in armi di Arabia Saudita, Kuwait, Emirati.

Gli europei, al confronto, sono sparagnini. Noi soprattutto produciamo e vendiamo. Le fabbriche inglesi, tedesche, francesi e italiane sgomitano in questo campo. Solo per restare all’Italia, considerando che le industrie pubbliche Finmeccanica e Fincantieri sono i principali protagonisti del settore, ma non solo, perché sono apprezzatissimi anche Iveco e Beretta, si stima che in dieci anni abbiamo incassato 36 miliardi di euro. E quindi va bene la riprovazione, ma si consideri anche che quelle che producono armi sono tra le poche che non delocalizzano (non potrebbero), che investono nella ricerca, sia pure non tutta a fin di bene, e che continuano a dare lavoro. Questione tornata di attualità con il progetto F35.

Discorsi che fanno orrore al mondo dei pacifisti. Ben presenti, al contrario, a chi ha responsabilità di governo. Ne parlavano ieri, per esempio, dal palco della Festa nazionale Pd con i sottosegretari allo Sviluppo, Claudio De Vincenti, e alla Difesa, Roberta Pinotti. E in quell’occasione Giuseppe Bono, Fincantieri, diceva: «Il commercio passa per mare. Ma poi quel mare va presidiato. E allora ricordatevi che occorrono navi militari». Gli faceva eco anche Alessandro Pansa, Finmeccanica: «Noi rappresentiamo un grande patrimonio italiano prima che aziendale e siamo presenti sulla frontiera tecnologica».

La spesa militare, inutile dirlo, è una delle leve che i governi utilizzano più volentieri per indirizzare gli investimenti. L’ambito militar-industriale è espressamente esentato dalle regole di trasparenza e concorrenza in sede europea. E questi sono i risultati: il Rapporto di Stoccolma del 2012 ha segnalato la sostanziale stabilità della spesa militare mondiale, che rappresenta il 2,5% circa del prodotto interno lordo globale, con un costo medio di 249 dollari per ogni abitante del pianeta. Gli Stati Uniti rimangono in testa alla classifica (711 miliardi di dollari, pari al 41% del totale mondiale), seguiti da Cina (143 miliardi), Russia (71,9 miliardi), Regno Unito (62,7 miliardi), Francia (62,5 miliardi), Giappone (59,3 miliardi), India (48,9 miliardi) e Arabia Saudita (48,5 miliardi).

Fin qui i dati ufficiali. C’è poi l’interrogativo di Bergoglio che non si può eludere. «Questa guerra è davvero una guerra per problemi o una guerra commerciale per vendere queste armi nel commercio illegale?», si chiedeva ieri Papa Francesco. Impressiona, per dire, l’impennata di importazioni di
armi leggere e portatili (che comprendono pistole, fucili, pure bazooka e lanciamissili) nei Paesi vicini alla Siria, tipo la Turchia, la Giordania o Cipro. Tutte armi che sono rimaste in quei Paesi o sono finite clandestinamente oltreconfine?

Non è da oggi che il mondo cattolico tiene sotto osservazione il mercato e i mercanti delle armi. Sono i missionari, che vedono con i loro occhi lo spreco di denaro nei Paesi sottosviluppati, che lo denunciano a voce più alta. Un dossier della rivista «Missione Oggi», spulciando tra le esportazioni di armi autorizzate da Paesi dell’Unione europea nel quinquennio 2006-2010, documentava l’enorme massa di acquisti da parte di Arabia Saudita (12 miliardi di euro in spese militari), Emirati Arabi Uniti (9 miliardi), India (5,6 miliardi), Pakistan (4 miliardi), Venezuela (1,6 miliardi), Cina (1,2 miliardi), Egitto (1,1 miliardi), Libia (1 miliardo).

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In Francia chiese rase al suolo. “Non succedeva dalla fine della guerra”

Posté par atempodiblog le 9 septembre 2013

In Francia chiese rase al suolo. “Non succedeva dalla fine della guerra” dans Riflessioni 02bx
La Chiesa di Parisot, Tarn, distrutta nel 2002 (foto T. Pons in Tolosa Mag/Maxppp)

Altro che “figlia maggiore della chiesa”, come veniva chiamata la cattolicissima Francia, il paese di Emmanuel Mounier, di Georges Bernanos, François Mauriac, Jacques Maritain, Teilhard de Chardin. I giornali francesi, e adesso anche un rapporto del Senato, raccontano di decine di chiese cristiane rase al suolo per far posto a moschee, show room e centri commerciali.
Gli ultimi casi a Saint-Blaise du Breuil, nell’Allier, a Saint-Pie-X nell’Hérault e Saint-Jacques d’Abbeville nella Somme. Béatrice de Andia, fondatrice nel 2006 dell’Osservatorio del patrimonio religioso, ha scritto che “per la prima volta distruggiamo dei luoghi di culto senza causa apparente, lasciando al loro posto dei parcheggi, ristoranti, boutique, piazze con giardini pubblici, abitazioni. Il messaggio di tali demolizioni è chiaro: il religioso, il sacro, il patrimonio, il ‘non redditizio’ deve farsi da parte di fronte al presente e alle sue esigenze. I distruttori passano per dei bravi gestori”.

Fra i motivi all’origine delle demolizioni c’è il calo inarrestabile del numero dei sacerdoti e dei fedeli. La Francia oggi conta appena novemila preti, contro i 40 mila durante la guerra. Molte chiese lasciano spazio ad Allah, i cui fedeli crescono a un passo incredibile. Al numero 15 di Quai Malakoff, a Nantes, la vecchia chiesa di San Cristoforo è diventata la moschea al Forqane. Secondo il Senato francese, 2.800 edifici religiosi rischiano oggi di fare la stessa fine. Dal 2000 sono state demolite venti chiese antiche. Altre 250 sono candidate alla eliminazione. La chiesa di Saint-Aubin du Pavoil è la prima demolita nella regione occidentale della Francia dal 1789, l’anno della Rivoluzione francese. Anche la chiesa principale di Saint-Georges-des-Gardes, costruita nel 1870, è stata demolita. Lo storico dell’arte Didier Rykner, che dirige la rivista Tribune de l’Art, ha scritto che “è dalla Seconda guerra mondiale che non vedevamo chiese ridotte in macerie”. Sulla rivista di Rykner si parla di “nuovi vandali”.

Lo scorso giugno la chiesa di Saint-Eloi a Vierzon, fra la Loira e la Borgogna, ha cessato ogni culto cristiano, pronta a diventare un luogo di culto islamico. La diocesi di Bourges, in mancanza di fondi e fe0deli, l’ha messa in vendita e l’offerta più significativa, oltre a quella di aziende e commercianti, è arrivata dall’Association des Marocains (si sono offerti anche i massoni per farne un loro tempio).
La rampante “scristianizzazione” della regione ha spinto a dismettere la chiesa. Su ventisettemila abitanti soltanto trecento sono praticanti e vanno a messa una volta alla settimana. Il quotidiano Berry Républicain rivela che sono stati i fedeli, in accordo con la diocesi di Bourges, ad appoggiare la scelta di trasformarla in moschea. Recentemente sono usciti i dati sul cosiddetto “sorpasso islamico in Francia”, dove si costruiscono più moschee, e più di frequente, di chiese cattoliche, e ci sono più praticanti musulmani che cattolici. Il più noto leader islamico, Dalil Boubakeur, rettore della gran moschea di Parigi, ha ipotizzato che il numero delle moschee dovrà raddoppiare, fino a quattromila, per soddisfare la domanda. Al contrario la chiesa cattolica nella capitale ha chiuso oltre sessanta edifici sacri, molti dei quali destinati a diventare moschee secondo una ricerca del quotidiano La Croix.
La Federazione nazionale della grande moschea di Parigi, il consiglio dei musulmani democratici di Francia e un gruppo islamico chiamato Collectif Banlieues Respect hanno chiesto alla chiesa cattolica, in uno spirito di “solidarietà interreligiosa”, di permettere che le chiese vuote vengano usate dai fedeli musulmani per la grande preghiera del venerdì, così che i musulmani “non siano obbligati a pregare per strada” o “siano tenuti in ostaggio dai politici”.

Il simbolo di questa secolarizzazione del territorio francese è la chiesa di Saint-Pierre-aux-Liens, a Gesté, in Maine-et-Loire. Siamo nella regione dei “chouannerie”, i dissidenti cattolici che soffrirono di più nelle guerre vandeane contro le armate illuministe e dove infatti gran parte delle chiese sul territorio sarebbero state ricostruite dopo il 1800. La chiesa di Saint-Pierre-aux-Liens il 5 febbraio 1794 ha resistito per molti giorni all’assalto delle “Colonnes Infernales”, la brigata rivoluzionaria di Robespierre che in quell’occasione uccise trecento cattolici monarchici e diede fuoco all’edificio sacro. Ma nelle settimane scorse la storica chiesa è caduta sotto i colpi della “decostruzione”, come è stata ribattezzata l’operazione di dismissione degli edifici religiosi da parte dei sindaci socialisti, mutuando il termine dal filosofo Jacques Derrida.

di Giulio Meotti – Il Foglio

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