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E’ Ribery il miglior giocatore europeo 2012-13

Posté par atempodiblog le 29 août 2013

E' Ribery il miglior giocatore europeo 2012-13 dans Sport yxjj

E’ Ribery il miglior giocatore dell’ultima stagione europea. Visibilmente commosso, l’asso del Bayern Monaco ritira il premio da Platini.

Ecco alcune sue parole:
“E’ stato un anno straordinario per noi, credo che il Bayern abbiamo meritato l’ultima Champions. Il Chelsea è un’ottima squadra, cercheremo di fare di tutto per vincere il trofeo”.

Fonte: Tmw

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Il pianto di Maria, un richiamo materno

Posté par atempodiblog le 29 août 2013

29 agosto – 1 settembre 1953: da un quadretto in gesso che raffigura il Cuore Immacolato sgorgano lacrime umane. La scienza riconosce il prodigio, la Chiesa approva il miracolo.
E da allora un fiume ininterrotto di grazie.
di Vincenzo Sansonetti – Il Timone

Il pianto di Maria, un richiamo materno dans Apparizioni mariane e santuari d2ve

“I racconti evangelici non ricordano mai il pianto della Madonna. Non udiamo il suo gemito né nella notte di Betlemme, né sul Golgota. Non ci è dato conoscere neppure le sue lacrime di gioia, quando Cristo resuscitò”. Lo affermò Giovanni Paolo II il 6 novembre 1994, a Siracusa. Ma “anche se la Sacra Scrittura non accenna a questo fatto – aggiunse – parla tuttavia in favore di ciò l’intuizione della fede. Maria che piange di tristezza o di gioia è l’espressione della Chiesa, che si rallegra la notte di Natale, soffre il Venerdì santo ai piedi della croce e di nuovo gioisce all’alba della risurrezione”. Papa Wojtyla si riferiva al miracolo mariano più clamoroso accaduto in Italia nel XX secolo.

È il 29 agosto 1953, l’anno della morte di Stalin (5 marzo) e dell’arresto in Polonia del cardinal Wyszynski. In una modesta casa in via degli Orti di San Giorgio, nel quartiere di Santa Lucia, a Siracusa, dove abitano i coniugi Angelo e Antonina lannuso, da un quadretto ingesso colorato del Cuore Immacolato di Maria sgorgano lacrime umane. Il passaparola è immediato. Prima vicini e parenti, poi frotte di curiosi, affollano la piccola abitazione. La ressa è tale che il quadretto è sequestrato dalla polizia e portato via. Ma la gente lo reclama, e ben presto l’effigie miracolosa fa ritorno nella casa di via degli Orti. La lacrimazione è ad intervalli, di pochi minuti, ma anche di ore. Continua per quattro giorni, fino alle 11 del 10 settembre. Una commissione formata dal dottor Michele Cassola, direttore della sezione micrografica del laboratorio provinciale, dal suo assistente dottor Francesco Cotzia, dal professor Leopoldo La Rosa, chimico igienista, dal dottor Mario Marletta, medico chirurgo, e da padre Giuseppe Bruno, parroco della chiesa di San Tommaso Apostolo, attesta la veridicità dell’evento. Dalle analisi effettuate in un laboratorio specializzato emerge che “il liquido ha analoga composizione a quello delle lacrime umane”. Il 2 settembre l’arcivescovo di Siracusa, monsignor Ettore Baranzini, va in via degli Orti per constatare di persona l’evento. Il 25 settembre il Tribunale speciale ecclesiastico inizia i suoi lavori per l’esame della lacrimazione. Sono ascoltati sotto giuramento 201 testimoni oculari. Il 27 settembre l’arcivescovo di Siracusa è in udienza provata da Pio XII a Castel Gandolfo.

Il 12 dicembre 1953 i vescovi di Sicilia, riuniti a Bagheria (Palermo), in un documento – firmato dal cardinale Ernesto Ruffini, arcivescovo di Palermo, “ascoltata l’ampia relazione – dell’arcivescovo Baranzini, vagliate le relative testimonianze nei documenti originali, hanno concluso unanimemente che non si può mettere in dubbio la realtà della lacrimazione”. E il 17 ottobre 1954 giunge il radio-messaggio di Papa Pacelli, che così spiega il significato profetico della lacrimazione: “Senza dubbio Maria è in cielo eternamente felice, ma Ella non vi rimane insensibile, ché anzi nutre sempre amore e pietà per il misero genere umano, cui fu data per Madre. Comprenderanno gli uomini l’arcano linguaggio di quelle lacrime?”.

Il quadretto viene esposto in via degli Orti, prima vicino all’ abitazione dei Iannuso, poi di fronte. Ma lo spazio è troppo piccolo. Il 19 settembre 1953, fra il popolo osannante, l’immagine miracolosa viene trasferita in piazza Euripide e collocata in una stele. Le folle accorrono. I siracusani pregano a turno davanti alla Madonnina: sono 10, 15, 20 mila. Ma arrivano anche dal resto della Sicilia e da tutta Italia. In settembre e ottobre accorrono due milioni di pellegrini. Ne parlano la stampa italiana e quella estera. I malati sono portati a braccia, con le carrozzelle, le barelle, nei letti: di fronte al quadretto chiedono il miracolo, implorano la grazia. E le guarigioni arrivano: Nunzio Vinci, operaio, paralizzato all’arto superiore e inferiore sinistro, comincia a muovere il braccio e la mano recupera sensibilità. Ad Anna Gaudioso Vassallo avevano diagnosticato un epitelioma al retto.

Successivamente i medici constatarono la totale scomparsa del tumore. Ma il primo prodigio probabilmente è proprio quello di Antonina lannuso, che nel Nata le del 1953, superando una difficile gravidanza, dà alla luce Mariano Natale Vincenzo, il bambino che portava nel grembo durante la lacrimazione. A queste prime guarigioni ne seguono almeno un centinaio, tutte documentate, attribuite alla Madonna delle Lacrime.

Oggi il quadretto non è più esposto in piazza. È stato costruito un Santuario (da pochi mesi diventato Basilica minore): un’enorme “lacrima” alta 74 metri. In cima è stata po sta una Madonnina dorata. Il tempio mariano è stato consacrato da Giovanni Paolo II il 6 novembre 1994. Può ospitare fino a 6 mila persone sedute e 11 mila in piedi ed è meta di pellegrini provenienti da tutto il mondo. Siracusa si affianca così a Fatima e a Lourdes. Ogni anno i Gruppi di Preghiera della Regina della Pace organizzano un incontro mariano con migliaia di devoti. Il 27 ottobre del 2001 il presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro, proprio durante uno di questi incontri, ha fatto atto di affidamento della sua Regione alla Madonnina, primo caso in Italia.

Cinquant’anni dopo la prodigiosa lacrimazione, l’attuale arcivescovo di Siracusa, monsignor Giuseppe Costanzo, ha indetto nella sua diocesi uno speciale anno mariano, dal 29 agosto 2002 al 10 settembre 2003, accompagnato da una lettera pastorale intitolata “Con Maria discepoli in cammino”. Ancor oggi ci si interroga sul perché di quelle lacrime. Perché la Madonna piange per i suoi figli? Perché quelle lacrime nel 1953? Quale situazione stava vivendo il mondo?

Erano anni difficili, di ripresa da una guerra lacerante, con il comunismo ateo che, nella visione ecclesiale dell’epoca, appariva come un pericolo incombente.

“Siracusa”, si legge nella lettera dell’arcivescovo Costanzo, “ha un messaggio di dialogo da portare in un mondo lacerato da profonde divisioni e dove spesso predomina l’intolleranza e il fanatismo”. Commentava all’epoca dei fatti l’allora cardinale Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano: “La Madonna piange perché il Corpo Mistico del suo Figlio è stato dilaniato da una quantità di confessioni religiose; perché un rilevante numero di cattolici ignora, o quasi, l’Evangelo; perché i Governi, invece di coadiuvare la Chiesa nella repressione del vizio, lasciano libero corso alla propaganda dei cattivi; perché molti non hanno compreso la gravità dell’ora, e troppo poco si preoccupano della riforma della loro vita”.

“In realtà”, afferma padre Stefano De Flores, studioso di mariologia, “tuttora la Madonna avrebbe motivo di piangere, perché è evidente a tutti quanto si siano dilatati nel mondo i cosiddetti ‘cerchi diabolici della morte’, identificati soprattutto nella vita senza senso e nell’abbandono di Dio”.

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Il Santuario “Madonna della Guardia” di Genova – Bolzaneto

Posté par atempodiblog le 29 août 2013

La Liguria ha diversi Santuari di rilievo regionale. Qui citiamo i principali: anzitutto, la “Madonna della Guardia”, che è indubbiamente il Santuario più rappresentativo; poi: Nostra Signora della Misericordia a Savona, Santa Maria delle Vigne a Genova, Nostra Signora del Monte a Genova – San Fruttuoso, Nostra Signora di Montallegro presso Rapallo, Nostra Signora del Deserto a Millesimo (Savona).

Il Santuario “Madonna della Guardia” di Genova – Bolzaneto
Tratto da: Madre di Dio

“Santuario principe della ligure terra”, come lo chiamò il Papa genovese Benedetto XV, la “Madonna della Guardia” ha una storia tutta particolare per il fatto che è la memoria di una duplice manifestazione della Vergine: al contadino Benedetto Pareto il 29 agosto 1490 e, nel 1856, ai devoti in preghiera nella “Cappella dell’Apparizione” della prima chiesa del 1530. Questa seconda apparizione diede la spinta decisiva alla costruzione dell’attuale grandiosa Basilica (e Opere di Carità annesse), inaugurata nel 1890.

Si è calcolato che oggi, in tutto il mondo, la “Madonna della Guardia” è onorata in 278 tra Santuari, Parrocchie, Cappelle, edicole a lei dedicate.

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Visione d’insieme del Santuario della Guardia, sul Monte Figogna sopra Genova.

In un immaginario ‘racconto’ fatto dall’umile veggente di Livellato, un paesino della Val Polcevera, bella e ridente valle ad occidente di Genova, la “Madonna della Guardia” è descritta come

  • una Madonna dagli occhi aperti [proprio perché è la Vergine con il Bambino in braccio a far da guardia dall’alto del Monte Figogna (804 m.), detto già “della guardia”, perché sulla cima vi era una postazione per l’avvistamento dei nemici di ogni tipo…];
  • una Madonna che guarisce, a cominciare dallo stesso veggente Benedetto Pareto; ma sono innumerevoli le guarigioni (nello spirito e nel corpo) che qui si ottengono da sempre: gli ex-voto in argento sono stati tanti che, a più riprese, i Rettori del Santuario li fusero per ricavarci vasi sacri, grossi candelabri e varie suppellettili, per un peso calcolato in quintali;
  • una Madonna che coinvolge, intanto già i giovani che si adoperarono per la costruzione della prima Cappella; e poi, via via, una schiera di devoti raccolti nella “Compagnia della Guardia”, ‘custodi’ come la Vergine del patrimonio di fede e dei valori Cristiani in ogni tempo;
  • una Madonna missionaria, la cui devozione fu sempre affidata ai migranti che da Genova sono salpati, varcando gli Oceani per raggiungere ogni parte mondo…

La “Novena e Festa della Guardia” si tiene dal 20 al 29 Agosto (giorno dell’Apparizione), rinnovando spiritualmente il “percorso di esperienza di fede” del primo pellegrino-veggente, Benedetto Pareto.

Storia, devozione e folklore del Santuario “Madonna della Guardia”

Un antico documento giurato del 1530 riferisce, 40 anni dopo il fatto miracoloso – nell’italiano colorito dell’epoca – la storia dell’Apparizione della Vergine al contadino Benedetto Pareto:

“1530, 15 Januarii. – Memoria del principio quale hebbe la chiesa della Madonna della Guardia posta sul monte di Figonia nella valle di Poncevera. Si dice e resta à memoria e notitia appresso alli huomini di Livellato, et altrui di questa valle. Ritrovandosi circa li anni del Sig.re 1490 Benedetto da Pareto della villa di Livellato sopra il d.o monte a segare il fieno, e mentre aspettava che li fusse portato da mangiare da sua casa stava alle volte guardando se veniva alcuno de suoi vidde venire una donna pensando fusse sua moglie, et accostandosi li vidde uno splendore attorno che quasi li dette terrore, e restò spaventato alquanto accostandosi più si incominciò a parlare con simili parole dicendoli Benedeto accostati à me, e non temere che io sono la regina del cielo, e madre di Gesù Xto il d.o Benedeto respirò alquanto, e pigliò animo la d.a Sig.ra incominciò a dire sai che cosa io voglio che tu facci fabbricare una cappella à nome mio in questo luogo […].

Restò d.o Benedeto amirato pensando sopra questo fatto, e quasi satio non sentendo più la fame quando poi la perse di vista si partì, e discese giù dal monte, e andò alla sua casa, e ricontò alla sua moglie tutto il fatto delli ragionam.ti e promessa fatta à d.a Sig.ra di fabricare la capella intendeva di dare principio il di seguente, sentendo la sua moglie questo lo riprese, e disuase lei donna altera e brava dicendoli insino à quest’hora voi sete stato tenuto p semplice da tutti come ineffetto era, et hora sarete tenuto p balordo, e matto affatto […]”.

Il documento continua narrando che il veggente, ormai convinto dalla moglie a non pensare più di erigere alla Vergine la Cappella promessa, l’indomani – mentre si stava recando nuovamente sul monte a tagliare il fieno – cadde da un albero di fico e fu quasi ridotto in fin di vita [“…cascò dall’albero che quasi era tutto fracassato e rotto, braccie, testa, gambe, e tutta la vita in modo tale che non si poteva movere…”]. La Vergine gli apparve allora in sogno, promettendogli di guarirlo, se avesse mantenuto la promessa fatta. Così fu, con buona pace della moglie che ne rimase finalmente convinta essa pure…

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La Vergine appare a Benedetto Pareto
Gruppo statuario ligneo nella nicchia di A. Canepa
del Santuario–Basilica N. S. della Guardia.

Sempre grande è stata la devozione dei Genovesi alla “Madonna della Guardia”; che la diffusero in tutto il mondo.

Figura eccezionale di devoto fu don Niccolò Olivieri, originario di queste parti, vissuto nella prima metà del sec. XIX, che tanto si adoperò per liberare poveri schiavi africani dai negrieri. Partendo da Marsiglia per l’Africa, sempre ripeteva: “Salgo prima alla ‘mia’ Madonna della Guardia, per farmi aiutare da lei…”.

Altro grande devoto fu il Servo di Dio don Francesco Montebruno (un don Bosco genovese dell’800) che univa l’amore per la ‘Madonna della Guardia’ con quello per i ragazzi a rischio, attirati in città dalla prima industrializzazione selvaggia, lasciati vaganti, senza arte né parte, in cerca di un pezzo di pane. Mentre sul Figogna animava la costruzione dell’attuale magnifico Santuario, giù a Genova metteva in moto risorse e persone per la formazione professionale di migliaia di ragazzi e ragazze. I suoi “Artigianelli” hanno diradato la schiera degli emarginati e arricchito l’umanità di uomini e donne onesti e responsabili.

Più recentemente, il neo-Santo Don Luigi Orione salì spesso a questo Santuario, ogni volta che doveva prendere importanti decisioni. Passò un’intera notte in preghiera, inginocchiato al freddo, davanti al cancello della Cappella dell’Apparizione, prima di buttarsi nella grande avventura dell’acquisto del Paverano, un grande edificio dove sognava di accogliere tanti poveri e malati. E la Madonna non l’ha abbandonato: oggi il Paverano, con i suoi 650 Ospiti e 400 Operatori, è la più grande espressione della carità presente in Genova. [Una bella statua di Don Orione, lo riproduce inginocchiato sul gradino della Cappella, come quella notte].

E conosciamo tutti come il Santo Luigi Orione abbia voluto costruire a Tortona, nell’alessandrino, un magnifico Santuario dedicato, appunto, a “Nostra Signora della Guardia”, innalzando sulla torre campanaria alta 70 metri una statua della Vergine alta 14 metri (la più grande in bronzo del mondo).

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Interno del Santuario di “Nostra Signora della Guardia”.

Nell’800 da Genova partirono molti emigranti verso il “Nuovo Mondo”, in cerca di un futuro migliore, portando con sé, sempre, la “Madonna della Guardia”. Nel ‘filone missionario’ si inserì anche Don Orione; così, dopo Bernal [= Bernol ?] (Buenos Aires, in Argentina), in tanti altri Paesi del mondo la “Madonna della Guardia” fu fatta conoscere: in Libia, in Alaska, nell’America del Nord, in India, nella Repubblica Centroafricana, in Tanzania, nel Burundi, in Costa d’Avorio, in Australia, ecc.

Una singolare nota di colore consente di aggiungere a quest’elenco il gesto del primo astronauta italiano, l’ing. Franco Malerba, che portò con sé – missione simbolica di universalismo planetario – l’immagine della “Madonna della Guardia” sullo Shuttle in orbita spaziale attorno alla terra. Tornato felicemente dal viaggio spaziale, venne alla ‘Guardia’ a ringraziare la Vergine e a deporre la sua testimonianza fra gli ex-voto…

Tra gli altri più noti Santuari mariani della Liguria vanno annoverati:

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S. Maria di Valleverde e S. Lorenzo

Posté par atempodiblog le 29 août 2013

S. Maria di Valleverde e S. Lorenzo
Tratto da: Arcidiocesi di Foggia-Bovino

S. Maria di Valleverde e S. Lorenzo dans Apparizioni mariane e santuari S-Maria-di-Valleverde-e-S-Lorenzo-Arcidiocesi-di-Foggia-Bovino

L’origine del Santuario della “Madre del Figlio di Dio” o di Valleverde è strettamente connessa con l’ apparizione della Vergine SS.ma avvenuta in sogno al boscaiolo Niccolò nella primavera del 1266, regnante Carlo d’Angiò, Duca di Puglia.
Dal Codice Vaticano si legge che il Niccolò sognò che, recatosi con altri suoi compagni a tagliar la legna nel bosco di Mengaga, dove ora sorge il Santuario, gli apparve una donna vestita di bianche vesti che gli chiedeva di riempirle un recipiente d’acqua, attingendo a una vicina fonte.
Niccolò soddisfece al desiderio della donna, solo quando questa gli assicurava che al suo ritorno avrebbe trovato l’asinello carico della legna; riscontrato quanto promesso, Niccolò domandò chi fosse e la donna rispose: “Sono la Madre del Figlio di Dio… finora sono stata in una terra dove gli uomini conducono una vita peccaminosa … sono venuta qui per stare a difesa dei pugliesi e particolarmente del popolo di Bovino.
Va subito in città e riferisci al Vescovo, al clero e a tutti i cittadini che voglio sia costruito in questo luogo una chiesa col titolo di Santa Maria di Valleverde”.
Racconta ancora il Codice che Niccolò non dette importanza al sogno e non eseguì quanto chiesto dalla Madre del Figlio di Dio.
Per quattro notti ancora sognò la Vergine che lo esortava a obbedirle.
Pagò la disobbedienza trovandosi un mattino tutto storpio, col viso contraffatto e pieno di dolori, ma guarì miracolosamente quando decise di recarsi dal Vescovo.
La proposta della Vergine SS. fu favorevolmente accolta dal Presule e dal Clero, ma in cambio si chiedeva a Niccolò che la Vergine indicasse il sito dove costruire la chiesa.
In sogno, la Vergine con fascetti d’erbe segnò il perimetro della chiesa, il posto dell’altare e delle porte.
Al mattino seguente, su invito di Niccolò, Vescovo, clero e cittadini si recarono sul posto indicato e riscontrarono nella realtà quanto descritto in sogno.
Ben 12 Vescovi, compreso Giovanni Battista Vescovo di Bovino, presero parte alla benedizione e alla Vergine SS. doveva essere una semplice chiesetta di campagna, che in seguito subì ampliamenti e fu resa decorosa e accogliente per i tanti pellegrini che ogni anno affluivano al Santuario.
Accanto alla Chiesa fu costruito un piccolo Convento che ospitò una comunità di Monaci Cistercensi, a cui il Vescovo Manerio II nel 1286 affidò la cura del Santuario e l’assistenza spirituale ai pellegrini.
I Cistercensi rimasero a Valleverde fino al 1608, poi il Santuario fu affidato a qualche eremita agostiniano e nel 1658 fu eretto Abbazia laicale.
Nel 1745, il Vescovo Antonio Lucci unì i beni dell’ Abbazia di Valleverde al Collegio dei Mansionari della Cattedrale e ad esso affidò la custodia del Santuario.
Con decreto della Congregazione dei Riti del 15.7.1817, la festa del 29 agosto in onore di Maria SS. di Valleverde divenne festa liturgica.
Dal 1842 furono i Frati Minori Osservanti ad abitare il Convento e a gestire l’attività del Santuario fino al 190l, poi tornò alle cure del clero diocesano.
1129 Agosto del 1876, Mons. Cantoli, accolta dal Capitolo Vaticano la richiesta di incoronazione del simulacro di Maria SS. di Valleverde, assistito da Mons. Cotelessa, Vescovo di Lucera e da Mons. Cosenza,Vescovo di Foggia, con solenne rito e alla presenza di autorità e numeroso popolo di fedeli, pose sul capo della Vergine e del Bambino le corone d’oro, benedette dal Papa Pio IX, opere dell’orefice Tanfani di Roma.
La notte del 23.1.1893 i ladri portarono via le corone e gli oggetti votivi e strapparono la mano destra al simulacro della Vergine. La mano fu ritrovata provvidenzialmente qualche giorno dopo, 1’8 febbraio, e, portata processionalmente al Santuario, fu riattaccata al braccio.
Nel 1912 Chiesa e Convento passarono ai Padri Passionisti, che ingrandirono il Convento e resero più decorosa la Chiesa, eliminando diversi altari e sgombrandola da quadri e oggetti ex voto.
Dopo necessari lavori di restauro, la Chiesa fu riconsacrata il 27.8.1914 da Mons. Uberto Maria Fiodo, che a sue spese ne realizzò il restauro.
Nel 1921 i Passionisti lasciarono Santuario e Convento, che tornarono alla cura dei Canonici della Cattedrale. Mons. Sebastiano Cuccarollo nel marzodel 1927 propose ai Padri Missionari Combonianila gestione del Santuario e l’eventuale possibilità di erigere un seminario missionario per l’Africa.
Rimase solo un tentativo, giacché P. Sartori trovò più favorevoli le condizioni per impiantare il seminario missionario nella vicina città di Troia. Sfumata questa possibilità, Mons. Cuccarollo continuò a bussare altrove.
Nel 1928 incontrò a Troia, presso Mons. Farina, D. Giustino Maria Russolillo, che da qualche anno aveva fondata la “Società Divine Vocazioni”, una nuova Congregazione religiosa interessata a suscitare e coltivare le vocazioni, a cui propose l’affidamento del Santuario di Valleverde con la prospettiva di erigervi un seminario vocazionario.
La proposta fu accolta e dal 1929 a tutt’oggi reggono il Santuario i Padri Vocazionisti.
Nel 1930, a causa del terremoto del Vulture la Chiesa andò in rovina e gravi lesioni subì il Convento.
Nel giro di poco tempo, grazie anche all’appoggio del Podestà dell’ epoca, Antonio Manuppelli, la Chiesa fu ricostruita e fu riparato il Convento.
Negli anni successivi all’ultimo conflitto mondiale, promotore D. Giuseppe Salerno, furono realizzate due opere: il Seminario vocazionario che funzionò finché non fu reso inagibile a causa dei terremoti ed eliminato del tutto, e la Casa del Pellegrino tuttora funzionante.
Nel 1965, Mons. Antonio Pirotto, Vescovo di Troia e Amministratore apostolico di Bovino, indisse il 29 agosto, Festa di S. Maria di Valleverde, l’Anno Mariano per la ricorrenza del 7° Centenario delle Apparizioni della Vergine al boscaiolo Niccolò.
11 3 ottobre 1965 fu collocata nel Santuario l’antica statua della Madonna col Bambino, di ignoto autore del XIII secolo, fatta restaurare a spese della Soprintendenza alle Belle Arti di Firenze, il cui direttore, Dr. Baldini, interessato personalmente dal Can. Angelo Trombacco, inviò al Santuario il restauratore fiorentino Prof. Pellegrino Banella, che vi lavorò due mesi per riportarla alla sua originale bellezza.

In quell’ occasione il Banella prese a scolpire la nuova statua del Bambino in sostituzione dell’altra che non aveva nulla di originale e di artistico.
Per circa quattro secoli la statua della Madonna appariva ai pellegrini coperta con abiti adorni di decorazioni auree; lo stesso capo della Vergine era abbellito – si fa per dire – da una parrucca con capelli inanellati.
Il 3 ottobre 1965, alla solenne inaugurazione dell’ Anno Mariano, oltre Mons. Pirotto, partecipò anche Carol Wojtyla, allora Arcivescovo di Cracovia, con altri due Prelati polacchi.
Il 23 maggio 1966, per la benedizione e la posa della prima pietra del nuovo Santuario parteciparono dodici Vescovi.
Alla costruzione del nuovo Santuario concorsero il popolo di Bovino, i pellegrini e i devoti d’ogni parte d’Italia e tantissimi emigrati all’estero.
Il 25 Maggio 1987, in occasione della sua visita pastorale alle diocesi della Metropolia di Foggia-Bovino, il Santo Padre Giovanni Paolo II per la seconda volta veniva a prostrarsi dinanzi alla Madre del Figlio di Dio e benediceva il nuovo Santuario, continuando così la serie di insigni pellegrini e illustri visitatori: Maria Teresa d’Austria, il Pontefice Benedetto XIII, S.Alfonso De Liguori, P.Ludovico da Casoria.
La Chiesa fu eretta a sede della Parrocchia omonima da Mons. Innocenzo Russo con bolla vescovile del 12.9.1959, dopo aver ottenuto dal Ministero Fondo Culto la retrocessione dell’ex Convento (l’atto di retrocessione della Chiesa e dei locali annessi avvenne il 12.9.1960, approvato con Decreto Ministeriale n. 25973 del 15.12.1960).
Dopo la posa della prima pietra, si dette inizio, con i cantieri di lavoro finanziati dallo Stato, allo scavo dell’area destinata a succorpo della nuova chiesa.
Intanto, negli anni ’60 fu costruita la Casa del Pellegrino con i fondi di privati benefattori.
Negli anni del decennio successivo, a spese della Congregazione religiosa dei Vocazionistie con l’aiuto libero dei fedeli pellegrini e dei devoti di Bovino, veniva realizzato l’imponente edificio destinato ad ospitare ragazzi poveri e orfani.
Fu demolito nel 1996 reso inagibile per dissesto del suolo e per il sisma del 1980.
Nel 1976, approvato il progetto della Commissione di Arte Sacra e ottenute le necessarie licenze per l’edilizia, ancora a spese della Congregazione dei Vocazionistie col generoso incessante contributo dei fedeli devoti, iniziarono finalmente i lavori di costruzione del nuovo Santuario.
Il progetto firmato dall’ Ing. Martino Raffaele Magnatta di Ascoli Satriano, fu affidato per l’ esecuzione a liberi operai edili.
Fu demolito il convento attiguo alla vecchia chiesa, mentre il vecchio Santuario rimase in attività fino al 1987.
La nuova Chiesa fu portata a termine verso la fine del 1986 e nei primi mesi del 1987 si provvide ad adornare e ad arredare l’interno.
Il 25 maggio 1987 il nuovo Santuario, come già detto, ebbe l’onore della Visita del S. Padre e il 7 giugno 1987 la Chiesa venne consacrata da mons. S. De Giorgi.
Pervenne alla Parrocchia l’immobile di Via Nazionale, 6 di Bovino, proprietà del def.to Guido Savino, che, per testamento rogato il 12.2.1981, lo destinava al Santuario di Maria SS. di Valleverde a scopo religioso e sociale.
Attualmente l’immobile è stato ceduto in fitto a privati.

Orari SS.Messe:
Feriale: 17.00 (leg.18.00)

Festivo: 10.30-17.00 (leg. 18.00)

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Visita Pastorale in Puglia di Giovanni Paolo II  iconarrowti7 dans Canti  Discorso ai fedeli riuniti nel santuario mariano di Valleverde di Bovino (25 maggio 1987)

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