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Sous ton voile de tendresse nous nous refugions

Posté par atempodiblog le 11 août 2013

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Nostra Signora delle Vittorie, Parigi

Posté par atempodiblog le 11 août 2013

Nostra Signora delle Vittorie, Parigi

Nostra Signora delle Vittorie, Parigi dans Apparizioni mariane e santuari NS-delle-Vottorie-Parigi

Un po’ di storia…

Il 3 dicembre 1836, il Padre Desgenettes, curato di Nostra Signora delle Vittorie celebrava la Messa a l’Altare della Vergine. La Chiesa era deserta. Aveva deciso di andare a chiedere al Vescovo l’autorizzazione di lasciare la Parrocchia, quando sentì ben distintamente queste parole: “Consacra la Parrocchia al Santissimo Cuore Immacolato di Maria”.

Rientrato a casa sua, si mise a comporre gli statuti di una confraternita mariana di preghiera, avente come scopo la conversione dei peccatori.

La domenica seguente, 11 dicembre, dopo la Messa, annunciò ai 10 fedeli presenti la sua intenzione di consacrare la Parrocchia al Cuore di Maria all’ora dei Vespri. La sorpresa fu grande di vedere in quel momento la Chiesa piena e da allora restò sempre così!

Conversioni e numerose grazie furono da allora attribuite a profusione in questo luogo, Rifugio dei peccatori, come testimoniano i circa 37.000 ex-voto che ricoprono le pareti.

L’arciconfraternita fu riconosciuta da Papa Gregorio XVI il 24 aprile 1838. Ha accolto dall’origine più di 1.680.000 membri individuali, e ha affiliato più di 21.000 comunità, distribuite in tutto il mondo.

Luogo di grande spiritualità, Nostra Signora delle Vittorie ha ricevuto da Papa Pio XI il titolo di Basilica nel 1927.

Il Curato d’Ars e tante altre persone, famose e non, sono iscritte all’Arciconfraternita.

Per approfondire Freccia dans Viaggi & Vacanze La Basilica di Nostra Signora delle Vittorie di Parigi

Prossime feste nella Basilica

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L’Assunzione della Vergine Maria

14 agosto

18:00 primi Vespri dell’Assunzione (non c’è Messa alle 19:00)

21:00 Veglia con processione e a seguire Messa solenne

15 agosto

11:00 Santa Messa solenne

14:45 Santa Messa per glia ammalati (in diretta su Radio Notre-Damehttp://radionotredame.net/)

15:30 Rosario

17:00 Vespri dell’Assunzione

18:00 Messa della sera e a seguire santo Rosario

Coronazione della Beata Vergine Maria

22 agosto

12:15 Messa solenne

14:45 Messa per gli ammalati (su Radio Notre-Damehttp://radionotredame.net/)

15:30 Celebrazioni mariane, Rosario, Adorazione del Santissimo

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I festeggiamenti del 3 e 4 agosto a Rue du Bac

Posté par atempodiblog le 11 août 2013

Il 3 e 4 agosto 2013 a Rue du Bac, dove vi ho ricordato in preghiera, ci sono stati i festeggiamenti per l’anniversario della dedicazione della Cappella consacrata al Sacro Cuore e, successivamente, a Nostra Signora della Medaglia Miracolosa. La Cappella fu solennemente benedetta il 6 Agosto del 1815 e dedicata al Sacro Cuore di Gesù.

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Per approfondire Freccia Rue du Bac – Medaglia Miracolosa

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Sainte-Chapelle, un gioiello dello stile gotico fiorito

Posté par atempodiblog le 11 août 2013

Sainte-Chapelle, un gioiello dello stile gotico fiorito

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Nel cuore de l’Île de la Cité

Il Palazzo della Cité, sede e residenza potere reale dal X al XIV secolo, comprende la Conciergerie e la Sainte-Chapelle, racchiuse nel Palazzo di giustizia, la sua nuova assegnazione.
La Sainte-Chapelle venne edificata fra il 1242 e il 1248 per conservare al suo interno, secondo la volontà di Luigi IX (re dal 1226 al 1270 e futuro San Luigi), le reliquie della Passione di Gesù. La più celebre tra queste, la Corona di Spine, venne acquistata nel 1239 per una somma che superava di gran lunga le spese di costruzione dell’edificio stesso.

Un’importanza religiosa e politica

Le Sante Reliquie appartenevano agli imperatori di Costantinopoli fin dal IV secolo.
Acquistando queste reliquie, Luigi IX aumentò il prestigio della Francia e di Parigi che diventò, agli occhi dell’Europa medievale, una nuova “Nuova Gerusalemme” e, allo stesso tempo, la seconda capitale della cristianità. Durante il periodo della Rivoluzione, la Sainte-Chapelle, simbolo della regalità di diritto divino, subì molti danni. Ciononostante, le vetrate sono ancora oggi quelle originali. Dal 1846, l’edificio fu oggetto di importanti lavori di restauro, che conferirono al momento il suo aspetto attuale.

Due santuari sovrapposti

In origine, le reliquie erano esposte e venerate nella cappella superiore. Solo il re, le personalità della sua cerchia e il collegio dei canonici incaricati degli uffici liturgici potevano accedervi tramite la terrazza esterna, in quel tempo collegata al Palazzo. La cappella inferiore era il luogo di culto riservato al personale del Palazzo.
La pianta, di tipo basilicale con abside semicircolare, è molto semplice e verrà usata come modello per le altre Sainte-Chapelle, tra cui di Vincennes e Châteaudun.

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La cappella inferiore

La statua della Vergine, patrona del santuario, accoglie il visitatore al portale. All’interno, il ripristino delle decorazioni policrome risale, come le decorazioni scolpite nel portico, ai lavori di restauro del XIX secolo. Alla sinistra dell’abside, al di sopra dell’antica sacrestia, un affresco del XIII secolo rappresenta l’Annunciazione. Si tratta della più antica pittura murale di Parigi.
La volta ribassata è sostenuta da puntelli traforati che collegano le colonne delle navate laterali ai muri laterali. Questi ultimi sono animati da fughe di archi ciechi tribolati e da 12 medaglioni raffiguranti gli apostoli. I gigli sul fondo azzurro delle volte si ritrovarono sulle colonne alternati a torri su fondo porpora, insigne della regina Bianca di Castiglia, madre di Luigi IX.

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La cappella superiore

Vero e proprio reliquiario monumentale, questa cappella è stata sontuosamente decorata. Sculture e vetrate in tripudio rendono gloria alla Passione di Cristo e danno l’impressione di raggiungere la Gerusalemme celeste, inondata di luce e di colore. Le vetrate hanno contribuito moltissimo alla fame della Sainte-Chapelle.
Le 1113 scene rappresentante nelle 15 vetrate raccontano la storia dell’Umanità, dalla Genesi alla resurrezione di Gesù. Quattordici vetrate, che rappresentano altrettanti episodi tratti dalla Bibbia, vanno lette da sinistra a destra e dal basso verso l’alto.

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1 La vetrata sulla storia delle reliquie della Passione è l’unica da leggersi secondo l’ordine della scrittura bustrofedica. Nella parte inferiore delle lancette, la vetrata illustra la scoperta delle reliquie da parte di Sant’Elena a Gerusalemme, fino al loro arrivo nel regno di Francia.

2 La statua di San Pietro è quella dell’origine, come altre 5 statue di apostoli. Il santo tiene le chiavi del Paradiso. Le statue dei 12 apostoli, “pilastri della Chiesa”, sono simbolicamente disposte lungo la navata in corrispondenza delle imposte delle volte sulle crociere a ogiva. Queste statue ben rappresentano la scultura parigina tra il 1240 e il 1260, impregnata d’armonia e caratterizzata da volti idealizzati.

3 La grande teca contenente 22 reliquie della Passione di Cristo, tra le quali il frammento della Croce e la Corona di Spine, era un tempo esposta sulla tribuna e venne fusa durante la Rivoluzione. Le restanti reliquie sono oggi conservate nel tesoro della cattedrale di Notre-Dame de Paris.

4 Il rosone occidentale illustra il libro profetico di San Giovanni: l’Apocalisse è rappresentata simbolicamente di fronte alla Passione di Cristo, nella vetrata assiale del coro. Al centro del rosone, il Cristo ritorna in gloria alla fine dei Tempi per giudicare i vivi e i morti.

I 100 capitelli con decorazione a foglie dei muri laterali sono tutti diversi. In corrispondenza delle pietre angolari delle fughe di archi, gli angeli ricordano le 42 scene di martirio raffigurate nei quadrilobi.

L’Île de la Cité

La sede del potere reale

Nel I secolo a.C., la tribù gallica dei Parisi si insediò su un’isola in mezzo alla Senna (la futura Île de la Cité) e vi fondò la città di Luteria. Nel V secolo, questa città prese il nome di Parigi. Nel VI secolo, Clodoveo, primo re dei Franchi, scelse il palazzo della Cité come dimora reale. suo figlio Childerberto, in seguito, fece costruire la prima cattedrale di Parigi. Alla fine del X secolo, Ugo Capeto, primo re capetingio, insediò il suo consiglio e la sua amministrazione nel palazzo che divenne così la sede del potere reale.

Il palazzo abbandonato dai re

Nel 1248, quando Luigi IX firmò l’atto relativo alla fonazione della Sainte-Chapelle, la vicinissima cattedrale di Notre-Dame presentava già la sua attuale facciata. Nel 1358, i consiglieri di re Giovanni II, detto il Buono, furono assassinati sotto gli occhi del Delfino, il futuro Carlo V, il quale, diventato re, scelse di abitare in luoghi più protetti: la residenza di Saint-Pol, edificio andato poi distrutto, il Louvre e Vincennes,. L’amministrazione reale, il Parlamento, la Cancelleria e la Camera dei Conti rimasero a lungo nel palazzo capetingio, ma nel corso dei secoli venne mantenuta solo la parte giudiziaria con l’annessa prigione.
Oggi, la Sainte-Chapelle e la Conciergerie sono le uniche parti ancora visibili del più antico palazzo dei re di Francia.

Fonte: Centre des monuments nationaux

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Per approfondire Freccia La Sainte-Chapelle di Parigi, scrigno di luce

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La prima incoronazione cristiana

Posté par atempodiblog le 11 août 2013

La prima incoronazione cristiana dans Libri aley

In una battaglia decisiva a Tolbiac, vicino a Colonia, l’esercito dei Franchi, in guerra contro gli Alemanni, stava per essere messo in rotta completa. Clodoveo decise di rivolgersi al “Dio della moglie” (la cattolica Clotilde), facendo voto di battezzarsi in cambio del rovesciamento dell’esito della battaglia: «Dio di Clotilde – gridò a gran voce – dammi la vittoria e non avrò altro Dio all’infuori di te!». Pochi istanti dopo gli Alemanni, terrorizzati, fuggirono disordinatamente. La vittoria fu totale. Di fronte a tale inspiegabile cambiamento dell’esito della battaglia, Clodoveo non ebbe esitazioni. Si fece battezzare con tremila suoi ufficiali e soldati la vigilia di Natale dell’anno 496 dal vescovo san Remigio, che pronunciò la celebre frase: «Abbassa il capo, condottiero: adora quel che bruciasti e brucia quel che adorasti». Remigio lo unse con l’olio santo: fu la prima incoronazione cristiana, rito sacro, perpetuato per più di un millennio dai Re di Francia e dagli imperatori del sacro Romano Impero. La notizia è tratta dall’ottimo sussidiario di storia per la Scuola Secondaria di primo grado, Alle radici del domani. Il Medioevo (De Mattei, Nistri, Viglione).

Tratto da: Il Timone

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Un’umanità di feriti che cerca conforto

Posté par atempodiblog le 11 août 2013

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Una ventina di anni fa, a Bassano del Grappa, durante una conversazione a tavola, l’allora cardinale Ratzinger si lasciò andare a una battuta umoristica che però contiene molta verità: “per me” disse “una conferma della divinità della fede viene dal fatto che essa sopravvive a qualche milione di omelie ogni domenica”.

Chiunque frequenti abitualmente la messa sa che è drammaticamente vero. Non certo perché si pretenda che i preti siano tutti dei grandi oratori alla Bossuet. Né perché vi sia una povertà culturale del ceto ecclesiastico.

Anzi. Capita di sentire omelie di dottissimi teologi che hanno un effetto devastante sulla fede degli ascoltatori, mentre – magari – poche parole commosse balbettate da un anziano sacerdote di campagna toccano davvero il cuore.

Qual è allora il problema? Non si tratta delle parole e dei concetti, ma del cuore.

Lo abbiamo capito specialmente con l’inizio travolgente del pontificato di papa Francesco che ha scelto proprio lo strumento più povero, le sue semplici omelie quotidiane, o comunque dei discorsi fatti con tono dimesso e familiare (come l’improvvisata conferenza stampa in aereo), per guidare la Chiesa. A cui sta imprimendo una svolta formidabile.

Cos’è che colpisce e commuove in papa Francesco? Mi pare sia evidente: ogni sua parola abbraccia, consola, conforta chi ascolta. E’ questa finora la cifra segreta del suo pontificato.

Ai vescovi che ha incontrato in Brasile a un certo punto ha detto: “dovete ricordarvi che quella che avete davanti è un’umanità di feriti”.

Non è solo una bellissima immagine. Dentro queste semplici parole c’è tutto un giudizio sul mondo contemporaneo e soprattutto c’è un’intuizione immensa del cristianesimo.

Innanzitutto Francesco non punta il dito, non incrimina, non recrimina, non accusa. Innanzitutto abbraccia.

Quando gli hanno chiesto perché in Brasile non ha ripetuto ad ogni occasione la dottrina della Chiesa su matrimoni gay e tutto il resto delle questioni che i media ci martellano in testa, lui, con semplicità, ha spiegato che ormai tutti, anche i sassi, conoscono qual è la dottrina cattolica in proposito.

Ma ha aggiunto che lui doveva e voleva portare “innanzitutto”, ai tre milioni di giovani che lo aspettavano in Brasile, una parola positiva.

La “parola positiva” è un’espressione che significa “una buona notizia”, un “lieto annuncio” ed è proprio questo il significato etimologico della parola “evangelo”. La “buona notizia” è Gesù Cristo in persona, cioè Dio che ha avuto compassione degli uomini ed è venuto sulla terra a salvarli.

E’ lui il Buon Samaritano della parabola che si china su quell’uomo disteso ai margini della strada, massacrato, coperto di ferite e incapace anche solo di rialzarsi.

E’ Gesù, buon samaritano, che lo accudisce, poi se lo carica sulle spalle e lo porta al ricovero (la Chiesa) dove verrà curato, nutrito e guarito.

Questo è il cuore del cristianesimo e Francesco viene a ricordarlo anzitutto ai pastori che lo hanno dimenticato. Io stesso, un paio di domeniche orsono, quando la lettura del vangelo era proprio quella del Buon samaritano, ho sentito l’omelia di un pretino, tutto orgoglioso del suo sapere teologico, il quale ha spiegato che quell’uomo disteso e ferito a terra, su cui si china Gesù-Buon samaritano, è in quelle condizioni a causa dei suoi peccati.

Ora, il concetto è un’evidente minchiata, perché Gesù non dice affatto questo, anzi spiega che il poveretto è stato ridotto in fin di vita da dei briganti che “lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto”.
Ma l’errore del pretino in questione svela un po’ lo sguardo incriminatorio con cui un certo mondo clericale guarda agli uomini, analogo e speculare al disprezzo generalizzato e ingiusto con cui nel mondo senti parlare (male) “dei preti”.

Invece papa Francesco è pieno di compassione, sa che tutti coloro che stanno lì ad ascoltarlo sono pieni di silenziose ferite, inflitte dalla vita, pieni di pesi, ansie, angosce.

E lui vuol portare loro l’abbraccio di Gesù e la sua misericordia. Il balsamo dell’abbraccio di Dio. Quante volte il Vangelo dice: “Gesù guardò la folla e pieno di compassione…”.

Un giorno disse: “venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò”. Lui, il suo abbraccio, è l’unico luogo al mondo dove tutti noi, affaticati e oppressi dalla fatica di vivere, possiamo trovare ricovero, conforto, nutrimento e ristoro.

Perché noi da soli non riusciamo nemmeno a stare in piedi. “Ma che poss’io, Signor,/ s’a me non vieni/ coll’usata ineffabil cortesia?”, si chiede in una poesia Michelangelo Buonarroti.

Gli uomini hanno bisogno di misericordia più ancora del pane. Questo non è banale “buonismo”, come ritiene qualcuno accusando il Papa di essere un facile demagogo.

Bergoglio infatti è sempre stato estremamente esigente e rigoroso con se stesso (è noto il suo stile di vita evangelico, adottato da decenni), mentre è indulgente con il suo gregge. E invita i vescovi e i sacerdoti a fare altrettanto.

Così infatti era anche Gesù. Al contrario “scribi e farisei” erano indulgenti con se stessi ed esigenti con coloro che pretendevano di guidare : perché – diceva Gesù – “dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito” (Mt 23, 3-4).

Bergoglio indica implicitamente l’esempio dei santi pastori, come il santo Curato d’Ars o padre Pio. Erano uomini che spesso si accollavano misteriosamente i pesi o le penitenze dei loro fedeli per poter elargire loro la Grazia del perdono o della guarigione.

Ecco perché papa Francesco appare al tempo stesso così libero da tutto e tutti eppure così tradizionale. Perché null’altro desidera che portare a tutti Gesù.

Questa è la sua vera, grande “rivoluzione”: la “rivelazione” del cuore di Dio operata da Gesù. Da lui abbiamo compreso che Dio è un Padre che si strugge di pietà per le sofferenze e lo smarrimento dei suoi figli.

Anche il perdono (il Papa ripete: “Dio perdona sempre, perdona tutto e perdona tutti”) è parte essenziale di quel conforto e di quel ristoro perché l’uomo ha un bisogno estremo di sentirsi perdonato.

Non di sentirsi mettere sul banco degli accusati perché lo sa bene – nel profondo del cuore – di essere un poveraccio, pieno di peccati. Ha bisogno di chi gli dice “io ti perdonerò sempre. Se anche tuo padre o tua madre ti rinnegassero, io non ti abbandonerò mai” (e queste sono parole di Dio nella Sacra Scrittura).

Così, quando papa Francesco ha fatto irruzione nel mondo abbiamo visto la misericordia. Ascoltarlo, guardarlo, ricorda le parole che Péguy diceva su Gesù: “C’era la cattiveria dei tempi anche sotto i Romani. Ma Gesù venne. Egli non perse i suoi anni a gemere ed interpellare la cattiveria dei tempi. Egli taglia corto. In un modo molto semplice. Facendo il cristianesimo. Egli non si mise a incriminare, ad accusare qualcuno. Egli salvò. Non incriminò il mondo. Egli salvò il mondo”.

di Antonio Socci – Libero, 4 agosto 2013

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