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«Alla Vergine affido tutti noi». Alcune linee-guida del pensiero e dell’esperienza di Maria nella vita e nelle opere di Joseph Ratzinger

Posté par atempodiblog le 8 juillet 2013

«Alla Vergine affido tutti noi»
Alcune linee-guida del pensiero e dell’esperienza di Maria nella vita e nelle opere di Joseph Ratzinger.
di Giuseppe Daminelli, smm – Madre di Dio

«Alla Vergine affido tutti noi». Alcune linee-guida del pensiero e dell'esperienza di Maria nella vita e nelle opere di Joseph Ratzinger dans Fede, morale e teologia rs8
8.9.2007: una gigantografia di Benedetto XVI in visita a Mariazell per l’850° anniversario della fondazione del più antico Santuario mariano dell’Austria (foto G. GIULIANI).

Con l’irrevocabile decisione di Benedetto XVI di rinunciare al ministero petrino, per ritirarsi a una «vita nascosta al mondo», è apparsa sempre più chiaramente la rilevanza e lo spessore del magistero di Joseph Ratzinger. L’indubbia profondità teologica – da tutti riconosciuta – ci obbliga, avanti tempo, a tentare di tracciare, anche se in maniera sommaria, un bilancio del pensiero ratzingeriano con particolare riferimento alla sua riflessione mariologica. Così, all’inizio del suo Pontificato, Benedetto XVI ha fatto suoi i pensieri e i sentimenti che hanno animato Giovanni Paolo II all’inizio del terzo millennio. Bisogna «ripartire da Cristo», scriveva allora il Papa. «Non si tratta di inventare un nuovo programma». Il programma c’è già: è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione. Ora, questo rinnovato slancio nella vita cristiana, Benedetto XVI ha subito affidato al costante patrocinio di colei che è Madre di Cristo e Madre della Chiesa: «Alla Vergine Madre di Dio, che ha accompagnato con la sua silenziosa presenza i passi della Chiesa nascente e ha confortato la fede degli Apostoli, affido tutti noi e le attese, le speranze e le preoccupazioni dell’intera comunità dei cristiani. Sotto la materna protezione di Maria, mater Ecclesiae, vi invito a camminare docili e obbedienti alla voce del suo divin Figlio e nostro Signore Gesù Cristo» (Benedetto XVI al Collegio cardinalizio, 22.4.2005).     

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Loreto, 1-2.9.2007: Agorà dei giovani italiani. Benedetto XVI stringe la mano a una bambina (foto A. GIULIANI).

Maria al centro della fede. Ma che Maria, la madre di Gesù, fosse nel cuore del Papa teologo, appare inequivocabilmente in un suo colloquio con Peter Seewald; il card. Joseph Ratzinger si sente porre questa domanda: «Che cosa significa Maria per lei personalmente?». Con tutta franchezza egli risponde così: «Personalmente sono stato dapprincipio più fortemente influenzato dal rigido cristocentrismo del movimento liturgico, ulteriormente accentuato dal dialogo con i fratelli protestanti». Poi, quasi a fugare l’impressione che quelle sue parole volessero significare poca devozione a Maria, subito aggiunge: «Ma hanno sempre significato molto per me le funzioni mariane del mese di maggio, al di là delle feste mariane liturgiche, le celebrazioni ottobrine del rosario, i pellegrinaggi nei santuari mariani, quindi le varie manifestazioni della devozione mariana popolare. E più invecchio, più mi diventa cara e importante la Madre di Dio» (J. Ratzinger, Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio, San Paolo 2001, pp. 432, H 25,00, pag. 269). Si direbbe che questa esperienza cristiana- mariana di Benedetto XVI sia analoga a quella del giovane Karol Wojtyla, il futuro papa Giovanni Paolo II. «Totus tuus. Questa formula – scrive Giovanni Paolo II (Varcare la soglia della speranza, Mondadori 2004, pp. 257, H 11,00) – non ha soltanto un carattere pietistico, non è una semplice espressione di devozione: è qualcosa di più. L’orientamento verso una tale devozione si è affermato in me nel periodo in cui, durante la seconda guerra mondiale, lavoravo come operaio in fabbrica. In un primo tempo mi era sembrato di dovermi allontanare un po’ dalla devozione mariana dell’infanzia, in favore del cristocentrismo. Grazie a san Luigi Grignion de Montfort compresi che la vera devozione alla Madre di Dio è invece proprio cristocentrica, anzi è profondissimamente radicata nel Mistero trinitario di Dio e nei misteri dell’incarnazione e della redenzione».

L’umile e sincera confessione, qui riferita, di due Sommi Pontefici rimarca la medesima matrice a cui hanno attinto, la guida autorevole di tale revisione di vita cristiana-mariana, ovvero il capitolo VIII della Costituzione dogmatica del Vaticano II sulla Chiesa, e l’insegnamento mariano di Paolo VI. La Lumen gentium ha infatti come vertice e coronamento un intero capitolo dedicato alla Madonna, mentre al retto ordinamento e sviluppo del culto della Vergine Maria, Paolo VI dedica l’intera esortazione Marialis cultus del 2 febbraio 1974. Si rintracciano così le ragioni teologiche della devozione a Maria e quindi le caratteristiche che ogni devozione a Maria deve possedere ed esprimere. Maria, la credente. All’indomani della sua elezione a Sommo Pontefice, Benedetto XVI invocava «la materna intercessione di Maria santissima», a sostegno della sua promessa di fedeltà a Cristo.

Poneva nelle sue mani il presente e il futuro della sua persona e della Chiesa. Tale affidamento del Papa alla Madre del Signore offre a noi l’esempio che ci spinge all’amore filiale verso la madre nostra Maria e all’imitazione delle sue virtù. È un’icona mariana che il Santo Padre aveva già tracciato nel 1987, in una introduzione all’enciclica Redemptoris Mater di Giovanni Paolo II. Segno, questo, che tale icona di Maria era ed è profondamente scolpita nel suo animo devoto. Il Papa invita a contemplare «l’immagine della Vergine in ascolto che vive della parola di Dio; che serba nel suo cuore le parole che le vengono da Dio e, congiungendole come in un mosaico, impara a comprenderle (cf Lc 2,19.51). Il Pontefice rimanda quindi «alla grande Credente che, piena di fiducia, si mette nelle mani di Dio, abbandonandosi alla sua volontà». Su Maria, “la Credente”, J. Ratzinger così scriveva nel 1987 (Maria, il sì di Dio all’uomo, Queriniana, pp. 64, H 5,00): «L’essenza e il cammino di Maria sono caratterizzati in maniera decisiva dal fatto che ella è credente. “Beata colei che ha creduto”, questa acclamazione rivolta da Elisabetta a Maria diventa la parola chiave della mariologia. Maria è così inserita nella lode dei grandi credenti della storia, con cui il capitolo 11 della Lettera agli Ebrei ha assegnato il suo luogo teologico alla memoria dei testimoni».

Altra icona mariana presentata dal Papa è quella dell’umile Madre che, quando la missione del Figlio lo esige, si fa da parte e quella della «donna coraggiosa che, mentre i discepoli si danno alla fuga, sta sotto la croce». Maria, una di noi. Benedetto XVI ci offre l’immagine di Maria, presente e operante nella vita della Chiesa e di ogni cristiano. «Maria non sta soltanto in un rapporto singolare con Cristo. [...] Essendo totalmente unita a Cristo, ella appartiene anche totalmente a noi. Sì, possiamo dire che Maria ci è vicina come nessun altro essere umano, perché Cristo è uomo per gli uomini e tutto il suo essere è un “essere per noi”. «Cristo, dicono i Padri, come capo è inseparabile dal suo corpo che è la Chiesa, formando con essa, per così dire, un unico soggetto vivente. La Madre del Capo è anche la madre di tutta la Chiesa; lei è, per così dire, totalmente espropriata di se stessa; si è data interamente a Cristo e con lui viene data in dono a tutti noi. Infatti più la persona umana si dona, più trova se stessa…

Più l’uomo è vicino a Dio, più vicino è agli uomini. Lo vediamo in Maria. Il fatto che ella sia totalmente presso Dio è la ragione per cui è anche così vicina agli uomini. Per questo può essere la madre di ogni consolazione e di ogni aiuto, una madre alla quale in qualsiasi necessità chiunque può osare rivolgersi nella propria debolezza e nel proprio peccato, perché ella ha comprensione per tutto ed è per tutti la forza aperta della bontà creativa. È in lei che Dio imprime la propria immagine, l’immagine di colui che segue la pecorella smarrita fin nelle montagne e fin tra gli spini e i pruni dei peccati di questo mondo, lasciandosi ferire dalla corona di spine di questi peccati, per prendere la pecorella sulle sue spalle e portarla a casa. Come madre che compatisce, Maria è la figura anticipata e il ritratto permanente del Figlio. E così vediamo che anche l’immagine dell’Addolorata, della madre che condivide la sofferenza e l’amore, è una vera immagine dell’Immacolata». Sulla presenza viva e operante di Maria nella vita della Chiesa, Benedetto XVI fa la seguente riflessione: «Maria non risiede solo nel passato né solo nell’alto dei cieli, nell’intimità di Dio; ella è e rimane presente e attiva nell’attuale momento storico; ella è qui e oggi persona agente. [...] Ella ci spiega la nostra ora storica. [...] Da tutta questa attività risulta chiaro chi ella è, chi siamo noi, solo se prendiamo atto del senso dinamico della sua figura».

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