In verità vi dico: viva i peccatori
Posté par atempodiblog le 2 juillet 2013
In verità vi dico: viva i peccatori
Gesù cercava le ferite del peccato e le guariva. Ma ammoniva gli scribi, che chiamava “sepolcri imbiancati”.
di Antonio Socci – Panorama
Il Cristianesimo, strano a dirsi, entra nel mondo precisamente in polemica dura con i moralisti. A ogni pagina dei Vangeli Gesù appare traboccante di tenerezza verso i peccatori, perfino i più malfamati. Invece è durissimo solo con coloro che si ritenevano “giusti”.
Con loro, per scuoterli, usa parole di fuoco: “Guai a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito” (Lc 11,43-46). “Tutto quello che fanno è per farsi vedere dalla gente… Guai a voi scribi e farisei ipocriti. Voi siete come sepolcri imbiancati: all’esterno sembrano bellissimi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di marciume” (Mt 24,4 e segg).
Gesù non sta alla larga dai peccatori e dai disprezzati, anzi li cerca premurosamente. Come nota il filosofo Soren Kierkegaard: “Non ritenne mai un tetto tanto misero da impedirgli di entrarvi con gioia, mai un uomo tanto insignificante da non voler collocare la sua dimora nel suo cuore”.
Ma soprattutto Gesù rifiuta la presunzione di giudicare gli altri come peccatori, perché peccatori per lui sono tutti gli uomini e nessuno si salva se umilmente non si lascia perdonare. Un altro grande convertito del Novecento, lo scrittore francese Charles Péguy, scriverà: “Le persone morali non si lasciano bagnare dalla grazia. Ciò che si chiama la morale è una crosta che rende l’uomo impermeabile alla grazia. Si spiega così il fatto che la grazia operi sui più grandi criminali e risollevi i più miserabili peccatori”.
Lo si vede, in effetti, sul Calvario, dove il ladrone si converte, mentre i dottori della Legge inveiscono contro Gesù: “E’ per questo che niente è più contrario a ciò che si chiama la religione come ciò che si chiama la morale” estremizzava Péguy “e niente è così idiota che confondere così insieme la morale e la religione”.
Naturalmente Péguy non fa l’elogio del peccato. Gesù ha orrore di ogni peccato, ma condanna il legalismo. Come Paolo e Agostino condannano l’ideologia dell’onesto, il moralismo. Ciò sarà il giacobinismo. Perché non ci si salva con le nostre forze. Gesù dice: “Senza di me non potete fare nulla”. Egli dice infatti di essere venuto per i peccatori, le cui ferite del peccato possono diventare feritoie della grazia. Spiega di essere venuto per salvare, non per condannare. E’ stupefacente. Colui che ha più cambiato il mondo e lo ha umanizzato e santificato non fa mai l’accusatore. Perdona sempre.
E’ ancora Péguy che lo spiega: “C’era la cattiveria dei tempi anche sotto i Romani. Ma Gesù venne. Egli non perse i suoi anni a gemere e interpellare la cattiveria dei tempi. Egli taglia corto. In modo molto semplice. Facendo il Cristianesimo. Egli non si mise a incriminare, ad accusare qualcuno. Egli salvò. Non incriminò il mondo. Egli salvò il mondo”.
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