Il Papa ai cristiani: non siate ipocriti e moralisti, ma magnanimi e larghi di cuore

Posté par atempodiblog le 19 juin 2013

Il Papa ai cristiani: non siate ipocriti e moralisti, ma magnanimi e larghi di cuore
Il cristianesimo non è una “casistica” di precetti: questa concezione impedisce di comprendere e vivere che Dio è gioia e magnanimità. Papa Francesco lo ha ribadito alla Messa celebrata stamattina in Casa S. Marta. Sull’altare con il Papa vi erano il cardinale Marc Ouellet e l’arcivescovo Lorenzo Baldisseri, rispettivamente prefetto e segretario della Congregazione per i vescovi – accompagnati da un gruppo di collaboratori – e il presidente e il segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, l’arcivescovo Vincenzo Paglia e mons. Jean Laffitte, anch’essi in compagnia del personale del dicastero.
di Alessandro De Carolis – Radio Vaticana

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Gli ipocriti che “portano il popolo di Dio su una strada senza uscita”: sono costoro i protagonisti del Vangelo di oggi e dell’omelia di Papa Francesco. Il Pontefice riflette sul celebre brano di Matteo che presenta il contrasto tra il comportamento di scribi e farisei – che si pavoneggiano in pubblico quando fanno l’elemosina, la preghiera e il digiuno – e quello che invece Gesù indica ai discepoli come il giusto atteggiamento da assumere nelle medesime circostanze, e cioè il “segreto”, la discrezione gradita e premiata da Dio. In particolare, oltre alla vanità di scribi e farisei, Papa Francesco stigmatizza il loro imporre ai fedeli “tanti precetti”. Li definisce “ipocriti della casistica”, “intellettuali senza talento” che “non hanno l’intelligenza di trovare Dio, di spiegare Dio con intelligenza”, e così facendo impediscono a se stessi e agli altri l’ingresso nel Regno di Dio:

“Gesù lo dice: ‘Non entrate voi e non lasciate entrare gli altri’. Sono eticisti senza bontà, non sanno cosa sia la bontà. Ma sì, sono eticisti, eh? ‘Si deve far questo, questo, questo…’ Ti riempiono di precetti, ma senza bontà. E quelli delle filatterie che si addossano tanti drappi, tante cose, per fare un po’ finta di essere maestosi, perfetti, non hanno il senso della bellezza. Non hanno il senso della bellezza. Arrivano soltanto ad una bellezza da museo. Intellettuali senza talento, eticisti senza bontà, portatori di bellezze da museo. Questi sono gli ipocriti, ai quali Gesù rimprovera tanto”.

“Ma non finisce qua”, prosegue Papa Francesco. “Nel Vangelo di oggi – osserva – il Signore parla di un’altra classe di ipocriti, quelli che vanno sul sacro”:

“Il Signore parla del digiuno, della preghiera, dell’elemosina: i tre pilastri della pietà cristiana, della conversione interiore, che la Chiesa ci propone a noi tutti nella Quaresima. Anche su questa strada ci sono gli ipocriti, che si pavoneggiano nel fare il digiuno, nel dare l’elemosina, nel pregare. Io penso che quando l’ipocrisia arriva a quel punto della relazione con Dio, noi stiamo abbastanza vicini al peccato contro lo Spirito Santo. Questi non sanno di bellezza, questi non sanno d’amore, questi non sanno di verità: sono piccoli, vili”.

“Pensiamo all’ipocrisia nella Chiesa: quanto male ci fa a tutti”, riconosce con schiettezza Papa Francesco. Che invece indica come “icona” da imitare un personaggio descritto in un altro passo del Vangelo. Si tratta del pubblicano che con umile semplicità prega dicendo: “Abbi pietà di me, Signore, che sono un peccatore”. “Questa – afferma il Papa – è la preghiera che dobbiamo fare tutti i giorni, nella consapevolezza che siamo peccatori”, ma “con peccati concreti, non teorici”. E’ questa preghiera, conclude, che ci aiuterà a percorrere “la strada contraria” all’ipocrisia, tentazione – ricorda – che “tutti noi abbiamo”:

“Ma tutti noi abbiamo pure la grazia, la grazia che viene da Gesù Cristo: la grazia della gioia; la grazia della magnanimità, della larghezza. L’ipocrita non sa cosa sia gioia, non sa cosa sia larghezza, non sa cosa sia magnanimità”.

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Il Papa: le divisioni danneggiano la Chiesa, superare i personalismi. Appello per i rifugiati e la difesa della vita

Posté par atempodiblog le 19 juin 2013

“Tolte dalla comunità le mormorazioni e le parzialità, si gode perfetta pace”.
 San Giovanni Bosco

Il Papa: le divisioni danneggiano la Chiesa, superare i personalismi. Appello per i rifugiati e la difesa della vita dans Mormorazione 25ji

Il Papa: le divisioni danneggiano la Chiesa, superare i personalismi. Appello per i rifugiati e la difesa della vita
Chiediamo al Signore la grazia di liberarci dalla tentazione della divisione e della lotta tra di noi. E’ quanto affermato da Papa Francesco nell’udienza generale in Piazza San Pietro, gremita da oltre 50 mila fedeli. Il Papa ha ribadito che essere parte della Chiesa “vuol dire essere uniti a Cristo” e ha invitato tutti i cristiani a impegnarsi per la comunione e l’unità. Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha dunque rivolto un appello in favore dei rifugiati e uno per la difesa della vita in tutte le sue fasi.
di Alessandro Gisotti – Radio Vaticana

“La Chiesa non è un’associazione assistenziale, culturale o politica, ma è un corpo vivente, che cammina e agisce nella storia”. Papa Francesco ha svolto la sua catechesi partendo dall’immagine della Chiesa come corpo, sviluppata da San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi. Il Papa ha sottolineato che il corpo “ci richiama ad una realtà viva” e che questo ha un capo, “Gesù, che lo guida, lo nutre e lo sorregge”:

“Questo è un punto che vorrei sottolineare: se si separa il capo dal resto del corpo, l’intera persona non può sopravvivere. Così è nella Chiesa: dobbiamo rimanere legati in modo sempre più intenso a Gesù. Ma non solo questo: come in un corpo è importante che passi la linfa vitale perché viva, così dobbiamo permettere che Gesù operi in noi, che la sua Parola ci guidi, che la sua presenza eucaristica ci nutra, ci animi, che il suo amore dia forza al nostro amare il prossimo. E questo sempre, sempre, sempre!”

Nella Chiesa, ha proseguito, “c’è una varietà, una diversità di compiti e di funzioni; non c’è la piatta uniformità, ma la ricchezza dei doni che distribuisce lo Spirito Santo”. Però, ha aggiunto, “c’è la comunione e l’unità: tutti sono in relazioni gli uni con gli altri e tutti concorrono a formare un unico corpo vitale, profondamente legato a Cristo”:

“Ricordiamolo bene: essere parte della Chiesa vuol dire essere uniti a Cristo e ricevere da Lui la vita divina che ci fa vivere come cristiani, vuol dire rimanere uniti al Papa e ai Vescovi che sono strumenti di unità e di comunione, e vuol dire anche imparare a superare personalismi e divisioni, a comprendersi maggiormente, ad armonizzare le varietà e le ricchezze di ciascuno”.

L’unità, ha detto ancora, “è superiore ai conflitti, sempre. I conflitti, se non si sciolgono bene, ci separano da noi, ci separano da Dio”.

“Non andiamo sulla strada delle divisioni, delle lotte tra noi, no! Tutti uniti, tutti uniti con le nostre differenze, ma uniti, uniti sempre, che quella è la strada di Gesù! L’unità è superiore ai conflitti, l’unità è una grazia che dobbiamo chiedere al Signore perché ci liberi dalle tentazioni della divisione, delle lotte tra noi, degli egoismi, dalle chiacchiere, eh? Quanto male fanno le chiacchiere: quanto male!, eh? Quanto male! Mai chiacchierare degli altri: mai”.

“Quanto danno arrecano alla Chiesa le divisioni tra i cristiani – ha avvertito – l’essere di parte, gli interessi meschini!”. Il Papa ha così messo l’accento sulle divisioni tra cattolici, “ma anche le divisioni tra le comunità: cristiani evangelici, cristiani ortodossi, cristiani cattolici”. E ha ribadito: “Dobbiamo cercare di portare l’unità”. Quindi, ha confidato ai fedeli:

“Io racconterò una cosa. Oggi, prima di uscire da casa, sono stato 40 minuti, più o meno, mezz’ora, con un pastore evangelico, e abbiamo pregato insieme, eh?, cercando l’unità. Ma noi dobbiamo pregare tra noi, cattolici, e anche con i cristiani, pregare perché il Signore ci dia l’unità: l’unità tra noi! Ma, come avremo l’unità tra i cristiani se non siamo capaci di averla tra noi cattolici, di averla in famiglia – quante famiglie lottano e si dividono?”

Ha quindi rivolto una preghiera al Signore. “Aiutaci a non far soffrire il Corpo della Chiesa con i nostri conflitti, le nostre divisioni, i nostri egoismi; aiutaci – è stata l’invocazione del Papa – ad essere membra vive legate le une con le altre da un’unica forza, quella dell’amore, che lo Spirito Santo riversa nei nostri cuori”. Al momento dei saluti, quindi, ha ricordato che ricorre domani la Giornata Mondiale del Rifugiato ed ha rivolto un pensiero particolare alle famiglie costrette a lasciare la propria patria:

“Non possiamo essere insensibili verso le famiglie e verso tutti i nostri fratelli e sorelle rifugiati: siamo chiamati ad aiutarli, aprendoci alla comprensione e all’ospitalità. Non manchino in tutto il mondo persone e istituzioni che li assistano: nel loro volto, è impresso il volto di Cristo!”

Infine, il Papa ha ricordato che domenica scorsa abbiamo celebrato “Dio che è Vita e fonte della vita”:

“Vorrei rivolgere ancora una volta l’invito a tutti ad accogliere e testimoniare il ‘Vangelo della vita’, a promuovere e a difendere la vita in tutte le sue dimensioni e in tutte le sue fasi. Il cristiano è colui che dice “sì” alla vita, che dice ‘sì’ a Dio, il Vivente”.

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ESTATE/ Quell’esperienza della Bellezza così vicina a noi

Posté par atempodiblog le 18 juin 2013

ESTATE/ Quell’esperienza della Bellezza così vicina a noi
di Francesco Baccanelli – ilsussidiario.net

ESTATE/ Quell'esperienza della Bellezza così vicina a noi dans Articoli di Giornali e News y1

L’estate è la stagione che più di ogni altra avvicina l’uomo alla natura. Le condizioni atmosferiche incoraggianti, i periodi di ferie e le giornate lunghe ci offrono un’ottima occasione per riprendere confidenza con il mondo intorno a noi. Tanto i viaggi più bizzarri quanto il vivere quotidiano possono aprirci uno spiraglio sulla bellezza della natura, ma prima dobbiamo rieducare i nostri sensi alla meraviglia. Dobbiamo guarirli da quella forma di “daltonismo” che nasce dalla nostra indifferenza per tutto ciò che riteniamo di conoscere a fondo e che ci porta a percepire gli innumerevoli splendori della natura come un’unica massa uniforme. È difficile forse, ma per risvegliare le nostre curiosità, per ridestare in noi la voglia di lasciarci stupire, possiamo contare anche sull’aiuto dell’arte.

Non serve chiamare in causa il lungo e affascinante dibattito sul suo rapporto con la natura. Ai nostri fini è sufficiente pensare a quegli artisti che, innamorati del creato, si sono impegnati a celebrarlo attraverso le proprie opere, avvertendo talvolta anche un senso di inadeguatezza, come dichiara, con un’umiltà davvero commovente, il poeta americano Joyce Kilmer: «Penso che non vedrò mai / una poesia bella come un albero (…) Le poesie sono fatte dagli sciocchi come me, / ma solo Dio può fare un albero». Questi artisti infatti possono indirizzare i nostri occhi sia sui frammenti di natura più umili e apparentemente marginali, che sulle bellezze più sorprendenti e ineffabili.

Con la sua Grande zolla, ad esempio, Albrecht Dürer sottopone alla nostra attenzione un ciuffo d’erba del tutto ordinario, come ne abbiamo visti a migliaia. Eppure, separato da quanto gli sta intorno, impreziosito dall’ingrandimento, il ciuffo ci appare come qualcosa di straordinario, un piccolo grande capolavoro nascosto nella vita di ogni giorno. Dürer porta i nostri occhi su una normalissima porzione di prato, che dal vivo probabilmente non catturerebbe la nostra attenzione neppure se, inciampando, finissimo col trovarcela a pochi centimetri dal naso. Mettendo in risalto i fili d’erba e le foglioline, ci costringe a considerare quanta bellezza sia racchiusa in un brandello di natura così apparentemente banale e, di conseguenza, a quanta ne sia sparsa nel resto dell’universo.

Lo stesso fanno, sul fronte musicale, le composizioni con cui Olivier Messiaen, trascrivendo i canti degli uccelli, ci invita all’ascolto dei suoni della natura o, su quello letterario, alcuni indimenticabili passi de I fratelli Karamazov (il riferimento è alla pagine che Dostoevskij dedica alla vita dello starec Zosima). Alquanto suggestivo in questo senso, benché manchi di un lieto fine, è anche il famoso episodio de La Storia di Elsa Morante in cui un agente delle SS condotto al patibolo s’imbatte in un fiore sbocciato su un muro e, riconoscendo in esso «tutta la bellezza e la felicità dell’universo», per un istante pensa: «Se potessi tornare indietro, e fermare il tempo, sarei pronto a passare l’intera mia vita nell’adorazione di quel fiorelluccio».

Guide preziose per la contemplazione del frammento, gli artisti possono correre in nostro aiuto anche per porzioni di natura ben più vaste. Caspar David Friedrich, giusto per fare un nome, in questo campo è un vero maestro. Da buon romantico conosce le potenzialità del proprio lavoro e nel creato individua non solo un’inesauribile fonte d’ispirazione, ma anche una delle vie più brevi per conoscere Dio. Osservando le sue opere vengono in mente le parole di Wilhelm Heinrich Wackenroder, uno dei padri del Romanticismo tedesco: «Conosco due lingue meravigliose, che il Creatore diede agli uomini affinché i mortali, per quanto ciò sia loro possibile, possano raggiungere le cose celesti (…). Una di queste lingue è parlata soltanto da Dio, la seconda soltanto da pochi eletti (…). Queste lingue sono la natura e l’arte». Con la natura Friedrich dialoga senza sosta e alle aperture paesaggistiche che dipinge affida la traduzione figurativa delle sue più intime domande, che nei contenuti spesso ricordano Novalis e Kierkegaard. I suoi alberi, le sue rocce, i suoi tramonti, i suoi tratti di mare ci invitano a riflettere sul creato. Siamo parte della natura – sembra suggerirci – e in essa possiamo trovare un alleato per capire più a fondo noi stessi, un alleato che non ci abbandona in nessuna occasione e che può assisterci nell’incontro con l’infinito.

Quando si accosta alla natura, l’arte può prendere in considerazione anche quanto di essa normalmente ci angoscia. Il Cantico di frate Sole, che oltre a essere una delle più intense preghiere della storia cristiana, è una vera e propria poesia (e quindi un’opera d’arte a tutti gli effetti), ad esempio non contempla soltanto le cose che facilitano la nostra vita. Francesco accetta con letizia e umiltà tutto ciò che viene da Dio, dalla bellezza del creato all’utilità delle sue componenti, dalle più diverse situazioni atmosferiche ai momenti di dolore. E proprio le parole di accoglienza per l’«infirmitate», per la «tribulatione» e per la «morte corporale» fanno del suo Cantico uno dei più decisi, pieni e sinceri atti d’amore nei confronti del Creatore e del creato.

L’arte è dunque un ottimo strumento per la riscoperta di quanto è intorno a noi. Destreggiandosi con le parole o con le immagini, con i suoni o con i gesti, riesce a forzare il muro della nostra indifferenza e a scuotere le emozioni. Le opere che si rivolgono alla natura con spirito risoluto, cioè senza cadere in inutili patetismi o in ingenue tentazioni panteistiche, possono davvero riavvicinare ad essa i nostri sensi. Che poi li portino alla scoperta di un frammento minuscolo o all’incontro con uno scenario sconfinato non è particolarmente importante. Ciò che conta è che sappiano insegnarci a considerare ogni cosa con interesse, stupore e umiltà, perché spesso l’esperienza della bellezza è molto più vicina a noi di quanto siamo abituati a pensare.

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Non è per sparlare, eh…

Posté par atempodiblog le 17 juin 2013

Non è per sparlare, eh… dans Correzione fraterna sm4w

Le volte più pericolose sono quando si comincia con “non è per sparlare, eh…”, o anche con il micidiale “non vorrei giudicare ma…”. Allora sì che il rischio è grave.

Come ha detto Papa Francesco, si comincia parlando magari benevolmente di qualcuno, si finisce regolarmente per spellarlo.

Che poi lei non voleva, non voleva proprio far notare che quella persona che l’ha criticata ha quei due o tre chiletti di troppo, e forse guardando bene sono anche dieci… “Magari è bella dentro”.

C’è la pericolosa gara di mamme (“non ho investito tanto sui miei figli per vedere assegnata a un mio virgulto la parte della pecora alla recita di Natale, noi ci meritiamo dall’angelo in su!”), la gara dei bravi cristiani (“eh, quello viene a Messa, ma detto fra noi…”), la gara al lavoro e in tutti gli altri ambiti in cui dobbiamo vivere accanto ai fratelli. Perché essere figli di Dio ci piace un sacco, ma essere fratelli è così fastidioso…

Poiché il nostro cuore è pericoloso (Gesù sapeva cosa era nel cuore dell’uomo, e non si fidava), e poiché neanche noi stessi possiamo controllarlo, c’è un’unica, fondamentale, decisiva cosa che è in nostro potere fare. Vigilare sulla lingua. Sbarrarle le porte con un cancello, una serratura chiusa a tripla mandata.

Neanche noi sappiamo cosa finiremo per dire quando cominceremo a parlare. E allora è meglio non parlare per nulla. Chiedersi piuttosto cosa direbbe Gesù in quel momento. Se le persone sono assenti, non parlarne per niente, neanche per condividere uno stato d’animo con un amico. Il fatto è che anche se partiamo con le migliori intenzioni, la lingua può sempre scivolare. La regola d’oro è parlare di un assente solo se la cosa serve direttamente a lui.

Piano piano – mi assicura un amico che questa pratica l’ha adottata come stile di vita – sforzandosi di parlare come Gesù si impara anche a pensare come lui, e poi piano piano magari anche ad agire come lui, quindi ad amare, che poi se non sbaglio è la cosa più importante, ben più della correzione fraterna che tante volte ci fa da alibi.

Se invece proprio non resistete, va be’, per una volta, dai, sfoghiamoci… Parliamone un po’, non lo dico a nessuno. Il mio numero è 33xxxxxxxx…

di Costanza Miriano – Credere

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Che cosa c’insegna l’enciclica a quattro mani

Posté par atempodiblog le 17 juin 2013

Che cosa c’insegna l’enciclica a quattro mani
di Vittorio Messori – Corriere della Sera
Tratto da: Vittorio Messori

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I portavoce vaticani avevano cercato di smussare la realtà, avevano parlato di un documento di cui Benedetto XVI aveva abbozzato qualche parte e che Francesco avrebbe ripreso e completato; dicevano di una traccia del papa emerito che il papa regnante avrebbe sviluppato di persona. Invece, sarà proprio «una enciclica a quattro mani»: così, testuale, lo schietto annuncio di Bergoglio in un’occasione ufficiale, il discorso alla Segreteria Generale del Sinodo dei vescovi. Dunque, ecco un’altra “prima volta” del pontefice argentino: un documento dottrinale di primaria importanza, addirittura sulla fede –dunque, sulla base stessa della Chiesa– voluto, pensato e in gran parte scritto da un papa e firmato da un altro. Un altro che ha annunciato nella stessa occasione che non mancherà di dire subito ai destinatari della lettera circolare alla cristianità (tale il significato di enciclica) di «avere ricevuto da Benedetto XVI un grande lavoro e di averlo condiviso, trovandolo un testo forte».
Certo, ogni papa nei documenti a sua firma ha sempre citato i suoi predecessori: ma in nota, come fonti, non certo come coautori. Anzi, viene subito da pensare –con un po’ di ironia amara– che nel caso della rinuncia di Celestino V al pontificato, il suo successore Bonifacio VIII lo fece incarcerare in un luogo nascosto per paura di uno scisma e poi braccare quando fuggì.

Ma cerchiamo di capire come si sia giunti a questa situazione inedita. Preoccupazione primaria di Joseph Ratzinger –come studioso, poi come cardinale e infine come papa– è stata sempre quella di tornare ai fondamenti, di ritrovare le basi del cristianesimo, di riproporre un’apologetica adatta all’uomo contemporaneo. Per questo, aveva progettato una trilogia sulle virtù maggiori, quelle dette “teologali”: così, ecco un’enciclica sulla carità e una sulla speranza. Restava quella sulla fede, che contava di pubblicare entro l’autunno di questo 2013, al termine cioè dell’anno che aveva voluto dedicare proprio alla riscoperta delle ragioni per credere nel Vangelo. Il lavoro era già avanzato, quando ha dovuto constatare che l’avanzare dell’età non gli permetteva più di portare sulle spalle il fardello del pontificato. Forse –libero dagli impegni di vescovo di Roma- le forze gli sarebbero bastate per concludere il testo e pubblicarlo, “declassandolo” da enciclica pontificia a opera di semplice studioso, come già ha fatto con i tre volumi dedicati alla storicità di Gesù. Volumi che non hanno valore magisteriale ma che sono aperti al dibattito degli esperti. E’ probabile che si sia consultato al proposito con Francesco ed è altrettanto probabile che sia stato lui ad assumersi ben volentieri il compito di utilizzare il lavoro già compiuto, portandolo a termine e firmandolo con il suo nome.

In qualche ambiente ecclesiale c’è sconcerto: l’idea di un documento papale di questa importanza e su un tema tanto decisivo redatto insieme lascia perplessi molti . A noi invece, per quanto vale, la cosa piace, la novità ci sembra preziosa perché potrebbe aiutare a ritrovare una prospettiva che anche molti credenti sembrano aver dimenticato. Quella prospettiva di fede , cioè, secondo la quale ciò che importa non è il papa in quanto persona, dunque con un nome, una storia, una cultura, una nazionalità, un carattere. Ciò che importa è il papato, l’istituzione voluta dal Cristo stesso con un compito: quello di condurre il gregge, da buoni pastori, nelle tempeste della storia, senza deviare dal giusto percorso. Il papa (ovviamente sempre per gli occhi del credente) esiste perché sia maestro di fede e di morale, ma non dicendo cose sue, bensì aiutando a comprendere la volontà divina, annunciando la vita eterna che attende ciascuno al termine del cammino terreno, vigilando perché non si cada nel precipizio dell’errore. E per questo gli è assicurata l’assistenza dello Spirito Santo che lo preservi dallo smarrire egli stesso la strada. Nel suo insegnamento , il pontefice romano non è “un autore“, di cui apprezzare le qualità: anzi tradirebbe il suo ruolo se dicesse cose affascinanti e originali ma fuori dalla linea indicata da Scrittura e Tradizione. A lui non è concesso il “secondo me“, che è invece proprio dell’eresia.
Semplificando all’estremo, potremmo dire che “un papa vale l’altro” in quanto alla fine non conta la sua personalità ma la sua docilità e fedeltà come strumento dell’annuncio evangelico. L’aneddotica sui pontefici, sulla loro vita quotidiana, può essere interessante, ma non è influente sulla loro missione. Ciò che importa davvero, lo dicevamo, è il papato come istituzione perenne sino alla Parusia, sino alla fine della storia e al ritorno del Cristo; istituzione, che per il cattolico non è un peso da sopportare ma un dono di cui essere grato. Ci sia o no, il pontefice del momento, “simpatico” a viste umane, amiamo o no il suo carattere e il suo stile, Joseph Ratzinger e Jorge Bergoglio hanno, come ogni uomo, grandi diversità tra loro ma non possono divergere (e il Cielo veglia proprio perché questo non avvenga) allorché parlano del Cristo e del suo insegnamento da maestri di fede e di morale. In quanto strumenti – «semplice e obbediente operaio nella vigna del Signore», disse di sé Benedetto XVI nel suo primo discorso –sono in qualche modo intercambiabili.

Possono approfondire il significato del Vangelo, aiutare a comprenderlo meglio per il loro tempo, ma sempre nel solco di Scrittura e Tradizione: non è loro lecito essere “creativi”. Non sono “scrittori” ma guide, guidate a loro volta da un Altro.

Proprio per questo non ci dispiace affatto, anzi ci sembra preziosa l’occasione offerta ora da una di quelle che Hegel chiamerebbe “le astuzie della storia”: proprio per un documento che riannuncia la fede, cioè la base di tutto, un pontefice emerito e uno regnante mostrano che gli uomini sono diversi ma che la prospettiva di chi è chiamato a condurre la Catholica è eguale, la direzione è la stessa. Ed eguali sono, in fondo, anche le parole per riproporre la scommessa sulla verità del cristianesimo. Dunque, nessuno scandalo per le “quattro mani”.

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Nella casa del Papa a Santa Marta sveglia all’alba e visite dei potenti

Posté par atempodiblog le 17 juin 2013

La residenza. Vive nell’appartamento 201, al secondo piano
Nella casa del Papa a Santa Marta sveglia all’alba e visite dei potenti
Francesco ha trasferito il centro del Vaticano nel suo «convitto»
di Paolo Conti – Corriere della Sera

Un salotto (un paio di poltrone e un divano) con una scrivania, alle spalle un austero crocifisso, una libreria a vetri, un tappeto a disegni persiani. Molto (troppo?) uso di neon. Quindi camera da letto, un frigorifero, un disimpegno e un bagno. Un parquet industriale lucidato a specchio, soprattutto quel letto di legno scuro rendono gli ambienti molto freddi. Ma l’inquilino non si lamenta. L’uomo è austero, la sveglia di solito suona alle 4.45, un quarto d’ora dopo è già in preghiera e ci resterà per un’ora, meditando sulle scritture della Messa quotidiana.

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Residenza Santa Marta, cliccare sull’immagine per visitare l’alloggio

La mappa dei centri dei Grandi Poteri del mondo da qualche settimana è cambiata. Il nuovo Pontefice della chiesa cattolica guida i suoi fedeli (un miliardo e 214 milioni, secondo l’ultimo Annuario Pontificio) dall’appartamento 201 al secondo piano di Casa Santa Marta. Bergoglio usa un altro nome. La chiama «Convitto»: 106 suite, 22 stanze singole e un appartamento.
Si trova benissimo, ormai è impensabile che torni ad abitare nell’immenso Appartamento papale del Palazzo apostolico. Lo ha spiegato durante l’udienza alle scuole italiane dei gesuiti: «Io ho necessità di vivere fra la gente, e se io vivessi solo, forse un po’ isolato, non mi farebbe bene». Che Santa Marta, albergo nel cuore della Città del Vaticano nato per ospitare i cardinali nei Conclavi, sia ormai uno snodo fondamentale nella nuova pagina della Chiesa lo dimostra la recente nomina di monsignor Battista Mario Salvatore Ricca al posto-chiave di prelato ad interim dello Ior, il discusso Istituto per le opere di religione. Guarda caso, Ricca è direttore delle case di ospitalità vaticane, quindi soprattutto di Santa Marta. I suoi frequenti colloqui con Papa Francesco, talvolta a cena, hanno costruito uno schietto rapporto di fiducia.

Papa Francesco si muove a Santa Marta come i gesuiti nelle loro residenze collettive. Appare spesso in atrio senza preavviso (all’accoglienza c’è un turno di personale femminile laico che risponde al telefono). In quanto ai pasti, nessuna formalità: Bergoglio si siede con chi capita e la sera, se funziona il self service, si arma di vassoio. In fondo, da cardinale di Buenos Aires, si cucinava i pasti da solo e andava fiero del «suo» maialino al forno. La mensa di Santa Marta ha consolidata fama di mediocrità, in Vaticano. Cucina continentale, da vero albergo qual è Santa Marta. Arrostini, minestroni, pasta al forno. Ma il Papa non obietta. Lì vivono stabilmente una trentina di ecclesiastici della Segreteria di Stato, alcuni funzionari laici, quei vescovi che da tutto il mondo raggiungono Roma per qualche giorno. Quando viene a Roma alloggia lì anche Ernst von Freyberg, il nuovo presidente dello Ior. La gestione della Casa è pilotata da monsignor Ricca che conta su sei suore Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli (un tempo chiamate «le cappellone», per l’immenso velo). Ma il resto del personale, maschile e femminile, è laico. Cucina inclusa. Il servizio di sicurezza è discreto: gendarmeria pontificia, Guardie Svizzere. Nessun corpo speciale.

Bergoglio ama Santa Marta, la trova funzionale. Lì ha ricevuto il 19 marzo Cristina Fernández de Kirchner, la presidente argentina, che ha mangiato in mensa con lui. A Santa Marta sono stati ricevuti sabato scorso, 15 giugno, il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso e il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia ed ex segretario particolare di Giovanni Paolo II. Utilizza il grande Appartamento papale soltanto per le visite ufficiali di Stato (quella con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per esempio) e le benedizioni domenicali. Per il resto, vive nella «normalissima» Santa Marta. Dopo la sveglia all’alba e la meditazione, Messa alle 7 (ricorre un anticipo di quattro-cinque minuti) con breve omelia (sintesi quotidiana su l’Osservatore Romano ), saluti al gruppo invitato, fotografie, finalmente colazione in mensa. Alle Messe mattutine si è convocati per raggruppamenti omogenei: dipendenti vaticani all’inizio, la comunità argentina a Roma, recentemente i Gentiluomini di Sua Santità (tra cui il duca romano Leopoldo Torlonia). Poi c’è la giornata di lavoro, l’esame dei vari dossier. Breve pausa per il pranzo, seguita da mezz’ora di riposo (la sveglia all’alba pesa). Poi ancora lavoro, cena alle 19.30-20, preghiera, luce spenta poco dopo le 22. L’uso di Santa Marta ha comportato lo sgombero del parcheggio «italiano» in via della Stazione Vaticana, di fronte ai numeri civici 3-5-7, una ventina di posti sicuri nel caos romano intorno a San Pietro. Qualche mugugno dei residenti, ma era impensabile che ci fossero auto in sosta di notte quasi sotto le Sacre finestre.

Impossibile contare quante volte Papa Francesco abbia incontrato Benedetto XVI nella sua nuova residenza nell’ex monastero Mater Ecclesiae, a duecento passi di distanza da Santa Marta. Bergoglio è imprevedibile, si muove con agilità. Ratzinger continua la sua ritiratissima vita: preghiera, meditazione, lente passeggiate nei giardini vaticani. Nessuna novità. Chissà quante volte si saranno visti al riparo da occhi indiscreti. Lo sa solo Santa Marta.

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Una vita in trasmissione, intervista a Roberta Zappa di Radio Maria

Posté par atempodiblog le 16 juin 2013

Una vita in trasmissione. Intervista a Roberta Zappa
di Roberto Beretta – Il Timone

Una vita in trasmissione, intervista a Roberta Zappa di Radio Maria dans Roberta Zappa Roberta-Zappa

Roberta Zappa da decenni intrattiene ogni pomeriggio i bambini su Radio Maria. È la segretaria di redazione, il “braccio destro” di padre Livio e la persona a cui rivolgersi per risolvere qualche eventuale problema logistico. Una sorta di istituzione dunque, senza la cui presenza sarebbe difficile “immaginare” la radio.

Lei è una delle voci più ascoltate di Radio Maria. Come è cominciata la sua personale “avventura” alla consolle?
«Venticinque anni fa, per gioco, con altri ragazzini. Poi, il tutto è diventato serio e ha richiesto l’impegno totale e tanta forza di volontà».

Il successo della vostra emittente è indiscutibile. Eppure, anche in ambito cattolico e nel clero, non è raro incontrare chi storce il naso appena sente parlare di Radio Maria. Lei come giudica questo atteggiamento?
«Ogni pomeriggio, in diretta a ruota libera, molti amici in viaggio, automobilisti, camionisti, rappresentanti raccontano che se qualcuno nominava loro Radio Maria, erano sonore risate….Ora non riescono a farne a meno per motivi vari: è una radio diversa, vera, fatta dalla gente che ha voglia di valori alti, i valori cristiani».

Uno degli appunti più frequenti fatti a Radio Maria è di essere troppo “devozionale”, sentimentale. Un altro è quello di essere troppo “dipendente” da padre Livio. Come risponde a questi critici?
«Che non è vero. Recentemente il cardinale Gianfranco Ravasi in un intervista ha risposto testualmente che, “tra i meriti di Radio Maria c’è senz’altro quello di aver intercettato un orizzonte vasto e non nazional-popolare, come a volte erroneamente si pensa. Non sarà bella da dire, ma la verità è che noi ci portiamo dietro un po’ di sfiducia del “popolo di Dio”, pensando che s’accontenti, invece basta ascoltarlo per vedere quanto profondamente si interroghi sulle domande fondamentali: vita, morte, dolore, oltrevita”. E ha concluso: “i tanti ascoltatori di Radio Maria sono una vera lezione per noi teologi”. Padre Livio è l’anima di Radio Maria; tuttavia, è riuscito a creare una macchina perfetta; in caso di assenza del direttore, niente si ferma, tutto deve funzionare perfettamente, giorno e notte. Pensi che quando Padre Livio arrivò, non avevamo neppure un’agendina per i programmi, se lei vedesse ora le nostre redazioni… si spaventerebbe è un continuo fermento».

Al contrario vostro, non è che i mass media cattolici in Italia godano di grande salute: né economica, né di ascolti… Se dovesse dare dei consigli ai suoi “colleghi”, che cosa direbbe?
«Non saprei, so solo che noi crediamo in quello che facciamo, questa è veramente la nostra vita».

Che cosa significa, per lei personalmente, essere una voce autorevole del network cattolico probabilmente più “potente” e ascoltato d’Italia?
«È un pensiero che non mi ha mai sfiorata. Evito gli entusiasmi esagerati della gente che ci vuole bene, perché mi mettono a disagio e non mi lascio coinvolgere in situazioni pubbliche, vivo una vita normalissima».

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Carità e pazienza per i “lontani” dai Sacramenti

Posté par atempodiblog le 15 juin 2013

Carità e pazienza per i “lontani” dai Sacramenti dans Diego Manetti bdh

Angelo Scola […] arcivescovo di Milano […] ha introdotto uno stile pastorale molto attento ai “lontani”, con inviti alle messe in cattedrale distribuiti agli incroci delle strade e alle stazioni delle metropolitana, e con una cura particolare per i divorziati risposati, incoraggiati ad accostarsi all’altare per ricevere non la comunione ma una speciale benedizione.
di Sandro Magister

Chissà quanti di voi, cari amici, avranno magari in mente qualche amico che da tanto tempo non si confessa, ma piuttosto che insistere, parlare e magari suscitare un’opposizione, pregate perché la misericordia di Dio lo tocchi. E se vi lamentate “sono trent’anni che mio marito non si confessa” e io dico, ma guarda, prova nella Messa a chiedere che il Signore gli tocchi il cuore. Vivi nel silenzio quest’attesa paziente, vedrai che a poco a poco la durezza che avvolge il suo cuore si sgretolerà e otterrai dei risultati mille volte più efficaci che non se dovessi parlargli dal mattino alla sera su quello che dovrebbe fare.
di Diego Manetti

Le suore non parlino del fatto che una si accosta più di rado e un’altra più spesso alla santa Comunione. Si astengano dall’emettere giudizi su questa materia, su cui non hanno diritto di parlare. Ogni giudizio in merito appartiene esclusivamente al confessore. La Superiora può interrogare una data suora, però non al fine di conoscere il motivo per cui non si accosta alla santa Comunione, ma allo scopo di facilitarle la confessione. Le superiore non si azzardino ad entrare nell’ambito della coscienza delle suore.
di Santa Faustina Kowalska

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Gesù: “Non temete. Venite. Con fiducia”

Posté par atempodiblog le 15 juin 2013

Gesù: “Non temete. Venite. Con fiducia” dans Commenti al Vangelo q1mz 

Gesù a Maria Valtorta: «Dillo a te stessa, o Maria, mia piccola “voce” , dillo alle anime. Va’, dillo alle anime che non osano venire a Me perché si sentono colpevoli. Molto, molto, molto è perdonato a chi molto ama. A chi molto mi ama. Voi non sapete, povere anime, come vi ama il Salvatore! Non temete di Me. Venite. Con fiducia. Con coraggio. Io vi apro il Cuore e le braccia. Ricordatelo sempre: “Io non faccio differenza fra colui che mi ama con la sua purezza integra e colui che mi ama nella sincera contrizione d’un cuore rinato alla Grazia”. Sono il Salvatore. Ricordatevelo sempre. Va’ in pace. Ti benedico». 

[22 gennaio 1944]
[...]  Parlavo a molti quel giorno, ma in verità parlavo per lei sola. Non vedevo che lei, che s’era accostata portata da un empito d’anima che si rivoltava alla carne che la teneva soggetta. Non vedevo che lei col suo povero volto in tempesta, col suo sforzato sorriso che nascondeva, sotto una veste di sicurezza e gioia mendace che era un sfida al mondo e a se stessa, tanto interno pianto. Non vedevo che lei, ben più avvolta nei rovi della pecorella smarrita della parabola, lei che affogava nel disgusto della sua vita, venuto a galla come quelle ondate profonde che portano seco l’acqua del fondo. 

Non ho detto grandi parole, né ho toccato un argomento indicato per lei, peccatrice ben nota, per non mortificarla e per non costringerla a fuggire, a vergognarsi o a venire. L’ho lasciata in pace. Ho lasciato che la mia parola e il mio sguardo scendessero in lei e vi fermentassero per fare di quell’impulso di un momento il suo glorioso futuro di santa. Ho parlato con una delle più dolci parabole: un raggio di luce e di bontà effuso proprio per lei. 

E quella sera, mentre ponevo piede nella casa del ricco superbo, nel quale la mia parola non poteva fermentare in futura gloria perché uccisa dalla superbia farisaica, già sapevo che ella sarebbe venuta, dopo aver tanto pianto nella sua stanza di vizio e, alla luce di quel pianto, già deciso il suo futuro. Gli uomini, arsi di lussuria, nel vederla entrare hanno trasalito nella carne e insinuato col pensiero. Tutti l’hanno desiderata, meno i due « puri » del convito: Io e Giovanni. Tutti hanno creduto che ella venisse per uno di quei facili capricci che, vera possessione demoniaca, la gettavano in improvvise avventure. Ma Satana era ormai vinto. E tutti hanno, con invidia, pensato, vedendo che ad essi non si volgeva, che venisse per Me. 

L’uomo sporca sempre anche le cose più pure, quando è solo uomo di carne e sangue. Solo i puri vedono giusto, perché il peccato non è in loro a fare turbamento al pensiero. Ma che l’uomo non comprenda, non deve sgomentare, Maria. Dio comprende. E basta per il Cielo. La gloria che viene dagli uomini non aumenta di un grammo la gloria che è sorte degli eletti in Paradiso. Ricordalo sempre. 

La povera Maria di Magdala è sempre stata mal giudicata nei suoi atti buoni. Non lo era stata nelle sue azioni malvagie perché esse erano bocconi di lussuria offerti all’insaziabile fame dei libidinosi. Criticata e mal giudicata a Cafarnao, in casa del fariseo, criticata e rimproverata a Betania, in casa sua. Ma Giovanni, che dice una grande parola, dà la chiave di quest’ultima critica: « Giuda… perché era ladro ». Io dico: « Il fariseo e i suoi amici perché erano lussuriosi ». Ecco, vedi? L’avidità del senso, l’avidità del denaro alzano la voce a critica dell’atto buono. I buoni non criticano. Mai. Comprendono. Ma, ripeto, non importa della critica del mondo. Importa del giudizio di Dio. 

Tratto da: L’Evangelo come mi è stato rivelato
Opera di Maria Valtorta.

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Un dono a Maria: novena alla Regina della Pace di Medjugorje

Posté par atempodiblog le 15 juin 2013

Un dono a Maria: novena alla Regina della Pace di Medjugorje dans Medjugorje jjq8

I parrocchiani e i pellegrini di Medjugorje si prepareranno al trentaduesimo anniversario delle apparizioni della Madonna a Medjugorje con una novena, che inizierà Sabato 15 Giugno 2013.
Ogni giorno della novena si pregherà il Rosario sulla Collina delle apparizioni (Podbrdo) alle ore 16:00.
Il programma liturgico di preghiera inizierà alle ore 18:00 con la preghiera del Santo Rosario, mentre la Santa Messa sarà alle ore 19:00.
La novena è un’occasione per tributare a Dio uno speciale ringraziamento per tutte le grazie da Lui concesse, attraverso la Madre Celeste, nei trentadue anni passati.

Tratto da: Medjugorje.hr

divisore dans Medjugorje

UN DONO A MARIA
Novena alla Regina della Pace di Međugorje
(composta per il ventennale delle apparizioni del 2001)

© Informativni Centar « Mir »-Medjugorje

Che cosa donare alla Madonna per il 20° anniversario delle apparizioni?

Che cosa potremmo donare alla Madonna per il suo anniversario? –  questa è la domanda che si sono posti molti pellegrini, ad essa anche  noi rispondiamo con una domanda: non sarebbe forse il regalo più  gradito alla Madonna se cominciassimo a vivere davvero i suoi messaggi?

Il tema centrale dei messaggi della Madonna è senz’altro l’invito  alla pace e alla riconciliazione, ma Lei sottolinea spesso che ad essi  si può giungere solamente con la preghiera. In questo senso trova  ragion d’essere il suo instancabile invito alla preghiera; a rinnovarla  finché non diventi per noi gioia; a pregare con il cuore…

Con il desiderio, quindi, di regalare alla Madonna qualcosa di  speciale per il suo anniversario, qualcosa che nello stesso tempo,  avrebbe potuto sia riunire tutti i suoi figli sparsi nel mondo, sia  farci vivere i suoi messaggi, abbiamo realizzato una semplice novena.

Perché una novena?

Sembra che l’origine del termine novena sia da ricercare nel Nuovo  Testamento, quando Maria e gli Apostoli dopo l’Ascensione, perseverando  in preghiera per nove giorni, hanno atteso e ricevuto lo Spirito  Paraclito, che era stato loro promesso “mentre il giorno di Pentecoste  stava per finire.” (At 2,1). Da allora la preghiera della novena è  sempre più frequente nella tradizione della Chiesa. La stessa Madonna  qui ci invita: “Cari figli, offrite novene, sacrificandovi laddove vi sentite più legati…” (25 VII 1993).

Come pregare la novena?

Ad ogni giorno è stata dedicata un’intenzione particolare che è  inserita nella preghiera dei misteri gloriosi del rosario, i quali, a  loro volta sono accompagnati da brevi meditazioni di testi scelti. I  testi (il primo è tratto dal Vangelo, il secondo è un messaggio della  Madonna dato in un precedente anniversario, il terzo è un brano del  Catechismo della Chiesa cattolica) non si riferiscono ai singoli  misteri, ma sono stati scelti in modo tale da arricchire l’intenzione  data dell’apporto dal Vangelo, dai messaggi della Madonna e  dall’insegnamento della Chiesa. Il loro contenuto vuole essere un aiuto  per colui che, servendosi di essi, introduce la meditazione ai misteri.  I brani del Catechismo riguardanti la preghieraci mostrano in  modo particolare tutta la ricchezza, la profondità e l’inesauribilità  dell’esperienza della preghiera cristiana come, del resto, anche qui la  Madonna ci ricorda. La preghiera finale raccoglie in se tutte le  preghiere formulate secondo l’intenzione data.

Insieme verso qualcosa di nuovo

Crediamo che anche oggi questa nostra concorde unione nella  preghiera ci porterà ad una nuova esperienza dell’Amore di Dio effuso  nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato e  che è sempre un inizio, un passaggioverso un altro livello di  vita. Così come, attraverso la preghiera si possono fermare le guerre,  anche le guerre del dubbio e dell’incredulità, e si possono cambiare le  leggi naturali, noi sinceramente speriamo che questa nostra preghiera  comunitaria, unita al Cuore di Maria e per la vittoria del suo Cuore  Immacolato faccia in modo che il cambiamento dei nostri cuori e della  nostra vita siano per Lei il dono più caro.


1. giorno

Preghiamo per i veggenti

1. Preghiera alla Regina della Pace
2. Veni Creator Spiritus
3. Misteri gloriosi

Testi per la meditazione

Gesù disse ai suoi discepoli: “Sono queste le parole che vi  dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose  scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora  aprì loro la mente all`intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta  scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno  e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il  perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete  testimoni. E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso;  ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza  dall`alto”. (Lc 24, 44-49)

« Cari figli! Oggi vi ringrazio perché vivete e testimoniate con la  vostra vita i miei messaggi. Figlioli, siate forti e pregate perché la  vostra preghiera vi dia forza e gioia. Solo così ciascuno di voi sarà  mio ed io lo guiderò sulla strada della salvezza. Figlioli, pregate e  testimoniate con la vostra vita la mia presenza qui. Che ogni giorno  sia per voi una gioiosa testimonianza dell’amore di Dio. Grazie per  aver risposto alla mia chiamata. » (Messaggio del 25 giugno 1999)

“La preghiera è l’elevazione dell’anima a Dio o la domanda a Dio  dei beni convenienti”. DA dove noi partiamo pregando? Dall’altezza del  nostro orgoglio e della nostra volontà o “dal profondo” (Sal 130,1) di  un cuore umile e contrito? E’ colui che si umilia ad essere esaltato.  L’umiltà è il fondamento della preghiera. “Nemmeno sappiamo che cosa  sia conveniente domandare” (Rm 8,26). L’umiltà è la disposizione  necessaria per ricevere gratuitamente il dono della preghiera: “L’uomo  è un mendicante di Dio”. (2559)

4. Le litanie della Madonna

Preghiera finale: Signore, tu inviti tutti noi  cristiani ad essere testimoni sinceri della tua vita e del tuo amore.  Oggi ti ringraziamo in modo particolare per i veggenti, per la loro  missione e la testimonianza che danno dei messaggi della Regina della  Pace. Ti offriamo tutti i loro bisogni e ti preghiamo per ognuno di  loro, affinché tu sia loro vicino e li aiuti a crescere nell’esperienza  della tua Forza. Ti preghiamo perché attraverso una più profonda ed  umile preghiera tu li possa guidare verso una sincera testimonianza  della presenza della Madonna in questo luogo. Amen.


2. giorno

Preghiamo per i sacerdoti che offrono il loro servizio nel santuario

1. Preghiera alla Regina della Pace
2. Veni Creator Spiritus
3. Misteri gloriosi

Testi per la meditazione

Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico anche  chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più  grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome  mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi  chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”. (Gv 14, 12-14)

« Cari figli! Oggi sono con voi in un modo speciale e vi porto la mia  benedizione materna della pace. Io prego per voi e intercedo per voi  presso Dio affinché capiate che ognuno di voi è portatore di pace. Non  potete avere la pace se il vostro cuore non è in pace con Dio. Per  questo, figlioli, pregate, pregate, pregate perché la preghiera è il  fondamento della vostra pace. Aprite il vostro cuore e date del tempo  al Signore, che Lui sia il vostro amico. Quando si crea una vera  amicizia con Dio, nessuna tempesta può distruggerla. Grazie per aver  risposto alla mia chiamata!” (Messaggio del 25 giugno 1997)

“Se tu conoscessi il dono di Dio” (Gv 4,10). La meraviglia della  preghiera si rivela proprio là, presso i pozzi dove andiamo a cercare  la nostra acqua: là Cristo viene ad incontrare ogni essere umano; egli  ci cerca per primo ed è lui che ci chiede da bere. Gesù ha sete; la sua  domanda sale dalle profondità di Dio che ci desidera. Che lo sappiamo o  no, la preghiera è l’incontro della sete di Dio con la nostra sete. Dio  ha sete che noi abbiamo sete di lui. Tu gliene avresti chiesto ed egli  ti avrebbe dato acqua viva” (Gv 4,10). La nostra preghiera di domanda è  paradossalmente una risposta. Risposta al lamento del Dio vivente:  “Essi hanno abbandonato me, sorgente d’acqua viva, per scavarsi  cisterne, cisterne screpolate” (Ger 2,13), risposta di fede alla  promessa gratuita della salvezza, risposta d’amore alla sete del Figlio  unigenito. (2560 – 2561)

4. Le litanie della Madonna

Preghiera finale: Signore, Tu sei la sola fonte di vita,  l’unico che possa dissetare la nostra sete di amore e di amicizia.  Grazie perché nella tua umiltà hai stabilito di darti al tuo popolo  nella S. Messa, nei sacramenti e nella benedizione, attraverso la  persona del sacerdote. Oggi chiediamo la tua benedizione su tutti i  sacerdoti che svolgono il loro ministero in questo santuario della  Regina della Pace, affinché possano sempre più scoprire la forza della  fede per mezzo della quale concederai loro tutto ciò che ti chiederanno  e perché diventino dei veri portatori di pace, di quella pace che  scaturirà da una loro più profonda amicizia con Te. Amen.


3. giorno

Preghiamo per tutti i parrocchiani

1. Preghiera alla Regina della Pace
2. Veni Creator Spiritus
3. Misteri gloriosi

Testi per la meditazione

Gesù disse ai suoi discepoli: “Io sono la vite, voi i tralci. Chi  rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non  potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il  tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo  bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete  quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio:  che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha  amato me, così anch`io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se  osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho  osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo  vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia  piena”. (Gv 15, 5-11)

« Cari figli! Oggi vi ringrazio per tutti i sacrifici che mi avete  offerto in questi giorni. Figlioli, vi invito ad aprirvi a me e a  decidervi per la conversione. I vostri cuori, figlioli, non sono  completamente aperti a me, per questo vi invito di nuovo ad aprirvi  alla preghiera, perché lo Spirito Santo vi aiuti nella preghiera  affinché i vostri cuori diventino di carne e non di pietra. Figlioli,  grazie per avere risposto alla mia chiamata e per avere deciso di  camminare con me verso la santità. »(Messaggio del 25 giugno 1996)

Da dove viene la preghiera dell’uomo? Qualunque sia il linguaggio  della preghiera (gesti e parole), è tutto l’uomo che prega. Ma, per  indicare il luogo dal quale sgorga la preghiera, la Scritture parlano  talvolta dell’anima o dello spirito, più spesso del cuore (più di mille  volte). E’ il cuore che prega. Se esso è lontano da Dio, l’espressione  della preghiera è vana. (2562)

4. Le litanie della Madonna

Preghiera finale: Grazie Signore per il tuo amore,  grazie per l’invito a rimanere in te per portare molto frutto. Grazie  perché hai scelto in modo particolare questa parrocchia, dandole tua  Madre, la Regina della Pace, la quale da questo luogo invita il mondo  alla pace e alla riconciliazione, e alla conversione per mezzo di un  rinnovato digiuno e preghiera… Grazie per l’apertura di ogni cuore che  ha saputo accoglierla e che ha accettato di essere il suo segno  visibile per tutte la persone che vengono qui. Oggi ti preghiamo,  Signore, affinché Tu renda questa parrocchia un segno ancora più  visibile del Regno di Dio e aiuti i parrocchiani ad essere frutti  gioiosi e santi della presenza della Madonna. Amen.


4. giorno

Preghiamo per tutti i responsabili nella Chiesa

1. Preghiera alla Regina della Pace
2. Veni Creator Spiritus
3. Misteri gloriosi

Testi per la meditazione

Di nuovo Gesù parlò loro: “Io sono la luce del mondo; chi segue  me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. (Gv 8, 12)

« Cari figli! Oggi sono felice di vedervi in così gran numero, che  avete risposto e che siete venuti per vivere i miei messaggi. Vi  invito, figlioli, ad essere i miei gioiosi portatori di pace in questo  mondo inquieto. Pregate per la pace, affinché quanto prima regni un  tempo di pace, che il mio cuore attende con impazienza. Io vi sono  vicina, figlioli, e intercedo davanti all’altissimo per ognuno di voi e  vi benedico tutti con la mia benedizione materna. Grazie per avere  risposto alla mia chiamata! » (Messaggio del 25 giugno 1995)

Il cuore è la dimora dove sto, dove abito (secondo l’espressione  semitica o biblica: dove “discendo”). E’ il nostro centro nascosto,  irraggiungibile dalla nostra ragione dagli altri; solo lo Spirito di  Dio può scrutarlo e conoscerlo. E’ il luogo della decisione, che sta  nel più profondo delle nostre facoltà psichiche. E’ il luogo della  verità, là dove scegliamo la vita o la morte. E’ il luogo  dell’incontro, poiché, ad immagine di Dio, viviamo in relazione: è il  luogo dell’Alleanza. (2563)

4. Le litanie della Madonna

Preghiera finale: Grazie Signore perché ci hai dato la Chiesa  per Madre e Sposa, affinché, nel nostro cammino terreno verso Te, ci  guidi sulla strada della luce. Grazie perché in essa noi siamo tutti  fratelli e sorelle e membri dello stesso corpo mistico. Ti preghiamo  oggi per tutti quelli che ne sono a capo, affinché possano  continuamente rinnovare la loro alleanza con Te, unico e vero Capo, per  divenire fedeli e gioiosi portatori di pace e di Verità in questo mondo  inquieto. Amen.


5. giorno

Preghiamo per tutti i pellegrini che hanno visitato Međugorje

1. Preghiera alla Regina della Pace
2. Veni Creator Spiritus
3. Misteri gloriosi

Testi per la meditazione

Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro:  “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua  croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà;  ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà.  Che giova infatti all`uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la  propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della  propria anima?”. (Mc 8, 34-37)

« Cari figli! Oggi sono felice, anche se nel mio cuore c’è ancora un  po’ di tristezza per tutti coloro che hanno iniziato questo cammino, e  poi lo hanno abbandonato. La mia presenza qua è quindi per guidarvi su  un nuovo cammino, un cammino di salvezza. Perciò vi invito di giorno in  giorno alla conversione; però se non pregate non potete dire che vi  convertite. Io prego per voi e intercedo per la pace presso Dio, prima  nei vostri cuori, e poi anche intorno a voi: che Dio sia la vostra  pace. Grazie per aver risposto alla mia chiamata! » (Messaggio del 25  giugno 1992)

La preghiera cristiana è una relazione di Alleanza tra Dio e  l’uomo in Cristo. È azione di Dio e dell’uomo; sgorga dallo Spirito  Santo e da noi, interamente rivolta al Padre, in unione con la volontà  umana del Figlio di Dio fatto uomo. (2564)

4. Le litanie della Madonna

Preghiera finale: Le nostre vite sono nelle tue mani,  Signore. Tu solamente sai quello di cui abbiamo bisogno per la nostra  salvezza. Grazie perché qui a Međugorje già da 20 anni tua Madre è  venuta proprio per condurci su una nuova strada, la strada della  salvezza. Benedici e rafforza tutti coloro che in questo luogo hanno  intrapreso questo cammino di conversione e di preghiera. Rafforza la  loro fede, speranza e carità affinché non tradiscano mai la loro  alleanza con Te. Amen.


6. giorno

Preghiamo per tutti i pellegrini che verranno a Međugorje

1. Preghiera alla Regina della Pace
2. Veni Creator Spiritus
3. Misteri gloriosi

Testi per la meditazione

In quel tempo Gesù disse: “Ti benedico, o Padre, Signore del  cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti  e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché  così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno  conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il  Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Venite a me, voi  tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il  mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di  cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è  dolce e il mio carico leggero”. (Mt 11, 25-30)

“Cari figli! Anche oggi gioisco per la vostra presenza qui. Io vi  benedico con la mia benedizione materna ed intercedo per ognuno di voi  presso Dio. Vi invito nuovamente a vivere i miei messaggi e metterli in  pratica nella vostra vita. Sono con voi e vi benedico tutti di giorno  in giorno. Cari figli, questi tempi sono particolari, per questo sono  con voi, per amarvi e proteggervi, per proteggere i vostri cuori da  satana e per avvicinarvi tutti sempre più al cuore del mio Figlio Gesù.  Grazie per aver risposto alla mia chiamata! ». (Messaggio del 25 giugno  1993)

Nella Nuova Alleanza la preghiera è la relazione vivente dei  figli di Dio con il loro Padre infinitamente buono, con il Figlio suo  Gesù Cristo e con la Spirito Santo. La grazia del Regno è “l’unione  della Santa Trinità tutta intera con lo spirito tutto intero”. La vita  di preghiera consiste quindi nell’essere abitualmente alla presenza di  Dio tre volte Santo e in comunione con lui. Tale comunione di vita è  sempre possibile, perché, mediante il Battesimo, siamo diventati un  medesimo essere con Cristo. La preghiera è cristiana in quanto è  comunione con Cristo e si dilata nella Chiesa, che è il suo Corpo. Le  sue dimensioni sono quelle dell’Amore di Cristo. (2565)

4. Le litanie della Madonna

Preghiera finale: Non siamo stati noi a scegliere Te,  Signore, ma Tu hai scelto noi. Solo Tu conosci tutti quei “piccoli” ai  quali sarà data la grazia della manifestazione del tuo amore per mezzo  di tua Madre qui a Međugorje. Ti preghiamo per tutti i pellegrini che  verranno qui, proteggi il loro cuore da ogni attacco di satana e  rendili aperti ad ogni impulso che proviene dal tuo Cuore e da quello  di Maria. Amen.


7. giorno

Preghiamo per tutti i centri e i gruppi di preghiera di Međugorje sparsi nel mondo

1. Preghiera alla Regina della Pace
2. Veni Creator Spiritus
3. Misteri gloriosi

Testi per la meditazione

Gesù disse ai suoi discepoli: “Tutto quanto volete che gli uomini  facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i  Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e  spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che  entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che  conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!”. (Mt 7,  12-14)

« Cari figli! Oggi vi invito all’amore, che è gradito e caro a Dio.  Figlioli, l’amore accetta tutto, tutto ciò che è duro e amaro, a motivo  di Gesù che è amore. Perciò, cari figli, pregate Dio che venga in  vostro aiuto: ma non secondo i vostri desideri, bensì secondo il suo  amore! Abbandonatevi a Dio, perché Egli possa guarirvi, consolarvi e  perdonarvi tutto ciò che in voi è di impedimento sulla strada  dell’amore. Così Dio potrà plasmare la vostra vita e voi crescerete  nell’amore. Glorificate Dio, figlioli, con l’inno alla Carità (1 Cor  13), perché l’amore di Dio possa crescere in voi di giorno in giorno  fino alla sua pienezza. Grazie per aver risposto alla mia chiamata! »  (Messaggio del 25 giugno 1988)

Nella preghiera, lo Spirito Santo ci unisce alla Persona del  Figlio unigenito, nella sua Umanità glorificata. Per essa ed in essa la  nostra preghiera filiale entra in comunione, nella Chiesa, con la Madre  di Gesù. Dopo il consenso dato nella fede al momento dell’Annunciazione  e mantenuto, senza esitazione sotto la croce, la maternità di Maria si  estende ora ai fratelli e alle sorelle del Figlio suo, “ancora  pellegrini e posti in mezzo a pericoli e affanni”. Gesù, l’unico  Mediatore, è la Via della nostra preghiera; Maria, Madre sua e Madre  nostra, è pura trasparenza di lui: ella “mostra la Via” (Hodoghitria),  ne è “il Segno”, secondo l’iconografia tradizionale in Oriente e in  Occidente. (2673 – 2674)

4. Le litanie della Madonna

Preghiera finale: L’amore è il segno attraverso il quale si  riconoscono coloro che sono tuoi discepoli, Signore. Grazie per ogni  risposta d’amore compiuta nella donazione e nel servizio agli altri. Ti  preghiamo per ogni membro dei centri e dei gruppi di preghiera di  Međugorje affinché possano con sempre più coraggio e decisione, insieme  a tua Madre, manifestare nelle famiglie e nei posti in cui vivono, la  strada stretta, la sola che porta verso Te. Aiutali a crescere di  giorno in giorno verso la pienezza del tuo amore. Amen.


8. giorno

Preghiamo per la realizzazione di tutti i frutti e i messaggi di Međugorje

1. Preghiera alla Regina della Pace
2. Veni Creator Spiritus
3. Misteri gloriosi

Testi per la meditazione

Gesù rispose a Nicodemo: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da  dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia,  ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per  giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi  crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato,  perché non ha creduto nel nome dell`unigenito Figlio di Dio. E il  giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno  preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.  Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché  non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce,  perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”.  (Gv 3, 16-21)

« Cari figli! Oggi nel grande giorno che mi avete regalato, desidero  benedire tutti, dirvi che questi giorni in cui sto con voi sono giorni  di grazia.Io desidero insegnarvi ed aiutarvi a camminare sulla strada  della santità. Ci sono molti che non vogliono sentire i miei messaggi  né accettare con serietà quello che io dico, ma per questo invito voi e  prego affinché con la vostra vita e nella vita quotidiana testimoniate  la mia presenza. Pregate,Dio vi aiuterà a scoprire la vera ragione  della mia venuta. Perciò, figlioli, pregate e leggete la Sacra  Scrittura perché, attraverso la mia venuta, possiate scoprire nella  Sacra Scrittura il messaggio che è per voi. Grazie per aver risposto  alla mia chiamata! » (Messaggio del 25 giugno 1991)

Maria è l’Orante perfetta, figura della Chiesa. Quando la  preghiamo, con lei aderiamo al Disegno del Padre, che manda il Figlio  suo per salvare tutti gli uomini. Come il discepolo amato, prendiamo  con noi la Madre di Gesù, diventata la Madre di tutti i viventi.  Possiamo pregare con lei e pregarla. La preghiera della Chiesa è come  sostenuta dalla preghiera di Maria, alla quale è unita nella speranza. (2679)

4. Le litanie della Madonna

Preghiera finale: Grazie, o Padre, perché ci hai dato tuo  Figlio e sua Madre, affinché neppure uno di quelli che credono in loro  e che li ascoltano vada perduto. Grazie perché per Te ogni uomo è  importante, perché nella tua misericordia non desideri giudicare  nessuno. Ti preghiamo oggi per tutto quello che la Madonna a Međugorje  ti ha chiesto, per ogni grazia che qui, da questo posto si è riversata  sul mondo intero, affinché tutto ciò possa generare frutti di santità e  servire al tuo piano di salvezza. Amen.


9. giorno

Preghiamo per le intenzioni della Regina della Pace

1. Preghiera alla Regina della Pace
2. Veni Creator Spiritus
3. Misteri gloriosi

Testi per la meditazione

Gesù, quindi, rivolti gli occhi verso il cielo, disse: “Padre,  voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io,  perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi  hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non  ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai  mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere,  perché l`amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”. (Gv  17, 24-26)

« Cari figli! Oggi vi ringrazio e desidero invitarvi tutti alla pace  del Signore. Desidero che ognuno di voi sperimenti nel proprio cuore  quella pace che Dio dà. Oggi voglio benedirvi tutti; vi benedico con la  benedizione del Signore. E vi supplico, cari figli, di seguire e di  vivere la mia strada. Io vi amo, cari figli; e perciò chissà quante  volte vi invito. e vi ringrazio per tutto quello che state facendo  secondo le mia intenzioni. Vi supplico, aiutatemi, perché vi possa  offrire al Signore e perché vi salvi e vi guidi sulla strada della  salvezza. Grazie per aver risposto alla mia chiamata! » (Messaggio del  25 giugno 1987)

La preghiera di Maria ci è rivelata all’aurora della Pienezza dei  tempi. Prima dell’Incarnazione del Figlio di Dio e prima dell’effusione  dello Spirito Santo, la sua preghiera coopera in una maniera unica al  Disegno benevolo del Padre: al momento dell’Annunciazione per il  concepimento di Cristo, e in attesa della Pentecoste per la formazione  della Chiesa, Corpo di Cristo. Nella fede della sua umile serva il Dono  di Dio trova l’accoglienza che fin dall’inizio dei tempi aspettava.  Colei che l’Onnipotente ha fatto “piena di grazia”, risponde con  l’offerta di tutto il proprio essere: “Eccomi, sono la serva del  Signore, avvenga di me quello che hai detto”. Fiat è la preghiera  cristiana: essere interamente per lui, dal momento che egli è  interamente per noi. (2617)

4. Le litanie della Madonna

Preghiera finale: Grazie, o Padre, per il dono della  preghiera per mezzo della quale possiamo toccare il tuo cuore; nella  quale Tu ti dai a noi e ci insegni a donarci completamente a Te. Ti  preghiamo oggi per tutte le intenzioni della Regina della Pace, per  tutto ciò che è necessario affinché il mondo intero, attraverso Maria,  possa entrare nella tua gloria, nella gloria della Santissima Trinità.  Amen.

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Felice chi ha capito l’amore del Cuore di Gesù

Posté par atempodiblog le 14 juin 2013

Gesù per Maestro dans Citazioni, frasi e pensieri fuastinaviacrucis

O mio Gesù, unica mia speranza, Ti ringrazio per questo grande libro, che hai aperto davanti agli occhi della mia anima. Il grande libro è la Tua Passione affrontata per amor mio. Da questo libro ho imparato come amare Dio e le anime. In esso sono racchiusi per noi inesauribili tesori. O Gesù, quanto sono poche le anime che Ti comprendono nel Tuo martirio d’amore! Oh! quanto è grande il fuoco d’amore purissimo, che arde nel Tuo sacratissimo Cuore! Felice l’anima, che ha capito l’amore del Cuore di Gesù!

Santa Faustina Kowalska

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La chiave è l’umiltà

Posté par atempodiblog le 14 juin 2013

La chiave è l’umiltà  dans Citazioni, frasi e pensieri m5y

“Paolo, tante volte ha parlato – è come un ritornello, no? – dei suoi peccati. ‘Ma, io vi dico questo: io che sono stato un inseguitore della Chiesa, ho perseguito…’ Torna sempre alla sua memoria di peccato. Si sente peccatore. Ma anche in quel momento non dice: ‘Sono stato, ma adesso sono santo’, no. Anche adesso, una spina di Satana nella mia carne. Ci fa vedere la propria debolezza. Il proprio peccato. E’ un peccatore che accoglie Gesù Cristo. Dialoga con Gesù Cristo”.
La chiave, indica il Papa, è quindi l’umiltà. Paolo stesso lo dimostra.

Papa Francesco
Testo proveniente dal sito Radio Vaticana

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Il Papa: no alla denigrazione dell’altro, seguiamo la Legge della mitezza

Posté par atempodiblog le 13 juin 2013

Il Signore ci conceda la grazia di fare attenzione ai commenti che facciamo sugli altri: è quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha pronunciato la sua omelia in spagnolo, essendo presente alla celebrazione il personale delle ambasciate e dei consolati dell’Argentina in Italia e presso la Fao. Era “dal 26 febbraio che non celebravo la Messa in spagnolo”, ha confidato il Papa, “mi ha fatto molto bene” ed ha ringraziato i partecipanti alla Messa per quello che fanno per la Patria.
di Alessandro Gisotti – Radio Vaticana

Il Papa: no alla denigrazione dell’altro, seguiamo la Legge della mitezza  dans Mormorazione papafrancescomessa

“La vostra giustizia sia superiore a quella dei farisei”. Papa Francesco ha svolto la sua omelia muovendo dall’esortazione rivolta da Gesù ai suoi discepoli. Parole che vengono dopo le Beatitudini e dopo che Gesù ha sottolineato che Lui non viene per dissolvere la Legge, ma per portarla a compimento. La sua, ha osservato, “è una riforma senza rottura, una riforma nella continuità: dal seme fino ad arrivare al frutto”. Colui che “entra nella vita cristiana”, ha poi avvertito, “ha esigenze superiori a quelle degli altri”, “non ha vantaggi superiori”. E Gesù menziona alcune di queste esigenze e tocca in particolare “il tema del rapporto negativo con i fratelli”. Colui che maledice, afferma Gesù, “merita l’inferno”. Se nel proprio cuore c’è “qualcosa di negativo” verso il fratello, ha commentato il Papa, “c’è qualcosa che non funziona e ti devi convertire, devi cambiare”. Ed ha soggiunto che “l’arrabbiatura è un insulto contro il fratello, è già qualcosa che si dà nella linea della morte”, “lo uccide”. Ha quindi osservato che, specie nella tradizione latina, c’è come una “creatività meravigliosa” nell’inventare epiteti. Ma, ha ammonito, “quando questo epiteto è amichevole va bene, il problema è quando c’è l’altro epiteto”, quando c’è “il meccanismo dell’insulto”, “una forma di denigrazione dell’altro”.

“Y no hace falta ir al psicologo…”
“E non c’è bisogno di andare dallo psicologo – ha detto il Papa – per sapere che quando uno denigra l’altro è perché lui stesso non può crescere e ha bisogno che l’altro sia abbassato, per sentirsi un qualcuno”. E’ questo è “un meccanismo brutto”. Gesù, ha evidenziato, “con tutta la semplicità dice”: “Non parlate male l’uno dell’altro. Non denigratevi. Non squalificatevi”. E ciò, ha proseguito, “perché in fondo tutti stiamo camminando sulla stessa strada”, “tutti andiamo su quella strada che ci porterà alla fine”. Quindi, è stata la sua riflessione, “se la cosa non va per una strada fraterna, tutti finiremo male: quello che insulta e l’insultato”. Il Papa ha poi osservato che “se uno non è capace di dominare la lingua, si perde”, e del resto “l’aggressività naturale, quella che ha avuto Caino con Abele, si ripete nell’arco della storia”. Non è che siamo cattivi, ha affermato il Papa, “siamo deboli e peccatori”. Ecco perché è “molto più semplice”, “sistemare una situazione con un insulto, con una calunnia, con una diffamazione che sistemarla con le buone”.

“Yo quisiera pedir al Señor que…”
“Io – ha detto Papa Francesco – vorrei chiedere al Signore che ci dia a tutti la grazia di fare attenzione maggiormente alla lingua, riguardo a quello che diciamo degli altri”. E’ “una piccola penitenza – ha aggiunto – ma dà buoni frutti”. “Delle volte – ha constatato – uno rimane affamato” e pensa: “Che peccato che non ho gustato il frutto di un commento delizioso contro l’altro”. Ma, ha detto, “alla lunga quella fame fruttifica e ci fa bene”. Ecco perché dobbiamo chiedere al Signore questa grazia: adeguare la nostra vita “a questa nuova Legge, che è la Legge della mitezza, la Legge dell’amore, la Legge della pace, e almeno ‘potare’ un po’ la nostra lingua, ‘potare’ un poco i commenti che facciamo verso gli altri o le esplosioni che ci portano all’insulto o alle arrabbiature facili. Che il Signore ci conceda a tutti questa grazia!”. “Vorrei ringraziare il Signore – ha concluso il Papa – anche per la felice coincidenza che l’arcivescovo maggiore degli ucraini”, mons. Sviatoslav Shevchuk, che era stato vescovo a Buenos Aires, “sia a Roma per il Sinodo”. Così, ha detto il Papa, “ha potuto partecipare con noi a questa nostalgia argentina”.

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Il Papa: il male c’è ma Dio è più forte, la Chiesa apra le porte a tutti con amore

Posté par atempodiblog le 12 juin 2013

La Chiesa apra le sue porte, perché chiunque si possa sentire amato e perdonato, e anche i lontani accolti con amore e rispetto. È il messaggio che Papa Francesco ha lanciato all’udienza generale di questa mattina, durante la quale ha spiegato la definizione data dal Concilio della Chiesa come “Popolo di Dio”. Il Papa ha instaurato con gli oltre 70 mila presenti in Piazza S. Pietro un vero e proprio dialogo, salutato da numerosi applausi.
di Alessandro De Carolis – Radio Vaticana

Il Papa: il male c’è ma Dio è più forte, la Chiesa apra le porte a tutti con amore  dans Papa Francesco I papafrancesco

Non un gruppo selezionato e impermeabile, ma un “Popolo di Dio” con le porte aperte sul mondo, che per legge ha quella dell’amore cristiano, che accoglie, rispetta, perdona, incoraggia. Questo intendevano i Padri conciliari quando affermarono che la Chiesa è “Popolo di Dio”. Papa Francesco lo ha ribadito con la “plasticità” tipica delle sue catechesi, coinvolgenti e dirette, che non si accontentano di un ascolto distratto ma sollecitano un’adesione reale. Anzitutto, ha esordito, essere “Popolo di Dio”…

“…vuol dire che Dio non appartiene in modo proprio ad alcun popolo; perché è Lui che ci chiama, ci convoca, ci invita a fare parte del suo popolo, e questo invito è rivolto a tutti, senza distinzione, perché la misericordia di Dio ‘vuole la salvezza per tutti’ (…) Gesù non dice agli Apostoli e a noi di formare un gruppo esclusivo, un gruppo di elite. (…) Vorrei dire anche a chi si sente lontano da Dio e dalla Chiesa, a chi è timoroso o indifferente, a chi pensa di non poter più cambiare: il Signore chiama anche te a far parte del suo popolo e lo fa con grande rispetto e amore”.

Amore è la parola chiave, “amore a Dio e amore al prossimo”. Che “non è – chiarisce Papa Francesco – sterile sentimentalismo o qualcosa di vago”. È “riconoscere Dio come unico Signore della vita e, allo stesso tempo, l’accogliere l’altro come vero fratello, superando divisioni, rivalità, incomprensioni, egoismi”:

“Quando noi guardiamo sui giornali o sulla televisione, tante guerre fra cristiani, ma come può capitare questo? Dentro il popolo di Dio, quante guerre! Nei quartieri, nei posti di lavoro, quante guerre per invidia, gelosie! Anche nella stessa famiglia, quante guerre interne! Noi dobbiamo chiedere al Signore che ci faccia capire bene questa legge dell’amore. Quanto è bello amarci gli uni con gli altri come fratelli veri! Quanto è bello!”.

A Papa Francesco non basta però limitarsi a constatare la bellezza del messaggio cristiano. Chiede un passo in più, un impegno che il Pastore propone con un sorriso e il gregge fa suo con entusiasmo:

“Facciamo una cosa oggi. Forse tutti abbiamo simpatie e non simpatie; forse tanti di noi sono un po’ arrabbiati con qualcuno; allora diciamo al Signore: Signore, io sono arrabbiato con questo e con questa; io ti prego per lui e per lei. Pregare per coloro con i quali siamo arrabbiati è un bel passo in questa legge dell’amore. Lo facciamo? Facciamolo oggi!”.

La legge dell’amore non deve regolare solo la vita del singolo cristiano, ma va annunciata. Chi segue Cristo, ricorda il Papa, è sale e lievito nel mondo, è luce. Come quella sfolgorante – osserva Papa Francesco tra nuovi applausi – che può illuminare lo Stadio Olimpico a Roma, o quello del San Lorenzo a Buenos Aires, quando in 70 mila accendono ciascuno la propria. Luce, ribadisce ancora, che sa illuminare anche “una realtà buia” e “segnata dal male”:

“La presenza del male c’è, il Diavolo agisce. Ma vorrei dire a voce alta: Dio è più forte! Voi credete questo: che Dio è più forte? Ma lo diciamo insieme, lo diciamo insieme tutti: Dio è più forte. E sapete perché è più forte? Perché Lui è il Signore, è l’unico Signore!”.

L’auspicio finale riporta il Papa al principio, ricapitolando la catechesi con la forza e il calore di un abbraccio che tutti fa sentire partecipi e in prima linea:

“La Chiesa sia luogo della misericordia e della speranza di Dio, dove ognuno possa sentirsi accolto, amato, perdonato e incoraggiato a vivere secondo la vita buona del Vangelo. E per far sentire l’altro accolto, amato, perdonato e incoraggiato la Chiesa deve essere con le porte aperte, perché tutti possano entrare. E noi dobbiamo uscire da quelle porte e annunciare il Vangelo”.

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Dal Cile “parole” su aborto, religiosi e Curia

Posté par atempodiblog le 12 juin 2013

Dal Cile “parole” su aborto, religiosi e Curia
di Gianni Cardinale – Avvenire

Dal Cile “parole” su aborto, religiosi e Curia dans Articoli di Giornali e News papafrancescomadonna

Le “preoccupazioni” per la presenza nella Chiesa di una “corrente pelagiana” promossa da “gruppi restauratori” e di una “corrente gnostica”, panteista, stile new age.

E la constatazione che nella Curia Romana c’è tanta “gente santa”, ma anche un “flusso di corruzione”. Sono queste alcune delle affermazioni più forti rilanciate ieri dalle principali agenzie di stampa e attribuite a Papa Bergoglio. Le ha messe in rete lunedì il sito cileno Reflexión y Liberación, che “in esclusiva” ha diffuso una “breve sintesi” di quanto avrebbe detto il Pontefice nel corso dell’udienza concessa il 6 giugno ai vertici della Clar, la Confederazione latinoamericana dei religiosi.

Dell’udienza aveva dato notizia L’Osservatore Romano del 7 che sotto la foto dell’incontro aveva spiegato che il Papa aveva rivolto ai religiosi l’«incoraggiamento a vivere in maniera “sana” la consacrazione religiosa, nella vicinanza al popolo, tenendo sempre presente il mistero dell’Incarnazione e lasciandosi guidare dal senso di umanità». Nulla più. Ieri, quando le presunte citazioni papali provenienti d’Oltreoceano sono rimbalzate nell’Urbe, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha detto di non avere «alcuna dichiarazione da fare sui contenuti della conversazione», dato che si trattava di «un incontro di carattere privato», e dunque non è stato registrato né trascritto dai media vaticani.

Si è trattato quindi di una violazione delle basilari regole di correttezza e di fair play per non parlare del rispetto dovuto al Papa. Molte delle frasi infatti somigliano a parole e concetti più volte affiorati nelle omelie e nelle riflessioni di Francesco, altre invece appaiono diversi per tono e accento. In tarda serata una nota della presidenza della Clar ha lamentato profondamente la pubblicazione del testo, fatta senza nessuna autorizzazione, spiegando che non c’è stata nessuna registrazione ma si è trattato di una sintesi elaborata in base ai ricordi dei partecipanti e senza le domande fatte al Papa, cosicché «è chiaro che su questa base non si possono attribuire al Santo Padre, con sicurezza, le espressioni singole contenute nel testo, ma solo il senso generale».

Secondo Reflexión y Liberación, testata dalla storia lunga e intensa anche se ultimamente non ha sempre brillato per interpretazioni lineari, Papa Francesco avrebbe incoraggiato i religiosi ad «avanzare verso nuovi orizzonti», senza paura «di correre rischi andando verso i poveri e i nuovi soggetti emergenti nel continente». Anche se «vi arriva una lettera della Congregazione per la dottrina, affermando che aveva detto questa o quella cosa… Non preoccupatevi. Spiegate quello che dovete spiegare, e andate avanti ad aprire porte, facendo qualcosa di buono là dove la vita chiama. Preferisco una Chiesa che sbaglia per fare qualcosa che una che si ammala perché rimane chiusa in sé…».

Il Pontefice, dopo aver ripetuto che la morte di un barbone non fa notizia mentre la fanno tre punti persi dalla Borsa, avrebbe accennato all’aborto e ai grandi interessi che coinvolge: «Bisogna andare alle cause, alle radici. L’aborto è sempre un male, e questo è chiaro. Ma che cosa c’è dietro l’approvazione di questo tipo di leggi, che interessi ci sono dietro… a volte l’aborto è tra le condizioni che pongono i grandi poteri per dare appoggi economici. Bisogna andare alle cause, non fermarci solo ai sintomi. Non abbiate paura di denunciarlo… avrete problemi, ma non abbiate paura di denunciare, questa è la profezia della vita religiosa». Bergoglio avrebbe poi condiviso con i religiosi due “preoccupazioni”.

Una è la «corrente pelagiana che c’è nella Chiesa in questo momento», un riferimento ad alcuni “gruppi restauratori”. «Ne conosco alcuni, mi è capitato di riceverli a Buenos Aires – avrebbe aggiunto il Papa –. Uno ha l’impressione di tornare indietro di 60 anni! Prima del Concilio… Un aneddoto solo per esempio, non è per ridere, l’ho preso con rispetto, ma mi preoccupa: quando mi hanno eletto, ho ricevuto una lettera da uno di questi gruppi e mi dicevano: “Santità, le offriamo questo tesoro spirituale, 3.525 rosari”. Non dicono preghiamo per lei, chiediamo… ma questo tenere una contabilità…». La seconda delle preoccupazioni espresse da Francesco, riguarda «una corrente gnostica.

Questi panteismi… Entrambe sono correnti d’élite, ma questa è di un’élite più formata… Ho saputo di una superiora generale che incoraggiava le suore della sua congregazione a non pregare al mattino, ma immergersi spiritualmente nel cosmo… cose così… Mi preoccupano perché saltano l’Incarnazione! E il Figlio di Dio si è fatto carne nostra, il Verbo si è fatto carne… Che succede con i poveri e i loro dolori, quella è la nostra carne… Il Vangelo non è la legge antica, ma nemmeno questo panteismo. Se si guardano le periferie, i senza tetto… i drogati! Il traffico di esseri umani… Questo è il Vangelo. I poveri sono il Vangelo». Parlando della Curia Romana, il Papa avrebbe sottolineato che in essa «c’è gente santa, veramente». «Ma c’è anche un flusso di corruzione».

E ancora: «Si parla di “lobby gay”, e c’è del vero, c’è… vediamo cosa possiamo fare…». Papa Bergoglio avrebbe poi confermato che «la riforma della Curia Romana è qualcosa che abbiamo chiesto quasi tutti noi cardinali… Anch’io l’ho chiesta». «La riforma – avrebbe aggiunto – non la posso fare io, queste questioni gestionali… Io sono molto disorganizzato, non sono mai stato bravo in questo. Ma i cardinali del gruppo (di otto porporati scelti per questo compito, ndr) la portano avanti… C’è il cardinale [Oscar Andres] Rodriguez Maradiaga, che è latinoamericano, che dirige [“que lleva la battuta”, come un direttore d’orchestra, ndr], c’è [Francisco Javier] Errazuriz, sono molti ordinati.

Quello di Monaco [Reinhard Marx] è anche molto ordinato. La portano avanti. Pregate per me… perché mi sbagli il meno possibile». Il Papa si sarebbe infine detto preoccupato anche perché «ci sono congregazioni religiose, gruppi molto, molto piccoli, con poche persone, molto anziane… Non hanno vocazioni, non so, forse lo Spirito non vuole che continuino, forse hanno compiuto già la loro missione nella Chiesa… Però stanno lì, attaccate ai loro edifici e al loro denaro… Non so perché questo accade, non so come leggerlo… però vi chiedo di preoccuparvi di questi gruppi… La gestione del denaro… è qualcosa che necessita riflessione».

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