L’Inferno è sempre per gli altri…
Posté par atempodiblog le 20 juin 2013
‘Questi devono andare all’Inferno, no?, non sono dei miei!’
“Eh no, non si può pregare con nemici nel cuore, con fratelli e nemici nel cuore: non si può pregare. Questo è difficile: sì, è difficile, non è facile. ‘Padre, io non posso dire Padre, non mi viene’. E’ vero: questo io lo capisco. ‘Non posso dire nostro, perché questo mi ha fatto questo, quello e …’ non si può! ‘Questi devono andare all’Inferno, no?, non sono dei miei!’. E’ vero, non è facile. Ma Gesù ci ha promesso lo Spirito Santo: è Lui che ci insegna, da dentro, dal cuore, come dire ‘Padre’ e come dire ‘nostro’. Chiediamo oggi allo Spirito Santo che ci insegni a dire ‘Padre’ e a poter dire ‘nostro’, facendo la pace con tutti i nostri nemici”.
Papa Francesco
Tratto da: Radio Vaticana
Così, secondo il diavolo, la prima cosa ad essere creata fu proprio l’inferno — come se ogni altra cosa fosse in un certo modo creata per l’inferno. Quindi la vita «devota» di coloro che sono «fedeli» a questo genere di teologia consiste soprattutto nell’ossessione del male. E, come se non vi fossero già abbastanza guai nel mondo, costoro moltiplicano le proibizioni, inventano nuovi precetti, legano ogni cosa con spine, di modo che uno non può sfuggire al male ed al castigo; perché lo vorrebbero vedere sanguinare da mattina a sera, anche se, nonostante tutto questo sangue, non v’è remissione del peccato! La Croce quindi non è più simbolo di misericordia (perché la misericordia non trova posto in una simile teologia); ma è segno che la Legge e la Giustizia hanno trionfato in pieno, come se Cristo avesse detto: «Io sono venuto non per distruggere la Legge, ma per essere da essa distrutto». Perché questo, secondo il diavolo, è l’unico modo in cui la Legge può essere veramente e pienamente «compiuta».
Non l’amore, ma il castigo è il compimento della Legge. La Legge deve divorare ogni cosa, anche Dio. Questa è la teologia del castigo, dell’odio, della vendetta. Colui che vuol vivere secondo un simile dogma, deve rallegrarsi del castigo. Egli può, difatti, evitare il castigo per sé, sgattaiolando fra la Legge e il Legislatore. Ma deve stare bene attento a che gli altri non sfuggano alla sofferenza, deve riempirsi la testa del loro castigo presente e futuro. La Legge deve trionfare. Non deve esservi misericordia.
Questo è il principale contrassegno della teologia dell’inferno, perché nell’inferno vi è tutto all’infuori della misericordia. Ecco perché Dio stesso è assente dall’inferno. La misericordia è manifestazione della Sua presenza.
La teologia del diavolo è per coloro che, o per una ragione o per l’altra, non hanno più bisogno di misericordia, sia perché sono perfetti, o perché sono giunti ad un accordo con la Legge. Di loro (gioia sinistra!) Dio è «soddisfatto». Lo è anche il diavolo. Ed è veramente una bella impresa far contenti tutti!
Coloro che ascoltano queste cose, e le assorbono, e ne gioiscono, ritengono che la vita spirituale sia una specie di ipnosi del male. I concetti di peccato, sofferenza, dannazione, punizione, giustizia di Dio, retribuzione, fine del mondo e così via, fanno loro schioccare le labbra con indicibile piacere. E ciò perché essi traggono un profondo, inconscio conforto dal pensiero che molti cadranno nell’inferno che essi invece eviteranno. E come possono sapere che lo eviteranno? Non possono dare una ragione precisa, possono dire solo di provare un certo senso di sollievo al pensiero che tutti quei castighi sono preparati per la quasi totalità degli uomini, ma non per loro.
di Thomas Merton
Tratto da: Filia Ecclesiae
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