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Il filo azzurro delle manifestazioni di Maria

Posté par atempodiblog le 19 juin 2013

I tempi di Maria
IL FILO AZZURRO DELLE MANIFESTAZIONI DI MARIA
Tratto da: Credere

Il filo azzurro delle manifestazioni di Maria dans Apparizioni mariane e santuari lth
Il direttore di Radio Maria, Padre Livio – Foto di Paolo Patruno

Padre Livio Fanzaga in dialogo con Saverio Gaeta
Perché la Madonna si manifesta agli uomini? L’umanità ha bisogno di Lei davanti ai pericoli sempre più incombenti ma serve attenzione perché non prevalga l’idea di una «Chiesa delle apparizioni»

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MADRE
CARO PADRE LIVIO DA SEMPRE – E ANCOR DI PIÙ NEGLI ULTIMI DUE SECOLI IN PARTICOLARE NELL’EUROPA OCCIDENTALE – LA MADONNA SI È RESA PRESENTE NELLA STORIA DEGLI UOMINI QUAL È LA TUA VALUTAZIONE?
Questa grande attenzione della Vergine nei riguardi del nostro continente ci mostra un disegno straordinario della divina Provvidenza. È la prova di quanto Dio sia partecipe all’interno della storia umana e di come la Madonna, a fianco di Cristo, eserciti la propria maternità in favore della comunità ecclesiale. Mi viene in mente una richiesta della Vergine nei primi tempi della sua manifestazione a Medjugorje, quando invitò i presenti a gioire con lei per la ricorrenza della sua nascita, il 5 agosto. La Madonna sollecitò alla parrocchia un digiuno di tre giorni in preparazione a questa festa, con la motivazione che in tutti i secoli precedenti ella aveva fatto moltissimo per gli uomini e ora chiedeva in cambio un sacrificio per amor suo.

ULTIMI TEMPI
CHE SOLLECITAZIONE SCATURISCE DA QUESTE INTENSE E SIGNIFICATIVE MANIFESTAZIONI MARIANE NEI DUE MILLENNI DEL CRISTIANESIMO GUARDANDO ANCHE ALLA REALTÀ CHE CI CIRCONDA?
Dobbiamo renderci conto che – dall’apparizione parigina di Rue du Bac fino a oggi – c’è un crescendo di forza nei messaggi e nelle apparizioni della Vergine. È un segno che credo vada interpretato secondo l’intuizione di san Luigi Maria Grignion de Montfort, il quale diceva che, avvicinandoci agli « ultimi tempi », sarebbe cresciuta la devozione alla Madonna e nel contempo la sua amorevole presenza fra noi. Sono infatti convinto che questo crescendo si possa spiegare unicamente con un bisogno particolare che ha oggi l’umanità, dovuto ai pericoli che incombono su di noi con sempre maggiore drammaticità.

MESSAGGI

IN VENTI SECOLI DI CRISTIANESIMO SONO STATE ALL’INCIRCA UN MIGLIAIO LE APPARIZIONI MARIANE. DI CHE SI TRATTA E A QUALE OBIETTIVO RISPONDONO?
Le apparizioni di questi ultimi secoli hanno ascendenti nobili: già nell’Antico Testamento, da Abramo in poi, i passi dei nostri padri nella fede vennero guidati da apparizioni. Nel Nuovo Testamento, dopo la risurrezione e l’ascensione al cielo, Gesù stesso continuò a manifestarsi agli apostoli e ai discepoli. Perciò dobbiamo essere certi che le apparizioni sono una delle modalità mediante cui Dio comunica con gli uomini. I messaggi delle apparizioni mariane non apportano novità dottrinali, ma rivestono un grandissimo valore pastorale di attualizzazione del Vangelo. Insomma, non dicono nuove verità di fede, ma più concretamente risvegliano la fede. In qualche modo sono una profezia continua, all’interno della storia della Chiesa.

FALSI PROFETI
NON C’È PERÒ TALVOLTA IL RISCHIO CHE VENGA DATO ECCESSIVO RISALTO A QUESTE MANIFESTAZIONI SOPRANNATURALI?
Per evitarlo, bisogna prestare attenzione affinché non prevalga mai nei fedeli l’idea di una Chiesa « delle apparizioni », poiché le manifestazioni mariane vanno collocate comunque nell’ambito della vita ecclesiale. Spetta all’autorità ecclesiastica il compito del discernimento sulla veridicità degli eventi prodigiosi, mediante criteri ben precisi e specialmente attraverso la valutazione dei frutti spirituali che ne derivano. Da parte nostra, restando sempre vigili, eviteremo di cadere tra le braccia dei falsi profeti che già Cristo stigmatizzava. Ricordiamoci delle parole di san Paolo: «Anche Satana si maschera da angelo di luce» (2Corinzi 11,14).

NASCONDIMENTO
A TUO PARERE QUALE STRATEGIA È ALLA BASE DI QUESTA COSTANTE PRESENZA DI MARIA?
La Madonna ha assunto definitivamente in cielo il ruolo di Madre della Chiesa, che già aveva esercitato sulla terra per la comunità dei primi discepoli e che sta ora svolgendo per tutti gli uomini, in questo tempo che intercorre fra la prima e la seconda venuta di Cristo. Non c’è dunque da meravigliarsi che ella, come Gesù e i santi, continui a manifestarsi, non solo ai veggenti conosciuti, ma a tante anime che vivono nel nascondimento. A fondamento di questa smisurata comunicazione del soprannaturale c’è la strategia divina dell’attenzione alle singole persone.

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Il Papa ai cristiani: non siate ipocriti e moralisti, ma magnanimi e larghi di cuore

Posté par atempodiblog le 19 juin 2013

Il Papa ai cristiani: non siate ipocriti e moralisti, ma magnanimi e larghi di cuore
Il cristianesimo non è una “casistica” di precetti: questa concezione impedisce di comprendere e vivere che Dio è gioia e magnanimità. Papa Francesco lo ha ribadito alla Messa celebrata stamattina in Casa S. Marta. Sull’altare con il Papa vi erano il cardinale Marc Ouellet e l’arcivescovo Lorenzo Baldisseri, rispettivamente prefetto e segretario della Congregazione per i vescovi – accompagnati da un gruppo di collaboratori – e il presidente e il segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, l’arcivescovo Vincenzo Paglia e mons. Jean Laffitte, anch’essi in compagnia del personale del dicastero.
di Alessandro De Carolis – Radio Vaticana

Il Papa ai cristiani: non siate ipocriti e moralisti, ma magnanimi e larghi di cuore dans Papa Francesco I 7q

Gli ipocriti che “portano il popolo di Dio su una strada senza uscita”: sono costoro i protagonisti del Vangelo di oggi e dell’omelia di Papa Francesco. Il Pontefice riflette sul celebre brano di Matteo che presenta il contrasto tra il comportamento di scribi e farisei – che si pavoneggiano in pubblico quando fanno l’elemosina, la preghiera e il digiuno – e quello che invece Gesù indica ai discepoli come il giusto atteggiamento da assumere nelle medesime circostanze, e cioè il “segreto”, la discrezione gradita e premiata da Dio. In particolare, oltre alla vanità di scribi e farisei, Papa Francesco stigmatizza il loro imporre ai fedeli “tanti precetti”. Li definisce “ipocriti della casistica”, “intellettuali senza talento” che “non hanno l’intelligenza di trovare Dio, di spiegare Dio con intelligenza”, e così facendo impediscono a se stessi e agli altri l’ingresso nel Regno di Dio:

“Gesù lo dice: ‘Non entrate voi e non lasciate entrare gli altri’. Sono eticisti senza bontà, non sanno cosa sia la bontà. Ma sì, sono eticisti, eh? ‘Si deve far questo, questo, questo…’ Ti riempiono di precetti, ma senza bontà. E quelli delle filatterie che si addossano tanti drappi, tante cose, per fare un po’ finta di essere maestosi, perfetti, non hanno il senso della bellezza. Non hanno il senso della bellezza. Arrivano soltanto ad una bellezza da museo. Intellettuali senza talento, eticisti senza bontà, portatori di bellezze da museo. Questi sono gli ipocriti, ai quali Gesù rimprovera tanto”.

“Ma non finisce qua”, prosegue Papa Francesco. “Nel Vangelo di oggi – osserva – il Signore parla di un’altra classe di ipocriti, quelli che vanno sul sacro”:

“Il Signore parla del digiuno, della preghiera, dell’elemosina: i tre pilastri della pietà cristiana, della conversione interiore, che la Chiesa ci propone a noi tutti nella Quaresima. Anche su questa strada ci sono gli ipocriti, che si pavoneggiano nel fare il digiuno, nel dare l’elemosina, nel pregare. Io penso che quando l’ipocrisia arriva a quel punto della relazione con Dio, noi stiamo abbastanza vicini al peccato contro lo Spirito Santo. Questi non sanno di bellezza, questi non sanno d’amore, questi non sanno di verità: sono piccoli, vili”.

“Pensiamo all’ipocrisia nella Chiesa: quanto male ci fa a tutti”, riconosce con schiettezza Papa Francesco. Che invece indica come “icona” da imitare un personaggio descritto in un altro passo del Vangelo. Si tratta del pubblicano che con umile semplicità prega dicendo: “Abbi pietà di me, Signore, che sono un peccatore”. “Questa – afferma il Papa – è la preghiera che dobbiamo fare tutti i giorni, nella consapevolezza che siamo peccatori”, ma “con peccati concreti, non teorici”. E’ questa preghiera, conclude, che ci aiuterà a percorrere “la strada contraria” all’ipocrisia, tentazione – ricorda – che “tutti noi abbiamo”:

“Ma tutti noi abbiamo pure la grazia, la grazia che viene da Gesù Cristo: la grazia della gioia; la grazia della magnanimità, della larghezza. L’ipocrita non sa cosa sia gioia, non sa cosa sia larghezza, non sa cosa sia magnanimità”.

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Il Papa: le divisioni danneggiano la Chiesa, superare i personalismi. Appello per i rifugiati e la difesa della vita

Posté par atempodiblog le 19 juin 2013

“Tolte dalla comunità le mormorazioni e le parzialità, si gode perfetta pace”.
 San Giovanni Bosco

Il Papa: le divisioni danneggiano la Chiesa, superare i personalismi. Appello per i rifugiati e la difesa della vita dans Mormorazione 25ji

Il Papa: le divisioni danneggiano la Chiesa, superare i personalismi. Appello per i rifugiati e la difesa della vita
Chiediamo al Signore la grazia di liberarci dalla tentazione della divisione e della lotta tra di noi. E’ quanto affermato da Papa Francesco nell’udienza generale in Piazza San Pietro, gremita da oltre 50 mila fedeli. Il Papa ha ribadito che essere parte della Chiesa “vuol dire essere uniti a Cristo” e ha invitato tutti i cristiani a impegnarsi per la comunione e l’unità. Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha dunque rivolto un appello in favore dei rifugiati e uno per la difesa della vita in tutte le sue fasi.
di Alessandro Gisotti – Radio Vaticana

“La Chiesa non è un’associazione assistenziale, culturale o politica, ma è un corpo vivente, che cammina e agisce nella storia”. Papa Francesco ha svolto la sua catechesi partendo dall’immagine della Chiesa come corpo, sviluppata da San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi. Il Papa ha sottolineato che il corpo “ci richiama ad una realtà viva” e che questo ha un capo, “Gesù, che lo guida, lo nutre e lo sorregge”:

“Questo è un punto che vorrei sottolineare: se si separa il capo dal resto del corpo, l’intera persona non può sopravvivere. Così è nella Chiesa: dobbiamo rimanere legati in modo sempre più intenso a Gesù. Ma non solo questo: come in un corpo è importante che passi la linfa vitale perché viva, così dobbiamo permettere che Gesù operi in noi, che la sua Parola ci guidi, che la sua presenza eucaristica ci nutra, ci animi, che il suo amore dia forza al nostro amare il prossimo. E questo sempre, sempre, sempre!”

Nella Chiesa, ha proseguito, “c’è una varietà, una diversità di compiti e di funzioni; non c’è la piatta uniformità, ma la ricchezza dei doni che distribuisce lo Spirito Santo”. Però, ha aggiunto, “c’è la comunione e l’unità: tutti sono in relazioni gli uni con gli altri e tutti concorrono a formare un unico corpo vitale, profondamente legato a Cristo”:

“Ricordiamolo bene: essere parte della Chiesa vuol dire essere uniti a Cristo e ricevere da Lui la vita divina che ci fa vivere come cristiani, vuol dire rimanere uniti al Papa e ai Vescovi che sono strumenti di unità e di comunione, e vuol dire anche imparare a superare personalismi e divisioni, a comprendersi maggiormente, ad armonizzare le varietà e le ricchezze di ciascuno”.

L’unità, ha detto ancora, “è superiore ai conflitti, sempre. I conflitti, se non si sciolgono bene, ci separano da noi, ci separano da Dio”.

“Non andiamo sulla strada delle divisioni, delle lotte tra noi, no! Tutti uniti, tutti uniti con le nostre differenze, ma uniti, uniti sempre, che quella è la strada di Gesù! L’unità è superiore ai conflitti, l’unità è una grazia che dobbiamo chiedere al Signore perché ci liberi dalle tentazioni della divisione, delle lotte tra noi, degli egoismi, dalle chiacchiere, eh? Quanto male fanno le chiacchiere: quanto male!, eh? Quanto male! Mai chiacchierare degli altri: mai”.

“Quanto danno arrecano alla Chiesa le divisioni tra i cristiani – ha avvertito – l’essere di parte, gli interessi meschini!”. Il Papa ha così messo l’accento sulle divisioni tra cattolici, “ma anche le divisioni tra le comunità: cristiani evangelici, cristiani ortodossi, cristiani cattolici”. E ha ribadito: “Dobbiamo cercare di portare l’unità”. Quindi, ha confidato ai fedeli:

“Io racconterò una cosa. Oggi, prima di uscire da casa, sono stato 40 minuti, più o meno, mezz’ora, con un pastore evangelico, e abbiamo pregato insieme, eh?, cercando l’unità. Ma noi dobbiamo pregare tra noi, cattolici, e anche con i cristiani, pregare perché il Signore ci dia l’unità: l’unità tra noi! Ma, come avremo l’unità tra i cristiani se non siamo capaci di averla tra noi cattolici, di averla in famiglia – quante famiglie lottano e si dividono?”

Ha quindi rivolto una preghiera al Signore. “Aiutaci a non far soffrire il Corpo della Chiesa con i nostri conflitti, le nostre divisioni, i nostri egoismi; aiutaci – è stata l’invocazione del Papa – ad essere membra vive legate le une con le altre da un’unica forza, quella dell’amore, che lo Spirito Santo riversa nei nostri cuori”. Al momento dei saluti, quindi, ha ricordato che ricorre domani la Giornata Mondiale del Rifugiato ed ha rivolto un pensiero particolare alle famiglie costrette a lasciare la propria patria:

“Non possiamo essere insensibili verso le famiglie e verso tutti i nostri fratelli e sorelle rifugiati: siamo chiamati ad aiutarli, aprendoci alla comprensione e all’ospitalità. Non manchino in tutto il mondo persone e istituzioni che li assistano: nel loro volto, è impresso il volto di Cristo!”

Infine, il Papa ha ricordato che domenica scorsa abbiamo celebrato “Dio che è Vita e fonte della vita”:

“Vorrei rivolgere ancora una volta l’invito a tutti ad accogliere e testimoniare il ‘Vangelo della vita’, a promuovere e a difendere la vita in tutte le sue dimensioni e in tutte le sue fasi. Il cristiano è colui che dice “sì” alla vita, che dice ‘sì’ a Dio, il Vivente”.

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