Gesù: “Non temete. Venite. Con fiducia”

Posté par atempodiblog le 15 juin 2013

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Gesù a Maria Valtorta: «Dillo a te stessa, o Maria, mia piccola “voce” , dillo alle anime. Va’, dillo alle anime che non osano venire a Me perché si sentono colpevoli. Molto, molto, molto è perdonato a chi molto ama. A chi molto mi ama. Voi non sapete, povere anime, come vi ama il Salvatore! Non temete di Me. Venite. Con fiducia. Con coraggio. Io vi apro il Cuore e le braccia. Ricordatelo sempre: “Io non faccio differenza fra colui che mi ama con la sua purezza integra e colui che mi ama nella sincera contrizione d’un cuore rinato alla Grazia”. Sono il Salvatore. Ricordatevelo sempre. Va’ in pace. Ti benedico». 

[22 gennaio 1944]
[...]  Parlavo a molti quel giorno, ma in verità parlavo per lei sola. Non vedevo che lei, che s’era accostata portata da un empito d’anima che si rivoltava alla carne che la teneva soggetta. Non vedevo che lei col suo povero volto in tempesta, col suo sforzato sorriso che nascondeva, sotto una veste di sicurezza e gioia mendace che era un sfida al mondo e a se stessa, tanto interno pianto. Non vedevo che lei, ben più avvolta nei rovi della pecorella smarrita della parabola, lei che affogava nel disgusto della sua vita, venuto a galla come quelle ondate profonde che portano seco l’acqua del fondo. 

Non ho detto grandi parole, né ho toccato un argomento indicato per lei, peccatrice ben nota, per non mortificarla e per non costringerla a fuggire, a vergognarsi o a venire. L’ho lasciata in pace. Ho lasciato che la mia parola e il mio sguardo scendessero in lei e vi fermentassero per fare di quell’impulso di un momento il suo glorioso futuro di santa. Ho parlato con una delle più dolci parabole: un raggio di luce e di bontà effuso proprio per lei. 

E quella sera, mentre ponevo piede nella casa del ricco superbo, nel quale la mia parola non poteva fermentare in futura gloria perché uccisa dalla superbia farisaica, già sapevo che ella sarebbe venuta, dopo aver tanto pianto nella sua stanza di vizio e, alla luce di quel pianto, già deciso il suo futuro. Gli uomini, arsi di lussuria, nel vederla entrare hanno trasalito nella carne e insinuato col pensiero. Tutti l’hanno desiderata, meno i due « puri » del convito: Io e Giovanni. Tutti hanno creduto che ella venisse per uno di quei facili capricci che, vera possessione demoniaca, la gettavano in improvvise avventure. Ma Satana era ormai vinto. E tutti hanno, con invidia, pensato, vedendo che ad essi non si volgeva, che venisse per Me. 

L’uomo sporca sempre anche le cose più pure, quando è solo uomo di carne e sangue. Solo i puri vedono giusto, perché il peccato non è in loro a fare turbamento al pensiero. Ma che l’uomo non comprenda, non deve sgomentare, Maria. Dio comprende. E basta per il Cielo. La gloria che viene dagli uomini non aumenta di un grammo la gloria che è sorte degli eletti in Paradiso. Ricordalo sempre. 

La povera Maria di Magdala è sempre stata mal giudicata nei suoi atti buoni. Non lo era stata nelle sue azioni malvagie perché esse erano bocconi di lussuria offerti all’insaziabile fame dei libidinosi. Criticata e mal giudicata a Cafarnao, in casa del fariseo, criticata e rimproverata a Betania, in casa sua. Ma Giovanni, che dice una grande parola, dà la chiave di quest’ultima critica: « Giuda… perché era ladro ». Io dico: « Il fariseo e i suoi amici perché erano lussuriosi ». Ecco, vedi? L’avidità del senso, l’avidità del denaro alzano la voce a critica dell’atto buono. I buoni non criticano. Mai. Comprendono. Ma, ripeto, non importa della critica del mondo. Importa del giudizio di Dio. 

Tratto da: L’Evangelo come mi è stato rivelato
Opera di Maria Valtorta.

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