Ferma decisione di fare la volontà di Dio

Posté par atempodiblog le 30 juin 2013

Il Papa: Gesù ci vuole liberi, ascoltiamo la coscienza in unione con il Padre come ha fatto Benedetto XVI
Tratto da: Radio Vaticana 

Ferma decisione di fare la volontà di Dio dans Commenti al Vangelo stq3Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Il Vangelo di questa domenica (Lc 9,51-62) mostra un passaggio molto importante nella vita di Cristo: il momento in cui – come scrive san Luca – «Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme» (9,51). Gerusalemme è la meta finale, dove Gesù, nella sua ultima Pasqua, deve morire e risorgere, e così portare a compimento la sua missione di salvezza. Da quel momento, dopo quella “ferma decisione”, Gesù punta dritto al traguardo, e anche alle persone che incontra e che gli chiedono di seguirlo, dice chiaramente quali sono le condizioni: non avere una dimora stabile; sapersi distaccare dagli affetti umani, non cedere alla nostalgia del passato. Ma Gesù dice anche ai suoi discepoli, incaricati di precederlo sulla via verso Gerusalemme per annunciare il suo passaggio, di non imporre nulla: se non troveranno disponibilità ad accoglierlo, si proceda oltre, si vada avanti. Ma Gesù non impone mai: Gesù è umile. Gesù invita. Se tu vuoi, vieni. E l’umiltà di Gesù è così: Lui ci invita sempre, non impone.

Tutto questo ci fa pensare. Ci dice, ad esempio, l’importanza che, anche per Gesù, ha avuto la coscienza: l’ascoltare nel suo cuore la voce del Padre e seguirla. Gesù, nella sua esistenza terrena, non era, per così dire, “telecomandato”: era il Verbo incarnato, il Figlio di Dio fatto uomo, e a un certo punto ha preso la ferma decisione di salire a Gerusalemme per l’ultima volta; una decisione presa nella sua coscienza, ma non da solo: insieme al Padre, in piena unione con Lui! Ha deciso in obbedienza al Padre, in ascolto profondo, intimo della sua volontà. E per questo la decisione era ferma, perché presa insieme con il Padre. E nel Padre Gesù trovava la forza e la luce per il suo cammino. E Gesù era libero: in quella decisione era libero! Gesù, a noi cristiani, ci vuole liberi, come Lui. Con quella libertà che viene dal dialogo con il Padre, da questo dialogo con Dio. Non vuole, Gesù, né cristiani egoisti che seguono il proprio Io e non parlano con Dio, né cristiani deboli, cristiani che non hanno volontà, cristiani telecomandati, incapaci di creatività, che cercano sempre di collegarsi alla volontà di un altro, e non sono liberi. Gesù ci vuole liberi e questa libertà, dove si fa? Si fa nel dialogo con Dio nella propria coscienza. Se un cristiano non sa parlare con Dio, non sa sentire Dio nella propria coscienza, non è libero: non è libero.

Per questo, dobbiamo imparare ad ascoltare di più la nostra coscienza. Ma attenzione! Questo non significa seguire il proprio io, fare quello che mi interessa, che mi conviene, o che mi piace… Non è questo! La coscienza è lo spazio interiore dell’ascolto della verità, del bene, dell’ascolto di Dio; è il luogo interiore della mia relazione con Lui, che parla al mio cuore e mi aiuta a discernere, a comprendere la strada che devo percorrere, e una volta presa la decisione, ad andare avanti, a rimanere fedele.

Noi abbiamo avuto un esempio meraviglioso di come è questo rapporto con Dio nella propria coscienza, un recente esempio, meraviglioso: il Papa Benedetto XVI ci ha dato questo grande esempio, quando il Signore gli ha fatto capire, nella preghiera, quale era il passo che doveva compiere. Ha seguito, con grande senso di discernimento e coraggio, la sua coscienza, cioè la volontà di Dio che parlava al suo cuore. E questo esempio del nostro padre ci fa tanto bene a tutti noi, come un esempio da seguire.

La Madonna, con grande semplicità, ascoltava e meditava nell’intimo di se stessa la Parola di Dio e ciò che accadeva a Gesù. Seguì il suo Figlio con intima convinzione, con ferma speranza. Ci aiuti Maria a diventare sempre più uomini e donne di coscienza, liberi nella coscienza, perché nella coscienza si da il dialogo con Dio; uomini e donne capaci di ascoltare la voce di Dio e di seguirla con decisione.

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L’arte sacra è ancora capace di bellezza

Posté par atempodiblog le 29 juin 2013

L’arte sacra è ancora capace di bellezza
del Card. Christoph Schönborn arcivescovo di Vienna
Tratto da: Abbazia Santa Maria di Finalpia

L'arte sacra è ancora capace di bellezza dans Cardinale Christoph Schönborn 2llv
La più antica icona di Gesù, Sinai, VI sec.

La tradizione orientale dell’icona, raffigurazione pittorica del Cristo e della sua spiritualità, è diventata un elemento di unione, un punto di incontro per molti cristiani. L’icona è quasi onnipresente nella Chiesa d’Oriente come in quella d’Occidente. Il suo linguaggio, il suo simbolismo, e tutto ciò che emana da essa sembrano davvero toccare il cuore di molti dei nostri contemporanei. Ci si è spesso interrogati sul perché, recentemente, l’arte dell’icona sia diventata l’espressione privilegiata della fede  cristiana.
Potrebbe esserci una componente di ‘moda’ (che alcuni ortodossi rimproverano ai cristiani d’Occidente, poiché hanno l’impressione che la tradizione orientale venga abusivamente ‘utilizzata’ dagli occidentali). Io credo che alla base vi sia qualcosa di più profondo. Il sensus fidei riconosce nella tradizione iconica dell’Oriente una sorta di espressione «canonica» della nostra fede, un’espressione che va al di là delle mode e delle fluttuazioni culturali del linguaggio artistico cristiano.
L’icona non è atemporale, è soggetta a variazioni stilistiche, alle varie scuole, a «sfumature culturali»; non è affatto statica e immobile come le è stato spesso rimproverato.
Qual è allora il segreto del suo fascino, la chiave di lettura per la comprensione del suo mistero, e la ragione della sua grande stabilità d’espressione? Penso che la ragione ultima di questo sia il Mistero di Cristo stesso, Verbo Incarnato, Dio fattosi uomo, divenuto «circoscrivibile», come amano dire i santi difensori delle immagini, san Teodoro Studita e san Niceforo di Costantinopoli.
Al di là delle influenze culturali, dei legami con le tradizioni iconografiche precristiane, delle variazioni artistiche, l’arte dell’icona ha un fondamento comune, un’unica origine: è il mistero del Santo Volto di Cristo  Gesù.
C’è quel volto unico, quel Gesù che gli apostoli hanno conosciuto, con il quale hanno mangiato e bevuto, che hanno visto trasfigurato e schernito, raggiante della gloria divina del Tabor, e flagellato e coronato di spine. È il viso unico di Gesù, figlio di Maria, Figlio di Dio, che si è impresso nellamemoria di Pietro.
È lo sguardo di Colui che Pietro aveva appena rinnegato, e che lo guardava in un modo che più niente al mondo ha potuto cancellare dalla sua memoria e dal suo cuore.
Quel Gesù è il fondamento dell’Icona, della sua fedeltà (caratteristica che non è, come alcuni pensano, caricaturandola, immobilismo), del suo immutato potere d’attrazione. Essa ci attira in quanto icona del Cristo. È perché vogliamo vedere il Cristo che l’icona ci parla. È perché i fedeli (e spesso anche i non credenti) possano dire, guardando un’icona di Cristo: «È Gesù!» che l’icona parla loro. Quello che conta nell’icona non è tanto la qualità artistica, la grandezza dell’opera d’arte – seppur importante e tutt’altro che trascurabile, poiché essa è una vera mediazione per l’incontro con Cristo – ma la forza della presenza, in essa, di Cristo  stesso.
Qui non entrerò nel dibattito sull’estetica. Gli iconoclasti, così come l’Islam, ammettevano l’arte, ma essa doveva limitarsi strettamente all’ambito del profano. L’iconoclastia era, in un certo senso, una secolarizzazione radicale dell’arte, una desacralizzazione dell’attività artistica. Vi è una certa concezione di ciò che è «cristiano» e quindi di ciò che è il Mistero del Cristo. A questo riguardo, è significativo constatare che tutto il dibattito per giustificare l’arte cristiana, le immagini sacre di Cristo e dei suoi Santi, si è sviluppato intorno al Mistero di Cristo.
Studiando la controversia iconoclasta, sono stato colpito dalla chiarezza con cui i difensori delle immagini hanno visto in questo dibattito non una questione di estetica, ma innanzitutto una questione cristologica. I padri del secondo Concilio di Nicea (787) ne erano ben coscienti. Per loro l’affermazione della legittimità dell’icona di Cristo era come il sigillo apposto alla confessione della sua divinità stabilita dal primo Concilio di Nicea (325) e della sua divino-umanità affermata dal Concilio di Calcedonia (451). La Chiesa ortodossa festeggia la vittoria definitiva dei difensori delle
immagini nell’843 come il ‘trionfo dell’Ortodossia’, celebrato liturgicamente ogni anno la prima domenica di Quaresima.

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La Madonna dei pellegrini nella chiesa di Sant’Agostino a Roma

L’icona di Cristo: riassunto della fede cristiana!
Tale affermazione potrebbe  sembrare esagerata. A considerare attentamente la cosa, però, ci si rende conto che non è affatto così. Esiste una possibilità di verifica di questa tesi, che è sempre più di attualità: il rapporto dell’Islam con l’arte sacra. Non sono assolutamente uno specialista in materia, ma mi affido a degli studi competenti. Se l’Islam rifiuta, in generale, l’immagine antropomorfica e lascia spazio solo all’ornamento e alla scrittura, ciò non è semplicemente il risultato di una teoria artistica ed estetica, ma la conseguenza diretta della sua visione di un Dio unico che, in questo mondo, non ha nessuna corrispondenza e niente può rappresentare, evocare e, in un certo senso, nemmeno simbolizzare.
In occasione del mio viaggio in Iran, nel 2001, sono stato colpito dalla frequenza con la quale mi è stato spiegato che non dovevo parlare dell’uomo-immagine di Dio. Quello che, per la fede giudeo-cristiana, è un assunto profondamente radicato nel mistero dell’Incarnazione, cioè che l’uomo sia veramente ad imaginem et similitudinem del suo creatore, viene fermamente respinto dall’Islam. Dio è unico e non ha eguali: la sura Al-Ikhlâs («Il puro  monoteismo», Corano CXII) che ogni musulmano recita ogni giorno, dice quanto segue: «Dì: ‘Egli Allah è Unico, Allah è l’Assoluto. Non ha generato, non è stato generato e nessuno è uguale a Lui’».
Non vi è quindi nessuna rappresentazione di Dio nel mondo. Il fatto che l’Islam sia un culto aniconico non deriva da una teoria estetica. È una
conseguenza della fede islamica in un Dio che niente può rappresentare.
Solo la luce, nella moschea, sarebbe, secondo alcuni, un’evocazione metaforica del divino. E la luce è infatti senza forma né figura.
Per quanto riguarda la fede cristiana, le cose sono diverse. Poiché il Creatore parla tramite la sua creatura, le tracce del divino sono «leggibili», non senza difficoltà, certo, ma in maniera reale. È soprattutto l’uomo, vero e proprio luogotenente di Dio nella creazione, a essere immagine di Dio. Tutta la sua opera parla di Lui, soprattutto l’uomo. La proibizione dell’immagine nell’Antica Alleanza ha un senso più pedagogico che
ontologico. Poiché il cuore dell’uomo è una fabbrica di idoli, bisognava estirparne qualsiasi tentazione di idolatria. Ma fondamentalmente Dio si fa conoscere attraverso le sue opere. È questa la chiave d’accesso all’arte sacra.

Il Mistero divino-umano di Cristo approfondisce questo ordine della creazione, conferendogli la sua statura definitiva. Vi è veramente un viso umano che è «l’icona del Dio visibile» (Col 1,15). Poiché il Verbo si è fatto carne, poiché Cristo, di condizione divina, ha scelto la condizione di schiavo e ha fatto propria la sua umanità concreta, le realtà umane, le cose di questo mondo, sono diventate luoghi della sua presenza, capaci di essere la sua espressione, la sua traccia, il suo linguaggio.
Secondo me, i quadri di Caravaggio sono una manifestazione eccezionalmente densa di tale fondamento «divino-umano» che si è sviluppato sul suolo cristiano. La Madonna dei pellegrini nella chiesa di Sant’Agostino a Roma ne è, per quanto mi riguarda, l’esempio più prodigioso. I pellegrini in ginocchio, a piedi nudi (e coperti di polvere) davanti a questa matrona con un bambino già troppo grande per essere tenuto in braccio dalla madre: dall’insieme emana un realismo «carnale», come direbbe Charles Péguy, che potrebbe scioccare (e che ha scioccato) per la mancanza di dimensioni e di senso sacri.
Ebbene, è proprio il realismo dell’incarnazione che permette di avvicinarsi alla sacralità, a Cristo e a sua Madre in un modo così vicino alla terra.
La fede cristiana nell’incarnazione è alle origini di un’arte che può chinarsi a osservare con tanta attenzione le cose della terra. Oso pensare che il grande sviluppo dell’arte, sacra e profana, in terra di cristianità innanzitutto s’ispiri (senza perciò rinnegare le altre fonti) a quell’inaudito Sì alla terra che è l’Incarnazione del Figlio di Dio. Questo Sì al concreto, alla materia, al mondo visibile è il germe dell’esplosiva creatività conosciuta dall’arte occidentale.
Mi permetto di seguire ancora per un poco questa idea. Conosciamo l’insegnamento classico sui «trascendentali», il vero, il buono, il bello. Tutti questi attributi non sono esteriori a Dio. Essi sono Dio stesso. Egli è la Verità e il Bene, egli è Amore, ed è Bellezza. Verità e Bontà, Amore e Bellezza sono, come dicono gli scolastici, convertibili, e coincidono con l’Essere stesso di Dio. Tutta la bellezza creata è una partecipazione alla bellezza infinita dell’essere di Dio. Se ciò è vero, il passo successivo consiste nel dire che il Verbo, facendosi carne, ha per così dire «incarnato» la bontà e l’amore, la verità e la bellezza infinita di Dio.
Cristo è «il più bello dei figli dell’uomo», non a causa delle sue qualità estetiche particolari, ma perché è la bellezza incarnata di Dio. Tutto il suo essere è amore e verità, bontà e bellezza. Come Cristo può dire di se stesso: «Io sono il Cammino, la Verità e la Via», così può dire altrettanto giustamente «Io sono la Bellezza». Cristo può dire di se stesso quello che solo Dio può dire: «Io sono». L’Essere, il Vero e il Bene sono, secondo il termine scolastico, convertibili. Se Cristo è la Verità e la Bontà, egli è anche quello che costituisce il loro splendore: la Bellezza: Splendor Veritatis, Splendor Boni!
Per riassumere questo passaggio della mia riflessione direi, parafrasando sant’Ireneo che affermava: «Cristo, nella sua venuta, ha portato con sé tutta la novità»: «Cristo, nella sua Incarnazione, ha portato con sé tutta la bellezza ». È lui la misura della Bellezza, è lui che porta, con la sua venuta, un nuovo sguardo sulla bellezza. Egli è, per così dire, «il canone della Bellezza». Non solo ha ristabilito la bellezza originale della creazione, perduta e profanata dal peccato e dal male, ma ha anche portato, nella sua propria persona, il principio di tutta la bellezza. Da lui si spandono sul mondo le acque sorgive della bellezza. E tutte le bellezze del mondo, siano esse bellezze della natura, della virtù o dell’arte, sono emanazioni della Sua  Bellezza.
«Tu sei il più bello degli uomini». Queste parole del salmo reale, lette come un annuncio del Cristo, non vogliono dire che Gesù sia, secondo criteri prestabiliti da un’estetica mondana, il più perfetto modello di bellezza. «Sei la fonte di ogni bellezza umana». In te ci è rivelato che cosa è la bellezza, e da te riceviamo lo sguardo per vederla, i criteri per discernerla e la forza per imitarla e trasmetterla.
È bello ciò che è di Cristo: un noto testo di sant’Agostino può essere riassunto così. È bello perché è di Cristo. Perché tutto in Lui emana giustizia, misericordia e amore. Come rendere più chiara questa affermazione? Padre Pio era forse bello? Probabilmente no, secondo i criteri del mondo; probabilmente sì, secondo quelli della bellezza di Cristo. Sorin Dumitrescu, squisito artista (e coraggioso editore), pittore di icone contemporanee, ha pubblicato un calendario con i primi piani di dodici starez rumeni ortodossi. La bellezza di questi vecchi volti solcati da profonde rughe è una prova eclatante di quello che significa la bellezza di Cristo.

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Una clamorosa e sconosciuta serie di miracoli eucaristici a Buenos Aires con Bergoglio vescovo

Posté par atempodiblog le 29 juin 2013

Una clamorosa e sconosciuta serie di miracoli eucaristici a Buenos Aires con Bergoglio vescovo
di Antonio Socci – Libero
Tratto da: Ascolta tua Madre

Una clamorosa e sconosciuta serie di miracoli eucaristici a Buenos Aires con Bergoglio vescovo dans Antonio Socci b5a

C’è un “segno” miracoloso rimasto finora sconosciuto che ha toccato la storia personale del cardinale Bergoglio.

E’ accaduto – prima e durante gli anni del suo episcopato – nella chiesa parrocchiale di Santa Maria che si trova al centro di Buenos Aires, fra i quartieri Almagro e Caballito e – per decisione del parroco e dei suoi fedeli – non si voluto è fare del clamore mediatico.

Tuttavia adesso la “notizia” si sta diffondendo. A rompere il silenzio con una prima rivelazione è stato, poco tempo fa, un religioso, Fr. M. Piotrowski SChr, sul sito “Love one another”. Riassumo ciò che ha scritto.

Era il 18 agosto 1996, alle ore 19. Alla fine della messa padre Alejandro Pezet vide arrivare un fedele che aveva trovato un’ostia (evidentemente profanata) in un angolo della chiesa.

Il sacerdote si comportò secondo la prassi, mise la particola in un contenitore di acqua e ripose tutto nel tabernacolo. Tuttavia pochi giorni dopo, il 26 agosto, dovette constatare, stupefatto, che la particola anziché dissolversi si era trasformata in una frammento di carne sanguinosa.

Così il parroco – secondo la cronaca di Piotrowski – avrebbe informato Bergoglio che era vescovo ausiliare del cardinale Antonio Quarracino, ordinario di Buenos Aires. Ricevendo da lui il mandato di fotografare ciò che era accaduto e conservare tutto nel tabernacolo.

Qualche tempo dopo il prelato – diventato intanto arcivescovo di Buenos Aires – vedendo che non vi era traccia di decomposizione decise di far analizzare quella misteriosa particola.

Il 5 ottobre 1999 si procede. Sono presenti emissari del vescovo e il  dottor Castanon che prelevò un campione del frammento di carne e lo inviò a un laboratorio americano ignaro della sua origine.

Lì il dottor Frederic Zugiba, cardiologo e medico legale, rilevò che si trattava di tessuto umano. Secondo quanto scrive Piotrowski, egli fece questa sconvolgente analisi:

“Il materiale analizzato è un frammento del muscolo cardiaco tratto dalla parete del ventricolo sinistro in prossimità delle valvole. Questo muscolo è responsabile della contrazione del cuore. Va ricordato che il ventricolo cardiaco sinistro pompa sangue a tutte le parti del corpo. Il muscolo cardiaco in esame è in una condizione infiammatoria e contiene un gran numero di globuli bianchi. Ciò indica che il cuore era vivo al momento del prelievo… dal momento che i globuli bianchi, al di fuori di un organismo vivente, muoiono… Per di più, questi globuli bianchi sono penetrati nel tessuto, ciò indica che il cuore aveva subito un grave stress, come se il proprietario fosse stato picchiato duramente sul petto”.

Testimoni di queste analisi furono due australiani, il giornalista Mike Willesee e l’avvocato Ron Tesoriero , i quali chiesero quanto potevano vivere i globuli bianchi se fossero appartenuti a un frammento di carne umana tenuto in acqua.

La risposta fu: “pochi minuti”. Quanto il dottor Zugiba seppe dai due che quel materiale era stato tenuto per un mese in acqua e per tre anni in acqua distillata, restò esterrefatto.

Ancor più sconvolto però quando scoprì, dal dottor Castanon, che quel frammento di cuore umano “vivente” era in origine un’Ostia, ossia un pezzetto di pane consacrato.

Si chiesero con sgomento com’era possibile che un frammento di pane diventasse un pezzetto di cuore umano e ancor più come, un tale reperto, prelevato nel 1996, evidentemente da un uomo morto, fosse ancora vivo tre anni dopo?

L’articolo di Piotrowski prosegue riferendo il clamore che questa notizia ha fatto in Australia, dove è stata diffusa e spiegata dalle persone citate.

Questo articolo nei giorni scorsi ha cominciato a circolare in rete, tradotto, fra i siti cattolici, e a fare molta impressione. Così ho fatto delle verifiche sul posto, a Buenos Aires, e ho scoperto che la storia è ancora più clamorosa (però con alcuni importanti dettagli diversi).

In realtà i “segni” sono ben più di uno e cominciano nel maggio 1992, lo stesso mese ed anno in cui Bergoglio fu nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires.

Il 1° maggio di quell’anno, un venerdì,  due pezzi di Ostia furono trovati sul corporale del tabernacolo. Su indicazione del parroco furono messi in un recipiente d’acqua posto poi nel tabernacolo. Però passavano i giorni e le particole non si scioglievano.

Venerdì 8 maggio si notò che i due frammenti avevano assunto un colore rosso sangue.

Domenica 10 maggio – alle messe serali – furono notate delle gocce di sangue sulle patene, il piattino su cui si pone l’ostia.

Domenica 24 luglio 1994 mentre il ministro dell’Eucarestia prendeva il calice contenuto nel Tabernacolo si accorse che una goccia di sangue scorreva sulla parete interna dello stesso Tabernacolo.

Dopo questi segni si arriva ai fatti dell’agosto 1996 di cui abbiamo parlato. Ma – a quanto risulta – iniziano non il 18, ma il 15, festa dell’Assunzione di Maria al cielo. Quando poi ci si accorse della inaudita metamorfosi di quella particola, fu informato direttamente l’arcivescovo Quarracino.

Fu lui che raccomandò la massima discrezione, dette le indicazioni sulla conservazione dei frammenti e ordinò che si stilasse un resoconto dei fatti fotografando tutto e facendo studi approfonditi. Tutto fu poi spedito a Roma.

Quali studi vennero compiuti?

Nel 1992 il sangue fu fatto analizzare da un medico del posto che era una parrocchiana e da altri ematologi. Tutti rilevarono che si trattava di sangue umano.

Nel 1999 – stando a quanto risulta a me – l’arcivescovo Bergoglio (che cominciò a occuparsi del caso solo dal giugno 1997, una volta diventato coadiutore dell’arcidiocesi) autorizzò analisi approfondite negli Stati Uniti di entrambi i “casi”, quello del 1992 e quello del 1996. E tutto si svolse nel 2000.

Le analisi si svolsero in California con le procedure usate per le indagini dell’Fbi. Un dettaglio ulteriore riguarda il campione del 1992 che conteneva anche frammenti di pelle umana. Quindi c’è stata l’analisi del laboratorio di New York col risultato impressionante che sappiamo sul campione del 1996.

E’ evidente che ogni miracolo eucaristico (e ne sono avvenuti diversi, nel corso dei secoli) è per i cattolici il segno del grande miracolo che avviene ogni giorno, in tutte le chiese: la trasformazione del pane e del vino in Corpo e Sangue di Cristo.

Adesso qualche voce tradizionalista già accusa (sulla base di informazioni imprecise) il vescovo Bergoglio di aver tenuto un troppo “basso profilo” su questo caso invece di sbandierare il miracolo.

Ma è evidente invece che egli ha mostrato già in questa vicenda le sue preziose qualità di pastore. Anzitutto è stato l’arcivescovo Quarracino a gestire il caso nei primi anni e a raccomandare discrezione e prudenza.

Quindi Bergoglio ha osservato i criteri dettati dall’ex S. Uffizio nel documento “Discernimento nelle apparizioni e rivelazioni” del 1978.

Ha poi disposto tutte le analisi scientifiche per comprendere cosa è accaduto e – ascoltando la volontà della parrocchia dove si sono svolti i fatti di vivere senza clamori spettacolari quegli eventi misteriosi – ha aiutato la comunità a comprenderli secondo la fede della Chiesa, alimentando la devozione eucaristica.

Lui stesso andava diverse volte ogni anno a fare lì l’adorazione eucaristica.  Che pian piano è diventata adorazione permanente e ora sta coinvolgendo un numero sempre crescente di parrocchie (si parla anche di fatti miracolosi che sono avvenuti).

L’ “impronta” è il segno di Qualcuno che è passato. E il desiderio del cardinale Bergoglio era che quanti andavano ad adorare il Signore lì presente si accorgessero che Egli si avvicina a ciascuno, passa dentro la vita di ciascuno e lascia in tutti la sua impronta. Quindi il cardinale esortava a non trasformare in un rito quell’adorazione, ma a commuoversi, a stupirsi di Gesù e a chiedergli che lasciasse la sua impronta indelebile nel proprio cuore.

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Gesù è il Paradiso

Posté par atempodiblog le 28 juin 2013

Aspira al Paradiso dans Citazioni, frasi e pensieri gesparadisobambini

“Con Lui (Gesù) l’inferno sarebbe un cielo. Senza di Lui il cielo sarebbe quasi un inferno”.

Servo di Dio Matteo Crawley-Boevey

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Una preghiera per ogni dito della mano

Posté par atempodiblog le 26 juin 2013

Una preghiera per ogni dito, di Papa Francesco
Tratta da: CAV (Centro di aiuto alla vita di Roma)

Una preghiera per ogni dito della mano dans Papa Francesco I s46

1. Il pollice è il dito a te più vicino. Comincia quindi col pregare per coloro che ti sono più vicini. Sono le persone di cui ci ricordiamo più facilmente. Pregare per i nostri cari è “un dolce obbligo”.

2. Il dito successivo è l’indice. Prega per coloro che insegnano, educano e curano. Questa categoria comprende maestri, professori, medici e sacerdoti. Hanno bisogno di sostegno e saggezza per indicare agli altri la giusta direzione. Ricordali sempre nelle tue preghiere.

3. Il dito successivo è il più alto. Ci ricorda i nostri governanti. Prega per il presidente, i parlamentari, gli imprenditori e i dirigenti. Sono le persone che gestiscono il destino della nostra patria e guidano l’opinione pubblica… hanno bisogno della guida di Dio.

4. Il quarto dito è l’anulare. Lascerà molti sorpresi, ma è questo il nostro dito più debole, come può confermare qualsiasi insegnante di pianoforte. È lì per ricordarci di pregare per i più deboli, per chi ha sfide da affrontare, per i malati. Hanno bisogno delle tue preghiere di giorno e di notte. Le preghiere per loro non saranno mai troppe. Ed è li per invitarci a pregare anche per le coppie sposate.

5. E per ultimo arriva il nostro dito mignolo, il più piccolo di tutti, come piccoli dobbiamo sentirci noi di fronte a Dio e al prossimo. Come dice la Bibbia, “gli ultimi saranno i primi”. Il dito mignolo ti ricorda di pregare per te stesso… Dopo che avrai pregato per tutti gli altri, sarà allora che potrai capire meglio quali sono le tue necessità guardandole dalla giusta prospettiva.

Card. Jorge Maria Bergoglio

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Berlusconi come Maria Antonietta

Posté par atempodiblog le 26 juin 2013

Come curare e salvare le anime dans Apoftegmi dei Padri del deserto

C’è chi cerca di strattonare i cristiani per strappare loro qualche scomunica del peccatore Berlusconi. Gad Lerner ha amplificato la voce della suorina che ha tuonato “Non ti è lecito!” contro il Cav come il Battista contro Erode.
Bene. Con quella suorina però – a proposito di Erode – tuoniamo “non ti è lecito” pure contro una cultura dominante che a livello planetario ha legalizzato la pratica dell’aborto arrivando in cinquant’anni a totalizzarne un miliardo, una cultura che abbassa sempre di più il livello di difesa della vita umana.

E vorrei ricordare a quella suorina che Giovanni Battista tuonava soprattutto contro l’ipocrisia di scribi e farisei che chiamava: “Razza di vipere!”.
Anche Gesù tuonerà contro di loro. Lui mostra compassione per i peccatori, i pubblicani e le prostitute, ma non per i “sepolcri imbiancati” che puntano il dito sul peccato altrui: “essi all’esterno sono belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume”.
E’ di tutti noi che parla. Perché di un gran peccatore, come Zaccheo, Gesù può fare un santo, anche un grande santo come Paolo o Agostino. Ma di chi presume di giudicare gli altri, dei sepolcri imbiancati? Del resto loro saranno col dito puntato contro di Gesù fin sotto la croce.

di Antonio Socci, Libero 02/2011

divisore dans Medjugorje

Berlusconi come Maria Antonietta
Per il filosofo Scruton il processo al Cav. ricorda l’umiliazione inflitta alla regina di Francia, accusata di incesto: “Il risentimento non si accontenta di privare la vittima dei beni, lo spoglia anche dell’umanità”

di Giulio Meotti – Il Foglio

Berlusconi come Maria Antonietta dans Articoli di Giornali e News fh0n

“Che ipocriti:
prima liberalizzano ogni condotta sessuale, prima riducono il sesso a una funzione corporale emancipata dalla moralità, prima rendono moralmente ineccepibile tutto ciò che gli adulti condividono in privato, poi condannano in tribunale un ex primo ministro per le sue cene”. Roger Scruton è uno che sfida sempre l’opinione pubblica ma difficilmente sostiene quella corrente (giorni fa sul New York Times ha tessuto l’elogio del pessimismo). Filosofo inglese al St. Andrews College, culla di cultura e nobiltà, editorialista per il Times e celebre erudito autore di trenta libri che ne hanno fatto il più noto filosofo conservatore britannico, Roger Scruton commenta la condanna a sette anni inflitta a Silvio Berlusconi.
“E’ come la massima di La Rochefoucauld, ‘l’ipocrisia è un omaggio che il vizio rende alla virtù’. [...]

Nella condanna a Berlusconi Scruton intravede “una forma di puritanesimo moralista verso ogni forma di piacere. Questo vizio culturale accomunava il padre della Rivoluzione francese, Maximilien de Robespierre, e il leninismo, totalitario anche nella vita privata delle persone. E’ come nel detto di Jean-Paul Sartre, mutuato da Rousseau,  sul ‘costringere l’altro a essere libero’. La Rivoluzione francese semplificò perfino l’abbigliamento. Tutti erano diventati ‘citoyen’, una parola che presto avrebbe acquisito il tono ironico di ‘compagno’ nell’impero sovietico, e allora si capì che la distruzione delle antiche maniere era il preludio al futuro taglio delle teste. Nel caso di Berlusconi penso anche che ci sia un risentimento verso il successo. Nietzsche aveva ragione a dire che il socialismo è risentimento. E cosa meglio dei soldi incarna il successo? Berlusconi attrae questo odio, perché è il tipico italiano old fashioned da biasimare e ‘riformare’”.

“L’accusa è automaticamente colpa”
Secondo Scruton, si tratta del vecchio risentimento che caratterizza il pensiero totalitario e antiliberale. “Il risentimento è la componente fondamentale delle nostre emozioni sociali. Il XX secolo è il secolo del risentimento. Gli anarchici russi colpirono le persone ricche, di successo, di potere. Il terrore di Stalin, che fu iniziato da Lenin, era diretto contro chi si ‘approfittava del sistema’, i kulaki. Il terrore nazista colpì gli ebrei per il loro successo materiale. E se volete sapere perché gli Stati Uniti siano diventati l’obiettivo del moderno terrorismo, basta vedere il loro ‘stile di vita’. Il successo coltiva il risentimento in coloro che invidiano e il risentimento produce l’odio. L’invidia consiste nel desiderio di possedere quel che l’altro ha e il risentimento è il desiderio di distruggerlo. E’ questo il puritano secondo H. L. Mencken, uno che ha ‘paura che qualcuno, da qualche parte, sia felice’”.

Per questo secondo Scruton contro Berlusconi si è messa in moto una delle caratteristiche del rancore nella sua forma patologica: “Non concedere diritto alla difesa, l’accusa è automaticamente colpa. Il totalitarismo è uno stato mentale che razionalizza il risentimento attorno a una causa comune. E gli intellettuali sono particolarmente inclini a questo risentimento generalizzato. Istituzioni come la legge, la proprietà, la religione creano gerarchie, autorità, privilegi, e per il risentimento queste sono causa di ineguaglianza. I giacobini colpirono l’aristocrazia in quanto ‘emigrés’. Eric Voegelin ha giustamente definito il marxismo come uno gnosticismo, un governo attraverso la conoscenza. I rivoluzionari, infatti, agiscono in nome del popolo, annunciano libertà, uguaglianza, fraternità, si credono illuminati, vogliono il potere in solidarietà con quelli che ne sono esclusi. E’ una energia negativa, una vendetta. Questo risentimento, che si avventa contro Berlusconi, non si acquieta quando la vittima è privata dei beni materiali; cerca di spogliarla anche della sua umanità, di dimostrare che non ha mai avuto il diritto di possedere la più piccola fetta delle risorse della Terra e che la sua morte non deve essere rimpianta più di quanto si debba rimpiangere quella di ogni altro tipo di parassita”.
Il filosofo inglese chiude con un paragone storico. “E’ come nell’umiliazione inflitta alla regina di Francia, Maria Antonietta, accusata di ogni possibile crimine, incluso l’incesto, in modo da presentarla come un essere che non appartiene alla normale congregazione umana”.

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«È grazie ai cattolici se l’Italia ha evitato la deriva sull’etica»

Posté par atempodiblog le 24 juin 2013

«È grazie ai cattolici se l’Italia ha evitato la deriva sull’etica»
Il cardinale Ruini sull’impegno dei credenti: “Se non avessero contato dalla fine della Dc la legislazione italiana sarebbe stata diversa”

di Serena Sartini – Il Giornale

I cattolici in politica «contano» e sono «tutt’altro che irrilevanti». Ne è convinto il cardinale Camillo Ruini, per oltre quindici anni alla guida della Conferenza episcopale italiana, che non smette di ripetere uno slogan a lui tanto caro: «Meglio contestati che irrilevanti».

«È grazie ai cattolici se l'Italia ha evitato la deriva sull'etica» dans Articoli di Giornali e News nx9

Dai cattolici, per il cardinale di Sassuolo, arriva un contributo fondamentale non solo nelle questioni più strettamente legislative e politiche ma soprattutto su quelle etiche e morali, sulle quali la Chiesa tanto si spende. Proprio l’impegno dei cattolici su questo fronte è stato decisivo per «salvare» l’Italia da una deriva che ha invece pervaso la maggior parte dei paesi dell’Europa occidentale.

Eminenza, che contributo può portare il cattolico oggi in politica?
«Il cristiano non può pensare di trasmettere la sua testimonianza semplicemente trovando il consenso. Può trovarlo, ma può anche trovare dissenso e polemica. Ma questo non deve distogliere dalla testimonianza, in tutte le sedi: politiche, culturali, economiche, istituzionali. I cattolici in politica ci sono anche oggi e sono tutt’altro che irrilevanti, e non sono soltanto i membri di una certa organizzazione, ma coloro che condividono e hanno il coraggio di sostenere pubblicamente certi contenuti. Non è vero che non contano: se non avessero contato l’evoluzione della legislazione italiana in questi ultimi vent’anni dalla fine della Dc sarebbe stata molto diversa…».

Un ruolo decisivo anche sulle grandi questioni etiche…
«C’è un’eccezione dell’Italia nel contesto dell’Europa occidentale dove purtroppo, in molti Paesi, si assiste a una deriva sempre più accentuata nelle grandi questioni etiche e antropologiche. Una deriva che, in Italia, certamente non si è avuta, almeno non di quella portata. E questo anche grazie al contributo dei cattolici impegnati in politica».

Come valuta l’attuale situazione politica ed economica che vive il nostro Paese?
«Sono molto preoccupato».

Parlando di Joseph Ratzinger e Jorge Bergoglio, come risponde a quegli intellettuali cattolici che sostengono ci sia una frattura fra la Chiesa di Benedetto XVI e quella di Francesco?
«Sinceramente non vedo nessuna “presunta” frattura. Ogni pontefice ha una propria personalità, ognuno è autenticamente se stesso. Papa Francesco si pone certamente come una grande novità che nessuno vuole negare, sarebbe stolto e miope farlo. Bergoglio ha dato un grande apporto alla Chiesa fin da quando è apparso dalla Loggia delle Benedizioni, portando una grande novità che viene dalla sua personale e profonda esperienza di vita e dalla sua visione pastorale della realtà. Accanto all’originalità di ciascuno, però, c’è una profonda continuità fra i due Pontefici che ha avuto una semplificazione nel fatto che l’Enciclica sulla Fede è stata elaborata nella sostanza da Papa Benedetto XVI e fatta propria da Papa Francesco».

Quale è l’elemento che più l’ha colpita di questi 100 giorni di Pontificato di Francesco?
«Come questo Papa sia riuscito a entrare nel cuore della gente, non attraverso atti demagogici o pubblicitari, ma semplicemente aprendo il suo cuore con semplicità, immediatezza, con il suo amore per il prossimo e la sua sollecitudine concreta e anche attraverso il messaggio e la forza spirituale che trasmette».

Quale eredità lascia Benedetto XVI?
«Il Papa emerito lascia soprattutto una grande eredità teologico-magisteriale. Ratzinger è stato uno dei massimi teologi cattolici del XX secolo. Ma c’è anche un’eredità spirituale trasmessa da un grande uomo di preghiera e che deriva da un forte amore per la liturgia. La sua eredità non si sta estinguendo, ma continua a portare frutti nella Chiesa e nel mondo intero».

Quale sarà secondo lei il contributo che porterà Papa Francesco all’Enciclica sulla Fede?
«Credo che mostrerà tutto il valore esistenziale della fede, che non è un concetto astratto e nemmeno la somma di alcune verità. La fede è verità che opera attraverso la carità e ritengo che questo sarà un aspetto che Papa Francesco sottolineerà con forza».

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Cosa sta accadendo a Medjugorje? E’ una misteriosa vicenda iniziata alle 17,45 di mercoledì 24 giugno 1981…

Posté par atempodiblog le 24 juin 2013

Mistero Medjugorje
di Antonio Socci – Mistero Medjugorje, Ed. Piemme
Tratto da: lo Straniero

Cosa sta accadendo a Medjugorje? E’ una misteriosa vicenda iniziata alle 17,45 di mercoledì 24 giugno 1981... dans Antonio Socci l3wm

Cosa sta accadendo a Medjugorje?
“Ho fatto circa 2.000 chilometri fra terra e mare sulle tracce di una donna. E’ una donna di “una bellezza indescrivibile”, assicura chi l’ha incontrata” .
Così Antonio Socci racconta il suo primo viaggio a Medjugorje, sui luoghi dove, il 24 giugno 1981, alcuni adolescenti videro su una collinetta, nei pressi del villaggio bosniaco, una giovane ragazza, splendida, dolce, che si sarebbe presentata come la “Beata Vergine Maria” e che tuttora appare loro quotidianamente. A oltre vent’anni di distanza, oggi che Medjugorje è diventata meta di milioni e milioni di pellegrini, Socci ricostruisce, attraverso una rigorosa indagine giornalistica, la storia e il mistero di questi fatti: visita i luoghi, incontra i protagonisti, ascolta sacerdoti, teologi, scienziati. Alla ricerca delle ‘prove’ delle apparizioni, scandagliando i miracoli che là si sono verificati, i messaggi che sono stati dati all’umanità e soprattutto il contenuto dei ‘dieci segreti’: fatti eccezionali del futuro prossimo che i sei veggenti riveleranno, su indicazione della Vergine, tre giorni prima del loro accadere. L’ipotesi conclusiva è sorprendente e sconvolgente: riguarda il futuro di ognuno di noi.

Dall’Introduzione del libro di Antonio Socci Mistero Medjugorje (edizioni Piemme)

Cosa sta accadendo a Medjugorje? E’ una misteriosa vicenda iniziata alle 17,45 di mercoledì 24 giugno 1981. Si crede di saperne quanto basta, ma non è così. La maggior parte ignora, per esempio, che oggi questa storia è tutt’altro che conclusa, anzi pare sia solo agli inizi perché promette sviluppi sconvolgenti proprio nei prossimi anni. Medjugorje (pronuncia: Megiugorie), paesino dell’Erzegovina sperduto e sconosciuto a tutti, è diventato uno dei luoghi più visitati della terra. Solo dal 1981 al 1990 venti milioni di persone sono andati là pellegrini, nonostante le difficoltà del viaggio, i problemi (a quel tempo) del regime e l’assenza di pellegrinaggi ufficiali. Vittorio Messori ha definito questo fenomeno come “il maggior movimento di masse cattoliche del postconcilio” (ma in realtà l’afflusso non si è limitato ai cattolici: è arrivata là gente di tutti i tipi). Addirittura il papa (Giovanni Paolo II, ndr) avrebbe detto a un vescovo: “Medjugorje è il centro spirituale del mondo”.

Ma davvero una giovane donna bellissima, che afferma di essere la madre di Cristo, appare ogni giorno da 23 anni a sei ragazzi di questo villaggio? E cosa accade nel corso di queste apparizioni? Che si sa dei “dieci segreti” che sarebbero stati consegnati ai veggenti e che riguardano il destino del mondo nei prossimi anni? Si tratta di “segreti” analoghi a quelli di Fatima?

I vescovi dell’Oceano indiano che il 24 novembre 1993 furono ricevuti dal Papa e s’intrattennero con lui a cena, riferirono in seguito che la conversazione finì a un certo momento su Medjugorje e il Santo Padre avrebbe detto: “Questi messaggi sono la chiave per comprendere ciò che avviene e ciò che avverrà nel mondo”. Secondo padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria e autore di molti importanti libri su Medjugorje, la gravità di ciò che si annuncia in quei segreti, insieme all’appello accorato alla conversione, è l’unica spiegazione possibile di un fatto così eccezionale come la permanenza quotidiana sulla terra della Madonna per più di 23 anni.

Dunque da Medjugorje arriva qualcosa di enorme e di decisivo per il nostro futuro prossimo e remoto, oppure – come affermano alcuni – siamo di fronte al più grande imbroglio della storia cristiana? E’ possibile inventare e far crescere una truffa di tali dimensioni planetarie?

Sono andato, con queste domande in testa, a vedere, a indagare, per capire. Innanzitutto ho tentato, per quanto possibile, di ricostruire i fatti degli inizi, giorno per giorno, secondo le testimonianze (ricchissime di particolari, essendo tutti i protagonisti viventi, ma molto spesso imprecise e contraddittorie nei dettagli temporali, come accade normalmente quando tanta gente si trova contemporaneamente al centro di eventi molteplici e travolgenti e poi riferisce ciò che ricorda). Ho provato a fare una ricostruzione come una normale inchiesta giornalistica, cioè dando credito ai testimoni.

Poi ho proseguito chiedendomi se la storia è attendibile e i testimoni sono credibili, ovvero se ci sono indizi seri che accade loro davvero qualcosa di soprannaturale: il responso della scienza in proposito è impressionante.

Infine mi sono domandato quale sia il senso di tutto, il disegno, la trama segreta.

E soprattutto ho cercato di capire cosa potrà accadere di qui a poco: non a Medjugorje, ma al mondo, a tutti noi. Se veramente un pericolo mortale ci sovrasta.
Naturalmente questo è solo un contributo imperfetto alla scoperta della verità. Non voglio convincere nessuno di nulla perché io stesso ho iniziato questo viaggio senza certezze precostituite, aperto a ciò che avrei trovato, qualunque verità fosse. Tantissime cose non hanno potuto trovar posto in questo libro. Ho tralasciato molti aspetti anche importanti per concentrarmi sull’essenziale. Ci sono cose che a me sono sembrate incomprensibili e controverse e aspetti sconcertanti (così come trovo egualmente sconcertanti alcuni dettagli delle apparizioni di Fatima o La Salette), ma mi interessava indagare soprattutto su una cosa: la Madonna è veramente apparsa e sta tuttora apparendo a Medjugorje? Ed eventualmente perché? Con quale missione? Cosa dobbiamo aspettarci e cosa dobbiamo fare?

Ciò che ho scoperto ha sorpreso e impressionato me per primo: il mondo, tutta l’umanità, è in pericolo, un pericolo mai vissuto dal genere umano nella sua storia, un pericolo che neanche riusciamo a immaginare e che è imminente. Certo, si può non credere a questo prezioso avvertimento preventivo. Forse è perfino logico liquidare il tutto con un sorriso scettico. Ma se l’apparizione di Medjugorje e il suo accorato appello a mettersi in salvo sono autentici?

(…)

Dal Capitolo 17

(…) Ancora più clamoroso il caso di Diana Basile. Questa signora, nata nel 1940, sposata con figli, impiegata a Milano, nel 1972 si ammala di sclerosi multipla. Si tratta di una grave malattia del sistema nervoso centrale, con decorso cronico e progressivo. Per dodici anni la signora Basile va peggiorando sempre più: ricovero dopo ricovero e analisi dopo analisi. Quando, il 23 maggio del 1984 viene portata a Medjugorje, è pressoché impossibilitata a camminare e completamente cieca all’occhio destro con mille altre tremende comlplicanze. Quel giorno dev’essere aiutata da due persone perfino a salire le scale dell’altare della chiesa: si trova faticosamente nella stanzetta delle apparizioni.

Ed ecco il suo racconto: “Mi butto così in ginocchio, vicino all’ingresso. Quando i ragazzi a loro volta si inginocchiano (l’istante dell’arrivo della Madonna, nda), io mi sento come folgorare, odo un gran rumore, poi più nulla… Solo una gioia indescrivibile. Ho rivisto allora come in un film alcuni episodi della mia vita che avevo completamente dimenticato. Alla fine dell’apparizione mi metto inspiegabilmente a camminare da sola, prima adagio e poi sempre più agevolmente, con sicurezza, diritta come tutti gli altri… gli altri, quelli che mi conoscevano, mi abbracciano piangendo. Più tardi, rientrata in albergo, constato di essere tornata perfettamente continente, con sparizione della dermatosi e di aver riottenuto la possibilità di vedere con l’occhio destro, che è ridiventato normale, dopo ben dieci anni!”.

Il giorno dopo, la signora Diana, per ringraziamento, fa addirittura un pellegrinaggio, a piedi nudi, di dieci chilometri da Ljubuski, dove è il suo albergo a Medjugorje e poi è salita da sola sopra al Podbrdo sassoso e impervio. Un caso semplicemente strepitoso. Il professor Spaziante che alla vicenda della signora Basile ha dedicato lunghi studi, riassume il fatto: “Una malattia grave, seria, di lunga durata, resistente alle cure, che è scomparsa in un attimo. La guarigione della signora Basile Diana si presenta completa, perfetta, sia dal punto di vista organico e funzionale che dal punto di vista psichico e sociale”.

Alcune centinaia di documenti medici, sul prima e sul dopo (con la testimonianza su ciò che è accaduto all’apparizione) sono stati depositati dalla signora agli Uffici parrocchiali di Medjugorje e alla diocesi di Mostar. Il medico – dopo aver studiato per anni su questi referti clinici – annota esterrefatto: “Per me resta un quesito: com’è possibile che fasci di fibre nervose che collegano miliardi di neuroni, da anni gravemente danneggiati per la sclerosi multipla possano riabilitarsi così repentinamente? E’ come se qualcuno avesse sparato con un mitra dentro un computer sofisticato , con milioni di valvole, e ne avesse danneggiato le fini connessioni irreparabilmente. E, d’un tratto, tutto di nuovo diventa perfettamente funzionante… Mi piace ricordare l’avvertimento di Alexis Carrel, un genio della medicina: ‘Cercate laggiù! A Lourdes succedono cose inverosimili…’. Forse è lo stesso per Medjugorje”.

Si possono avere mille teorie contro Medjugorje, contro le apparizioni e contro i miracoli, si può essere laicamente certissimi che tutto questo “non può” accadere nel modo più assoluto. Però è accaduto e accade e “contra factum non valet argomentum”. Almeno per noi “razionalisti”.

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Novena al beato Pier Giorgio Frassati (dal 25 giugno al 3 luglio)

Posté par atempodiblog le 24 juin 2013

Novena al beato Pier Giorgio Frassati (dal 25 giugno al 3 luglio)
Tratto da: Pier Giorgio Frassati.org

Novena al beato Pier Giorgio Frassati (dal 25 giugno al 3 luglio) dans Beato Pier Giorgio Frassati beato-Piergiorgio-Frassati

PRIMO GIORNO

GESU’ dice: “Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli”.

PIER GIORGIO risponde: la fede datami nel Battesimo mi suggerisce con voce sicura: “Da te non farai nulla ma se Dio avrai per centro di ogni tua azione, allora si arriverai fino alla fine”.

PREGHIAMO: Beato Pier Giorgio, insegnami la vera povertà di spirito. Aiutami a capire che Dio mi ama e che mi chiede di amare gli altri, specialmente coloro che sono nel bisogno. Conducimi a fare delle scelte nella mia vita che prediligano il servizio di Dio e dei fratelli, anziché l’affannosa ricerca di ricchezze e gioie del mondo. Donami una amore speciale per il povero e per il malato.

Beato Pier Giorgio, chiedo la tua intercessione per ottenere da Dio, che ama i poveri, tutte le grazie necessarie al mio bene spirituale e temporale. Con fiducia ti chiedo aiuto (formula la tua richiesta).

SECONDO GIORNO

GESU’ disse: “Beati gli afflitti perché saranno confortati”.

PIER GIORGIO risponde: La nostra vita per essere cristiana, è una continua rinunzia, un continuo sacrificio che però non è pesante quando solo si pensi che cosa sono questi pochi anni passati nel dolore in confronto all’eternità felice, dove la gioia non avrà misura e fine, dove godremo una pace che non si può immaginare.

PREGHIAMO: Beato Pier Giorgio, insegnami che devo essere anche capace di piangere, per essere capace di gioire. Mostrami come affrontare il mio dolore, senza evitarlo o pretendere che non ci sia. Aiutami ad immergermi in qualsiasi dolore presente così che la mia anima possa svuotarsi ed essere colmata dalla pace del Signore.

Beato Pier Giorgio, chiedo la tua intercessione per ottenere da Dio, che è il Consolatore, tutte le grazie necessarie al mio bene spirituale e temporale. Con fiducia ti chiedo aiuto (formula la tua richiesta).

TERZO GIORNO

GESU’ dice: “Beati i miti, perché erediteranno la terra”.

PIER GIORGIO risponde: Con la violenza si semina l’odio e si raccolgono poi i frutti nefasti di tale seminagione, con la carità si semina negli uomini la Pace, ma non la pace del mondo, la Vera Pace che solo la Fede di Gesù Cristo ci può dare affratellandoci gli uni con gli altri.

PREGHIAMO: Beato Pier Giorgio, guidami nel pretendere la legittima eredità di figlio di Dio ed erede del Suo regno. Mostrami, con il tuo esempio, come essere lento all’ira e delicato nei miei rapporti con gli altri. Aiutami a comunicare la pace di Cristo, pronunciando parole di pace e vivendo la vita nella pace.

Beato Pier Giorgio chiedo la tua intercessione per ottenere da Dio, che è mite e umile di cuore, tutte le grazie necessarie al mio bene spirituale e temporale. Con fiducia ti chiedo aiuto (formula la tua richiesta).

QUARTO GIORNO

GESU’ dice: “Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”.

PIER GIORGIO risponde: Anche noi abbiamo perduto la cosa più bella e più buona che Dio ha dato a tutti gli uomini, ossia la libertà

PREGHIAMO: Beato Pier Giorgio, aiutami a cercare e desiderare la giustizia di Dio, il Suo progetto per la mia vita e per la salvezza del mondo. Mostrami la strada dell’abbandono così che io possa desiderare nient’altro che di essere al servizio del Signore e del Suo regno. Conducimi alla mensa dell’amore, dove sarò realmente saziato

Beato Pier Giorgio, chiedo la tua intercessione per ottenere da Dio, che è Giusto, tutte le grazie necessarie al mio bene spirituale e temporale. Con fiducia ti chiedo aiuto (formula la tua richiesta).

QUINTO GIORNO

GESU’ disse: “Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia”.

PIER GIORGIO risponde: L’apostolo S. Paolo dice “la carità di Cristo ci abbisogna” e senza questo fuoco, che a poco a poco deve distruggere la nostra personalità per palpitare solo per i dolori degli altri, noi non saremo cristiani e tanto meno cattolici.

PREGHIAMO: Beato Pier Giorgio, insegnami con il tuo esempio di misericordia ad aprire ancora di più il mio cuore a coloro che sono nel bisogno, specialmente i poveri e i malati. Guidami nell’estendere quella misericordia non solo agli amici ma anche agli sconosciuti, non solo a coloro che mi vogliono bene ma anche a coloro che non mi amano. Aiutami ad essere il riflesso della misericordia di Dio, specialmente nelle parole e in gesti di perdono.

Beato Pier Giorgio ti prego di intercedere presso Dio, che è pieno di Grazia, Misericordioso e Giusto, affinché mi conceda tutte le grazie necessarie al mio bene spirituale e temporale. Per questo mi rivolgo a te, con fiducia, (formulare la propria richiesta).

SESTO GIORNO

GESU’ disse: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

PIER GIORGIO risponde: Ti prego di pregare un po’ per me affinchè Dio mi dia una volontà ferrea, che non si pieghi e non venga meno ai suoi progetti.

PREGHIAMO: Beato Pier Giorgio, conducimi lungo il sentiero della purezza, perché solo i puri di cuore potranno vedere il volto di Dio. Aiutami ad essere fedele all’alleanza che ho stipulato con Dio nel battesimo, che io sia sempre fedele al Suo volere e possa offrirGli una devozione sincera. Mostrami, con la tua vita, come essere coerenti e instancabilmente impegnati a proclamare il regno di Dio sulla terra.

Beato Pier Giorgio, ti chiedo di intercedere presso Dio, che è puro amore e santità, perché mi conceda tutte le grazie necessarie al mio bene spirituale e temporale. Ti chiedo aiuto con fiducia (formula la propria richiesta).

SETTIMO GIORNO

GESU’ disse: “Beati i portatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”.

PIER GIORGIO risponde: Ti faccio i miei migliori auguri anzi uno solo, ma credo sia l’unico che da vero amico ad un amico caro si possa fare ed è: La Pace del Signore sia sempre con te poiché quando ogni giorno tu possederai la pace sarai veramente ricco.

PREGHIAMO: Beato Pier Giorgio, nonostante le tue lotte giornaliere, hai trovato la pace trovando benessere nel lavoro, nello studio e nel gioco; nella preghiera da solo e con gli altri; nel silenzio e nel canto, nelle risate e in conversazioni serie con gli amici. Guidami verso quella pace interiore che mi permetta di condividere la pace con gli altri.

Beato Pier Giorgio, ti chiedo di intercedere presso Dio, che è la nostra pace, affinché mi conceda tutte le grazie necessarie al mio bene spirituale e temporale. Mi rivolgo a Te con fiducia, (specificare la grazia richiesta)

OTTAVO GIORNO

GESU’ disse: Beati coloro che sono perseguitati dalla giustizia perché è loro il regno di Dio.

PIER GIORGIO risponde: Vivere senza una Fede senza un patrimonio da difendere senza sostenere in una lotta continua la Verità non è vivere ma vivacchiare.

PREGHIAMO: Beato Pier Giorgio, insegnami il silenzio di fronte alle umiliazioni e alle critiche ingiuste. Guidami anche ad essere coraggioso come te nello schierarmi con fermezza dalla parte della verità di Dio. Aiutami ad esserGli fedele in tutte le cose, così che la Sua volontà sia fatta attraverso la mia vita. Mostrami come perseverare nella lotta per le cose sante e onorevoli.

Beato Pier Giorgio, ti chiedo di intercedere presso Dio, che è la sorgente della grazia e della verità, perché mi conceda tutte le grazie necessarie al mio bene spirituale e temporale. Mi rivolgo a te con fiducia: (specificare la richiesta).

NONO GIORNO

GESU’ disse: Beati voi…quando vi perseguiteranno e diranno ogni sorta di..e falsità contro di voi per causa mia. Gioite a siate felici, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli

PIER GIORGIO risponde: Noi, che per grazia di Dio siamo cattolici, non dobbiamo sciupare i più begli anni della nostra vita, dobbiamo temprarci per essere pronti a sostenere le lotte che dovremo certamente combattere per il compimento del nostro programma e per dare così in un non lontano avvenire alla nostra Patria giorni più lieti ed una società moralmente sana. Ma per tutto ciò occorre la preghiera continua per ottenere da Dio quella grazia senza la quale le nostre forze sono vane.

PREGHIAMO: Beato Pier Giorgio, mostrami come sopportare tutte le malvagità pazientemente. Aiutami ad accettare le sofferenze che mi vengono inflitte a causa del mio desiderio di essere fedele a Gesù.

Beato Pier Giorgio, ti prego di intercedere presso Dio, che protegge l’innocente, perché mi conceda tutte le grazie necessarie al mio bene spirituale e temporale. Mi rivolgo a te con fiducia (specificare la richiesta).

LITANIE

Signore pietà.

Signore pietà.

Cristo pietà.

Cristo pietà.

Signore pietà.

Signore pietà.

Dio, nostro Padre nel cielo.

abbi pietà di noi.

Dio, Figlio, Redentore del mondo.

abbi pietà di noi.

Dio, Spirito Santo,

abbi pietà di noi.

Santa Trinità, unico Dio,

abbi pietà di noi.

Santa Maria,

prega per noi.

Tutti gli angeli e i santi,

pregate per noi.

Beato Pier Giorgio Frassati,

prega per noi (da ripetere dopo ciascuna invocazione).

Figlio amoroso e fratello,

Sostegno nella vita di famiglia,

Amico di coloro che sono senza amici,

Il più cristiano dei compagni,

Leader dei giovani,

Aiuto dei bisognosi,

Maestro di carità,

Protettore dei poveri,

Conforto dei malati,

Atleta per il regno di Dio,

Conquistatore delle montagne della vita,

Difensore della verità e della virtù,

Oppositore di ogni ingiustizia,

Cittadino patriottico della nazione,

Figlio fedele della chiesa,

Giovane devoto della Madonna,

Adoratore ardente dell’Eucarestia,

Fervente studioso delle scritture,

Seguace di San Domenico,

Appassionato lettore di San Paolo,

Apostolo della preghiera e del digiuno,

Guida ad un amore profondo per Gesù,

Diligente nel lavoro e nello studio,

Gioioso in tutte le circostanze della vita,

Forte nel salvaguardare la castità,

Silenzioso nel dolore e nella sofferenza,

Fedele alle promesse del Battesimo,

Modello di umiltà,

Esempio di distacco,

Specchio di obbedienza,

Uomo delle Beatitudini,

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.

Prega per noi, Beato Pier Giorgio Frassati.

Affichè siamo degni delle promesse di Cristo.

PREGHIERA

Preghiamo:

Padre, che hai dato al giovane Pier Giorgio Frassati la gioia di incontrare Cristo e di vivere la sua fede nel servizio del povero e del malato. Fa che attraverso la sua intercessione, possiamo anche noi camminare attraverso il sentiero delle Beatitudini e seguire il suo di generosità per diffondere lo spirito del Vangelo nella società. Per Cristo Nostro Signore. Amen. (card. Giovanni Saldarini)

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La vera anima gemella è quella che hai sposato

Posté par atempodiblog le 24 juin 2013

La vera anima gemella è quella che hai sposato dans John Ronald Reuel Tolkien 1sq3

Una certa tradizione cavalleresca tende tuttora a fare della dama una specie di faro-guida o di divinità …. Tale tradizione non è completamente vera e non è perfettamente “teocentrica”. Distoglie, o ha distolto in passato, gli occhi del giovane dalle donne così come sono veramente, compagne nelle avversità della vita e non stelle-guida. …
Fa dimenticare i desideri, i bisogni, le tentazioni delle donne. Inculca la tesi esagerata dell’“amore vero” come di un fuoco che viene dal di fuori, un’esaltazione permanente, che non prende in considerazione gli anni che passano, i figli che arrivano, la vita di tutti i giorni ed è svincolata dalla volontà e dagli obbiettivi.

Uno dei risultati è quello di far cercare ai giovani un “amore” che li tenga sempre al caldo, riparati da un mondo freddo, senza che debbano sforzarsi in nessun modo . … E’ un mondo corrotto dal peccato originale, il nostro, e non c’è armonia tra i nostri corpi, la nostra mente e l’anima.
Tuttavia, la caratteristica di un mondo corrotto è che il meglio non si può ottenere attraverso il puro godimento …; ma attraverso la rinuncia, la sofferenza. La fede nel matrimonio cristiano implica questo: grande mortificazione. Per un cristiano non c’è alternativa. Il matrimonio può aiutarlo a santificare e a dirigere verso un giusto obbiettivo i suoi impulsi sessuali; la sua grazia può aiutarlo nella battaglia; ma la battaglia resta. Il matrimonio non lo potrà soddisfare mai pienamente …
Queste cose non vengono quasi mai dette – nemmeno a quelle persone cresciute nella fede della Chiesa. … Quando l’innamoramento è passato o quando si è un po’ spento, gli esseri umani pensano di aver fatto un errore e di dover ancora trovare la vera anima gemella. … Solo un uomo molto saggio, arrivato al termine della sua vita, potrebbe esprimere un equo giudizio su quale persona, fra tutte, avrebbe fatto meglio a sposare! Quasi tutti i matrimoni, anche quelli felici, sono errori: nel senso che quasi certamente (in un mondo migliore, o anche in questo, pur se imperfetto, ma con un po’ più di attenzione) entrambi i partner avrebbero potuto trovare compagni molto più adatti. Ma la vera anima gemella è quella che hai sposato.
… Al di là di questa … vita oscura, tanto frustrata, io ti propongo l’unica grande cosa da amare sulla terra: i Santi Sacramenti. … Qui tu troverai avventura, gloria, onore, fedeltà e la vera strada per tutto il tuo amore su questa terra ….

da una lettera di J.R.R. Tolkien al figlio Michael (6-8 marzo 1941)
Fonte: cristianocattolico.it
Tratto da: Una casa sulla Roccia

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Cristo è un’adesione perfetta al Padre

Posté par atempodiblog le 23 juin 2013

Come avrebbe potuto Gesù, essendo Dio nella sua persona, appetire qualcosa che non fosse Lui stesso e la sua massima glorificazione?!

Come avrebbe potuto Cristo, che è l’Infinita ed Eterna Perfezione per la sua persona divina, cercare qualcosa che non fosse vivere nel possesso e nel godimento di se stesso, comunicandoci tutto ciò che Egli viveva ed aveva in  pienezza?!

Cristo è un’adesione perfetta al Padre dans Citazioni, frasi e pensieri 4u3

Nel creare l’umanità di Cristo, Dio la fece tanto per sé in verginità trascendente, da non avere altra persona che quella divina.
L’umanità santissima di Cristo, creata per essere una adesione totale al Verbo del Padre, non poté appetire, volere, dire o cercare qualcosa che non fosse stata l’inesauribile, sovrabbondante ed infinita perfezione che erompe in verginità eterna.
Cristo è un grado di verginità tanto perfetto, tanto di solo Dio, tanto, tanto! da non avere altra persona di quella divina, essendo i movimenti della sua umanità un’adesione totale alla sua persona.
O verginità, verginità… capace di rendere Cristo, nella sua umanità, un’adesione così perfetta al Verbo del Padre, che non gli fa avere altra persona che quella divina…!

Tratto da: Grandezza della verginità, di Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia (Con licenza ecclesiastica dell’Arcivescovo di Madrid)
Fonte: Clerus.org

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La Germania riconosce i bambini non nati

Posté par atempodiblog le 21 juin 2013

La Germania riconosce i bambini non nati
di Tommaso Scandroglio – La nuova Bussola Quotidiana

La Germania riconosce i bambini non nati dans Aborto 1avn

Il Parlamento tedesco ha approvato in maggio una norma importante in fatto di vita nascente. Ora sarà possibile dare legalmente un nome anche a quei bambini non nati di peso inferiore ai 500 grammi. Quei piccoli che non sono riusciti a venire al mondo e che vengono chiamati “Sternenkinder”, cioè bambini delle stelle,  quindi si vedranno perlomeno riconosciuto il diritto ad un nome inscritto presso l’anagrafe civile e di una degna sepoltura. Inoltre la disposizione legislativa ha valore retroattivo: ciò significa che a tutti i genitori sarà concessa la facoltà di assegnare un nome al proprio figlio nato morto, esibendo il relativo certificato, anche se la morte è avvenuta molti anni prima. La decisione del Bundestag tedesco è significativa per più motivi.

In primo luogo contraddice il luogo comune che sei tanto uomo quanto più assomigli morfologicamente ad un essere umano. Anche l’embrione, la morula e lo zigote sono persone. Quello che ci riveste di umanità non è avere due mani, due occhi e un cervello. Per essere uomini basta esistere. Insomma l’uomo non vale tanto quanto pesa e 500 grammi non è il peso minimo di umanità consentito per far parte del genere umano. In secondo luogo il nome anagrafico è prerogativa solo di chi è soggetto di diritto. Il Parlamento tedesco ribadisce – perché il dato di natura giuridica è già cosa nota in casa tedesca – che il concepito è già un qualcuno per lo Stato, al di là del suo grado di sviluppo. In terzo luogo la possibilità di inumazione attesta con maggior forza che il nascituro è a tutti gli effetti una persona.

L’antropologia ci conferma in un dato incontrovertibile: se un archeologo scavando scopre una tomba, state pur certi che lì vicino è sorta una città, un nucleo abitativo, un consesso di persone che si è dato delle regole sociali di vita. L’inumazione è prova provata di civiltà perché si riconosce al defunto quegli onori che sono propri solo delle spoglie mortali di una persona. La sepoltura quindi è atto doveroso perché degno solo degli esseri umani. Riconoscere al non nato seppur di pochissime settimane il rito dell’inumazione è riconoscergli lo status di persona. Sulla stessa linea si muove anche il Magistero che, ricordando come il seppellire i morti sia opera di misericordia corporale, in Donum Vitae (1,4) comanda che “i cadaveri di embrioni e di feti umani volontariamente abortiti o non devono essere rispettati come le spoglie degli altri esseri umani”.

Infine questa norma riverbererà i suoi effetti positivi non solo sulla normativa tedesca che – a differenza di quella italiana – considera l’aborto comunque un reato non punibile solo in alcuni determinati casi, ma anche su tutti gli ordinamenti giuridici degli altri paesi europei in materia di aborto. Infatti per tentar di modificare le legislazioni che legittimano l’aborto è importante, tra le altre cose, instillare tra le persone la percezione e poi la convinzione che il bambino nel ventre della madre è un essere umano a tutti gli effetti. Le leggi sull’aborto sono in un certo qual modo leggi specchio, cioè rispecchiano sul piano del diritto – anche se non sempre – il sentito comune. Difficile chiedere ad un politico di esporsi in Parlamento su questa tematica così delicata se alle sue spalle questi non può contare su un consenso diffuso (ciò non toglie che ogni tanto una ben mirata sortita di qualche onorevole potrebbe ugualmente avere un suo significato e peso politico, nonché culturale). Il riconoscimento del nome ai bambini non nati e la possibilità di dare loro degna sepoltura, al di là del numero di coppie di genitori che decideranno di approfittare di questa opportunità, incide fortemente nel tessuto culturale, forse ben più di tante altre iniziative sociali e di carattere giuridico comunque meritorie.

L’Italia già da tempo è arrivata al traguardo tagliato dalla Germania solo settimana scorsa. Infatti il Decreto del Presidente della Repubblica n. 285 del 1990 stabilisce che i resti mortali dei feti non debbano finire tra i rifiuti ospedalieri – tra arti amputati e resezioni di colon – bensì accolti dalla nuda terra. Però solo per quelli di età superiore alle 20 settimane tale iter è obbligatorio, per gli altri è facoltà dei genitori, i quali per lo più sono ignari di tale possibilità (così come le aziende ospedaliere). Su tale fronte da anni in Italia opera l’Associazione Difendere la Vita con Maria che ha costituito su tutto il territorio nazionale una fitta rete di commissioni locali le quali, tra le moltissime attività, promuovono anche il seppellimento dei bambini non nati. Un gesto di onore e pietà per i piccoli morti, un gesto di deterrenza e persuasione per le madri che hanno in animo di abortire e infine un gesto di speranza per quelle vite minacciate dall’odierna e diffusa cultura di morte.

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Santuario della Consolata: in diretta live sul Web tutte le funzioni

Posté par atempodiblog le 20 juin 2013

In occasione della festa della patrona della diocesi di Torino:

la processione inizia alle 20.30 partendo da via della Consolata e  proseguendo per piazza Albarello, via Bertola, via San Francesco d’Assisi, via Milano, Porta Palazzo, piazza Emanuele Filiberto, via Giulio.
Alle 23 la Messa in santuario celebrata da don Roberto Gottardo, Vicario episcopale per Torino
Città.

Giovedì 20 giugno tutte le celebrazioni del Santuario saranno trasmesse su Web in diretta su www.laconsolata.org.

La processione andrà in onda in diretta  tv:

- per il Piemonte: su Telesubalpina, canale 16 del telecomando;

- in mondovisione: su Telepace (www.telepace.it) a partire dalle 20.30 Regia di Maurizio Leone, commento di Antoni Labanca. 

Santuario della Consolata: in diretta live sul Web tutte le funzioni dans Apparizioni mariane e santuari hfz 

Il Santuario della Consolata, patrona della diocesi di Torino, è on line in una duplice versione: 

- un sito Web (www.laconsolata.org) che raccoglie tutte le informazioni storiche, architettoniche e sulle attività del Santuario, come orari delle messe, corsi di formazione, incontri, iniziative, pubblicazioni,  mostre… 

- e una Web tv (www.laconsolata.direttastreaming.tv) pensata in particolare per i malati e chi è costretto in casa, da cui è possibile seguire ogni giorno via pc tutte le funzioni del Santuario, 24 ore su 24. 

Fonte: Diocesi di Torino

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L’Inferno è sempre per gli altri…

Posté par atempodiblog le 20 juin 2013

‘Questi devono andare all’Inferno, no?, non sono dei miei!’

L'Inferno è sempre per gli altri... dans Anticristo m5r

“Eh no, non si può pregare con nemici nel cuore, con fratelli e nemici nel cuore: non si può pregare. Questo è difficile: sì, è difficile, non è facile. ‘Padre, io non posso dire Padre, non mi viene’. E’ vero: questo io lo capisco. ‘Non posso dire nostro, perché questo mi ha fatto questo, quello e …’ non si può! ‘Questi devono andare all’Inferno, no?, non sono dei miei!’. E’ vero, non è facile. Ma Gesù ci ha promesso lo Spirito Santo: è Lui che ci insegna, da dentro, dal cuore, come dire ‘Padre’ e come dire ‘nostro’. Chiediamo oggi allo Spirito Santo che ci insegni a dire ‘Padre’ e a poter dire ‘nostro’, facendo la pace con tutti i nostri nemici”.

Papa Francesco
Tratto da: Radio Vaticana

divisore dans Medjugorje

oqm dans Papa Francesco I

Così, secondo il diavolo, la prima cosa ad essere creata fu proprio l’inferno — come se ogni altra cosa fosse in un certo modo creata per l’inferno. Quindi la vita «devota» di coloro che sono «fedeli» a questo genere di teologia consiste soprattutto nell’ossessione del male. E, come se non vi fossero già abbastanza guai nel mondo, costoro moltiplicano le proibizioni, inventano nuovi precetti, legano ogni cosa con spine, di modo che uno non può sfuggire al male ed al castigo; perché lo vorrebbero vedere sanguinare da mattina a sera, anche se, nonostante tutto questo sangue, non v’è remissione del peccato! La Croce quindi non è più simbolo di misericordia (perché la misericordia non trova posto in una simile teologia); ma è segno che la Legge e la Giustizia hanno trionfato in pieno, come se Cristo avesse detto: «Io sono venuto non per distruggere la Legge, ma per essere da essa distrutto». Perché questo, secondo il diavolo, è l’unico modo in cui la Legge può essere veramente e pienamente «compiuta».

Non l’amore, ma il castigo è il compimento della Legge. La Legge deve divorare ogni cosa, anche Dio. Questa è la teologia del castigo, dell’odio, della vendetta. Colui che vuol vivere secondo un simile dogma, deve rallegrarsi del castigo. Egli può, difatti, evitare il castigo per sé, sgattaiolando fra la Legge e il Legislatore. Ma deve stare bene attento a che gli altri non sfuggano alla sofferenza, deve riempirsi la testa del loro castigo presente e futuro. La Legge deve trionfare. Non deve esservi misericordia.

Questo è il principale contrassegno della teologia dell’inferno, perché nell’inferno vi è tutto all’infuori della misericordia. Ecco perché Dio stesso è assente dall’inferno. La misericordia è manifestazione della Sua presenza.

La teologia del diavolo è per coloro che, o per una ragione o per l’altra, non hanno più bisogno di misericordia, sia perché sono perfetti, o perché sono giunti ad un accordo con la Legge. Di loro (gioia sinistra!) Dio è «soddisfatto». Lo è anche il diavolo. Ed è veramente una bella impresa far contenti tutti!
Coloro che ascoltano queste cose, e le assorbono, e ne gioiscono, ritengono che la vita spirituale sia una specie di ipnosi del male. I concetti di peccato, sofferenza, dannazione, punizione, giustizia di Dio, retribuzione, fine del mondo e così via, fanno loro schioccare le labbra con indicibile piacere. E ciò perché essi traggono un profondo, inconscio conforto dal pensiero che molti cadranno nell’inferno che essi invece eviteranno. E come possono sapere che lo eviteranno? Non possono dare una ragione precisa, possono dire solo di provare un certo senso di sollievo al pensiero che tutti quei castighi sono preparati per la quasi totalità degli uomini, ma non per loro.

di Thomas Merton
Tratto da: Filia Ecclesiae

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Il filo azzurro delle manifestazioni di Maria

Posté par atempodiblog le 19 juin 2013

I tempi di Maria
IL FILO AZZURRO DELLE MANIFESTAZIONI DI MARIA
Tratto da: Credere

Il filo azzurro delle manifestazioni di Maria dans Apparizioni mariane e santuari lth
Il direttore di Radio Maria, Padre Livio – Foto di Paolo Patruno

Padre Livio Fanzaga in dialogo con Saverio Gaeta
Perché la Madonna si manifesta agli uomini? L’umanità ha bisogno di Lei davanti ai pericoli sempre più incombenti ma serve attenzione perché non prevalga l’idea di una «Chiesa delle apparizioni»

q45 dans Padre Livio Fanzaga

MADRE
CARO PADRE LIVIO DA SEMPRE – E ANCOR DI PIÙ NEGLI ULTIMI DUE SECOLI IN PARTICOLARE NELL’EUROPA OCCIDENTALE – LA MADONNA SI È RESA PRESENTE NELLA STORIA DEGLI UOMINI QUAL È LA TUA VALUTAZIONE?
Questa grande attenzione della Vergine nei riguardi del nostro continente ci mostra un disegno straordinario della divina Provvidenza. È la prova di quanto Dio sia partecipe all’interno della storia umana e di come la Madonna, a fianco di Cristo, eserciti la propria maternità in favore della comunità ecclesiale. Mi viene in mente una richiesta della Vergine nei primi tempi della sua manifestazione a Medjugorje, quando invitò i presenti a gioire con lei per la ricorrenza della sua nascita, il 5 agosto. La Madonna sollecitò alla parrocchia un digiuno di tre giorni in preparazione a questa festa, con la motivazione che in tutti i secoli precedenti ella aveva fatto moltissimo per gli uomini e ora chiedeva in cambio un sacrificio per amor suo.

ULTIMI TEMPI
CHE SOLLECITAZIONE SCATURISCE DA QUESTE INTENSE E SIGNIFICATIVE MANIFESTAZIONI MARIANE NEI DUE MILLENNI DEL CRISTIANESIMO GUARDANDO ANCHE ALLA REALTÀ CHE CI CIRCONDA?
Dobbiamo renderci conto che – dall’apparizione parigina di Rue du Bac fino a oggi – c’è un crescendo di forza nei messaggi e nelle apparizioni della Vergine. È un segno che credo vada interpretato secondo l’intuizione di san Luigi Maria Grignion de Montfort, il quale diceva che, avvicinandoci agli « ultimi tempi », sarebbe cresciuta la devozione alla Madonna e nel contempo la sua amorevole presenza fra noi. Sono infatti convinto che questo crescendo si possa spiegare unicamente con un bisogno particolare che ha oggi l’umanità, dovuto ai pericoli che incombono su di noi con sempre maggiore drammaticità.

MESSAGGI

IN VENTI SECOLI DI CRISTIANESIMO SONO STATE ALL’INCIRCA UN MIGLIAIO LE APPARIZIONI MARIANE. DI CHE SI TRATTA E A QUALE OBIETTIVO RISPONDONO?
Le apparizioni di questi ultimi secoli hanno ascendenti nobili: già nell’Antico Testamento, da Abramo in poi, i passi dei nostri padri nella fede vennero guidati da apparizioni. Nel Nuovo Testamento, dopo la risurrezione e l’ascensione al cielo, Gesù stesso continuò a manifestarsi agli apostoli e ai discepoli. Perciò dobbiamo essere certi che le apparizioni sono una delle modalità mediante cui Dio comunica con gli uomini. I messaggi delle apparizioni mariane non apportano novità dottrinali, ma rivestono un grandissimo valore pastorale di attualizzazione del Vangelo. Insomma, non dicono nuove verità di fede, ma più concretamente risvegliano la fede. In qualche modo sono una profezia continua, all’interno della storia della Chiesa.

FALSI PROFETI
NON C’È PERÒ TALVOLTA IL RISCHIO CHE VENGA DATO ECCESSIVO RISALTO A QUESTE MANIFESTAZIONI SOPRANNATURALI?
Per evitarlo, bisogna prestare attenzione affinché non prevalga mai nei fedeli l’idea di una Chiesa « delle apparizioni », poiché le manifestazioni mariane vanno collocate comunque nell’ambito della vita ecclesiale. Spetta all’autorità ecclesiastica il compito del discernimento sulla veridicità degli eventi prodigiosi, mediante criteri ben precisi e specialmente attraverso la valutazione dei frutti spirituali che ne derivano. Da parte nostra, restando sempre vigili, eviteremo di cadere tra le braccia dei falsi profeti che già Cristo stigmatizzava. Ricordiamoci delle parole di san Paolo: «Anche Satana si maschera da angelo di luce» (2Corinzi 11,14).

NASCONDIMENTO
A TUO PARERE QUALE STRATEGIA È ALLA BASE DI QUESTA COSTANTE PRESENZA DI MARIA?
La Madonna ha assunto definitivamente in cielo il ruolo di Madre della Chiesa, che già aveva esercitato sulla terra per la comunità dei primi discepoli e che sta ora svolgendo per tutti gli uomini, in questo tempo che intercorre fra la prima e la seconda venuta di Cristo. Non c’è dunque da meravigliarsi che ella, come Gesù e i santi, continui a manifestarsi, non solo ai veggenti conosciuti, ma a tante anime che vivono nel nascondimento. A fondamento di questa smisurata comunicazione del soprannaturale c’è la strategia divina dell’attenzione alle singole persone.

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