Giovanna d’Arco: il martirio sulla piazza di Rouen (30 maggio 1430)
Posté par atempodiblog le 30 mai 2013
Pierre Cauchon ha pilotato il processo in modo tale che arrivasse alla conclusione voluta dagli inglesi: la condanna per eresia e la pena capitale. In un primo momento Giovanna, spaventata da una morte in mezzo alle fiamme, ritratta. Poi però si riprende e afferma: “Dio mi ha trasmesso, per bocca di Santa Caterina e Santa Margherita, una grande pietà per questo grave tradimento, al quale ho acconsentito facendo abiura e ritrattazione per salvare la vita”. “Responsio mortifera” (risposta mortale), afferma il cancelliere.
Il vescovo non aspetta altro e così, all’indomani, Giovanna vede entrare nella sua cella due frati domenicani, incaricati di prepararla alla morte e al rogo. “Quando alla povera donna fu annunciata la morte di cui quel giorno doveva morire, ella incominciò a gridare in modo straziante e a strapparsi i capelli da fare pietà”. “Povera me – grida – venire trattata con tanto orrore e crudeltà da dover vedere il mio corpo, assolutamente puro, che mai ha conosciuto la corruzione, consumarsi e ridursi in cenere! Ah, preferirei centro volte essere decapitata che essere bruciata in questo modo!”. Pierre Cauchon, che entra nella prigione in quel momento, si sente dire: “Vescovo, io muoio per mano vostra… E’ per questo che mi affido a Dio, perché vi giudichi”. Giovanna si confessa e chiede la comunione, che non le viene negata.
Mentre recitava “le sue lodi e le lamentazioni devote a Dio” fu condotta legata al rogo, in mezzo a due ali di folla. Chiede un crocifisso e un frate corre a prenderlo in una chiesa vicina e lo tiene davanti ai suoi occhi fino alla fine. E’ lui che ci descrive gli ultimi istanti: “Giovanna, fra le fiamme, non cessò
mai di pronunciare e confessare ad alta voce il santo nome di Gesù, implorando e invocando senza sosta l’aiuto dei santi e delle sante del Paradiso. E ancora, rendendo il suo spirito e reclinando la testa, ella pronunciò il nome di Gesù, mostrando di avere una fede fervente in Dio”. Era il 30 maggio 1430; aveva superato da cinque mesi i diciannove anni.
Tratto da: Pellegrino a quattro ruote — Padre Livio Fanzaga
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