Don Bosco apostolo e teologo popolare dell’Ausiliatrice
Posté par atempodiblog le 24 mai 2013
Don Bosco apostolo e teologo popolare dell’Ausiliatrice
In preparazione alla consacrazione della chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice, don Bosco pubblicò come fascicolo del mese di maggio un libretto dal titolo: Maraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice. In esso esponeva le ragioni teologiche, storiche e contingenti che motivavano…
di Don Pierluigi Cameroni – Salesiani Don Bosco, Casa Madre Torino-Valdocco
Com’è noto, gli anni 1862-68 furono cruciali per la religiosità mariana di don Bosco. Nonostante la fondazione della compagnia dell’Immacolata tra i suoi giovani nel 1855, nonostante avesse pubblicato nel 1858 Il mese di maggio consacrato a Maria SS. Immacolata, le sue preferenze dopo il 1862 si concentrarono in modo dominante e definitivo sul titolo mariano Auxilium Christianorum. Iniziata nel 1865 la costruzione della chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice, l’edificio sacro fu portato a compimento e solennemente consacrato il 9 giugno 1868.
In preparazione a quell’evento don Bosco pubblicò come fascicolo del mese di maggio delle Letture cattoliche un libretto dal titolo: Maraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice.
In esso esponeva le ragioni teologiche, scritturistiche, storiche e contingenti che motivavano la scelta di quel titolo. Le argomentazioni erano compendiate nelle pagine introduttive. Attingendo all’apologista francese Auguste Nicolas e citando espressamente l’autorità di Mons. Parisis, arcivescovo di Parigi, don Bosco asseriva che era ormai la Chiesa stessa a volere «negli ultimi tempi segnalare il titolo di Auxilium Christianorum»; si era infatti in un’epoca di «crisi straordinarie»: «Il bisogno oggi universalmente sentito di invocare Maria non è particolare, ma generale; non sono più tiepidi da infervorare, peccatori da convertire, innocenti da conservare [...].
Ma è la stessa Chiesa Cattolica che è assalita. È assalita nelle sue funzioni, nelle sacre sue istituzioni, nel suo capo, nella sua dottrina, nella sua disciplina; è assalita come Chiesa Cattolica, come centro della verità, come maestra di tutti i fedeli». Appunto per questo, aggiungeva don Bosco, «per meritarsi una speciale protezione del Cielo [...] si ricorre a Maria, come madre comune, come speciale ausiliatrice dei re e dei popoli, come cattolici di tutto il mondo». In quei medesimi anni don Bosco aveva moltiplicato i fascicoli delle Letture cattoliche che ragguagliavano sulle grazie straordinarie ottenute invocando Maria aiuto dei cristiani; aveva introdotto nei suoi oratori e collegi la nuova effigie e il nuovo culto; aveva fondato nel 1869 l’Associazione dei devoti di Maria Ausiliatrice; aveva indotto a denominare la pratica pia del mese di maggio come mese di Maria Ausiliatrice. A Mornese, in diocesi di Acqui, Maria Domenica Mazzarello e altre giovani, già associate nell’Unione di Maria Immacolata, aderiscono a don Bosco e danno origine alla congregazione femminile delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
L’invocazione e il culto dell’Ausiliatrice diventavano distintive di don Bosco e delle sue opere che andavano ormai dilatandosi fuori d’Italia, in Europa e in America. Il fatto che l’Ausiliatrice nel sentire comune della gente del popolo figuri come “La Madonna di don Bosco” è dovuto oltre all’attività taumaturgica del santo, alle sue fondazioni ed opere, anche alla sua produzione letteraria specificatamente mariana. Infatti non appena don Bosco avvertì che la devozione e il titolo dell’Ausiliatrice andava sempre più diffondendosi, volle accompagnare tale fatto offrendo contributi teologici e storici.
Fermo al principio di “illuminare le menti per rendere buono il cuore e di popolarizzare quanto si può la scienza”, ideò e condusse a termine nello spazio di un decennio la pubblicazione di sei operette che in ordine di tempo sono: Maraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice (1868). Rimembranza di una solennità in onore di Maria Ausiliatrice (1868). Associazione de’ divoti di Maria Ausiliatrice canonicamente eretta nella chiesa a lei dedicata in Torino con ragguaglio storico su questo titolo (1869). Nove giorni consacrati all’Augusta Madre del Salvatore sotto il titolo di Maria Ausiliatrice (1870). Maria Ausiliatrice col racconto di alcune grazie ottenute nel primo settennio dalla Consacrazione della Chiesa a Lei dedicata in Torino (1870). La Nuvoletta del Carmelo ossia la Devozione a Maria Ausiliatrice premiata di nuove grazie (1877). Non si tratta di opere scientifiche, né propriamente di divulgazione teologica, ma come emerge dai titoli di una teologia e di una storia popolare del titolo “Auxilium Christianorum”.
Questi umili opuscoli, di cui l’espressione più matura è Maraviglie della Madre di Dio, rappresentano il primo riuscito tentativo di una riflessione e giustificazione della dottrina concernente il culto a Maria Ausiliatrice. Attraverso la propagazione di tale titolo emerge da un lato la mediazione ecclesiale di Maria, tipica della coscienza cattolica italiana di quel tempo, dall’altro si impone la dimensione popolare del carisma salesiano, che mediante la devozione all’Ausiliatrice traccia un cammino di educazione alla fede per il popolo, valorizzando i contenuti della religiosità popolare e orientandoli verso la saggezza evangelica. Come già accennato è in particolare il trattatello delle Maraviglie della Madre di Dio a indicare le basi storiche e teologiche delle convinzioni e della missione di don Bosco.
Un primo livello sono le prove e le argomentazioni teologiche fondate su basi bibliche e patristiche. Ciò che colpisce è che la fatica fatta da don Bosco ci guida molto bene nello sviluppo degli enunciati fondamentali che desidera comunicare: al centro vi è la convinzione che “La più splendida prova che Maria è aiuto dei Cristiani noi la troviamo sul monte Calvario… Maria pertanto diventando nostra madre sul monte Calvario, non solo ebbe il titolo di aiuto dei cristiani, ma ne acquistò l’uffizio, il magistero, il dovere. Noi abbiamo dunque un sacro diritto di ricorrere all’aiuto di Maria. Questo diritto è consacrato dalla parola di Gesù e garantito dalla tenerezza materna di Maria. Ora che Maria abbia interpretato l’intenzione di Gesù Cristo in croce in questo senso e che Egli la facesse madre ed ausiliatrice di tutti i cristiani lo prova la condotta che essa tenne di poi”. Da ciò ne consegue “affinché la gloria di Maria potesse estendersi a tutte le generazioni e avessero a chiamarla beata, bisognava che qualche benefizio straordinario e perenne venisse da Maria a tutte queste generazioni; cosicché essendo perpetuo in esse il motivo di loro gratitudine fosse ragionevole la perpetuità della lode. Ora questo benefizio continuo e mirabile non può esser altro che l’aiuto che Maria presta agli uomini. Aiuto che doveva abbracciare tutti i tempi, estendersi a tutti i luoghi, ad ogni genere di persone”.
L’argomentazione teologica è integrata da quella storica: “Un’esperienza di diciotto secoli ci fa vedere in modo luminosissimo che Maria ha continuato dal cielo e col più gran successo la missione di madre della Chiesa ed ausiliatrice dei cristiani che aveva incominciato sulla terra”. E don Bosco con la sua spiccata sensibilità storica narra una numerosa serie di interventi di Maria a favore della Chiesa, in particolare le sue manifestazioni in difesa della Chiesa e del papato, sia dagli attacchi esterni, sia da quelli interni con le lacerazioni provocate dalle eresie e dagli scismi, che corrompono la fede e attaccano la comunione. Davvero Maria è “Magnum in Ecclesia praesidium: Grande presidio nella Chiesa”. Da tali racconti emerge una grande visione della storia che esalta, nella luce della fede, la mediazione materna dell’Ausiliatrice intimamente associata all’opera della redenzione e alla missione salvifica della Chiesa.
Insieme alle prove teologiche e storiche don Bosco accenna ad argomentazioni di natura liturgica, ad espressioni legate alla pietà popolare, a fatti taumaturgici e in particolare a due dipinti presenti nella basilica di Valdocco da lui ispirati e voluti, espressione plastica delle sue convinzioni. Il primo è la grande tela del Lorenzone da tutti conosciuta e che già abbiamo commentato. Il secondo, meno noto, è un affresco del Rollini suggerito da don Bosco per la volta della cappella di San Francesco di Sales. Sotto il globo del mondo su cui è posto un ostensorio col SS. Sacramento è rappresentato l’Arcangelo Michele che scaccia e disperde l’errore e l’eresia: “la Riforma in figura di donna, che al vedere gli angeli riverenti, i quali adorano il SS. fugge spaventata portando nell’una mano la bibbia adulterata e abbandonando dall’altra, quali armi spuntate, la maschera dell’ipocrisia e le monete corruttrici, con cui tenta di recar guerra al SS. Sacramento; 2° il Materialismo in figura d’uomo di forme atletiche, il quale stringendo una fiaccola accesa onde portare incendio e distruzione dovunque passa la Riforma, esso pure è rovesciato dall’angelo, e rotolando dall’alto sembra si stacchi dalla volta per piombare a capofitto sul pavimento”. In conclusione “Don Bosco non scrive con la penna del teologo, ma con il fervore del santo ed del fondatore. Scrive sotto la sua esperienza di Maria e del suo amore personale per Lei. Intimamente consapevole di quanto la Madonna fosse stata presente e determinante come Madre e Maestra nell’itinerario della sua vocazione e missione, egli è mosso dal profondo stupore di sperimentare quanto sia potente ed efficace l’intercessione e l’intervento dell’Ausiliatrice…
L’intento di Don Bosco è quello di accreditare la verità del titolo mariano di Ausiliatrice e di raccomandarlo alla venerazione del popolo di Dio, attestandone la prodigiosa efficacia nella vita della Chiesa e nella sua esperienza carismatica. Sotto il profilo teologico, il tema è quello di Maria come Mediatrice di grazia, ma le specificazioni legate al titolo di Ausiliatrice non sono irrilevanti. Non sarà difficile mostrare come la devozione all’Ausiliatrice non sia semplicemente legata alle circostanze storiche in cui Don Bosco è vissuto, ma si estenda ad ogni epoca, particolarmente la nostra, profondamente segnata dal divorzio fra fede e cultura, un’epoca in cui gli uomini sembrano non avere più antenne per Dio e in cui Dio sembra non avere più peso nella vita degli uomini. Così si esprime Papa Benedetto XVI: «Il vero problema in questo nostro momento della storia è che Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini e che con lo spegnersi della luce proveniente da Dio l’umanità viene colta dalla mancanza di orientamento, i cui effetti distruttivi ci si manifestano sempre di più»”.
Preghiera
O Maria, Vergine potente,
Tu grande illustre presidio della Chiesa;
Tu aiuto meraviglioso dei Cristiani;
Tu terribile come esercito schierato a battaglia;
Tu sola hai distrutto ogni eresia in tutto il mondo;
Tu nelle angustie, nelle lotte, nelle strettezze
difendici dal nemico e nell’ora della morte
accogli l’anima nostra in Paradiso!
Amen
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