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L’avarizia spirituale

Posté par atempodiblog le 21 mai 2013

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L’avarizia spirituale consiste nel desiderare la perfezione o delle grazie straordinarie per uno spirito di proprietà, attaccandosi ai beni di Dio e non accettando di lasciarsi spogliare per entrare nell’intimità divina. Quando l’anima se ne vede spogliata, si sente smarrita e si lamenta, come se fosse stata privata del suo Signore. Vuole a ogni costo gustare di nuovo i doni divini e non si dà pace se non quando ha l’impressione di riaverli. Così dimostra di non amare Dio, ma i Suoi doni: è un’anima ancora avvolta nei desideri del suo io.

Forma classica di avarizia spirituale è l’avidità di accumulare i mezzi di perfezione con una preoccupazione più quantitativa che qualitativa: si collezionano i doni, le grazie, gli avvenimenti spirituali, le pratiche di pietà, i direttori di spirito; si tesaurizzano le indulgenze come se fossero dei conti in banca; si vive nel loro ricordo, nel loro computo minuzioso, nell’avidità di accrescerle; si tiene la contabilità delle preghiere fatte, delle comunioni, delle opere buone; si affastellano con cupidigia immagini e oggetti sacri, magari artistici…: ma se l’anima non viene purificata da questa avarizia spirituale, non potrà gustare nessun avanzamento interiore. Occorre lasciarsi spogliare di tutto per essere capaci di accogliere Dio.

di Padre Livio Fanzaga

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Per approfondire:

2e2mot5 dans Diego Manetti La ricerca dello straordinario (gola spirituale)

2e2mot5 dans Diego Manetti Le due facce dell’invidia (invidia spirituale)

2e2mot5 dans Diego Manetti L’orgoglio spirituale

2e2mot5 dans Diego Manetti La vanità spirituale

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Il Papa: nella Chiesa l’unica strada per andare avanti è il servizio non il potere

Posté par atempodiblog le 21 mai 2013

Il Papa: nella Chiesa l’unica strada per andare avanti è il servizio non il potere
Per un cristiano, progredire significa abbassarsi come ha fatto Gesù. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha inoltre ribadito che il vero potere è il servizio e che non deve esistere la lotta per il potere nella Chiesa. Alla Messa – concelebrata dal direttore dei programmi della Radio Vaticana, padre Andrzej Koprowski – hanno preso parte un gruppo di dipendenti della nostra emittente e un gruppo di dipendenti dell’Ufficio pellegrini e turisti del Governatorato vaticano. Erano inoltre presenti il direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, e Maria Voce e Giancarlo Faletti, presidente e vicepresidente del Movimento dei Focolari.
di Alessandro Gisotti – Radio Vaticana

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Gesù parla della sua Passione e i discepoli, invece, sono presi a discutere su chi sia il più grande tra loro. E’ l’amaro episodio narrato dal Vangelo odierno, che offre a Papa Francesco lo spunto per una meditazione sul potere e il servizio. “La lotta per il potere nella Chiesa – ha osservato – non è cosa di questi giorni”, è “cominciata là proprio con Gesù”. E ha sottolineato che “nella chiave evangelica di Gesù, la lotta per il potere nella Chiesa non deve esistere”, perché il vero potere, quello che il Signore “con il suo esempio ci ha insegnato”, è “il potere del servizio”:

“Il vero potere è il servizio. Come lo ha fatto Lui, che è venuto non a farsi servire, ma a servire, e il suo servizio è stato proprio un servizio della Croce. Lui si è abbassato fino alla morte, alla morte di Croce, per noi, per servire noi, per salvare noi. E non c’è nella Chiesa nessun’altra strada per andare avanti. Per il cristiano, andare avanti, progredire significa abbassarsi. Se noi non impariamo questa regola cristiana, mai, mai potremo capire il vero messaggio di Gesù sul potere”.

Progredire, ha aggiunto, “significa abbassarsi”, “essere al servizio sempre”. E nella Chiesa, ha soggiunto, “il più grande è quello che più serve, che più è al servizio degli altri”. Questa “è la regola”. E tuttavia, ha affermato Papa Francesco, dalle origini fino ad adesso ci sono state “lotte di potere nella Chiesa”, anche “nella nostra maniera di parlare”:

“Quando a una persona danno una carica che secondo gli occhi del mondo è una carica superiore, si dice: ‘Ah, questa donna è stata promossa a presidente di quell’associazione e questo uomo è stato promosso …’. Questo verbo, promuovere: sì, è un verbo bello, si deve usare nella Chiesa. Sì: questo è stato promosso alla Croce, questo è stato promosso alla umiliazione. Quella è la vera promozione, quella che ci ‘assomiglia meglio’ a Gesù!”

Il Papa ha dunque ricordato che Sant’Ignazio di Loyola, negli Esercizi spirituali, chiedeva al Signore Crocifisso “la grazia delle umiliazioni”. Questo, ha riaffermato, è “il vero potere del servizio della Chiesa”. Questa è la vera strada di Gesù, la vera promozione e non quelle mondane:

“La strada del Signore è il Suo servizio: come Lui ha fatto il Suo servizio, noi dobbiamo andare dietro a Lui, il cammino del servizio. Quello è il vero potere nella Chiesa. Io vorrei oggi pregare per tutti noi, perché il Signore ci dia la grazia di capire quello: che il vero potere nella Chiesa è il servizio. E anche per capire quella regola d’oro che Lui ci ha insegnato con il Suo esempio: per un cristiano, progredire, andare avanti significa abbassarsi, abbassarsi. Chiediamo questa grazia”.

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Mettiti in cammino con Maria e non aver paura, con Lei imparerai a pregare.

Posté par atempodiblog le 21 mai 2013

Mettiti in cammino con Maria e non aver paura con Lei imparerai a pregare.
del card. Angelo Comastri – Novena a Maria

Mettiti in cammino con Maria e non aver paura, con Lei imparerai a pregare. dans Cardinale Angelo Comastri eprbj5

Oggi molti non credono più nella preghiera: pensano che sia inutile, pensano che sia sterile, pensano che sia tempo sprecato. F. Nietsche è arrivato a lanciare una velenosa provocazione, quando ha detto: “è vergognoso pregare!”.

Certamente per chi crede soltanto nell’orgoglio… è vergognoso pregare! Per chi toglie l’orizzonte dell’eternità e mutila la vita privandola di un futuro al di là di questa vita… è vergognoso pregare! Per chi crede di essere “Dio” e di aver preso il posto di “Dio”… è vergognoso pregare!

Ma chi sente la fragilità della vita, chi avverte il bisogno di una luce che dia senso all’esistenza, chi capisce che dietro il sole e la luna e le stelle e i fiori e i monti e il mare… c’è un Creatore amante della vita e desideroso di trasmettere a tutti la sua infinita gioia, la preghiera è come il respiro che dà ossigeno all’anima e fa correre senza paura nelle strade contorte della vita quotidiana.

Ma soprattutto chi ha incontrato Maria… non può più smettere di pregare. Maria è la donna che ha sentito, più di tutti, il fascino di Dio e la sua esistenza è arrivata a lambire l’Eterno, l’Infinito, l’Onnipotente.

Maria, più di ogni altra creatura, ci può insegnare a pregare: amichevolmente ti consiglio di lasciare che la sua mano materna prenda la tua mano e ti accompagni nel viaggio che porta tra le braccia di Dio: braccia che ti aspettano per darti l’abbraccio che ti manca e che, senza saperlo, desideri da sempre.

Mettiti in cammino con Maria e non aver paura: con Lei imparerai a pregare.

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L’unica cosa seria da fare

Posté par atempodiblog le 21 mai 2013

Nella prolusione del presidente della Cei all’assemblea generale. L’unica cosa seria da fare
Fonte: L’Osservatore Romano
Tratto da: Kairòs

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«Pensare alla gente», senza «populismi inconcludenti e dannosi» è «l’unica cosa  seria» che i politici possono fare per l’Italia, in un momento in cui il Paese si trova nel «vortice dell’emergenza», tanto che, soprattutto da parte chi non ha più un lavoro, le «richieste di aiuto si moltiplicano a dismisura» nelle parrocchie, nei centri d’ascolto, nelle mense e nei  centri di recupero gestiti dalla Chiesa. È quanto afferma il cardinale  presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), Angelo Bagnasco,  nella prolusione per l’apertura a Roma dei lavori dell’Assemblea  enerale, che si concluderà venerdì prossimo.
Le  vicende che di recente hanno segnato l’Italia sul piano politico e  istituzionale, secondo il presidente della Cei, «devono fare riflettere e innescare un serio esame di coscienza» che se deve essere generalizzato non può però essere «assolutorio» soprattutto «se si portano  responsabilità pubbliche», anche perché in questi tempi, «ad alti  livelli», accanto a «gesti e disponibilità esemplari» che devono  ispirare tutti, si sono anche viste «situazioni intricate e personalismi che hanno assorbito energie e tempo degni di ben altro impiego, vista  la mole e la complessità dei problemi che assillano famiglie, giovani e  anziani».
Ai vescovi italiani, spiega il cardinale Bagnasco, «sta a cuore non una formula specifica ma i princìpi che devono ispirare la vita politica e più in generale il vivere sociale» e a questo proposito  si evidenzia «il segno triste e sconfortante» di un clima di ostinata  contrapposizione che, a momenti alterni, si deve registrare tanto a  livello privato che pubblico» mentre «dopo il responso delle urne, i  cittadini hanno il diritto che quanti sono stati investiti di  responsabilità e onore per servire il Paese, pensino al Paese senza  distrazioni, tattiche o strategiche che siano».
Per il cardinale  Bagnasco occorre un «forte e deciso piano industriale» per uscire dalla  crisi economica, perché «se tutto rallenta» — si chiede il porporato — «fino a quando» le «pesanti politiche fiscali potranno raccogliere  risorse?».
La preoccupazione è per le famiglie che, «ancora una volta  hanno dato prova di sé» come presidio «non solo della vita» ma anche «della tenuta sociale ed economica del Paese». Quella stessa famiglia  che non può essere «umiliata e indebolita» da «rappresentazioni similari che in modo felpato costituiscono un vulnus progressivo della sua  identità».
Per il presidente della Cei è necessaria in Italia anche una «bonifica culturale», al fine di discernere «le categorie concettuali e  morali che descrivono o deformano l’alfabeto dell’umano, con i suoi  fondamentali come la persona, la vita e l’amore, la coppia e la  famiglia, il matrimonio e la libertà educativa, la giustizia» e per  affrontare fenomeni gravi come quelli del gioco d’azzardo «che divora  giovani, anziani e famiglie» e la «ricorrente violenza sulle donne». In  quest’ottica, è necessaria «una grande alleanza educativa» che passa  anche attraverso il riconoscimento del «diritto dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni», mentre sempre di più «sono costretti a rinunciare sotto la pressione della crisi e la persistente  latitanza dello Stato». La crisi, però non deve far dimenticare «il  fronte delicatissimo e fondativo della vita umana».
La recente  raccomandazione, ricorda il cardinale Bagnasco, che la Corte dei diritti umani a Strasburgo ha fatto circa il suicidio assistito «è l’ulteriore  prova del progetto di una società senza relazioni», dove ognuno, in  definitiva, «è solo»: «impedire il cancro della solitudine» è perciò «la prima e fondamentale risposta che la società deve dare alla sofferenza  dei suoi membri».

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