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Il Papa: chiacchiere distruttive nella Chiesa, disinformazione, diffamazione e calunnia sono peccato

Posté par atempodiblog le 18 mai 2013

Il Papa: chiacchiere distruttive nella Chiesa, disinformazione, diffamazione e calunnia sono peccato
Il cristiano deve vincere la tentazione di “mischiarsi nella vita degli altri”: è l’esortazione di Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha inoltre sottolineato che chiacchiere e invidie fanno tanto male alla comunità cristiana e che non si può “dire soltanto la metà che ci conviene”. Alla Messa, concelebrata con don Daniel Grech del Vicariato di Roma, hanno preso parte un gruppo di studenti della Lateranense, guidati dal rettore mons. Enrico Dal Covolo; Kiko Argüello, Carmen Hernández e Mario Pezzi del Cammino Neocatecumenale; Roberto Fontolan e Emilia Guarnieri di Comunione e Liberazione.
di Alessandro Gisotti – Radio Vaticana

Il Papa: chiacchiere distruttive nella Chiesa, disinformazione, diffamazione e calunnia sono peccato  dans Fede, morale e teologia mormorazione

“A te che importa?” Papa Francesco ha svolto la sua omelia partendo da questa domanda rivolta da Gesù a Pietro che si era immischiato nella vita di un altro, nella vita del discepolo Giovanni, “quello che Gesù amava”. Pietro, ha sottolineato, aveva “un dialogo d’amore” con il Signore, ma poi il dialogo “è deviato su un altro binario” e soffre anche lui una tentazione: “Mischiarsi nella vita degli altri”. Come si dice “volgarmente”, ha osservato il Papa, Pietro fa il “ficcanaso”. E si è dunque soffermato su due modalità di questo mischiarsi nella vita altrui. Innanzitutto, “la comparazione”, il “compararsi con gli altri”. Quando c’è questa comparazione, ha detto, “finiamo nell’amarezza e anche nell’invidia, ma l’invidia arrugginisce la comunità cristiana”, le “fa tanto male”, il “diavolo vuole quello”. La seconda modalità di questa tentazione, ha soggiunto, sono le chiacchiere. Si comincia con “modalità tanto educate”, ma poi finiamo “spellando il prossimo”:

“Quanto si chiacchiera nella Chiesa! Quanto chiacchieriamo noi cristiani! La chiacchiera è proprio spellarsi eh? Farsi male l’uno l’altro. Come se volesse diminuire l’altro, no? Invece di crescere io, faccio che l’altro sia più basso e mi sento grande. Quello non va! Sembra bello chiacchierare… Non so perché, ma sembra bello. Come le caramelle di miele, no? Tu ne prendi una – Ah, che bello! – e poi un’altra, un’altra, un’altra e alla fine ti viene il mal di pancia. E perché? La chiacchiera è cosi: è dolce all’inizio e poi ti rovina, ti rovina l’anima! Le chiacchiere sono distruttive nella Chiesa, sono distruttive… E’ un po’ lo spirito di Caino: ammazzare il fratello, con la lingua; ammazzare il fratello!”.

Su questa strada, ha detto, “diventiamo cristiani di buone maniere e cattive abitudini!”. Ma come si presenta la chiacchiera? Normalmente, ha osservato Papa Francesco, “facciamo tre cose”:

“Facciamo la disinformazione: dire soltanto la metà che ci conviene e non l’altra metà; l’altra metà non la diciamo perché non è conveniente per noi. Alcuni sorridono… ma è vero quello o no? Hai visto che cosa? E passa.
Secondo è la diffamazione: quando una persona davvero ha un difetto, ne ha fatta una grossa, raccontarla, ‘fare il giornalista’… E la fama di questa persona è rovinata!
E la terza è la calunnia: dire cose che non sono vere. Quello è proprio ammazzare il fratello!
Tutti e tre – disinformazione, diffamazione e calunnia – sono peccato! Questo è peccato!
Questo è dare uno schiaffo a Gesù nella persona dei suoi figli, dei suoi fratelli”.

Ecco perché Gesù fa con noi come aveva fatto con Pietro quando lo riprende: “A te che importa? Tu segui me!” Il Signore davvero ci “segnala la strada”:

“‘Le chiacchiere non ti faranno bene, perché ti porteranno proprio a questo spirito di distruzione nella Chiesa. Segui me!’. E’ bella questa parola di Gesù, è tanto chiara, è tanto amorosa per noi. Come se dicesse: ‘Non fate fantasie, credendo che la salvezza è nella comparazione con gli altri o nelle chiacchiere. La salvezza è andare dietro di me’. Seguire Gesù! Chiediamo oggi al Signore Gesù che ci dia questa grazia di non immischiarci mai nella vita degli altri, di non diventare cristiani di buone maniere e cattive abitudini, di seguire Gesù, di andare dietro Gesù, sulla sua strada. E questo basta!”.

Durante l’omelia, Papa Francesco ha anche rammentato un episodio della vita di Santa Teresina che si chiedeva perché Gesù dava tanto a uno e poco a un altro. La sorella più grande, allora, prese un ditale e un bicchiere e li riempì di acqua e poi chiese a Teresina quali dei due fosse più pieno. “Ma tutti e due sono pieni”, rispose la futura Santa. Gesù, ha detto il Papa, fa “così con noi”, “non gli interessa se tu sei grande, sei piccolo”. Gli interessa “se tu sei pieno dell’amore di Gesù”.

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La discoteca: una falsa luce

Posté par atempodiblog le 18 mai 2013

La discoteca: una falsa luce dans Anticristo mhrqdc

Quando penso alle “false luci” mi viene subito in mente la discoteca: ci sono addirittura discoteche che si chiamano “Paradiso”, e a dispetto del nome puoi trovarci la via più sicura per l’Inferno, tutta droga, sesso e alcol. Ecco, queste sono le false luci e le false felicità con cui Satana cerca di distruggere i giovani. Intendiamoci, anche intorno a Medjugorje ci sono le discoteche, e dunque quando la Madonna parla attraverso i Suoi messaggi intende rivolgersi prima di tutto ai giovani della Parrocchia, poi a quelli di tutto il mondo. […]

A Medjugorje i comunisti avevano edificato la “Casa del Popolo”, dove si celebravano i matrimoni e le feste del villaggio. Un giorno – mi ricordo perché ero presente, era il primo anno che andavo a Medjugorje – la Madonna è apparsa proprio in quella sala al gruppo di Ivan. Io però sono rimasto fuori, perché l’apparizione era riservata soltanto a loro. Dopo un po’ di tempo, terminata l’apparizione, ho sentito che discutevano animatamente. Io ero fuori dalla porta e il croato ancora non lo sapevo bene. Hanno discusso per più di un’ora. Alla fine sono usciti. Una volta giunti a casa di Marija, dove ero ospite, Marija stessa mi ha detto: “la Madonna ci ha detto che Satana vuole utilizzare quella casa per un suo piano”. Il gruppo era rimasto a discutere per oltre un’ora per cercare di capire quale fosse il piano del Demonio. Era il mese di settembre. Successivamente, la Madonna ha chiesto ai ragazzi di fare la novena di Natale proprio in quella casa. Così hanno fatto. L’ottavo giorno, durante l’apparizione, la Madonna ha detto al gruppo di preghiera  di non ritrovarsi nella “Casa del Popolo” ma di andare sulla montagna. E infatti il giorno dopo la polizia ha circondato la casa, non trovando però nessuno. Ecco: la Madonna stessa ha protetto quei giovani, perché a quel tempo pregare al di fuori della chiesa era un reato agli occhi del regime comunista.

Tornato poi per le vacanze di Natale, mi sono trattenuto a Medjugorje fino all’epifania e proprio in quel giorno mi trovavo in casa di Vicka e ricordo che sono arrivati poliziotti da Sarajevo e hanno arrestato Vicka, Marija e altre 17 persone perché avevano pregato in quella sala prima di Natale. Quando poi sono stati rilasciati, nel pomeriggio, Vicka è tonata a casa e mi ha raccontato l’interrogatorio dicendo, con tutta l’emotività e la passione che la contraddistinguono: «Ecco. Mi hanno interrogata. Mi hanno chiesto: “chi ha organizzato la novena?”. E io ho risposto: “la Madonna” e poi mi sono rivolta a quello che scriveva, intimandogli: “scrivi! Scrivi che è statala Madonna”». Tutto sembrava finito lì e del piano di Satana non si sapeva nulla. Finché alcuni mesi dopo, si è scoperto che il sindaco di Citluk, comune limitrofo, voleva fare di quella “Casa del Popolo” una discoteca per contrastare le apparizioni. Quello che mi ha colpito è che la Madonna non aveva detto: “il sindaco di Citluk vuole fare una discoteca”, ma aveva parlato di un piano satanico, come a dire che Satana opera attraverso le persone, le ispira, le conduce, le usa come strumenti. E, in questo caso, evidentemente la discoteca faceva parte di quelle false luci, di quelle false felicità di cui Satana si serve per ingannare i giovani.

Tratto da: L’ora di Satana (L’attacco del Male al mondo contemporaneo) di Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti, Ed. Piemme

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Qualunque virtù desideri, prega

Posté par atempodiblog le 18 mai 2013

 Qualunque virtù desideri, prega dans Beata Angela da Foligno Santa-Angela-da-Foligno

“Senza la luce di Dio nessun uomo si salva.
Essa fa muovere all’uomo i primi passi, lo conduce al vertice della perfezione.
Perciò, se vuoi cominciare a possedere questa luce di Dio, prega.
Se sei già impegnato nella salita della perfezione, se vuoi che questa luce in te aumenti, prega.
Se vuoi la fede, la speranza, la carità, prega.
Se vuoi l’umiltà, la mansuetudine, la fortezza, prega.
Qualunque virtù desideri, prega”.

Beata Angela da Foligno

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La potenza della preghiera

Posté par atempodiblog le 18 mai 2013

“Le forze che cambiano la storia sono le stesse che cambiano il cuore dell’uomo”.
Don Luigi Giussani

La potenza della preghiera dans Antonio Socci antoniosocci

L’Italia è dentro una crisi economica e finanziaria e c’è una parolina magica che tutti ripetono ma in maniera quasi impotente, possono soltanto ripeterla come un mantra, evocarla, ma non si realizza mai. Tutti parlano della famosa “crescita”. Tutti si arrabattono a dare una ricetta, ma sembrano girare a vuoto perché ciò che manca al nostro paese è l’anima, in senso cristiano. L’anima cristiana di un popolo che da anni l’elite intellettuale è impegnata a deridere.
Alcuni filosofi ritenevano che la violenza fosse generatrice di costruzione, invece è solo generatrice di male. La violenza sta nel cuore dell’uomo e farla tracimare all’esterno significa contribuire personalmente al male nel mondo.
Dopo la seconda guerra mondiale l’Italia era al tappeto, non c’erano risorse, non c’erano capitali, era ed è un paese poverissimo di materie prime, non c’erano fonti energetiche, c’erano rovine da ricostruire e bocche da sfamare… quindi nessuna prospettiva… e invece l’Italia divenne una delle principali potenze mondiali…ciò che tenne unite tutte le persone superstiti fu la fede. Infatti, con la preghiera si è risolto tutto.
Oggi, però, ci siamo dimenticati della potenza della preghiera. Dopo la guerra, l’Italia era devastata sul piano umano e morale, oltre che materiale. Usciva come paese sconfitto e quindi non contava quasi niente nelle relazioni internazionali. Andando ancora indietro di qualche anno ci accorgiamo che dopo l’unità d’Italia a milioni partirono per l’America perché c’era, già a quel tempo, fame e miseria. Umanamente non è spiegabile che un paese senza speranza in pochi anni si è risollevato ed è diventato una potenza economica.

Un popolo che ama Dio rinasce da ogni catastrofe e supera qualunque crisi. Un esempio storico è dato dal Duomo di Milano, simbolo di questa prospera città.

Sunto di una conferenza di Antonio Socci

divisore dans Medjugorje

Per approfondire la storia del Duomo di Milano iconarrowti7 Un popolo e il suo Duomo

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La storia dei lavoratori a giornata

Posté par atempodiblog le 18 mai 2013

La storia dei lavoratori a giornata dans Commenti al Vangelo bbdqvSi, questo è il brano classico della paga uguale per i diversi tempi di lavoro. Ovverosia la storia di una serie di operai che vengono presi la mattina, a metà giornata, quando la giornata è inoltrata, a fine giornata e tutti vengono pagati nella stessa maniera. E questa è sembra ingiustizia sociale e c’è la lamentela dei primi lavoratori.

Questo testo non lo possiamo capire compiutamente finché non lo contestualizziamo, ovverosia mentre il testo liturgico comincia con il dire “in quel tempo” Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola, è l’inizio, classico, liturgico di una parabola, di una proclamazione… c’è, invece, nel racconto evangelico l’apertura del testo “il Regno dei Cieli è simile a un padrone di casa che uscii all’alba per prendere a giornata i lavoratori”… allora, in realtà noi dobbiamo leggere il versetto precedente e capire questo capitolo 20 a partire dal capitolo 19. Il capitolo 19 ha delle parole fondamentali sul discepolato, è il capitolo del giovane ricco, è il capitolo di colui che è chiamato a seguire Gesù e il momento in cui i discepoli dicono: “ma noi abbiamo lasciato tutto, cosa ne otterremo” e si parla dell’eredità del discepolo e del lasciare tante cose per seguire il Signore, e si termina con questa frase, che è il versetto 30° del capitolo 19, “molti dei primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi” e quindi comincia questa parabola. Dove veramente gli ultimi diventeranno i primi e i primi, curiosamente, ultimi secondo una forma un po’ peculiare.

La storia in sé è la storia di un padrone di casa che esce all’alba per prendere a giornata i lavoratori per la sua vigna e si accorda per la paga normale, ordinaria che era un denaro al giorno. Poi esce verso le nove del mattino ne vede altri e li prende e dice: “il giusto ve lo darò”. E’ curioso perché il giusto sarebbe già meno di quanto gli altri che hanno iniziato, ormai da ore, prenderanno. Esce ancora  verso mezzogiorno e fece altrettanto che vuol dire che dice: “quello che è giusto ve lo darò”. Esce verso le cinque e dice: “perché siete qui senza far niente?”. La parola greca che c’è sotto ‘senza far niente’ è proprio un altro abbreviativo rispetto a ‘non lavorare’, a ‘operare’… “senza lavoro”, “perché siete qui senza lavoro?”. La vecchia traduzione della Cei metteva addirittura ‘oziosi’, ma era una caratura morale inesistente nel testo. La nuova traduzione dice “senza far niente” come è più esatto. Rispondono: “perché nessuno ci ha presi a giornata”… il padrone dice: “andate anche voi nella vigna”, non ha aggiunto altro.

Quando viene la sera dovremmo scoprire quanto darà a questi operai di un’ora di lavoro, quanto darà agli altri a cui ha detto “ti darò il giusto” e quindi quanto darà a quanti hanno pattuito con lui un denaro.
Che succede? Che il padrone appositamente, intenzionalmente, chiama i lavoratori a prendere la paga incominciando dagli ultimi. Perché? Perché i primi vedano gli ultimi lavoratori. Infondo, c’è un po’ una provocazione, vuole apposta creare questa realtà, cioè se gli dava il denaro prima non si rendevano conto del ‘problema’. Allora che cosa dicono i lavoratori di tutta la giornata, quelli che pensano di ricevere di più e mormorano contro il padrone perché dicono: “ha trattato come noi questi che hanno lavorato un’ora sola e noi abbiamo invece sopportato il peso della giornata e il caldo”. Il problema è che è stata introdotta questa parola: “ciò che è giusto te lo darò” e qui la giustizia ai nostri occhi non viene rispettata. “Ciò che è giusto” sarebbe stato dagli di meno rispetto agli altri lavoratori e via dicendo… e dare un contentino a quelli che erano arrivati all’ultimo.

Questo padrone ha un’altra giustizia. Qui è lo scontro di due giustizie, di due visioni… Chiamati ad essere discepoli di Cristo e chiamati a vivere secondo un’altra logica, perché la frase “gli ultimi saranno i primi e i primi saranno gli ultimi” è paradossale. Questa è la logica rovesciata: nel mondo i primi sono i primi e gli ultimi sono gli ultimi, punto. Infatti, in questa parabola si rovescerà la prospettiva perché secondo quella che è la vita normale noi possiamo ragionare secondo utilità, secondo rendimento, secondo efficacia. Proviamo ad applicare questa logica.

Secondo questa logica chi è utile, efficace, lavora… fa le cose… ha diritto a essere ricompensato; chi ha queste caratteristiche deve essere scartato.
Se noi applichiamo fino in fondo questa logica di giustizia ci potremmo trovare a che fare con cose piuttosto imbarazzanti. ‘Che ce ne facciamo noi di un vecchio? Di una persona che non ha più la capacità di aiutarci?’, non è che ci troviamo ad affrontare una mentalità che è lontana da noi… no, no. E’ una mentalità che ci è molto vicina. ‘Che ce ne facciamo noi di una persona malata? Che ce ne facciamo noi di uno che non può lavorare?’, mi sembra che sia consequenziale fare la amniocentesi e scartare chi non ci fornirà quello che noi ci possiamo aspettare da lui e da lei.
Va da sé che entriamo in un mondo cinico di vantaggio, di guadagno, un mondo terrificante, è un mondo spaventoso.

La giustizia… c’è qualcuno di noi che può vivere veramente misurandosi con la giustizia, senza paura? Io che parlo non posso, non me lo posso certamente permettere. Vivere di fronte al parametro della semplice esattezza… chi di noi può mettersi davanti a Dio, davanti al padrone e dire: “mi devi dare ciò che mi spetta senza sperare in una misericordia, in una pazienza, in una benevolenza, senza una magnanimità da parte di Dio?”.
Se la vita, se i rapporti, se la nostra esistenza si misura con ciò che è dovuto e quanto ci è dovuto e conti veramente, noi ci possiamo permettere di metterli così in chiaro completamente con Dio, io non me lo posso permettere, non so gli ascoltatori. Noi siamo tutte persone che abbiamo bisogno di un’altra logica. Abbiamo bisogno che l’ultimo non sia scartato, che l’ultimo sia accolto… perché c’è un ultimo in tutti noi.

Se noi andiamo a vedere la storia sotto un’altra prospettiva, noi possiamo vedere molta cattiveria nella frase dei primi lavoratori… ‘questi signori che hanno lavorato un’ora soltanto e noi siamo stati tutto il giorno sotto il peso del caldo e con la fatica del lavoro’. Ma se questi sono lavoratori a giornata… oggi come oggi capiamo sempre di più con la drammatica realtà della disoccupazione che cos’è lavorare e che cos’è non lavorare. Da quando in qua si considera più leggero il non lavorare del lavorare?
E’ molto più pesante non lavorare. Il poter lavorare, il poter essere ‘presi a giornata’ dal padrone, vuol dire aver risolto quella  giornata, avere del pane per i propri figli. Aver trovato qualcuno che ti da qualcosa da fare, una delle cose più terribili della nostra vita è sentirsi inutili.
Una delle sofferenze che possiamo vivere nel nostro percorso esistenziale è sentire che nessuno ci prende nella sua vigna, nessuno ci chiede niente, sentirsi senza un esito, sentirsi senza un frutto, sentirsi sterili nell’esistenza. Ecco ma chi è lo sfortunato? Colui che ha lavorato tanto o chi non ha trovato lavoro tutto il giorno? “Perché state qui senza lavoro?”, “perché nessuno ci ha preso a giornata”. Ecco, l’uomo può vivere questa realtà, vivere senza avere un lavoro vero da fare, senza avere qualche cosa di buono da fare, d’importante. Senza essere stato preso nella vigna del padrone buono. Aver sprecato la propria esistenza. Quante volte le persone incontrano il Vangelo e dicono: “ma che cosa ho fatto fino ad oggi?”, “come ho sprecato la mia esistenza fino ad oggi?”, “ma che cosa ho fatto d’importante?”. Ecco: lavorare è un dono e non lavorare è una sofferenza. Le fasi di ozio, le fasi di esser nel vuoto, nell’adolescenza o in un’adolescenza prolungata (che oggi è un fenomeno non piccolo di giovani, di persone che ormai già adulte 30-45 anni a vuoto, che non hanno finito l’università e che non riescono a quagliare nella vita qualcosa di serio, è una vita fallita, è una vita morta, è una vita dove il fortunato è colui che è riuscito a trovare la strada della propria esistenza, è riuscito a trovare la vigna buona e non ha sprecato la sua esistenza.

Ed ecco che c’è l’altra logica: “io sono buono. Tu sei invidioso di me perché sono buono”, dice il padrone. Iddio non è giusto della nostra giustizia, ma della sua. Secondo Dio è giusto essere buoni con noi, come per ogni padre, come per ogni persona che ami un figlio… la giustizia è la cura, è la salvezza, è dare la possibilità, è guadagnare il figliuolo, è prenderlo e trovargli la via perché lui sia felice. Questa è la giustizia di Dio. Che cos’è più importante ricevere di più perché ho fatto di più degli altri o essere felice di aver trovato il mio denaro? Avere la gioia di essere nella vigna buona e di avere oggi la moneta di Dio.
Questo appunto non ha un ambito di tipo sociale, ma ha un ambito di tipo esistenziale, di fede; è un problema di rapporto con Dio. Speriamo di avere tanti fratelli che anche all’ultimo trovino il Padre, trovino il denaro di Dio.
Non so, ma penso che tutti sperino di trovare tante persone in Paradiso, di trovare quel denaro, quella ricompensa di Dio, la ricompensa eterna che troveremo alla fine della nostra giornata. Abbiamo lavorato poco o abbiamo lavorato molto, ma sempre speriamo di andarci tutti in Paradiso, speriamo di trovarci tutti i nostri cari, anche quelli che ci sembrano che proprio stanno sprecando la vita, che all’ultimo minuto si convertano e Dio gli dia la stessa moneta.

Don Fabio Rosini (catechesi audio)

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