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Perché papa Francesco non dà la comunione

Posté par atempodiblog le 10 mai 2013

Perché papa Francesco non dà la comunione
Perché, dice, tra i fedeli potrebbero infilarsi dei pubblici peccatori non pentiti e lui non vuole assecondare la loro ipocrisia. Il caso dei politici cattolici fautori dell’aborto
di Sandro Magister – Settimo Cielo, L’Espresso Blog

Perché papa Francesco non dà la comunione dans Papa Francesco I papafrancescou

C’è una particolarità, nelle messe celebrate da papa Francesco, che suscita degli interrogativi rimasti finora senza risposta.

Al momento della comunione, papa Jorge Mario Bergoglio non la amministra di persona ma lascia che siano altri a dare l’ostia consacrata ai fedeli. Si siede e aspetta che la distribuzione del sacramento sia completata.

Le eccezioni sono pochissime. Nelle messe solenni il papa, prima di sedersi, dà la comunione a chi lo assiste all’altare. E nella messa dello scorso Giovedì Santo, nel carcere minorile di Casal del Marmo, ha voluto dare lui la comunione ai giovani detenuti che si sono accostati a riceverla.

Una spiegazione esplicita di questo suo comportamento Bergoglio non l’ha data, da quando è papa.

Ma c’è una pagina di un suo libro del 2010 che fa intuire i motivi all’origine del gesto.

Il libro è quello che raccoglie i suoi colloqui con il rabbino di Buenos Aires Abraham Skorka.

Al termine del capitolo dedicato alla preghiera, Bergoglio dice:

Davide era stato adultero e mandante di un omicidio, e tuttavia lo veneriamo come un santo perché ebbe il coraggio di dire: ‘Ho peccato’. Si umiliò davanti a Dio. Si possono commettere errori enormi, ma si può anche riconoscerlo, cambiare vita e riparare a quello che si è fatto. È vero che tra i parrocchiani ci sono persone che hanno ucciso non solo intellettualmente o fisicamente ma indirettamente, con una cattiva gestione dei capitali, pagando stipendi ingiusti. Sono membri di organizzazioni di beneficenza, ma non pagano ai loro dipendenti quel che gli spetta, o fanno lavorare in nero. […] Di alcuni conosciamo l’intero curriculum, sappiamo che si spacciano per cattolici ma hanno comportamenti indecenti di cui non si pentono. Per questa ragione in alcune occasioni non do la comunione, rimango dietro e lascio che siano gli assistenti a farlo, perché non voglio che queste persone si avvicinino a me per la foto. Si potrebbe anche negare la comunione a un noto peccatore che non si è pentito, ma è molto difficile provare queste cose. Ricevere la comunione significa ricevere il corpo del Signore, con la coscienza di formare una comunità. Ma se un uomo, più che unire il popolo di Dio, ha falciato la vita di moltissime persone, non può fare la comunione, sarebbe una totale contraddizione. Simili casi di ipocrisia spirituale si presentano in molti che trovano riparo nella Chiesa e non vivono secondo la giustizia che predica Dio. E non mostrano pentimento. È ciò che comunemente chiamiamo condurre una doppia vita”.

Come si può notare, Bergoglio spiegava nel 2010 il suo astenersi dal dare personalmente la comunione con un ragionamento molto pratico: Non voglio che queste persone si avvicinino a me per la foto”.

Da pastore sperimentato e da buon gesuita, egli sapeva che tra chi si accostava a ricevere la comunione potevano esserci dei pubblici peccatori non pentiti, che peraltro si professavano cattolici. Sapeva che a quel punto sarebbe stato difficile negare loro il sacramento. E sapeva degli effetti pubblici che quella comunione avrebbe potuto avere, se ricevuta dalle mani dell’arcivescovo della capitale argentina.

Si può arguire che Bergoglio avverta lo stesso pericolo anche da papa, anzi ancor più. E per questo adotti lo stesso comportamento prudenziale: Non do la comunione, rimango dietro e lascio che siano gli assistenti a farlo”.

I pubblici peccati che Bergoglio ha portato ad esempio, nel suo colloquio con il rabbino, sono l’oppressione del povero e la negazione del giusto salario all’operaio. Due peccati tradizionalmente elencati tra i quattro che gridano vendetta al cospetto di Dio”.

Ma il ragionamento è lo stesso che in questi ultimi anni è stato applicato da altri vescovi a un altro peccato: il pubblico sostegno alle leggi pro aborto da parte di politici che si professano cattolici.

Quest’ultima controversia ha il suo epicentro negli Stati Uniti.

Nel 2004 l’allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della congregazione per la dottrina della fede, trasmise alla conferenza episcopale statunitense una nota con i principi generali” sulla questione.

La conferenza episcopale decise di applicare” volta per volta i principi richiamati da Ratzinger affidando a ciascun vescovo di esprimere prudenti giudizi pastorali nelle circostanze a lui proprie”.

Da Roma il cardinale Ratzinger accettò questa soluzione e la definì in armonia” con i principi generali della sua nota.

In realtà i vescovi degli Stati Uniti non sono unanimi. Alcuni, anche tra i conservatori, come i cardinali Francis George e Patrick O’Malley, sono riluttanti a fare dell’eucaristia un campo di battaglia politica”. Altri sono più intransigenti.  Quando il cattolico Joe Biden fu scelto come vicepresidente da Barack Obama, l’allora vescovo di Denver Charles J. Chaput, oggi a Filadelfia, disse che l’appoggio dato da Biden al cosiddetto diritto” all’aborto è una grave colpa pubblica e quindi per coerenza egli si dovrebbe astenere dal presentarsi a ricevere la comunione”.

Sta di fatto che lo scorso 19 marzo, nella messa d’inaugurazione del pontificato di Francesco, il vicepresidente Biden e la presidente del partito democratico Nancy Pelosi, anch’essa cattolica pro aborto, facevano parte della rappresentanza ufficiale degli Stati Uniti.

E tutti e due hanno ricevuto la comunione. Ma non dalle mani di papa Bergoglio, che se ne stava seduto dietro l’altare.

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Il libro:

Jorge Bergoglio, Abraham Skorka, Il cielo e la terra”, Mondadori, Milano, 2013.

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La controversia negli Stati Uniti sul dare o no la comunione ai politici cattolici pro aborto, con il testo integrale della nota di Ratzinger del 2004:

> Il vice di Obama è cattolico. Ma i vescovi gli negano la comunione (27.8.2008)

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Quando papa Francesco dà la comunione a quelli che lo assistono all’altare, la dà in bocca e mentre sono inginocchiati.

Proprio come faceva Benedetto XVI con tutti.

preghiera dans Papa Francesco I

Nel suo libro-intervista del 2010 Luce del mondo”, Joseph Ratzinger motivò così questa sua scelta:

Non sono contro la comunione in mano per principio, io stesso l’ho amministrata così ed in quel modo l’ho anche ricevuta. Facendo sì che la comunione si riceva in ginocchio e che la si amministri in bocca, ho voluto dare un segno di profondo rispetto e mettere un punto esclamativo circa la presenza reale. Non da ultimo perché proprio nelle celebrazioni di massa, come quelle nella basilica di San Pietro o sulla piazza, il pericolo dell’appiattimento è grande. Ho sentito di persone che si mettono la comunione in borsa, portandosela via quasi fosse un souvenir qualsiasi. In un contesto simile, nel quale si pensa che è ovvio ricevere la comunione – della serie: tutti vanno avanti, allora lo faccio anch’io – volevo dare un segnale forte. Deve essere chiaro questo: È qualcosa di particolare! Qui c’è Lui, è di fronte a Lui che cadiamo in ginocchio. Fate attenzione! Non si tratta di un rito sociale al quale si può partecipare o meno”.

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Inoltre:

Si può dare la comunione in mano ai fedeli? Si, a condizione che…

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Maria, debellatrice di tutte le eresie

Posté par atempodiblog le 10 mai 2013

Maria, debellatrice di tutte le eresie
La devozione alla Madonna strumento imprescindibile per salvare il proprio pensiero e l’integrità della Dottrina.
di Corrado Gnerre – Radici Cristiane

Maria, debellatrice di tutte le eresie dans Corrado Gnerre mariadebellaeresie

San Luigi Grignion de Montfort, ne La vera devozione a Maria, scrive che la mancanza di amore alla Madonna è «il segno più infallibile e più indubitabile per distinguere (…) un uomo di cattiva dottrina».
Da sempre, infatti, la Vergine Maria è considerata la debellatrice di tutte le eresie. Padre Tinti nel suo celebre Maria, debellatrice delle eresie, così scrive: «La Chiesa ha sempre invocato Maria SS.ma come debellatrice di tutte le eresie, ed ha introdotto nella sacra liturgia quel versetto che racchiude il più magnifico elogio che si possa fare della Beatissima Vergine: “Gaude, Maria Virgo, cunctas haereses sola interemisti in universo mundo” [Gioisci o Maria perché sola hai debellato le eresie in tutto l’universo] (Dal Breviario Romano). (…)
Ora se la Chiesa ha inserito nella sua liturgia [questo elogio] bisogna ammettere che sino dal tempo apostolico questa fosse una convinzione universale, e cioè che la Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio, per i misteri operati in Lei, aveva dato modo di confermare i dogmi della Divina Incarnazione, della reale persona di Cristo e della universale redenzione. Da questi dogmi ne vennero poi gli argomenti che sconfissero le varie eresie. Di qui l’elogio attribuito a Maria SS.ma debellatrice delle eresie».
Ma adesso vediamo di individuare alcuni punti importanti per i quali la devozione alla Madonna davvero diventa la salvaguardia più importante per l’integrità della dottrina. Individuiamo quattro punti.

Maria ci ha donato la Verità
Infatti, se Maria non avesse detto di “sì” all’Angelo, sarebbe stato pregiudicato il progetto di Dio. Ci sarebbe stata una seconda possibilità? Non lo sappiamo. Può darsi di sì, ma può anche darsi di no. Ragioniamo su questo.
L’assenso di Maria Vergine è l’obbedienza. Ella, “nuova Eva”, si contrappone alla “prima Eva” per la quale entrò il peccato nel mondo. Ciò che rende diversa Maria da Eva è l’umiltà. Eva peccò perché attratta dalla possibilità di “diventare come Dio”; Maria ci ha ridonato la Grazia convinta che l’unica posizione umanamente ragionevole fosse quella di farsi “ancella di Dio”.
Ebbene, dietro ogni eresia c’è sempre l’orgoglio. C’è l’intenzione di non voler ascoltare, bensì rielaborare secondo i propri criteri e le proprie ambizioni. Dunque, da questo punto di vista, si capisce bene quanto la devozione mariana serva per ottenere la virtù dell’umiltà.

Maria ha generato la Verità
Maria non si è limitata a donarci la Verità, l’ha anche generata. Ella ha dato il suo contributo. Il Verbo incarnato è l’unione del divino con l’umano. Ebbene, mentre il divino è stato apportato dallo Spirito Santo, l’umano è stato apportato da Maria Vergine.
Maria ha dato il suo sangue e il suo nutrimento alla Verità incarnata. Se a Gesù avessero fatto l’analisi del nucleo mitocondriale, avrebbero trovato lo stesso nucleo mitocondriale di Maria. Ragioniamo su questo. Mettersi alla scuola di Maria, vuol dire mettersi alla scuola di Colei che ha generato la Verità e non si può conservare questa stessa Verità senza chiedere l’aiuto a Colei che l’ha generata.

Maria ha portato la Verità nel suo grembo
Maria è veramente Madre della Chiesa. La Chiesa è l’unione del divino con l’umano e già Cristo (il Capo) è tutta la Chiesa, per cui si può ben dire che la Vergine ha generato e portato la Chiesa dentro di sé. Ha alimentato la Chiesa con il suo sangue.
Questo fatto che la Vergine abbia portato dentro di sé la Chiesa fa capire tutta la connotazione antignostica del Cristianesimo. La Verità è portata dal grembo di una donna, per cui si è chiamati, relativamente alla Verità, a una dimensione di convivenza e non solo di conoscenza.
Le eresie nascono sempre da un approccio alla Verità in senso primariamente intellettualistico. Paradossalmente (ma non troppo) anche in quelle eresie che negano il valore e la propedeuticità della ragione per l’atto di Fede.
Il “Caso Lutero” lo dimostra ampiamente: per lui la ragione non aveva valore, eppure cercò nello studio della Scrittura il fondamento delle sue teorie. Così possiamo dire che tutta la deriva in senso intellettualistico della teologia contemporanea ha come causa proprio la voluta dimenticanza della devozione mariana; e nello stesso tempo la voluta dimenticanza di questa devozione è a sua volta causa della deriva intellettualistica della teologia contemporanea.

Maria è l’immacolatezza della Verità
Maria è la purezza in quanto tale. Ella, a Lourdes, dice di sé: “Io sono l’Immacolata Concezione”. Maria, dunque, ricorda come la purezza sia alla base dell’acquisizione della Verità. Ella fu preservata proprio perché doveva generare il Verbo incarnato.
Di per sé la perdita della purezza può non essere il peccato più grave, ma è senz’altro il peccato che più compromette la sfera intellettuale. Il rifiuto della purezza è la bestializzazione; e con la bestializzazione c’è la morte del retto intendere e della logica. Non si vive come si pensa, si finisce sempre col pensare come si vive.
A tal riguardo, se si approfondisce lo studio della vita privata di molti eretici, si scopre quanto le formulazioni degli errori siano state precedute da cedimenti sul piano della disciplina e della vita morale.

Publié dans Corrado Gnerre, Fede, morale e teologia, Mese di maggio con Maria, Riflessioni | Pas de Commentaire »