Gesù è la Misericordia incarnata

Posté par atempodiblog le 7 avril 2013

Gesù è la Misericordia incarnata dans Commenti al Vangelo papafrancesco

Cari fratelli e sorelle! Buon giorno!

In questa domenica che conclude l’Ottava di Pasqua, rinnovo a tutti l’augurio pasquale con le parole stesse di Gesù Risorto: «Pace a voi!» (Gv 20,19.21.26). Non è un saluto, e nemmeno un semplice augurio: è un dono, anzi, il dono prezioso che Cristo offre ai suoi discepoli dopo essere passato attraverso la morte e gli inferi. Dona la pace, come aveva promesso: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27). Questa pace è il frutto della vittoria dell’amore di Dio sul male, è il frutto del perdono. Ed è proprio così: la vera pace, quella profonda, viene dal fare esperienza della misericordia di Dio. Oggi è la Domenica della Divina Misericordia, per volontà del beato Giovanni Paolo II, che chiuse gli occhi a questo mondo proprio alla vigilia di questa ricorrenza.

Il Vangelo di Giovanni ci riferisce che Gesù apparve due volte agli Apostoli chiusi nel Cenacolo: la prima, la sera stessa della Risurrezione, e quella volta non c’era Tommaso, il quale disse: se io non vedo e non tocco, non credo. La seconda volta, otto giorni dopo, c’era anche Tommaso. E Gesù si
rivolse proprio a lui, lo invitò a guardare le ferite, a toccarle; e Tommaso esclamò: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28). Gesù allora disse: «Perché
mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (v. 29). E chi erano questi che avevano creduto senza vedere? Altri discepoli, altri uomini e donne di Gerusalemme che, pur non avendo incontrato Gesù risorto, credettero sulla testimonianza degli Apostoli e delle donne.

Questa è una parola molto importante sulla fede, possiamo chiamarla la beatitudine della fede. Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto: questa è la beatitudine della fede!

In ogni tempo e in ogni luogo sono beati coloro che, attraverso la Parola di Dio, proclamata nella Chiesa e testimoniata dai cristiani, credono 0 che Gesù Cristo è l’amore di Dio incarnato, la Misericordia incarnata. E questo vale per ciascuno di noi!

Agli Apostoli Gesù donò, insieme con la sua pace, lo Spirito Santo, perché potessero diffondere nel mondo il perdono dei peccati, quel perdono che solo Dio può dare, e che è costato il Sangue del Figlio (cfr Gv 20,21-23). La Chiesa è mandata da Cristo risorto a trasmettere agli uomini la remissione dei peccati, e così far crescere il Regno dell’amore, seminare la pace nei cuori, perché si affermi anche nelle relazioni, nelle società, nelle istituzioni. E lo Spirito di Cristo Risorto scaccia la paura dal cuore degli Apostoli e li spinge ad uscire dal Cenacolo per portare il Vangelo.
Abbiamo anche noi più coraggio di testimoniare la fede nel Cristo Risorto! Non dobbiamo avere paura di essere cristiani e di vivere da cristiani! Noi

dobbiamo avere questo coraggio, di andare e annunciare Cristo Risorto, perché Lui è la nostra pace, Lui ha fatto la pace, con il suo amore, con il suo perdono, con il suo sangue, con la sua misericordia.

Cari amici, oggi pomeriggio celebrerò l’Eucaristia nella Basilica di San Giovanni in Laterano, che è la Cattedrale del Vescovo di Roma.
Preghiamo insieme la Vergine Maria, perché ci aiuti, Vescovo e Popolo, a camminare nella fede e nella carità, fiduciosi sempre nella misericordia
del Signore: Lui sempre ci aspetta, ci ama, ci ha perdonato con il suo sangue e ci perdona ogni volta che andiamo da Lui a chiedere il perdono. Abbiamo fiducia nella sua misericordia!


Dopo il Regina Coeli

Rivolgo un saluto cordiale ai pellegrini che hanno partecipato alla santa Messa presieduta dal Cardinale Vicario di Roma nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, centro di devozione alla Divina Misericordia. Cari fratelli e sorelle, siate messaggeri e testimoni della misericordia di Dio.

Sono lieto poi di salutare i numerosi membri di Movimenti e Associazioni presenti a questo nostro momento di preghiera, in particolare le comunità neocatecumenali di Roma, che iniziano oggi una speciale missione nelle piazze della Città. Invito tutti a portare la Buona Notizia, in ogni ambiente di vita, «con dolcezza e rispetto» (1 Pt 3,16)! Andate nelle piazze e annunciate Gesù Cristo, il Nostro Salvatore.

Saluto tutti i ragazzi e i giovani presenti, in particolare gli alunni del Collège Saint-Jean de Passy di Parigi e quelli della Scuola Giuseppe Mazzini di Marsala, come pure il gruppo di ministranti di Taranto.

Saluto il Coro della Basilica di Collemaggio dell’Aquila, i fedeli di Campoverde di Aprilia, Verolanuova e Valentano, e la comunità Scout Foulard Bianchi.

Il Signore vi benedica, e buon pranzo!

Papa Francesco - Regina Coeli
II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia, 7  aprile 2013

Tratto da: Vatican.va

Publié dans Commenti al Vangelo, Misericordia, Papa Francesco I | Pas de Commentaire »

Faustina e l’Amore Misericordioso di Dio

Posté par atempodiblog le 7 avril 2013

Faustina e l’Amore Misericordioso di Dio
di Maria Di Lorenzo – Madre di Dio

Nella prima domenica dopo Pasqua, la Chiesa celebra la Festa della Divina Misericordia, secondo le rivelazioni di Santa Faustina Kowalska, la mistica polacca la cui figura è legata indissolubilmente al culto dell’Amore Misericordioso di Dio e alla venerazione di Maria, Madre della Divina Misericordia.

Domenica della Divina Misericordia dans Beato Michele Sopocko Ges-Misericordioso

Un giorno, mentre era assorta in preghiera davanti al tabernacolo, sentì una voce che le ordinava di partire per Varsavia e di entrare in convento. Con grandi sacrifici andò a servizio per pagarsi un corredo e finalmente, dopo molti rifiuti, il 1° agosto 1925 fu ammessa come postulante nella Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia a Varsavia.

Vissuta all’inizio del secolo appena trascorso, a cavallo fra le due guerre mondiali, e per soli 33 anni, soltanto molto tempo dopo la sua morte se ne è potuta conoscere tutta la grandezza spirituale. Questa grande mistica, una delle più grandi nella storia della Chiesa, era nata il 25 agosto 1905 a Glogowiec, un piccolo villaggio di contadini, terza di dieci figli. Fu battezzata col nome di Elena nella chiesa parrocchiale di Swinice Warckie.

Già a 15 anni aveva chiesto il permesso di entrare in convento, ma i suoi erano stati irremovibili: lei non aveva neanche la dote necessaria, in casa sua c’erano soltanto debiti. Quando, finalmente, poté entrare nella vita religiosa visse tredici anni nella sua Congregazione, soggiornando in diverse Case e svolgendo lavori di cuoca, giardiniera e portinaia, sempre con molto zelo e osservando fedelmente la regola religiosa.

Una vita nascosta, la sua, quasi insignificante; ma il Diario in cui la santa descrisse le sue visioni è diventato un best-seller della devozione popolare, ed anche sotto il profilo teologico ha suscitato non poca sorpresa negli studiosi per la profondità dei suoi scritti, tanto più straordinaria in una suora che non aveva neppure terminato le Scuole elementari.

Questo Diario, tradotto oggi in tutto il mondo, è il resoconto fedele della sua esperienza spirituale.

Gesù, confido in te!”

Il 22 febbraio 1931, mentre stava nella sua cella, Suor Faustina ebbe una visione di Gesù vestito di bianco che teneva una mano alzata per benedire e l’altra sul petto, da cui uscivano due grandi raggi, uno rosso e l’altro bianco.

E Gesù le disse: «Dipingi un quadro secondo l’immagine che vedi, con sotto la scritta: ‘Gesù, confido in te!’. Voglio che l’immagine venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua: questa domenica deve essere la festa della Misericordia… In questo giorno saranno aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine».

La festa della Divina Misericordia deve essere preceduta da una novena da iniziarsi il Venerdì Santo assieme alla coroncina della Misericordia. Il Signore le dice: «Figlia mia, esorta le anime a recitare la coroncina che ti ho dato. Per la recita di questa coroncina mi piace concedere tutto ciò che mi chiederanno».

Nessuno però, inizialmente, prende sul serio Suor Faustina: intorno a lei c’è solo incredulità. Ma Gesù stesso la sprona e incoraggia a farsi strumento per la diffusione di questa devozione, facendo di lei, un’umile e sconosciuta suorina polacca, l’apostola dell’Amore Misericordioso di Dio.

Dice Gesù a Suor Faustina: «Io porgo agli uomini il recipiente con il quale devono venire ad attingere le grazie alla sorgente della misericordia. Il recipiente è quest’immagine con la scritta: Gesù confido in te!… Scrivi queste parole, figlia mia, parla al mondo della mia misericordia. Questo è un segno per gli ultimi tempi, dopo i quali arriverà il giorno della giustizia… Figlia mia, di’ al genere umano sofferente che si stringa alla Misericordia del mio Cuore ed Io lo colmerò di pace… La piaga del mio Cuore è la sorgente della Misericordia senza limiti».

Nel Vangelo di Giovanni si legge molto chiaramente come il Cuore di Cristo venne trafitto e come da esso fuoriuscirono il sangue e l’acqua (cfr. Gv 19,34). Ciò richiama la visione avuta da S. Faustina sui due raggi, uno rosso e l’altro pallido, scaturiti dal Cuore di Gesù: essi stanno a significare il sangue e l’acqua sgorgati dal suo petto aperto dalla lancia sulla Croce, e sono l’acqua che ‘giustifica’ le anime con il Battesimo ed il sangue che è vita per l’anima, l’Eucarestia.

Faustina Kowalska, bisogna dire, fu per tutta la sua vita un’anima eminentemente eucaristica e mariana. La Vergine Maria le apparve molte volte, per confortarla e istruirla nel suo cammino di fede: «Figlia Mia, per raccomandazione di Dio debbo esserti Madre in modo esclusivo e speciale, ma desidero che anche tu mi sia figlia in modo particolare», le raccomandava. «Desidero, figlia mia carissima, che ti eserciti in tre virtù che per me sono le più care e a Dio le più gradite. La prima è l’umiltà, l’umiltà, e ancora una volta l’umiltà. La seconda virtù è la purezza. La terza virtù è l’amore per Dio. In qualità di figlia mia devi risplendere in modo particolare per queste virtù».

Maria Madre di Misericordia

Il Giovedì Santo del 1934 Suor Faustina si offre vittima, secondo la richiesta divina, per i peccatori che non conoscono ancora la misericordia di Dio. Le vessazioni diaboliche fanno violentemente irruzione nella sua vita.

Ripetutamente punzecchiata dalle consorelle, incompresa dai superiori, fra sospetti e tribolazioni, l’umile conversa destinata sempre alle mansioni più infime riuscì comunque a sviluppare una straordinaria unione mistica con Dio che l’arricchì di doni eccezionali: visioni, stimmate nascoste, partecipazione alla Passione di Cristo, profezia e discernimento delle anime, carisma di intercessione per gli spiriti purganti.

In preparazione alla festa del Natale del 1936 la Madonna le disse: «Figlia mia, procura di essere mite ed umile affinché Gesù che dimora continuamente nel tuo cuore possa riposare. Adoralo nel tuo cuore. Non uscire dal tuo raccoglimento interiore. Ti otterrò, figlia mia, la grazia di questo genere di vita interiore di modo che, senza che abbandoni la tua intimità, possa adempiere all’esterno tutti i tuoi doveri con maggior precisione. Rimani continuamente con Lui nel tuo cuore. Egli sarà la tua forza. Sei un’abitazione gradita del Dio vivente, nella quale Egli dimora continuamente con amore e compiacimento; e la viva presenza di Dio che senti in maniera più viva ed evidente ti confermerà, figlia mia, in ciò che ti ho detto. Cerca di comportarti così fino al giorno di Natale, ed in seguito Egli ti farà conoscere come tu dovrai trattare con Lui e come unirti a Lui…».

Continuamente vessata dal Maligno, bollata in convento come isterica e visionaria, Faustina patisce molte accuse e incomprensioni, ma non si lamenta mai. Nel suo Diario scrive di volersi consumare totalmente per la salvezza delle anime. Prega molto e coltiva un’intensa vita interiore.

La Madre della Misericordia, che Faustina amava profondamente, le fu guida e sicuro conforto nelle molte sofferenze fisiche e spirituali della sua brevissima vita. «Lo so quanto soffri, ma non temere, io partecipo e parteciperò sempre alle tue sofferenze… Sappi che, sebbene io sia stata innalzata alla dignità di Madre di Dio, sette spade dolorose mi hanno trafitto il cuore. Non far nulla a tua difesa; sopporta tutto con umiltà. Dio stesso prenderà le tue difese… Oh, quanto è cara a Dio l’anima che segue fedelmente l’ispirazione della sua grazia!… Non aver paura di nulla: sii fedele fino alla fine. Io ti accompagno con la mia tenerezza».

Una missione che non finisce

Consumata dalla tisi, Faustina muore a Lagiewniki, presso Cracovia, il 5 ottobre 1938, all’età di 33 anni, come Gesù a cui desiderava essere conforme. Sul letto di morte aveva detto: «Io sento chiaramente che la mia missione non finisce con la morte, ma comincia…».

La fama della santità della sua vita crebbe insieme alla diffusione del culto alla Divina Misericordia sulla scia delle grazie ottenute tramite la sua intercessione.

Negli anni 1963-67 si svolse a Cracovia il processo informativo relativo alla sua vita e alle sue virtù e nel 1968 iniziò a Roma il processo di beatificazione che si concluse nel dicembre del 1992. La sua causa fu promossa dall’allora Vescovo Ausiliare di Cracovia Karol Wojtyla, che da giovane operaio e seminarista clandestino negli anni ’40 si fermava a pregare sovente, andando al lavoro nella fabbrica Solvay, nel Monastero, oggi Santuario, di Lagiewniki.

Ed è stato proprio lui, salito al soglio pontificio col nome di Giovanni Paolo II, a scrivere una enciclica, Dives in Misericordia, la seconda del suo pontificato (1980), interamente dedicata alla devozione appresa dall’umile suora polacca. Ed è stato sempre lui che l’ha prima proclamata Beata, il 18 aprile 1993, e successivamente Santa, il 30 aprile 2000, davanti a una folla di oltre duecentomila pellegrini convenuti a piazza San Pietro. In quell’occasione il Papa ha stabilito che la Festa della Divina Misericordia sia celebrata ogni anno nella prima domenica dopo Pasqua.

Sempre a Roma, proprio a due passi da San Pietro, in via dei Penitenzieri 12, è attivo il Centro di Spiritualità della Divina Misericordia, retto da don Jozef Bart, un dinamico sacerdote polacco che opera nella vicina Chiesa di Santo Spirito in Sassia (per informazioni, rivolgersi a mezzo tel. 06.6879310 o per e-mail: s.spiritoinsassia@tin.it). Il Centro, creato nel 1994, è un vero polo di irradiazione spirituale, fucina di molteplici iniziative legate al culto della Divina Misericordia ed è, per così dire, il «cuore pulsante» della devozione di tante migliaia di fedeli, in Italia e nel mondo, a Santa Faustina Kowalska.

Publié dans Fede, morale e teologia, Misericordia, Santa Faustina Kowalska | Pas de Commentaire »

La confessione. Dove il cuore trova pace

Posté par atempodiblog le 7 avril 2013

“La confessione. Dove il cuore trova la pace”
Recensione del libro di padre Livio Fanzaga

Roma, 26 Marzo 2013 (Zenit.org) Stefano Chiappalone

La confessione. Dove il cuore trova pace dans Fede, morale e teologia Ges-misericordioso

Tra le tante crisi di cui soffre il nostro mondo, un posto di rilievo spetta alla crisi della confessione, strettamente connessa a quella perdita del senso del peccato di cui già parlava il venerabile papa Giovanni Paolo II, individuando tra le cause principali di questa epocale «eclissi della coscienza», il secolarismo e il relativismo, nonché alcune tendenze ecclesiali che hanno generano una certa confusione nella predicazione, nella catechesi e nella direzione spirituale. In effetti, bisogna constatare che spesso i confessionali sono vuoti da entrambe le parti: sia quella del penitente sia quella del confessore.

La gente si confessa sempre più di rado, ma è anche vero che chi vuole confessarsi, raramente riesce a trovare in confessionale, o almeno in chiesa, un sacerdote disponibile – impegnato magari in attività che potrebbero benissimo svolgere i laici… L’esempio di sacerdoti santi, quali san Pio da Pietrelcina, san Leopoldo Mandic, o il santo Curato d’Ars – per non citare che i più noti – mostra però lo stretto legame tra l’aureola di cui ora godono in cielo, e le ore passate in confessionale quando erano ancora in questo mondo. Senza contare che un buon confessore, a sua volta è anche un assiduo penitente…

Questo libro di padre Livio Fanzaga, popolare direttore di Radio Maria, costituisce dunque una lettura utilissima per tutti – chierici e laici -, particolarmente in quest’ultimo scorcio dell’Anno Sacerdotale fortemente voluto da papa Benedetto XVI.

La situazione non è disperata, come dimostra la felice eccezione dei santuari,  i cui confessionali sembrano colmare il vuoto dell’ordinaria vita parrocchiale. E comunque, spiega padre Livio, la crisi c’è stata sin dall’inizio, quando Gesù fu accusato di bestemmia soltanto per aver dichiarato di avere il potere di rimettere i peccati (Marco 2,7). «Da allora le ondate minacciose del mysterium iniquitatis si sono abbattute innumerevoli volte. Basti ricordare la dolorosa deriva della riforma protestante che, con la motivazione che basta confessarsi a Dio, ha spazzato via i confessionali da una buona parte dell’Europa. Tuttavia la confessione è sempre risorta, dimostrando di essere un albero dalle radici inattaccabili» (pp. 10-11), poiché essa «trae la sua forza da Gesù Cristo stesso. Questa è la ragione della sua perenne giovinezza» (p. 11).

La confessione è un sacramento apparentemente semplice, eppure «prima che il penitente si accosti al confessionale per ricevere l’assoluzione, nel suo intimo è stata combattuta una battaglia. La luce  e le tenebre, il bene e il male, la disperazione e la speranza si sono contesi il dominio del cuore» (p. 14). Nel confessionale avviene un miracolo che non può verificarsi in nessun laboratorio: «oggi la scienza compie progressi, fino a qualche tempo fa inconcepibili, per quanto riguarda la salute psicofisica dell’uomo. Tuttavia non potrà mai trovare la medicina che trasformi un uomo cattivo in un uomo buono e che dia la pace e la gioia a chi è nel tormento e nella tristezza» (p. 17). Eppure non tutti sembrano voler ricorrere a questa medicina, poiché molti pensano di non essere malati: «ciò che mette in crisi il sacramento della confessione è il crescente offuscamento del senso del peccato. La maggior parte dei cristiani pensa di non avere dei peccati di cui accusarsi. Non c’è quindi da meravigliarsi se non solo si abbandona la pratica del sacramento, ma si finisce per non chiedere perdono a Dio neppure nelle proprie preghiere personali» (p. 19).

Sin dall’inizio il peccato inganna, manifestandosi sotto apparenza di bene. Nella sua falsa imitazione di Dio, «Satana punta a trasformare le sue prede a sua immagine e somiglianza» (p. 22). All’inizio presenta i suoi frutti come graditi agli occhi e desiderabili (cfr. Genesi 3,6), altrimenti chiunque li rifiuterebbe. In realtà però, appena mangiato il frutto, questo si rivela incapace di saziare, generando arsura mai placata e sete mai soddisfatta: «l’incanto si rompe e quella che era un’illusione di felicità si trasforma in delusione» (p. 25) e schiavitù, poiché essendo incapace di appagare, ogni peccato conduce alla vana e interminabile ricerca di sempre nuovi piaceri e, di conseguenza, alla continua necessità di reprimere la voce della coscienza.

Illudendosi di diventare «come Dio» (Genesi 3,5) l’uomo in realtà si riduce spiritualmente ad una larva; la malattia e la rovina sono temporali, prima ancora che eterne, e il degrado verso l’animalità è visibile già su questa terra. «Allora l’uomo, creato per essere abitato da Dio, diviene l’oscura dimora del serpente infernale» (p. 33). Questa malattia, prima o poi conduce inesorabilmente alla morte. L’unico modo per guarirla e spezzare la catena è mettersi in ginocchio davanti alla croce.

«Non ti sei mai chiesto per quale motivo, quando ti confessi, vieni assolto da ogni peccato di cui ti sei pentito? Anche se avessi compiuto i delitti più abominevoli, se ti presenti con un cuore contrito, ricevi un’assoluzione completa. [...] La ragione per cui il sacerdote assolve sempre chi si pente dei suoi peccati è da ricercare nel sacrificio della croce, dove Gesù ha già espiato al nostro posto e a nostro favore. Per essere liberati dal male spirituale che ci affligge, basta accogliere il perdono che il Crocifisso ci offre attraverso la persona del sacerdote»(p. 53). La confessione dunque opera una vera e propria risurrezione dell’anima morta, che passa dal tormento alla pace, prima con Dio, quindi con i fratelli. Alla paura subentra la fiducia.

Ovviamente un cadavere non è in grado di risollevarsi da sé: è Dio a compiere il primo passo verso la confessione, andando in cerca della pecorella smarrita (cfr. Luca 15,4). È una grazia che «sgorga dal Cuore trafitto di Gesù e dal suo amore per ogni anima, ma anche per i meriti di tante anime che pregano e si sacrificano per i peccatori. [...] Questo significa che molte grazie di conversione hanno degli anonimi benefattori i quali hanno interceduto a nostro favore e senza che noi lo sapessimo. La grazia della conversione è un grande mistero di amore e ognuno di noi un giorno saprà chi ha pregato per lui, ottenendogli l’intervento dell’Amore misericordioso» (p. 69).

Dio si fa sentire inizialmente con il rimorso della coscienza: buon segno, poiché significa che qualcosa sta riprendendo vita. Tuttavia non è un rimorso che conduce allo scoraggiamento, in quanto Gesù oltre alla diagnosi ci annuncia anche la guarigione. Non resta che lasciarsi curare, a patto però di affidarsi umilmente al medico: «Pensi che le cose sarebbero più semplici se potessimo confessarci da soli, mettendoci direttamente in contatto con Dio? [...] Ma è quando ti metti in ginocchio davanti al sacerdote che la tua umiltà viene provata  e trovata autentica. Gesù, nella sua divina pedagogia, ha trovato un modo molto semplice per spezzare alla radice il nostro orgoglio, che è la causa della perdizione di molte anime» (p. 78).

La scuola più efficace per imparare a confessarsi è il Crocifisso, un libro vivo dove si apprendono tanto la malizia del peccato, quanto la grandezza della misericordia divina. Non a caso la prima confessione, quella del buon ladrone, avvenne proprio sul Calvario. La croce rivela l’iniquità del mondo e la nostra personale iniquità: «guardando alla croce, ognuno deve imparare a vedere gli effetti del proprio peccato. Soprattutto deve considerare che le sofferenze fisiche del Crocifisso sono poca cosa se paragonate alle trafitture del suo Cuore divino, provocate dall’ingratitudine, dall’indifferenza, dal disamore e dal disprezzo nei confronti della sua sconfinata carità» (pp. 81-82). La croce è un invito a contraccambiare quell’amore: «S. Caterina da Siena lo afferma con parole di fuoco: “Chi è quello stolto bestiale che vedendosi così amato non ami?”» (p. 83).

Dopo aver parlato della bruttezza del peccato e della bellezza del perdono, padre Livio dedica gli ultimi capitoli ai «sette passi» di questo cammino. Innanzitutto la preghiera e l’esame di coscienza, proseguendo fin dentro il cuore del sacramento, con il dolore di aver offeso Dio, il proponimento di non offenderLo più, l’accusa dei peccati, l’assoluzione e infine la penitenza. Il primo passo, la preghiera, è in realtà l’inizio e la fine del perdono – “la fonte e il culmine” potremmo dire, parafrasando quanto afferma il Concilio a proposito della liturgia: «Prima di incominciare il tuo esame di coscienza, raccogliti in preghiera e chiedi a Dio la luce necessaria. Infatti è la grazia che ci aiuta a vedere i peccati, anche i più riposti, e a evitare le forme di autoinganno e di auto giustificazione» (p. 84).

«La preghiera non solo apre il cammino della confessione, ma ne è la logica conclusione. All’inizio è una preghiera di invocazione, alla fine di ringraziamento» (p. 85). Attingendo al Catechismo e al magistero dei Pontefici, oltre che alla propria esperienza, padre Livio ci guida concretamente nei vari passaggi di questo percorso, alla fine del quale «ci viene restituita la grazia santificante e la comunione con Dio. Tuttavia rimangono le pene temporali del peccato, che si devono scontare in questa vita o in purgatorio» (p. 135).

Ancora una volta il penitente non è solo, poiché può beneficiare dell’aiuto e dei meriti dei santi, mediante il grande – quanto dimenticato – tesoro delle indulgenze. «In questo ammirabile scambio, la santità dell’uno giova agli altri, ben al di là del danno che il peccato dell’uno ha potuto causare agli altri. In tal modo, il ricorso alla comunione dei santi permette al peccatore contrito di essere in più breve tempo e più efficacemente purificato dalle pene del peccato…» (p. 137).

Prima di lasciarci, padre Livio ci fornisce qualche ulteriore consiglio per la battaglia spirituale: l’avversario, infatti, non si arrende e tornerà a bussare alla nostra porta. Dopo il miracolo della conversione e della confessione, il passo successivo è quello della perseveranza. La battaglia durerà per tutta la vita.

Padre Livio Fanzaga, La confessione. Dove il cuore trova la pace, Sugarco Edizioni, Milano 2008, € 15,50

(Recensione pubblicata a maggio 2010 in: Totus tuus Network)

Divisore dans San Francesco di Sales

Inoltre Freccia dans Viaggi & Vacanze La contrizione quotidiana

Publié dans Fede, morale e teologia, Libri, Misericordia, Padre Livio Fanzaga, Sacramento della penitenza e della riconciliazione | Pas de Commentaire »

L’importanza dei segni

Posté par atempodiblog le 6 avril 2013

“E’ importantissimo, signori, sottolineare il fatto empirico e sensibile dell’apparizione pasquale. Se non facciamo questo, noi cristiani corriamo il grande rischio di trasformare il cristianesimo in una gnosi”.
Paolo VI

L'importanza dei segni dans Commenti al Vangelo L-incredulit-di-Tommaso

L’importanza dei segni
Tommaso viene rimproverato da Gesù perché avrebbe già dovuto credere per la testimonianza degli altri discepoli
di Padre Ignace de la Potterie

[...] Nell’ultimo episodio Gesù riappare ai discepoli una settimana dopo. Adesso c’è anche Tommaso, assente la prima volta. L’inizio è lo stesso, la vera novità è costituita dalla presenza di Tommaso, che riveste qui un duplice ruolo: essendo «uno dei Dodici» deve aver visto il Signore risorto; ma d’altra parte, lui è anche uno di quelli che non l’ha visto la prima volta e quindi rappresenta un pò tutti noi. Così il caso di Tommaso prefigura l’atteggiamento di tutti i credenti. Perciò vale per tutti l’invito: «Diventa un uomo di fede». Ma poi Gesù dice: «Perché mi hai visto, Tommaso, hai creduto», e l’evangelista utilizza due volte il perfetto. Ma viene rimproverato da Gesù perché avrebbe già dovuto credere per la testimonianza degli altri discepoli, i quali a loro volta avevano creduto a ciò che aveva detto loro la Maddalena.

Credere sui segni
Gesù dice allora all’apostolo: «Beati coloro che senza aver visto hanno creduto». Su questo versetto c’è molta confusione. Per Bultmann e per Marxsen sarebbe una critica radicale all’importanza dei segni e dell’apparizione pasquale del risorto. Una apologia della fede privata di ogni appoggio esteriore. Il fedele non deve vedere i segni come fatti storici ma come una rappresentazione simbolica che serve a far comprendere l’efficacia della croce. Allora la resurrezione non c’è! Ma un’altra lettura sbagliata è anche quella che traduce: «Beati coloro che senza aver visto crederanno». Non è corretto tradurre con un futuro. Ci sono due verbi all’aoristo, e in tutti gli altri casi di aoristo utilizzati da Giovanni questi hanno valore di anteriorità. Gesù si riferisce quindi al passato ed è questa la ripresa di quanto è accaduto all’inizio del capitolo, cioè il fatto che i discepoli hanno cominciato a credere già sui segni e poi anche sulla testimonianza degli altri senza avere visto il risorto. [...]

Per approfondire Freccia dans Viaggi & Vacanze Non è la richiesta di una fede cieca

Per approfondire Freccia dans Viaggi & Vacanze Guardare per credere

Publié dans Commenti al Vangelo, Fede, morale e teologia, Padre Ignace de la Potterie | Pas de Commentaire »

L’unica persona che non può essere l’Anticristo

Posté par atempodiblog le 5 avril 2013

L'unica persona che non può essere l'Anticristo dans Anticristo padreliviofanzaga

Il Papa è l’unica persona che non può essere l’Anticristo. Infatti egli è quella pietra su cui è costuita la Chiesa e contro la quale le forze dell’inferno non potranno mai prevalere.

di Padre Livio Fanzaga

Publié dans Anticristo, Citazioni, frasi e pensieri, Fede, morale e teologia, Padre Livio Fanzaga | Pas de Commentaire »

Una falsa veggente contro papa Francesco

Posté par atempodiblog le 5 avril 2013

Una falsa veggente contro papa Francesco
di Massimo Introvigne – La nuova Bussola Quotidiana

Una falsa veggente contro papa Francesco dans Anticristo bookid

«Il regno nella Casa di Pietro [di Papa Francesco] è alla fine e presto il mio caro Papa Benedetto XVI guiderà i figli di Dio dal suo luogo di esilio. Pietro, il mio Apostolo, il fondatore della Chiesa sulla Terra, lo guiderà nei difficili Ultimi Giorni, mentre la mia Chiesa combatterà per la sua stessa vita». Questa presunta profezia di Gesù Cristo, diffusa lo scorso Venerdì Santo, si è diffusa rapidamente su siti Internet e blog di tutto il mondo, Italia compresa, dove chi si chiede tra Francesco e Benedetto XVI «chi è il Papa?» –con la malcelata intenzione di non obbedire né all’uno né all’altro – spesso si alimenta alla dubbia tavola di rivelazioni private spurie.

Negli ultimi giorni La Nuova Bussola Quotidiana ha ricevuto molte richieste di chiarimenti, perfino da vescovi, sulle presunte profezie – al cui novero appartiene quella appena citata – di una donna irlandese che si fa chiamare Maria della Divina Misericordia («Maria Divine Mercy»). Non solo dall’Italia, dove pure il suo «Libro della verità» è stato tradotto e circola in diversi ambienti. Ci sono Paesi stranieri dove Maria della Divina Misericordia è diventato in pochi giorni un nome noto alla grande stampa.

Chi è Maria della Divina Misericordia? Nessuno lo sa. Oltre a leggere il suo libro, e le rivelazioni private che afferma di ricevere da Gesù Cristo a getto continuo, è possibile sentire la sua voce in un’intervista registrata dove afferma di essere una donna d’affari irlandese madre di quattro figli, che ha cominciato con sua sorpresa a essere destinataria di messaggi divini il 9 novembre 2010. Ma nessuno ha mai visto la donna, né il suo nome è stato comunicato, e non manca nella stessa Irlanda chi pensa che non esista nessuna Maria e che un gruppo di persone anonime diffonda queste presunte rivelazioni per finalità poco chiare.

Il contenuto dei messaggi di Maria della Divina Misericordia li rivela come una classica forma di millenarismo. Si tratta di quella corrente che pretende di conoscere dettagli su come, e spesso anche su quando – con tanto di date precise – sarà la fine dei tempi: una corrente che la Chiesa, con le parole del «Catechismo della Chiesa Cattolica» condanna come una «falsificazione del regno futuro», di cui i buoni fedeli sanno che non possono conoscere «né il giorno né l’ora» (Matteo 25, 13) e neppure le esatte modalità.

Maria della Divina Misericordia annuncia che è in atto l’«Avvertimento», un periodo che sarebbe stato predetto dalla Madonna nelle apparizioni di Garabandal (1961-1965). Queste apparizioni non sono state riconosciute dalla Chiesa, ma – qualunque cosa se ne pensi – non bisogna confondere il movimento di fedeli che s’interessano a Garabandal con il gruppo di preghiera «Gesù all’umanità», che riunisce i seguaci di Maria della Divina Misericordia. In effetti, la grande maggioranza dei devoti di Garabandal non accetta i messaggi di Maria della Divina Misericordia e denuncia il suo tentativo di ricollegarsi a Garabandal come abusivo.

Maria – che si presenta, cosa non nuova tra i millenaristi, come il settimo angelo o il settimo messaggero di cui parla l’Apocalisse – afferma che il periodo della Grande Tribolazione è iniziato nel dicembre 2012 e finirà nel maggio 2016. In questo periodo si rivelerà l’Anticristo, preceduto dal Falso Profeta, il suo alleato. A un certo punto, durante questo tempo, secondo Maria «due comete si scontreranno nel cielo», e tutti potranno vedere i propri peccati e «lo stato della propria anima davanti a Dio». «Molte persone cadranno per terra e piangeranno lacrime di sollievo» e «ogni persona di età superiore ai 7 anni vivrà  un incontro privato mistico con Gesù Cristo che durerà fino a 15 minuti». Miliardi di persone si convertiranno. L’Anticristo e il Falso Profeta saranno sconfitti e ci saranno la Seconda Venuta di Gesù Cristo e il Millennio, il regno futuro del Signore che non coinciderà con la fine del mondo ma con l’inizio di un periodo che durerà letteralmente mille anni in cui Satana sarà legato e non potrà più tentare i buoni. Siamo nell’ambito di quello che la teologia chiama «millenarismo mitigato», una dottrina anch’essa condannata dalla Chiesa a più riprese e da ultimo nel «Catechismo della Chiesa Cattolica».

Ma dove ci troviamo oggi? Utilizzando anche le profezie attribuite al vescovo medievale irlandese Malachia di Armagh (1094-1148) – che gli storici sanno essere un falso costruito nel XVI secolo per influenzare i cardinali in conclavi del Rinascimento –, le quali prevedono un numero di futuri Pontefici secondo il quale Francesco sarebbe l’ultimo Papa prima della fine dei tempi, Maria ha cominciato mesi fa a prevedere che Benedetto XVI sarebbe stato «cacciato dal Vaticano» da un complotto di cardinali. Oggi afferma di avere previsto le dimissioni di Papa Ratzinger, ed è questo che l’ha resa così famosa in molti Paesi. Ma in realtà, se uno legge i suoi messaggi, si rende conto che non ha previsto quello che è effettivamente accaduto. Secondo i testi di Maria, Benedetto XVI avrebbe dovuto essere scacciato dal Vaticano contro la sua volontà, e avrebbe quindi chiamato a raccolta i buoni per difendere la vera Chiesa contro gli usurpatori. Ma non è andata così. È del tutto ovvio che Papa Ratzinger si è dimesso di sua spontanea volontà e che non si appresta a promuovere nessuna crociata contro il nuovo Papa, cui al contrario ha promesso obbedienza.

Per Maria della Divina Misericordia – o chi si nasconde dietro questo nome – Papa Francesco è invece il Falso Profeta, l’alleato dell’Anticristo. Già durante il Conclave Maria aveva predetto che, chiunque fosse stato eletto, si sarebbe trattato di un inganno organizzato da cardinali infedeli in combutta con la massoneria e con l’Ordine degli Illuminati. Ora spiega che l’incoronazione di Papa Francesco «sarà celebrata in ogni angolo della Terra dai gruppi massonici» e che durante la Settimana Santa il Papa farà un «gesto di profanazione del Santo Nome» di Gesù che sarà visibile da tutti coloro che «avranno occhi per vedere» e rivelerà definitivamente Francesco come il Falso Profeta.

sigillov dans Articoli di Giornali e News

Che cosa dovrebbero fare i buoni? Rifiutare Francesco, considerare Benedetto XVI l’unico vero Pontefice e accettare il «Sigillo del Dio Vivente», un nuovo simbolo rivelato a Maria della Divina Misericordia cui è collegata una preghiera recitando la quale si è sicuri della protezione divina nel periodo della Grande Tribolazione. Alla fine della Grande Tribolazione – come accennato, maggio 2016 – ci saranno poi tre giorni e tre notti di oscurità che precederanno la seconda venuta di Gesù Cristo per inaugurare il Millennio.

Per chiunque studi i movimenti millenaristi in tutto questo non c’è nulla di particolarmente nuovo. Si tratta di un aggiornamento, con il riferimento a Papa Francesco, d’idee che circolano in ambienti protestanti da diversi secoli, e che hanno sempre influenzato anche qualche cattolico, determinando le chiarissime condanne riportate nel «Catechismo della Chiesa Cattolica». Le profezie che danno dettagli e date sulla fine dei tempi sono condannate dalla Chiesa come false profezie. E naturalmente sono tanto più gravi se incitano a ribellarsi al Papa e a porre la propria fiducia in profeti anonimi che nessuno ha neppure mai visto e in nuovi segni e preghiere estranee alla tradizione cattolica. Il fatto che decine di migliaia di persone – in modo particolarmente grave nel mondo di lingua inglese, e in alcuni Paesi dell’Europa dell’Est – prestino fede a questi inganni è un ulteriore segno della straordinaria confusione che regna nelle anime.

Publié dans Anticristo, Articoli di Giornali e News, Massimo Introvigne | Pas de Commentaire »

Quel Volto Misericordioso

Posté par atempodiblog le 5 avril 2013

Quel Volto Misericordioso
de Il Timone

Quel Volto Misericordioso dans Misericordia gesmisericordioso

Queste parole sono state rivolte da Gesù a Faustina Kowalska (1905-1938) e sono riportate nel Diario scritto dalla santa. Lei stessa ha fornito le indicazioni all’artista che ha dipinto la famosissima immagine di Gesù misericordioso. Diffusa in tutto il mondo

«L’Anima che venererà questa immagine non perirà. Le prometto, ancora sulla Terra, la vittoria sui nemici, ma specialmente in punto di morte».

«Io, il Signore, la proteggerò come Mia Gloria. I raggi del Mio Cuore significano Sangue ed Acqua, e riparano le Anime dall’ira del Padre Mio. Beato chi vive alla loro ombra, poiché non lo raggiungerà la mano della Giustizia Divina».

«Proteggerò, come una madre protegge il suo bambino, le anime che diffonderanno il culto alla Mia Misericordia, per tutta la loro vita; nell’ora della loro morte, non sarò per loro Giudice ma Salvatore».

«Io do all’umanità un vaso col quale potrà andare ad attingere le grazie alla sorgente della Misericordia: questo vaso è l’immagine con questa iscrizione: “Gesù, io confido in Te!”».

«Questa immagine deve continuamente ricordare alla povera umanità l’infinita Misericordia di Dio. Chiunque avrà esposta ed onorata, nella sua casa, la Mia Divina Effigie sarà preservato dal castigo».

«Come gli antichi Ebrei che avevano segnato le loro case con la croce fatta col sangue dell’agnello pasquale furono risparmiati dall’Angelo sterminatore, così sarà in quei tristi momenti per coloro che mi avranno onorato esponendo la mia immagine».

«Quanto più grande è la miseria degli uomini, tanto maggior diritto hanno alla Mia Misericordia, perché desidero salvarli tutti. Scrivi che prima di venire come Giudice, spalancherò tutta la grande porta della Mia Misericordia.
Chi non vuol passare da questa porta, dovrà passare per quella della Mia Giustizia».

«La sorgente della Mia Misericordia è stata aperta dal colpo di lancia sulla Croce, per tutte le anime. Non ne ho esclusa nessuna. L’umanità non troverà né tranquillità né pace finché non si rivolgerà alla Mia Misericordia. Dì all’umanità sofferente che si rifugi nel Mio Cuore Misericordioso, ed Io la ricolmerò di pace».

«Desidero che la prima domenica dopo Pasqua sia la Festa della Mia Misericordia.
Figlia Mia, parla a tutto il mondo della Mia incommensurabile Misericordia! L’Anima che in quel giorno si sarà confessata e comunicata, otterrà piena remissione di colpe e castighi. Desidero che questa Festa si celebri solennemente in tutta la Chiesa».

La preghiera di venerazione che Gesù ha dettato è la seguente:

«O Acqua e Sangue che scaturisci dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi, io confido in te».

Publié dans Misericordia, Santa Faustina Kowalska | Pas de Commentaire »

Una legge nuova

Posté par atempodiblog le 5 avril 2013

Una legge nuova dans Maria Valtorta mariavaltorta

«[...] Io do la nuova legge sui rapporti col fratello colpevole e dico: “Se tuo fratello ti offende, non avvilirlo pubblicamente col riprenderlo pubblicamente, ma spingi il tuo amore a coprire la colpa del fratello agli occhi del mondo”. Perché ne avrai gran merito agli occhi di Dio, precludendo per amore ogni soddisfazione al tuo orgoglio.
Oh! come piace all’uomo far sapere che fu offeso e che ne ebbe dolore! Va come un mendico folle, non a chiedere obolo d’oro dal re, ma va da altri stolti e pezzenti come lui a chiedere manciate di cenere e letame e sorsi di tossico bruciante. Il mondo questo dà all’offeso che va rammaricandosi e mendicando conforti. Dio, il Re, dà oro puro a chi, offeso, ma senza rancore, va a piangere solo ai suoi piedi il suo dolore e a chiedere a Lui, all’Amore e Sapienza, conforto d’amore e insegnamento per la contingenza penosa. Perciò, se volete conforto, andate da Dio e agite con amore.
Io vi dico, correggendo la legge antica: “Se tuo fratello ha peccato contro di te, va’, correggilo fra te e lui solo. Se ti ascolta, hai guadagnato di nuovo tuo fratello. E insieme hai guadagnato tante benedizioni da Dio. E se tuo fratello non ti ascolta, ma ti respinge cocciuto nella colpa, tu, acciò non si dica che sei consenziente ad essa o indifferente al bene dello spirito fraterno, prendi con te due o tre testimoni seri, buoni, fidati, e con essi torna dal fratello e benignamente ripeti alla loro presenza le tue osservazioni, affinché i testimoni possano di loro bocca dire che tu hai fatto tutto quanto potevi per correggere con santità tuo fratello. Perché questo è il dovere di un buon fratello, dato che il peccato verso di te, fatto da lui, è lesione alla sua anima, e della sua anima tu ti devi preoccupare. Se anche questo non serve, fallo sapere alla sinagoga, acciò essa lo richiami all’ordine in nome di Dio. Se non si corregge neppure con questo, e respinge la sinagoga o il Tempio, come ha respinto te, tienilo in conto di pubblicano e di gentile”

Questo fate coi fratelli di sangue e con quelli di amore. Perché anche col prossimo vostro più lontano dovete agire con santità, senza avidità, senza inesorabilità, senza odio. E quando sono cause per cui è necessario andare dai giudici e tu ci vai col tuo avversario, Io ti dico, o uomo che sovente ti trovi in mali maggiori per tua colpa, di fare di tutto, mentre sei per la strada, per riconciliarti con lui, sia che tu abbia torto come che tu abbia ragione. Perché la giustizia umana è sempre imperfetta, e generalmente l’astuto la vince sulla giustizia e potrebbe il colpevole passare per innocente e tu, innocente, passare per colpevole. E allora ti avverrebbe non solo di non avere riconosciuto il tuo diritto, ma di perdere anche la causa, e da innocente passare al ruolo di colpevole di diffamazione, e perciò il giudice ti passerebbe all’esecutore di giustizia, il quale non ti lascerebbe andare sino a che tu abbia pagato l’ultimo spicciolo.
Sii conciliante. Il tuo orgoglio ne soffre? Molto bene. La tua borsa si smunge? Meglio ancora. Basta che cresca la tua santità. Non abbiate nostalgia per l’oro. Non siate avidi di lode. Fate che sia Dio colui che vi loda. Fate di farvi una gran borsa in Cielo. E pregate per coloro che vi offendono. Perché si ravvedano. Se ciò avviene, essi stessi vi renderanno onori e beni. Se non lo fanno, ci penserà Iddio.
Andate, ora, ché è l’ora del pasto. Restino solo i mendichi a sedersi alla mensa apostolica. La pace sia con voi».

Tratto da: L’Evangelo come mi è stato rivelato
Opera di Maria Valtorta.

Publié dans Maria Valtorta, Misericordia | Pas de Commentaire »

Arsenio e l’anziano che andò a trovarlo

Posté par atempodiblog le 4 avril 2013

Arsenio e l'anziano che andò a trovarlo dans Apoftegmi dei Padri del deserto padrearsenioDel padre Arsenio raccontavano che un giorno in cui era ammalato a Scete, il presbitero lo portò in chiesa e lo adagiò su un tappeto, ponendogli sotto al capo un piccolo cuscino. Venne un anziano a fargli visita e, vedendolo sul tappeto e con un cuscino sotto di lui, si scandalizzò. «Questo è il padre Arsenio? – disse – e su queste cose si mette a giacere?». Allora il presbitero, presolo in disparte, gli dice: «Cosa facevi al tuo paese?». «Ero pastore», rispose. «Come vivevi?». «Con molti stenti». «E ora come vivi nella tua cella?». «Ho maggiore sollievo». Gli dice allora: «Vedi questo padre Arsenio? Era precettore di imperatori nel mondo e gli stavano intorno migliaia di servi che portavano cinture d’oro, gioielli e vestiti di seta. Sotto di lui vi erano tappeti preziosi. Tu invece, che eri pastore, non avevi nel mondo le comodità che hai ora. Ed egli qui non ha le delizie di cui godeva nel mondo. Tu ora trovi sollievo, ed egli tribolazioni». A queste parole, fu preso da compunzione e si inchinò dicendo: «Perdonami, padre, ho peccato. Questa è realmente la strada vera, poiché costui è giunto all’umiliazione, io invece al ristoro». E se ne andò edificato (101d-104a).

Tratto da: Padri del deserto.net

divisore dans Medjugorje

Commento di Padre Livio Fanzaga all’apoftegma:

Da questo apoftegma o detto celebre, cari amici, possiamo intanto trarre insegnamenti dal comportamento di Arsenio, il quale come vedete pur di essere presente in Chiesa non esita ad adagiarsi su un tappeto e a lasciare che gli si ponga in capo un piccolo cuscino. Come vedete questi padri del deserto erano veramente umili, non recitavano il copione, per cui il copione voleva che fossero sempre grandi penitenti per cui per rimanere fedeli al copione… magari un altro avrebbe avuto quasi vergogna  di mostrarsi così, invece accettare nel momento della malattia di essere accudito, di essere curato, accettarlo con tanta umiltà, accettarlo con il rischio di essere giudicato male dagli altri, questo è indice di una vera umiltà interiore e della mansuetudine del cuore. Vedete come è nel cuore che la santità ha le sue radici, quell’atteggiamento di umiltà di mansuetudine sono i segni sicuri della santità. Ben diverso, invece, almeno come reazione iniziale, di chi si scandalizza. Lo scandalizzarsi del prossimo non è mai indice di santità. I veri santi non si scandalizzano degli altri, i veri santi non solo comprendono le debolezze degli altri ma sono pronti a scusarle. L’atteggiamento arrogante di condanna dice che siamo molto indietro nel cammino di santità. La prontezza con cui vediamo i difetti degli altri, anche se sono veri, la prontezza con cui mettiamo a nudo i peccati degli altri, anche se sono veri, questa prontezza nell’accusa è indice in noi di una mancanza di maturità interiore, è indice in noi di quell’atteggiamento misericordioso che porta a scusare i fratelli. Tuttavia credo che anche questo anziano che è venuto a far visita ad Arsenio ci dà ugualmente un grande insegnamento e cioè la prontezza con cui ha ammesso di aver sbagliato. Il fatto di ammettere di aver sbagliato, il fatto di prendere questa consapevolezza del proprio peccato, del proprio limite è uno degli strumenti più rapidi che abbiamo per il progresso spirituale. Quindi siamo di fronte ad un anziano che ha sicuramente denunciato un’immaturità interiore, giudicando subito con severità, ma nel medesimo tempo questa compunzione, questa presa di coscienza del proprio peccato è un grande insegnamento per noi. Direi che nella vita nessuno può mai dire non ho peccato, ho fatto pochi peccati, non è a questo che dobbiamo arrivare e comunque non è mai questo che dobbiamo dire… perché i veri santi si riconoscevano sempre peccatori. Nella vita noi dobbiamo arrivare alla lealtà profonda con noi stessi, con la nostra coscienza, illuminata dallo Spirito Santo, nel dire “sì, ho peccato; sì ho sbagliato”. Questo ammettere nella luce dello Spirito Santo che rende viva la coscienza, questa capacità di giudizio interiore, questa capacità di sottoporre alla luce dello Spirito le nostre azioni e di accettare di sbagliare, questo è sicuramente il più grande stimolo, il più grande strumento per crescere nella vita spirituale. Non giudicare, non condannare, come ci insegna il Vangelo ma essere pronti a togliere la trave dal nostro occhio questi sono atteggiamenti che ci fanno volare nel cammino spirituale.

Publié dans Apoftegmi dei Padri del deserto, Misericordia, Padre Livio Fanzaga, Racconti e storielle, Riflessioni | Pas de Commentaire »

“La bella Misericordia” di Dio

Posté par atempodiblog le 4 avril 2013

“La bella Misericordia” di Dio dans Misericordia Divina-Misericordia

La festa della Divina misericordia, che celebriamo la prima Domenica dopo Pasqua, ci porta al cuore della fede cristiana, che è l’amore sconfinato di Dio per le sue creature, in particolare per l’uomo, elevato in Gesù Cristo alla partecipazione della vita divina.

La Misericordia è Gesù stesso, Re di Misericordia, come ha rivelato a Santa Faustina. Guardando a Gesù crocifisso noi vediamo fino a quale estremo limite Dio ci ha amato, espiando i nostri peccati, ridonandoci la dignità di figli e aprendoci le porte del paradiso.   

La Misericordiadi Dio è un sole che dissipa le nostre nebbie, fuga le nostre angosce, guarisce le nostre ferite e ridona la pace ai nostri cuori inquieti. La Divina Misericordia fa rinascere le persone, infonde il coraggio, fa rifiorire la speranza, restituisce il sorriso.

Papa Francesco, con le parole e i gesti, ci sta aiutando capire che cosa sia “la bella Misericordia” di Dio:

“Lasciamoci rinnovare dalla Misericordia di Dio”.

“Gesù è risorto, c’è speranza per te, non sei più sotto il dominio del peccato, del male! Ha vinto l’amore, ha vinto la Misericordia! Sempre vince la misericordia di Dio!”.

“Quanti deserti, anche oggi, l’essere umano deve attraversare! Soprattutto il deserto che c’è dentro di lui, quando manca l’amore per Dio e per il prossimo, quando manca la consapevolezza di essere custode di tutto ciò che il Creatore ci ha donato e ci dona. Ma la misericordia di Dio può far fiorire anche la terra più arida, può ridare vita alle ossa inaridite”.

“Lasciamoci rinnovare dalla misericordia di Dio, lasciamoci amare da Gesù, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita; e diventiamo strumenti di questa misericordia, canali attraverso i quali Dio possa irrigare la terra, custodire il creato e far fiorire la giustizia e la pace”.

Anche Papa Francesco è un dono della Divina Misericordia per la Chiesa e per il mondo intero.

Padre Livio Fanzaga

Publié dans Misericordia, Padre Livio Fanzaga, Papa Francesco I, Sacramento della penitenza e della riconciliazione, Santa Faustina Kowalska | Pas de Commentaire »

Perché al gesuita Papa non piacciono riti e “clericalismi”

Posté par atempodiblog le 3 avril 2013

Nec rubricat nec cantat
Perché al gesuita Papa non piacciono riti e “clericalismi”
Prime critiche (liturgiche) a Francesco. Ma nella sua “sciatteria” c’è teologia
di Matteo Matzuzzi – Il Foglio

Perché al gesuita Papa non piacciono riti e “clericalismi” dans Matteo Matzuzzi papafrancescoibergoglio

L’idillio tra i grandi media e Papa Francesco continua. Piacciono le sue omelie brevi, sorprende il suo fermare la jeep che lo porta tra i fedeli che gremiscono piazza San Pietro, commuovono i suoi abbracci ai malati e i baci ai bambini. Si sprecano i paragoni: c’è chi vede in lui un nuovo Albino Luciani e c’è chi nota una somiglianza nello stile con Giovanni XXIII. Roncalli, però, la mozzetta la portava. Non solo, ma fu proprio il successore di Pio XII a riportare in auge il camauro nella versione invernale. E’ uno degli episodi cui si appigliano i tradizionalisti che avanzano sul Web le prime critiche a Francesco. Sul Corriere della Sera di ieri, Luigi Accattoli ricordava come le critiche riguardino le vesti, la liturgia, l’uso delle lingue e la preferenza per il titolo di “vescovo di Roma” anziché di “Papa”. Il sito messainlatino.it, poche ore dopo l’elezione di Bergoglio, ricordava come il nuovo Pontefice si fosse “distinto per un’applicazione tiepida, per usare un eufemismo, del Summorum pontificum (il motu proprio di Papa Ratzinger che consente la celebrazione della messa tridentina, ndr)”. Seguiva una laica preghiera per il maestro delle cerimonie liturgiche: “Povero Guido Marini, chissà quanto poco durerà ancora. Manco la mozzetta è riuscito a mettergli addosso”.

Più articolate le critiche alla scelta di celebrare la messa in Coena Domini nel penitenziario di Casal del Marmo. Sul sito cattoliciromani.com si è discusso sulla stola indossata dal Papa: diaconale e non episcopale, trasversale e non dritta: “Un abuso”, secondo qualche liturgista. A creare più preoccupazione è stata però la scelta di lavare i piedi anche a due donne per di più non cattoliche. Il blog rorate-caeli.blogspot.com ha avvertito che “solo uomini scelti” possono partecipare a quel rito. Altre critiche sono state sollevate per la semplificazione dell’apparato simbolico che accompagna le celebrazioni liturgiche: casule semplici, niente troni, omelie dall’ambone, durata ridotta delle messe – scelta che il vaticanista Sandro Magister, sul suo sito, ha definito “non sempre comprensibile”, come nel caso della veglia pasquale, quando sono state “ridotte all’osso le letture bibliche e si è letteralmente mutilata la prima”.

Osservazioni anche sul fatto che Papa Francesco non canta né usa il recto tono per la benedizione Urbi et Orbi. “Il gesuita nec rubricat nec cantat”, non canta né si occupa delle rubriche liturgiche, ha detto con una battuta padre Lombardi (gesuita pure lui) rispondendo a chi mostrava perplessità per l’innovazione introdotta dal Papa argentino, dimenticando quella “certa afonia” di cui la Sala stampa aveva già parlato ricordando i problemi di salute del Pontefice.

“Troppi precetti fanno male alla chiesa”
Ma Francesco, e ancor prima Jorge Mario Bergoglio, è sempre stato così. E’ un gesuita, e la sua insofferenza per i cerimoniali e i rituali l’aveva già espressa più volte. L’ultima qualche mese fa, nell’omelia a chiusura dell’incontro della Pastorale urbana a Buenos Aires: “Gesù mangiava con i peccatori e a chi si scandalizzava diceva che i pubblicani e le prostitute li avrebbero preceduti nel Regno dei cieli. Sono quelli che hanno clericalizzato la chiesa del Signore, che la riempiono di precetti. Questi sono gli ipocriti di oggi”. L’allora arcivescovo della capitale argentina aggiungeva che “clericalizzare la chiesa è un’ipocrisia farisaica”.

E ancora, nella predica della messa crismale, il Papa ricordava che “la liturgia non è semplice ornamento e gusto per i drappi, bensì presenza della gloria del nostro Dio che risplende nel suo popolo vivo e confortato”. I discorsi di Francesco sono diretti, chiari, brevi, ma mai banali. Nelle messe mattutine a Santa Marta il Papa invita a riflettere sul perdono, la pazienza, la gioia oscura del pettegolezzo. Dietro il parlare facile di Bergoglio che segue la grande concettualizzazione di Joseph Ratzinger, dietro il “buon pranzo” con cui saluta i fedeli che gremiscono piazza San Pietro per l’Angelus o il Regina Coeli, c’è un fondo teologico. I gesuiti sono sempre stati grandi teologi, e lo stesso Bergoglio, qualche decennio fa, stava preparando una tesi di dottorato in Teologia su Romano Guardini. Fino a oggi ha preferito citare le massime della nonna o di qualche anziana signora confessata vent’anni fa in cattedrale. Intanto, però, come riportato ieri dalla Stampa, si confronta per la stesura delle omelie con Luis Francisco Ladaria Ferrer, arcivescovo spagnolo, gesuita che Benedetto XVI nominò segretario della congregazione per la dottrina della fede.

Francesco appartiene a un ordine particolare, quello che per volontà di Ignazio di Loyola non contempla i quattro aspetti caratterizzanti l’organizzazione monastica: le decisioni prese a maggioranza dai membri della stessa comunità riuniti nel capitolo, l’elezione del superiore da parte delle comunità, la stabilitas loci (abitare fino alla morte nella stesso luogo) e, soprattutto, la recita corale dell’ufficio divino. I gesuiti sono solitari, pregano da soli nelle loro stanze, danno forma a una spiritualità radicata negli Esercizi. Da sempre favorevoli alla pratica della confessione generale come sintesi di un percorso di introspezione e scoperta di sé, non è un caso che tra le prime omelie di Francesco abbia trovato uno spazio di rilievo il tema della confessione – che per un gesuita deve essere frequente, in modo da ricavare consolazione e forza interiore. I gesuiti sono autonomi, e Bergoglio rispecchia in pieno le caratteristiche del chierico ignaziano: parla con tutti, prende nota e poi decide senza chiedere pareri a nessuno, dicono con qualche apprensione in Vaticano. E lo fa nella sua suite, la numero 201 del residence di Santa Marta. Il suo stile è austero, in sintonia con la vocazione “militare” dell’ordine. Uno stile che già nel XVI secolo lasciò perplesso più di un porporato: “Ma che religiosi siete se non avete neppure il canto e la preghiera corale?”, sbottò il cardinale Gian Pietro Carafa, fondatore dei chierici teatini.

Publié dans Matteo Matzuzzi, Papa Francesco I | Pas de Commentaire »

La presenza di Maria nella vita di Giovanni Paolo II

Posté par atempodiblog le 3 avril 2013

La presenza di Maria nella vita del Papa
del cardinale Jorge Mario Bergoglio arcivescovo di Buenos Aires
Tratto da: 30Giorni, n.4 2005

La presenza di Maria nella vita di Giovanni Paolo II dans Papa Francesco I giovannipaoloiiebergogl

Se non ricordo male, era il 1985. Una sera andai a recitare il santo Rosario che guidava il Santo Padre. Lui stava davanti a tutti, in ginocchio. Il gruppo era numeroso; vedevo il Santo Padre di spalle e, a poco a poco, mi immersi nella preghiera. Non ero solo: pregavo in mezzo al popolo di Dio al quale appartenevamo io e tutti coloro che erano lì, guidati dal nostro Pastore.

Nel mezzo della preghiera mi distrassi, guardando alla figura del Papa: la sua pietà, la sua devozione erano una testimonianza. E il tempo sfumò, e cominciai a immaginarmi il giovane sacerdote, il seminarista, il poeta, l’operaio, il bambino di Wadowice… nella stessa posizione in cui si trovava in quel momento, pregando Ave Maria dopo Ave Maria.

La sua testimonianza mi colpì. Sentii che quell’uomo, scelto per guidare la Chiesa, ripercorreva un cammino fino alla sua Madre del cielo, un cammino iniziato fin dalla sua infanzia. E mi resi conto della densità che avevano le parole della Madre di Guadalupe a san Juan Diego: «Non temere, non sono forse tua Madre?». Compresi la presenza di Maria nella vita del Papa.

La testimonianza non si è persa in un istante. Da quella volta recito ogni giorno i quindici misteri del Rosario.

Publié dans Papa Francesco I, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Bisogna essere giusti e ragionevoli

Posté par atempodiblog le 3 avril 2013

Bisogna essere giusti e ragionevoli dans Misericordia San-Francesco-di-Sales

Siamo uomini soltanto perché siamo dotati di ragione, eppure è cosa estremamente difficile trovare un uomo veramente ragionevole, perché l’amor proprio abitualmente offusca la ragione, e insensibilmente ci conduce a mille generi di ingiustizie e cattiverie, piccole sì, ma pericolose, che, come le piccole volpi di cui parla il Cantico dei Cantici, distruggono le vigne: essendo piccole nessuno ci fa caso ma siccome sono numerose, producono seri danni. Non pensare che quello che ora dirò siano cattiverie e discorsi senza fondamento.

Per poco accusiamo immediatamente il prossimo, mentre scusiamo noi stessi anche nel molto; vogliamo vendere a prezzo molto alto e comperare a buon mercato; vogliamo che si faccia giustizia in casa degli altri, per casa nostra, misericordia e comprensione; pretendiamo che si prendano sempre in buona parte le nostre parole, ma siamo suscettibili e permalosi a quelle degli altri.

Pagando, vorremmo che il prossimo ci cedesse quello che è suo; non è più giusto che si tenga quello che è suo e noi il nostro denaro? Ce l’abbiamo con lui perché non vuole piegarsi a noi, ma non ti pare che dovrebbe essere lui ad avercela con noi perché vogliamo farlo piegare?

Se ci piace un esercizio disprezziamo tutto il resto e sentenziamo su tutto quello che non è di nostro gusto. Se qualcuno dei nostri dipendenti ha un modo di fare sgarbato, o ci riesce antipatico, può fare qualunque cosa, la prenderemo sempre per traverso; non cessiamo di umiliarlo e siamo pronti al rimprovero; al contrario, se qualcuno ci va a genio, può fare quello che vuole, lo scuseremo sempre.

Ci sono dei figli veramente buoni e bravi, ma invisi ai loro papà e alle loro mamme solo a causa di difetti fisici e magari poi sono preferiti quelli viziosi, perché hanno delle belle qualità fisiche. In ogni campo diamo la preferenza ai ricchi sui poveri, anche se non sono di stirpe più nobile o più virtuosi; diamo la preferenza anche a quelli vestiti meglio.

Esigiamo con scrupolo i nostri diritti, ma pretendiamo che gli altri siano remissivi nel chiedere i loro; conserviamo il nostro posto con puntiglio, ma vogliamo che gli altri siano umili e condiscendenti; ci lamentiamo con facilità del prossimo, ma poi guai se uno si lamenta di noi! Quello che facciamo per gli altri ci sembra sempre tanto, ciò che gli altri fanno per noi, nulla, almeno ci sembra.

Assomigliamo alle pernici di Pafiagonia che hanno due cuori: ne abbiamo uno dolce e cortese per noi, e uno duro, severo, intransigente per il prossimo. Usiamo due pesi: uno per pesare le nostre comodità, caricando il più possibile, l’altro per pesare quelle del prossimo, alleggerendo più che possiamo.

La Scrittura dice che le labbra ingannatrici hanno parlato in un cuore e in un cuore: con ciò vuol dire che hanno due cuori; avere due pesi: uno forte, per riscuotere e un altro leggero, per pagare, è cosa abominevole davanti a Dio.

Filotea, sii costante e giusta nelle tue azioni: mettiti sempre al posto del prossimo e metti lui al tuo e così giudicherai rettamente; quando compri fa la venditrice e quando vendi fa la compratrice e vedrai che riuscirai a vendere e comprare secondo giustizia.

Si tratta di piccole ingiustizie, che non obbligano alla restituzione, perché ci limitiamo rigorosamente nei termini a nostro favore; ma non per questo è un motivo per non correggerci. Sono grosse mancanze contro la ragionevolezza e la carità; se si guarda bene sono veri imbrogli: ma che ci vuole in fin dei conti a vivere con generosità, nobiltà di cuore, cortesia, e con un cuore signore, costante e ragionevole?

Ricordati di esaminare spesso il tuo cuore, Filotea, per vedere se verso il prossimo si comporta come vorresti che si comportasse lui nei tuoi confronti se tu fossi al suo posto; qui sta la ragionevolezza.

Traiano, rimproverato dai suoi confidenti perché rendeva, secondo loro, la Maestà imperiale troppo accessibile, rispose: E sì, perché non dovrei essere per i cittadini quel tipo di imperatore che io vorrei incontrare se io stesso fossi semplice cittadino?

Tratto da: Filotea di San Francesco di Sales

Publié dans Misericordia, Riflessioni, San Francesco di Sales, Stile di vita | Pas de Commentaire »

La donna, la più colpita

Posté par atempodiblog le 3 avril 2013

La donna, la più colpita
di autori vari, costanzamiriano.com

La donna, la più colpita dans Papa Francesco I donnesante

Nel cattolicesimo molte donne conducono una liturgia della parola, ma non possono esercitare il sacerdozio perché nel cristianesimo il sommo sacerdote è Gesù, un uomo. E la tradizione fondata teologicamente è che ciò che è sacerdotale passa per l’uomo.

La donna ha un’altra funzione nel cristianesimo, riflessa nella figura di Marta. È colei che accoglie la società, colei che contiene, la madre della comunità. La donna ha il dono della maternità, della tenerezza; se tutte queste ricchezze non si integrano, una comunità religiosa si trasforma in una società non solo maschilista, ma anche austera, dura e mal sacralizzata. Il fatto che la donna non possa esercitare il sacerdozio non significa che valga meno dell’uomo.

Nella nostra concezione, in realtà, la Vergine Maria è superiore agli apostoli. Secondo un monaco del II secolo, tra i cristiani ci sono tre dimensioni femminili: Maria, come madre del Signore, la Chiesa e l’Anima. La presenza femminile nella Chiesa non è stata sottolineata molto perché la tentazione del maschilismo non ha permesso di dare visibilità al ruolo che spetta alle donne della comunità.

[...] Quando parliamo della Chiesa, noi cattolici usiamo il femminile. Cristo si sposa con la Chiesa, una donna. Il luogo in cui si ricevono più attacchi, dove si colpisce di più, è sempre il più importante. Il nemico della natura umana – Satana – attecchisce dove c’è più salvezza, più trasmissione di vita, e la donna – come luogo esistenziale – è risultata la più colpita della storia.

È stata oggetto di uso, di lucro, di schiavitù, è stata relegata in secondo piano, ma nelle Scritture ci sono casi di donne eroiche che ci trasmettono ciò che Dio pensa di loro, come Ruth, Giuditta… Ciò che vorrei aggiungere è che il femminismo, come filosofia unica, non fa alcun favore a chi dice di rappresentare, perché pone le donne su un piano di lotta rivendicativa mentre la donna è molto più di questo. La campagna delle femministe degli anni Venti ha ottenuto ciò che volevano ed è finita lì, ma neanche una filosofia femminista costante dà alla donna la dignità che merita. In modo caricaturale, direi che corre il rischio di trasformarsi in un maschilismo in gonnella.

Estratto dal  libro “Sobre el cielo y la tierra” dialogo tra Jorge Mario Bergoglio e il rabbino Abraham Skorka, rettore del Seminario Rabbinico Latinoamericano (2012)

Publié dans Papa Francesco I, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

La misericordia è un “secondo nome” dell’amore

Posté par atempodiblog le 2 avril 2013

La misericordia è un “secondo nome” dell’amore dans Misericordia Ges-confido-in-Te

Sangue ed acqua! Il pensiero corre alla testimonianza dell’evangelista Giovanni che, quando un soldato sul Calvario colpì con la lancia il costato di Cristo, vide uscirne sangue ed acqua” (cfr Gv 19, 34). E se il sangue evoca il sacrificio della croce e il dono eucaristico, l’acqua, nella simbologia giovannea, ricorda non solo il battesimo, ma anche il dono dello Spirito Santo (cfr Gv3,5; 4,14; 7,37-39).

Attraverso il cuore di Cristo crocifisso la misericordia divina raggiunge gli uomini: Figlia mia, dì che sono l’Amore e la Misericordia in persona”, chiederà Gesù a Suor Faustina (Diario, 374). Questa misericordia Cristo effonde sull’umanità mediante l’invio dello Spirito che, nella Trinità, è la Persona-Amore. E non è forse la misericordia un secondo nome” dell’amore (cfr Dives in misericordia, 7), colto nel suo aspetto più profondo e tenero, nella sua attitudine a farsi carico di ogni bisogno, soprattutto nella sua immensa capacità di perdono?

E’ davvero grande oggi la mia gioia, nel proporre a tutta la Chiesa, quasi dono di Dio per il nostro tempo, la vita e la testimonianza di Suor Faustina Kowalska. Dalla divina Provvidenza la vita di questa umile figlia della Polonia è stata completamente legata alla storia del ventesimo secolo, il secolo che ci siamo appena lasciati alle spalle. E’, infatti, tra la prima e la seconda guerra mondiale che Cristo le ha affidato il suo messaggio di misericordia. Coloro che ricordano, che furono testimoni e partecipi degli eventi di quegli anni e delle orribili sofferenze che ne derivarono per milioni di uomini, sanno bene quanto il messaggio della misericordia fosse necessario.

Disse Gesù a Suor Faustina: L’umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla Divina Misericordia” (Diario, p. 132). Attraverso l’opera della religiosa polacca, questo messaggio si è legato per sempre al secolo ventesimo, ultimo del secondo millennio e ponte verso il terzo millennio. Non è un messaggio nuovo, ma si può ritenere un dono di speciale illuminazione, che ci aiuta a rivivere più intensamente il Vangelo della Pasqua, per offrirlo come un raggio di luce agli uomini ed alle donne del nostro tempo.

Giovanni Paolo II

Publié dans Misericordia, Perdono, Santa Faustina Kowalska, Santa Pasqua | Pas de Commentaire »

12345